PARTE PRIMA
Introduzione
8
Questo studio mette a confronto dei testi prodotti da singoli scriventi in diverse tipologie
testuali legate alla comunicazione mediata dal computer nel tentativo di mettere in luce,
attraverso una serie di punti d'analisi mirati a definire la varietà linguistica di volta in volta
utilizzata, le eventuali differenze che intercorrono fra loro.
L'idea di base è che la comunicazione mediata dal computer si trovi oggi ad un livello
di diffusione e di espansione tale da presentare numerose tipologie testuali, diversificate tra
loro sia a livello tecnico che a livello di funzione comunicativa, il che comporta un
adattamento, da parte degli scriventi, anche a livello linguistico.
Il corpus è composto da testi scritti da dieci soggetti di età compresa fra i venti e
trent'anni. La scelta è stata parzialmente obbligata dalla disponibilità a fornire alcuni testi che
non sono direttamente reperibili in internet (come email e chat) ma il campione è tuttavia ben
rappresentativo degli utenti che più frequentemente utilizzano la rete come mezzo di
comunicazione.
L'analisi, come abbiamo detto, mira a fornire un'immagine quanto più possibile
accurata della varietà l inguistica utilizzata nelle differenti tipologie testuali, indagando il
grado di elaborazione sintattica e retorica, la presenza di fenomeni di messa in evidenza, come
la ripetizione o il riuso, la composizione del lessico utilizzato e il grado di controllo grafico
sul testo, come ad esempio il rispetto delle maiuscole, la presenza di grafia o di punteggiatura
“emotiva” o l'utilizzo di emoticon.
9
10
PARTE SECONDA
Inquadramento ed analisi
11
Capitolo primo
Inquadramento
12
1.1 Gli studi
Per Comunicazione Mediata dal Computer (o CMC) si intende la comunicazione che avviene
per mezzo di tecnologie informatiche, e in particolar modo dei computer, fra individui tra loro
distanti. Inizialmente utilizzata da un limitato numero di utenti in ambito scientifico-
accademico e nelle istituzioni governative e militari negli Stati uniti, questo tipo di
comunicazione si è velocemente sparsa fino ad avere, oggi, una larga diffusione ed un utilizzo
costante. Studiosi di diversi ambiti e formazione (psicologici, sociologi, antropologi, linguisti,
etc.) si sono interessati man mano a questo fenomeno, dando vita ad una branca di studi,
chiamata a sua volta CMC, che si occupa di quello che è stato definito in inglese “Interactive
written discourse”.
In Italia le definizioni utilizzate sono state molteplici:
quella di italiani trasmessi scritti (ma nella coscienza collettiva l'idea di trasmissione è
ancora intimamente legata alle trasmissioni televisive o radiofoniche); quella di italiano
digitale, che sottolinea la differenza rispetto ai vecchi media analogici (peraltro non
scritti: il telefono, ad esempio) e anche quella di italiano digitato (Gastaldi 2002), che
pone bene l'accento sulla nuova e comune modalità di produzione della scrittura.
1
Ancora, Fiorentino parla di scrittura conversazionale
2
, mentre Pistolesi si riferisce a
questo linguaggio in un primo momento come visibile parlare
3
, e quindi in seguito come
scrittura secondaria
4
.
Si è posta, comunque, una netta separazione fra la “scrittura pianificata e prodotta per
la comunicazione in rete”
5
e l'utilizzo del computer per la scrittura di testi, realizzati tramite
word processor, tendenti generalmente ad un prodotto finale di tipo cartaceo. In questo caso il
pc viene quindi utilizzato alla stregua di una “macchina da scrivere superaccessoriata”
6
,
mentre la comunicazione identificata dalle definizioni sopra introdotte avviene quasi
1 Antonelli 2009, p. 244.
2 Fiorentino 2002.
3 Pistolesi 1997.
4 Pistolesi 2004.
5 Fiorentino 2007.
6 Ivi p. 178.
13
esclusivamente online.
Una prima e particolarmente importante conseguenza della diffusione dei computer
come mezzo di comunicazione è stata un deciso ritorno alla scrittura, utilizzata in ambiti e
secondo modalità fino ad allora impensati, paragonabili alla comunicazione faccia a faccia, e
da una base di utilizzatori decisamente più ampia
7
.
Questo ha fatto si che la scrittura subisse un processo di “desacralizzazione”, dovuta
anche alla “smaterializzazione” del testo operata dal computer, perché “i confini del testo
definitivo, e delle gerarchie di ogni forma e peso che da esso derivano, si erodono […]
passibili di continue, infinite modificazioni”
8
. La scrittura smette quindi di esercitare una
sensazione di riverenza, “perché adesso si scrive dovunque per raggiungere chiunque e
comunicare comunque”
9
, e si modifica accettando al suo interno tratti tipici dell'espressione
orale e delle varietà giovanili.
Il rapporto col parlato è stato, d'altronde, uno degli aspetti più studiati del linguaggio
della CMC, sia per la difficoltà di localizzare questa varietà sull'asse diamesico, sia per
l'individuazione, al suo interno, di tratti tipici dell'oralità e di altri più specifici, come la
“simulazione volontaria del parlato”.
Per quanto riguarda la localizzazione sull'asse diamesico, gli studiosi ritengono
inadeguate le definizioni e contrapposizioni esistenti, anche se si tiene conto del trasmesso
definito da Sabatini (1997)
10
o dello scritto-parlato introdotto da Nencioni:
Né la comunicazione on-line, ed in particolare quella dei messaggi di e-mail, può farsi
rientrare in quella varietà intermedia che Nencioni (1983) definiva scritto - parlato. Infatti
se per scritto - parlato intendiamo un copione teatrale o la sceneggiatura di un film, siamo
di fronte ad uno scritto che è destinato all’oralità, a divenire parlato (o meglio, recitato o
‘interpretato’). Nel caso dei messaggi di e-mail (ma anche delle conversazioni in chat-
line) siamo di fronte a qualcosa di profondamente diverso: la destinazione all’oralità
manca del tutto, ed è la struttura dell’interazione elettronica, con le sue caratteristiche di
velocità e immediatezza, che è "parlata", o meglio dialogica.
11
Si ipotizza quindi che l'“italiano elettronico”
12
costituisca una varietà diamesica
autonoma:
[…], più utile ed interessante mi sembra il fatto che l’analisi linguistica ha consentito di
caratterizzare questa varietà rispetto ad altre varietà diamesiche e di assegnarle una
posizione ben precisa all’interno dello spazio della variabilità diamesica, e cioè tra la
7 Antonelli 2009,
Lorenzetti – Schirru 2006.
8 Fiormonte 2003, pp. 14-15.
9 Antonelli 2009, p.244.
10 Berruto 2005.
11 Fiorentino 2002.
12 Ivi.
14
scrittura tradizionale di tipo emotivo-espressivo e l’oralità dialogica.
13
All'interno di questa varietà, le diverse tipologie testuali che fanno parte della CMC si
dispongono lungo con continuum che va da un polo decisamente scritto ad uno fortemente
orale, dove si troveranno tipologie di comunicazioni dialogiche, come le conversazioni chat
(questa classificazione è stata proposta ad esempio da Baron).
14
Il linguaggio della CMC si dimostra peculiare anche per la definizione delle sue
tipologie testuali come sistemi sincroni o asincroni. Questi ambiti, infatti, non sono
propriamente applicabili ad email, forum, newsgroup, social network o SMS, e per questo
motivo è nata
la dimensione di semi-sincrono, una nuova scala temporale per la comunicazione. La
fondamentale differenza tra il sincrono e il semi-sincrono sta nella peculiarità di
quest'ultimo di lasciare al ricevente la discrezionalità del quando ricevere la
comunicazione
15
.
Il tempo di risposta ad un messaggio può quindi variare notevolmente, da pochi minuti
a ore o perfino giorni, e la comunicazione è sbilanciata verso il destinatario, che chi scrive ha
sempre in mente al momento della composizione
16
. Le risposte, c'è da dire, sono generalmente
piuttosto rapide, con conseguenze sulla pianificazione testuale,
perché un'attesa troppo lunga – nella pragmatica di queste forme di comunicazione – può
essere considerata un segno di freddezza o addirittura ostilità.
17
Gli scriventi dimostrano quindi di essere pienamente coscienti del medium di cui si
servono, anche perché una piena conoscenza degli strumenti permette una comunicazione più
efficace, così come nel cinema è necessario avere esperienza del processo di produzione per
scrivere un buon testo
18
. La padronanza del mezzo diviene ben presto un carattere di prestigio
all'interno delle comunità online (chat, newsgroup, forum etc.), che utilizzano un gergo
specifico e hanno coniato dei termini per indicare gli utenti non esperti (ad esempio niubbo).
Si può ipotizzare l'esistenza di una specie di grammatica, definita talvolta
“antigrammatica”, che regola l'apparente anarchia del linguaggio dei gruppi di
discussione, la cui trasgressione può portare a conseguenze che arrivano fino
all'esclusione dell'utente dalla comunicazione.
19
13 Fiorentino 2002.
14 Ivi.
15 Montefusco Pietro, I tempi del comunicare. Sincrono e asincrono nel nostro sistema comunicativo
quotidiano, op. cit. in Antonelli 2009, p. 16.
16 Antonelli 2009, p. 250.
17 Ivi, p.244.
18 Fiormonte 2003 p. 64.
19 Gheno V2004 p. 267.
15
Questi dati dimostrano, quindi, che linguaggio della CMC sia dovuto non all'ignoranza
dell'impianto grammaticale classico, ma ad una scelta specifica, anche perché la scrittura, e
quindi la lingua utilizzata, rappresenta
l’unica fonte d’informazioni sull’interlocutore. Nella vita di comunicazione in rete quello
che conta è come si scrive, quanto si riesce a comunicare con la parola scritta, quanto si è
originali e quanto si riesce a farsi notare dagli altri grazie alla scrittura
20
.
La comunicazione risulta quindi “schiacciata” sul solo canale visivo, fattore che
comporta, come già aveva individuato De Mauro
21
per le conversazioni telefoniche, un grado
più alto di informalità. Il restringimento ad un unico canale sensoriale dovuto al medium,
infatti, crea un effetto di avvicinamento maggiore di quanto non accada nella multisensorialità
della comunicazione faccia a faccia.
La lingua utilizzata appare, come abbiamo detto, in forte relazione col parlato,
conseguentemente agli scopi della comunicazione, al rapporto fra gli interlocutori e alla
natura informale del mezzo.
I tratti di vicinanza al parlato secondo Pistolesi
22
sono:
• scarsa pianificazione e organizzazione testuale e sintattica;
• ricorso a forme di modulazione e autocorrezione dovuto all'impossibilità di cancellare
il testo prodotto (nella CMC le cancellazioni, pur possibili, sono raramente effettuate);
• ridondanza lessicale e sintattica dovuta alla non permanenza delle espressioni;
• presenza di fatismi.
Berruto
23
mette in luce, inoltre, l'alta frammentarietà dei testi, dovuto ad esigenze di
velocità e sintesi, necessarie per comunicare il massimo di informazione in maniera quanto
più possibile espressiva.
La vicinanza con l'oralità, inoltre, non è sempre spontanea. Gli studiosi, infatti, parlano
di “simulazione volontaria del parlato” per tratti come la riproduzione grafica di elementi
fonico-prosodici, la ricreazione nella scrittura di tratti paralinguistici, la rappresentazione
degli aspetti più informali e ludici del parlato colloquiale.
Attraverso delle convenzioni è possibile, infatti, rendere aspetti non verbali. Il volume
della voce viene ricreato attraverso il maiuscolo (MAIUSCOLO), la pronuncia enfatica
incorniciando una parola tra asterischi (*asterischi*), separandone le lettere tramite spazi o
trattini (s p a z i; t-r-a-t-t-i-n-i) o utilizzando sottolineature, grassetto o corsivo (sottolineature;
20 Fiorentino 2002.
21 De Mauro Tullio et alii (ed.), Lessico di frequenza dell’italiano parlato, op cit. in Fiorentino 2002.
22 Pistolesi 2004.
23 Berruto 2005.
16
grassetto; corsivo)
24
.
Uno dei tratti più rilevanti di questa simulazione è la presenza, nei testi della CMC, di
emoticon o faccine, che vanno a sostituire e riprodurre la dimensione non verbale della
comunicazione, come espressioni facciali e intonazione.
Nel dialogo telematico la dimensione non verbale è invece quasi sempre affidata a segnali
convenzionalizzati, emoticon o faccine. Questi ultimi, diversamente dall'intonazione del
parlato, non emergono lungo la produzione dell'enunciato, ma intervengono solo alla fine
per integrare il contenuto semantico con indicazioni emotive, disambiguanti, attenuative e
relazionali e sono sempre prodotti intenzionalmente
25
.
Trattandosi di una conversazione ordinaria, inoltre, si ritrovano dei cambiamenti
interni al codice grafico e intercorrenti tra le modalità scritta e parlata, come ad esempio le
abbreviazioni e le scritture considerate giovanili
26
. Il linguaggio della CMC è infatti ricco di
acronimi (spesso di derivazione inglese, come btw “by the way”; afk “away from keybord”),
grafie simboliche (6 “sei”; x “per”; anche miste +ttosto “piuttosto”) fonetiche (piccì; okkei) o
contratte (cmq “comunque”, dmn “domani”).
Alcuni studiosi hanno poi messo in luce un uso “enfatico” della punteggiatura
27
,
consistente nell'abuso di punti interrogativi, interrogativi e puntini di sospensione, con
conseguente diminuzione nell'uso di virgola e punto fermo e quasi totale scomparsa del punto
e virgola. La punteggiatura, inoltre, viene utilizzata perlopiù per indicare pause intonative che
grammaticali
28
.
Il dominio dell'oralità deforma il codice scritto in direzione della voce, cercando di
riportare la fisicità dell'atto linguistico attraverso il mezzo grafico. A questo proposito
Pistolesi ha coniato l'espressione scrittura secondaria
29
, ovvero una scrittura che si rivolge sia
all'occhio che all'orecchio.
Ancora, la lingua della CMC è ricca di elementi tipici del linguaggio giovanile, come
evidenzia Gheno
30
:
• una dinamica linguistica molto più consistente del linguaggio adulto;
• la labilità di molte forme;
24 Prada 2003.
25 Tani 2008.
26 Antonelli 2009, p.7,
Berruto 2005.
27 Fiorentino 2007,
Sebastiani 2008,
Fiorentino 2007.
28 Fiorentino 2007, p.185.
29 Pistolesi 2004.
30 Gheno 2004, p. 294.
17
• la presenza del “gioco” linguistico;
• la presenza dei gerghi;
• il convivere di tratti dialettali e internazionali;
• l'influsso dei linguaggi settoriali;
• la marcata creativa.
La scrittura on line t ende inoltre ad estremizzare, soprattutto nelle chat, una delle
caratteristiche del parlato giovanile: la ricerca di una divergenza dalla lingua standard
attraverso elementi apparentemente contrastanti, marcati verso l'alto e verso il basso
31
. Un
esempio a livello lessicale è l'utilizzo di internazionalismi e anglicismi da un lato, dialettismi
e regionalismi dall'altro, che Paccagnella
32
ch iama glocalization, ovvero la convivenza di
globalizzazione e localizzazione.
Il lessico, comunque, si presenta particolarmente vario. In uno studio riguardo i
newsgroup, Gheno
33
ne evidenzia gli elementi più caratterizzanti:
• anglicismi con diverse funzioni (informatici, propri della CMC, specialistici, di
moda);
• elementi dialettali spesso stereotipati e a diffusioni panitaliana;
• prestiti, seppur in misura minore, delle lingue moderne maggiori e anche del latino
(soprattutto per tecnicismi di settore o come espressioni tipiche);
• sottocodici tecnici;
• acronimi e tachigrafie (sia puri che tipici della CMC);
• interiezioni ed ideofoni (spesso in relazione coi fumetti, ma anche di nuovo conio);
• disfonismi e coprolalia (con funzione espressiva).
È tuttavia difficile fare un discorso generale sulla lingua CMC, poiché le diverse
tipologie presentano tra loro delle differenze linguistiche notevoli
34
. Prada
35
, ad esempio,
rileva che la lingua del web writing (inteso come pagine web giornalistiche e di informazione
tecnica non specialistica) presenta caratteristiche più simili a quelle tipiche dei testi scritti
rispetto a quelle dei testi orali. Nei testi giornalistici, ad esempio, sono assenti forme
linguistiche che puntino direttamente all'autore, e che ne denunciano quindi la presenza.
Anche Fiorentino
36
rileva che la stessa scrittura giovanile possa dar luogo a testi che
31 Pistolesi 2004.
32 op. cit. in Gheno 2004, p.273.
33 Gheno 2008.
34 Lorenzetti – Schirru 2006.
35 Prada 2003.
36 Fiorentino 2007.
18
prevedono un impegno articolato, di tipo narrativo, soprattutto nei blog.
Gli studi sono stati condotti, ad oggi, su corpus di testi delle singole tipologie, nel
tentativo di metterne in luce le caratteristiche fondanti. Anche all'interno della stessa tipologia,
però, si ritrovano delle notevoli discordanze. Un testo come l'e-mail, ad esempio, si presenta
più come un contenitore tecnologico che come una tipologia testuale specifica, in quanto
tende a caratterizzarsi, e quindi si presenta profondamente diverso, in relazione al destinatario,
alla tematica affrontata e alla funzione comunicativa.
19
1.2 Le tipologie testuali
In questo studio ho analizzato e messo a confronto testi prodotti in quattro tipologie testuali
legate alla comunicazione mediata dal computer: blog, email, chat e social network. Queste
tipologie si differenziano fra loro per impaginazione, organizzazione testuale, possibilità e
funzioni comunicative. Le specifiche del mezzo spesso vanno ad incidere sul linguaggio dello
scrivente, che si ritrova a doversi adeguare alle possibilità concesse e agli obblighi presenti.
1.2.1 Blog
Con blog si intende un sito internet, gestito da una o da più persone, o anche da un ente, in cui
l'autore pubblica, più o meno periodicamente, i propri pensieri, le proprie riflessioni e le
proprie considerazioni, assieme ad altro materiale come immagini, video o musica. Il
fenomeno si fa risalire al 18 luglio 1997
37
, quando lo statunitense Dave Winer sviluppò il
software che ne permetteva la pubblicazione. Il primo blog pubblicato in rete è quello di Jorn
Barger che, nel dicembre del 1997, decise di condividere pubblicamente i risultati delle sue
ricerche sul web riguardo il suo hobby: la caccia. In Italia si diffonde dal 2001, con la nascita
dei primi servizi gratuiti per la gestione di blog, ovvero le piattaforme che li ospiteranno, che
sono indicate nell'indirizzo web tra il nome del blog e il dominio (esempio:
nomedelblog.piattaforma.it). Tra i più utilizzati citiamo: Blogger, Wordpress, Splinder,
Tiscali, Io Bloggo, Libero, Tiscali, Windows Live Spaces, MySpace.
Il termine blog è il frutto di una contrazione, deriva infatti da web-log
38
, ovvero “diario
in rete”. Il primo ad utilizzarlo fu proprio Jorn Barger, che lo inserì nel suo sito. La versione
tronca è stata invece utilizzata per la prima volta nel 1999, quando Peter Merholz scrisse nel
37 Granieri 2007.
38 Il termine log è a sua volta una contrazione, di logbook, utilizzato con valore di “diario, giornale” solo nella
terminologia nautica, dove indica il “diario di bordo”. La scelta di questa parola, in luogo a diary, deriva
probabilmente alla frequente analogia che si fa della rete in chiave nautica. Oxford english dictionary.
20
suo sito “we blog”, coniando il verbo to blog, ovvero “bloggare, scrivere un blog”. Col tempo
si sono sviluppati altri derivati, come blogger “autore di blog”, blogroll “lista di link ad altri
blog” o blogsphere “insieme di tutti i blog”. Gli ingressi di un blog vengono chiamati post,
dall'inglese to post “affiggere, rendere pubblico” o “inserire un passo in un libro”
39
.
Il termine viene utilizzato per la prima volta in italiano nel 2000 in La repubblica-D
Donna, presente sia nella forma estesa weblog che in quella contratta blog
40
. Dello stesso anno
è il primo blog italiano, di Antonio Cavedoni (cavedoni.com/blogorroico)
41
.
La struttura di un blog è generalmente costruita da un programma di pubblicazione
guidata che permette la formazione di un sito internet anche a persone che non conoscono il
linguaggio html. Il blog si divide in due parti: la cornice, che rimane fissa e conserva una serie
di informazioni iniziali (come il titolo, l'archivio, una presentazione dell'autore e/o del blog,
etc.), e lo spazio in cui vengono visualizzati i post, solitamente in ordine cronologico
(crescente o decrescente) e spesso con indicazione di argomento o categoria.
La cornice permette un certo grado di personalizzazione, che varia da piattaforma a
piattaforma, e va dal poter rinominare le rubriche contenute, all'aggiungerne di nuove, al
modificare interamente il layout
42
del blog, tramite la manipolazione diretta del codice html,
per gli utenti più esperti. L'utente medio può comunque scegliere fra numerose alternative di
template
43
, proposte dal programma e utilizzabili gratuitamente (con la clausola di mostrare il
nome dello sviluppatore per il copyright) o anche a pagamento, per quelli più elaborati.
Questo tipo di personalizzazione fa sì che ci sia un maggiore investimento emotivo da parte
degli utenti, che avvertono il blog come legato alla propria personalità e non un prodotto in
serie.
Distinguiamo per lo meno due tipologie principali di impaginazione. La prima, o
impaginazione verticale, prevede che titolo, cornice e spazio per i post abbiano una posizione
fissa rispetto alla pagina, e che scorrano assieme allo scorrere della pagina. Titolo e cornice
possono quindi arrivare a sparire nel caso di un post particolarmente lungo, o della
visualizzazione contemporanea di più post.
La seconda impaginazione, invece, o impaginazione a riquadro, prevede la barra di
scorrimento dello spazio per i post all'interno della cornice, che rimane in questo modo stabile
e sempre visibile qualsiasi sia la parte del post che si sta visualizzando.
I post nascono originariamente come ingressi di tipo verbale, senza una lunghezza
39 Oxford english dictionary.
40 DeMauro 2003.
41 Canobbio 2005.
42 Impaginazione e struttura grafica di un sito web.
43 “Modello”, ovvero fac simile dell'aspetto grafico di un sito web.
21