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INTRODUZIONE
La questione ambientale rappresenta oggi la parte più qualificante di una nuova politica
territoriale, sia perché resa urgente dalle condizioni di preoccupante degrado
dell'ambiente sia perché condizione necessaria ad assicurarle un adeguato consenso
sociale.
La puntuale conoscenza delle condizioni ambientali e delle risorse territoriali rappresenta
la base per una corretta definizione del complesso di interventi tecnico–amministrativi
volti alla predisposizione di un Piano per la tutela e la gestione delle risorse naturali.
In questi ultimi anni si è andato sempre più diffondendo lo studio della qualità dell'acqua,
soprattutto per il problema dell'eutrofizzazione, la compilazione di mappe di qualità
biologica a livello di grandi bacini, ma si è spesso trascurata l'analisi di realtà " minori "
che pure abbisognano di studi globali.
Per la conoscenza completa di un bacino imbrifero in un territorio urbanizzato e per un
giudizio accurato sullo stato del patrimonio idrico, è necessaria una molteplicità di
competenze; lo stato dell'acqua, infatti, è la risultante complessa di tanti eventi (geologici,
meteorologici, chimici, fisici, biologici) sia naturali che indotti da attività umane, civili e
produttive.
Una corretta caratterizzazione e gestione di un corpo idrico è fondata sulla profonda
conoscenza dei processi idraulici, geomorfologici, chimico–fisici e biologici che lo
caratterizzano e ne governano le tendenze evolutive, del territorio adiacente e del suo
bacino idrografico.
Dal punto di vista metodologico, viste le strette connessioni tra questi ambienti, risulta
imprescindibile considerare il corso d'acqua e il territorio circostante come costituenti di
un unico ecosistema. D'altra parte il bacino imbrifero, che non può essere considerato
come una mera conca di raccolta delle acque piovane, determina in gran parte la qualità,
oltre che la quantità, delle acque recapitate al corpo idrico. Tale concetto è recepito anche
dalla normativa vigente (L.183/89) che, accettando una logica già da tempo applicata in
altri Stati, individua nelle Autorità di bacino l'Ente idoneo alla gestione della qualità delle
acque.
In quest'ottica di unitarietà del sistema fiume–territorio, il presente lavoro intende offrire
un'analisi interdisciplinare della qualità delle acque del torrente Ogliolo di Edolo o
Fiumicello, che trae origine nei pressi del passo dell'Aprica in Lombardia, al confine tra
le province di Sondrio e di Brescia, e sfocia nel fiume Oglio, immissario del Lago d'Iseo,
nelle vicinanze di Edolo in Valle Camonica.
La presente ricerca, costituita da una raccolta di informazioni sulla qualità dell'acqua e sul
territorio circostante il torrente, ha permesso di individuare una zonazione dei paesaggi
fluviali. Questo lavoro inoltre fa parte di in un più ampio studio sul bacino dell'Oglio pre–
lacuale teso a quantificare e, se possibile, a identificare i carichi di sostanze
potenzialmente eutrofizzanti convogliate al lago d'Iseo. Si è ritenuto opportuno,
nell'applicare per la prima volta in questa zona il tipo d'approccio globale, individuare un
corso d'acqua di lunghezza non eccessiva, che presentasse caratteristiche simili ad altri
sottobacini, con una buona diversificazione dei paesaggi attraversati e che facesse
supporre l'esistenza di situazioni critiche.
Il torrente Ogliolo di Edolo è parso idoneo allo scopo sia perché offre un importante
contributo di portata al fiume Oglio, sia perché inserito in un bacino in cui l'uso del suolo
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è simile a quello di altri affluenti presenti in Val Camonica, sia perché presenta
problematiche tipiche della Valle. Grava infatti su questo corso d'acqua l’importante
centro turistico dell’Aprica, caratterizzato da elevate fluttuazioni della popolazione nel
corso dell'anno, i nuclei abitati della valle dell'Ogliolo non attuano la depurazione dei
reflui prima dell'immissione nel torrente o, se la applicano, hanno notevoli problemi
gestionali (Dalmiglio, 1997), sono presenti due derivazioni che alterano pesantemente le
caratteristiche di portata in alcuni tratti del torrente.
Il lavoro svolto, che costituisce un supporto per iniziative di tutela e gestione della qualità
delle acque sia per l'interdisciplinarietà delle informazioni raccolte che per le valutazioni
sintetiche ricavate dagli indici utilizzati, rappresenta uno spaccato di realtà presente in
numerose altre valli laterali camune.
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1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE
1.1 IL BACINO DEL TORRENTE OGLIOLO DI EDOLO
1.1.1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
Il bacino idrografico del torrente Ogliolo è nel territorio della Valle Camonica, nel settore
nord occidentale della provincia di Brescia (All. 1). E’ un territorio montuoso; alle quote
più alte sono presenti nevai semipermanenti, ma non ghiacciai.
Il bacino idrografico del corso d’acqua oggetto di studio è rappresentato nell’allegata
carta del bacino alla scala 1:25.000. Il territorio è compreso per il 76 % nel comune di
Corteno Golgi e per il resto quasi interamente nel comune di Edolo, entrambi in provincia
di Brescia. Lo spartiacque principale corrisponde, nella zona N–W, al confine tra le
province di Brescia e Sondrio.
Il bacino confina con:
• a N–E, dal monte Motto della Scala al Dosso Torricla, con il bacino del torrente
Ogliolo di Monno, affluente dell’Oglio;
• a E, dal Dosso Torricla al monte Palone del Torsolazzo, con il bacino dell’Oglio e di
affluenti minori;
• a S, dal monte Palone del Torsolazzo al monte Sellero, con il bacino del torrente
Allione, affluente del fiume Oglio;
• a W e a N–W, dal monte Sellero al passo dell’Aprica fino al Motto della Scala, con
bacini di affluenti dell’Adda in Valtellina.
L’area del bacino è di 115,43 Km².
Punto più alto del bacino è il monte Sellero (2743 m); altri rilievi importanti, elencati in
senso orario lungo lo spartiacque principale a partire dalla confluenza con l’Oglio fino al
passo dell’Aprica (1175 m), sono: il Piz Tri (2309 m), il monte Palone (2530 m), il monte
Palone del Sopressà (2583 m), il monte Palone del Torsolazzo (2670 m), il monte
Torsoleto (2708 m), il monte Sellero, il monte Torsolazzo (2608 m), il monte Palabione
(2358 m). A N del passo troviamo rilievi meno accentuati: il monte Padrio (2153 m), il
Motto della Scala (2333 m) e il Dosso Torricla (1838 m).
1.1.2 BACINO E SOTTOBACINI
Nella carta del bacino idrografico viene evidenziato lo spartiacque principale delimitante
il bacino imbrifero del torrente Ogliolo. Il bacino principale è ulteriormente suddiviso in
sottobacini corrispondenti ai principali affluenti. La ripartizione del bacino è
rappresentata nello schema dei sottobacini idrografici (All. 1) .
Dalla carta del bacino idrografico sono state ricavate le aree dei sottobacini, calcolando le
aree racchiuse dalle linee di spartiacque. Lo schema dei sottobacini idrografici è stato
realizzato mantenendo la proporzionalità tra le aree dei quadrati e le aree reali misurate
sulla carta, ponendo in scala anche la distanza tra un affluente e il successivo lungo il
corso principale. La linea orizzontale al centro della figura rappresenta il corso principale
dell’Ogliolo. I rettangoli adiacenti al corso principale rappresentano affluenti di modesta
importanza oppure zone del bacino non percorse da corsi d’acqua, che fanno parte del
bacino imbrifero del corso principale. I quadrati collegati al corso principale da una linea
5
simboleggiano i principali affluenti. La lunghezza delle linee di collegamento è dettata da
esigenze grafiche e non ha alcun rapporto con misure reali.
Oltre che dalla figura, una visione d’insieme della suddivisione del bacino imbrifero
viene fornita dalla Tab. 1.1.
Tab. 1.1 – Aree dei sottobacini
Bacino idrografico
Tipologia
del bacino
Superficie
(Km²)
%
Totali parziali
(Km²)
%
Affluenti principali 27,77 24,1
Sinistra idrografica
Altro 11,16 9,7
38,93 33,7
Affluenti principali 57,64 49,9
Destra idrografica
Altro 12,96 11,2
70,60 61,2
Altri affluenti (a monte della confluenza con il torrente Borca) 5,90 5,1
SUPERFICIE TOTALE DEL BACINO IMBRIFERO: 115,43 Km²
Il bacino è fortemente sbilanciato verso sud, soprattutto per l’apporto delle valli di S.
Antonio. Dato che la superficie di quest’ultimo sottobacino corrisponde a ben il 36,5%
dell’intera superficie del bacino, è evidente che considerare il torrente che scende dal
passo dell’Aprica come corso principale risulta fuorviante dal punto di vista idrologico.
Di rilevante estensione risultano anche, per gli immissari di sinistra, i sottobacini
dell’affluente della valle Borca, e delle Valli di Guspessa e S. Sebastiano; la Valle
Moranda e l’affluente della zona del ponte della strada comunale che collega Santicolo e
Edolo per la destra idrografica. Le zone di bacino non assegnate ad affluenti coprono
complessivamente il 21% della superficie complessiva. Le zone con maggior estensione
risultano essere quelle ai due lati del corso d’acqua nel suo tratto terminale (piana
alluvionale di Edolo): ciò riflette la situazione geomorfologica di questo tratto conclusivo,
privo di vallate laterali e quindi di affluenti con un esteso bacino proprio.
L’area del bacino imbrifero da noi calcolata (115,43 Km²) differisce lievemente dai
118,30 Km² indicati dal Ministero dei Lavori Pubblici (Ufficio Idrografico del Genio
civile, 1939). Un’analisi dettagliata delle aree indicate dal Ministero per gruppi di
sottobacini indica che la discrepanza dipende soprattutto dalla diversa stima del bacino a
monte della confluenza con le valli di S. Antonio; probabilmente è stata interpretata
diversamente la zona problematica degli altipiani paludosi del Pian di Gembro.
Si è ritenuto opportuno escludere dal bacino una parte del versante che scende dal Dosso
Torricla verso l’abitato di Edolo. I due torrenti che percorrono questo versante, pur di
pertinenza del bacino dell’Ogliolo, sono quasi certamente raccolti dalle pubbliche
fognature del Comune di Edolo, almeno da quanto si evince da osservazioni di campagna
e dalla mappa (scala 1:2.000) consultata presso la Provincia di Brescia (rilievo
aerofotogrammetrico del 9 febbraio1987).
Per rappresentare la distribuzione altimetrica del bacino, è stata realizzata, partendo dai
dati dell’Ufficio Idrografico del Genio Civile, la curva ipsografica delle aree.
6
Fig. 1.1 – Curva ipsografica delle aree
Dal grafico si evince che l’88,3 % dell’area del bacino si estende tra gli 800 ed i 2400
metri di quota e che per il 42,8 % è compresa tra i 1200 e i 1800 m s.l.m.
1.1.3 ASPETTI GEOLOGICI
I soli dati disponibili sono: la “Carta geolitologica della valle Camonica” in scala
1:100.000, a cura di E. Roveri e la “Carta geolitologica del bacino del fiume Oglio a nord
di Darfo” a cura di D. D’Alessio, (Polelli, 1986). In assenza di lavori specifici riguardanti
il bacino, si è preferito limitare l’analisi a semplici considerazioni.
Il territorio del bacino idrografico dell’Ogliolo di Edolo presenta una litologia omogenea,
essendo costituito in massima parte da micascisti appartenenti al dominio strutturale
Sudalpino, fatta eccezione per alcune zone al limite settentrionale del bacino (Altopiani di
Guspessa) costituite da rocce del gruppo degli Gneiss appartenenti al dominio strutturale
Australpino. Da ciò si evince che l’importante linea tettonica denominata “linea
insubrica” passa attraverso il bacino considerato, nella zona N. In generale, i complessi
ripiegamenti delle rocce metamorfiche hanno un andamento prevalente E–W, che risulta
correlato all’andamento della valle. Su entrambi i versanti della valle si osservano
affioramenti di quarziti. Soprattutto il versante meridionale risulta coperto da abbondanti
depositi di origine mista, morenica e detritica. Sul versante settentrionale si evidenziano
rocce cataclastiche e miloniti, caratterizzate da intensa fratturazione.
Risulta di interesse dal punto di vista strettamente idrobiologico l’assoluta prevalenza di
rocce cristalline e l’assenza di formazioni carbonatiche di tipo sedimentario. Ci si può
attendere pertanto che la composizione salina delle acque sia dominata dalla tipologia
delle acque meteoriche e che il potere tamponante sia ridotto a causa della scarsa
presenza di carbonati.
500
800
1100
1400
1700
2000
2300
2600
2900
0 1020304050607080901010
area (Km²)
q
u
o
t
a
(
m
)
7
1.1.4 ASPETTI CLIMATOLOGICI
Il clima del fondovalle appartiene alla tipologia del clima endoalpino (Polelli, 1986),
caratterizzato da piovosità piuttosto ridotta, anche inferiore agli 800–900 mm/anno. Tale
caratteristica dipende dalla struttura dell’arco alpino che non permette alla maggior parte
delle perturbazioni di raggiungere la parte centrale della catena; le perturbazioni di
provenienza meridionale tendono infatti a scaricarsi nella zona prealpina mentre quelle
provenienti da N si arrestano sui versanti esterni, a quote medie.
La situazione risulta differente per quanto riguarda le aree spiccatamente montuose, che
in realtà costituiscono la maggior parte del bacino dell’Ogliolo; in queste zone, proprio
per effetto dei rilievi, si osserva un accumulo di formazioni nuvolose ed una maggiore
piovosità. Ciò comporta anche, sui versanti, una minore escursione termica.
In Polelli (1986) è riportata una carta della potenzialità pluviometrica del bacino
dell’Oglio a N di Darfo (scala 1:250.000), con spaziatura tra le isoiete di 100 mm di
pioggia. La carta è stata redatta utilizzando dati pluviometrici di 36 stazioni di
rilevamento (18 delle quali nel territorio del bacino) nel periodo 1921–1980. La carta
evidenzia, per il bacino dell’Ogliolo, un graduale aumento delle precipitazioni medie
annue al crescere della quota. Il fondovalle è sempre al disotto delll’isoieta dei 1100
mm/anno, spostandosi verso S si raggiungono valori medi stimati superiori ai 1500
mm/anno, con valori massimi superiori ai 2100 mm/anno. Non altrettanto marcato si
rivela l’aumento sul versante opposto, che non supera il valore medio di 1200 mm/anno.
La carta non riporta le curve per zone di quota superiore ai 2500 m s.l.m., che tuttavia
costituiscono soltanto il 6 % circa del bacino (vedere curva ipsografica).
Per quanto riguarda l’abbondanza delle piogge, si individuano nell’arco dell’anno una
stagione piovosa e una stagione asciutta. Quest’ultima si estende tra i mesi di maggio e
novembre, presentando massimi nei mesi di giugno, luglio e agosto. Nel periodo estivo la
maggior parte delle piogge è inferiore ai 50 mm/giorno, con eventi di pioggia piuttosto
frequenti ma di ridotta entità. In autunno si osserva invece la più alta percentuale di eventi
di pioggia di entità superiore ai 50 mm/giorno, la cui frequenza appare saltuaria a seconda
dei diversi anni. Nel complesso questi mesi mostrano la maggior variabilità anche
nell’intensità delle piogge. La stagione asciutta va da dicembre ad aprile, con minimi nei
mesi di gennaio e febbraio.
Per la copertura nevosa, sono disponibili dati della permanenza media annua del manto
nevoso (dati del periodo 1964–1973) per le stazioni pluviografiche di Edolo e Corteno
(Belloni e Pelfini, 1990; Tab. 1.2).
Tab. 1.2 – Permanenza annua del manto nevoso
Stazione
Durata media
(gg/anno)
Durata minima
(gg/anno)
Durata massima
(gg/anno)
Edolo 27,7 11 60
Corteno Golgi 43,7 25 56
passo del Tonale 175,5 149 202
8
I dati di Edolo e Corteno offrono un quadro della zona di fondovalle; per l’intero bacino,
un’idea di massima può essere fornita dal raffronto con i dati del passo del Tonale (1777
m s. l. m.).
1.1.5 INIZIATIVE DI TUTELA
L’area compresa nel bacino è adiacente, pur non facendone parte, sia al Parco nazionale
dello Stelvio (a N) che al Parco dell’Adamello (a E, sinistra Oglio). L’affluente che scorre
nelle valli di S.Antonio (Val Brandet e Campovecchio) è protetto da riserva naturale
regionale. Come iniziative di tutela generica va menzionata la legge Galasso (L.431/85),
che tutela il corso del torrente e una fascia della semiampiezza di 150 metri centrata
attorno ad esso. La Giunta Regionale lombarda ha stabilito (deliberazione n. 12028/86)
l’elenco dei corsi d’acqua protetti ai sensi della suddetta legge (Provincia di Brescia,
1988); quelli compresi nel bacino dell’Ogliolo risultano essere, oltre all’Ogliolo, i
seguenti: Rio Pia valle, Torrente di Val Moranda, Rio Val del Campo, Rio di Val Piazza,
Torrente di S. Antonio e Campovecchio, Rio di Val Brandet, Torrente Casazza, Rio di
Val Borca, Fosso del Confine, Rio Val del Santo, Torrente Val Guspessa, Rio in valli S.
Sebastiano e Sacco.
Di particolare interesse naturalistico sono le numerose zone umide rilevate nel bacino,
recentemente censite e descritte da Frattini (1997); in particolare vanno segnalate le
torbiere del Pian di Gembro.
1.2 DESCRIZIONE DEI PAESAGGI GENERATI E ATTRAVERSATI
Come indicato nel lavoro della Provincia di Parma (Provincia di Parma, 1995) per il
risanamento del torrente Enza, un corso d'acqua genera lungo il suo percorso una
zonazione di paesaggi. S'identifica da un lato una modificazione nell'aspetto del territorio
e nella struttura degli ecosistemi in direzione perpendicolare allo scorrere del corso
d'acqua, con formazione di un corridoio fluviale longitudinale ad esso, dall'altro si
evidenzia una modificazione tanto del corridoio fluviale quanto della matrice
paesaggistica circostante in direzione parallela al corso d'acqua, ossia la trasformazione
della fisionomia del fiume lungo il suo scorrere da monte a valle.
L'analisi dei paesaggi fluviali nel territorio oggetto di studio è stata condotta analizzando
e sovrapponendo le informazioni della cartografia litologica, morfologica, vegetazionale,
della naturalità, oltre ai dati risultanti dalla scheda RCE–2.
Si è utilizzata la scheda RCE–2 perché fornisce una valutazione della qualità del corridoio
fluviale riassumendo da un lato (confermandoli o meno) i dati offerti dalla cartografia,
dall'altro completando le informazioni disponibili. Il dato sintetico di valutazione
espresso dalla classe di qualità RCE–2 è inoltre approfondito analiticamente dalla
descrizione delle caratteristiche del paesaggio.
Le dimensioni del territorio da analizzare risultano importanti per il giudizio finale in
quanto un'ampiezza eccessiva tende a far sottostimare il peso del corso d'acqua mentre
una fascia troppo esigua non permette di individuare l'aspetto complessivo del territorio.
Tra le opposte esigenze, si è cercata una mediazione, che in questo caso risulta in un certo
senso imposta dalla morfologia della valle. E' stata scelta una fascia, centrata attorno al
corso principale del torrente, dell'ampiezza di circa un chilometro (fondovalle e pendici
9
dei versanti) ipotizzando che tale fascia fosse maggiormente influenzata dalla presenza
del corso d'acqua e, reciprocamente, condizionasse l'aspetto del paesaggio fluviale e di
conseguenza la qualità delle acque.
1.2.1 CARTA GEOLITOLOGICA
Il substrato roccioso della zona è costituito da rocce metamorfiche, per la maggior parte
micascisti sudalpini (Scisti di Edolo), con filoni di quarzite e un modesto affioramento
filladico (situato a S della piana alluvionale di Edolo, in località Casola).
I filoni di quarzite si situano nella zona delle valli di S. Antonio e a N degli abitati di
Cortenedolo e Nembra. I micascisti risultano affioranti in particolare sul versante
settentrionale della valle mentre se ne osservano non affioranti soprattutto sul versante
opposto, dall'Aprica a Le Fucine e in prossimità della piana di Edolo.
Sulla base in roccia si rilevano depositi di origine morenica, molto abbondanti attorno al
passo dell'Aprica e diffusi su entrambi i versanti di tutto il torrente.
I depositi detritici sono nel complesso più frequenti nel fondovalle, in prossimità del
corso d'acqua, dove si ritrova anche, ovviamente, la maggior presenza di depositi
alluvionali. Gli accumuli di materiale franoso sono presenti solo in zone ristrette, distanti
dal torrente. Interessante risulta la distribuzione delle coltri eluviali, che si situano
soprattutto in una fascia che va da Le Fucine a Galleno, oltre a macchie nella zona
dell'Aprica e un corridoio in prossimità di Santicolo.
Importante è la presenza di conoidi e piane alluvionali, di cui si tratta a proposito della
carta geomorfologica.
Si osserva, raffrontando la carta in questione con quella dell'uso del suolo, una buona
corrispondenza nei confini tra macchie di vegetazione e tipologia del substrato litoide. Ad
esempio, si rileva in molti punti una copresenza di deposito morenico e prato o di
affioramenti rocciosi e macchie di bosco.
Esaminando le tipologie litologiche in prossimità del corso del torrente risulta possibile
individuare una zonazione del corso d'acqua a seconda della tipologia del substrato:
• dalla confluenza con il torrente della valle Borca a Le Fucine risulta predominante
il substrato roccioso tal quale (micascisti affioranti o meno);
• da Le Fucine a Pisogneto si ha una non ben definita alternanza tra affioramenti
litoidi, coltre eluviale, depositi morenici e detrito;
• da Pisogneto si osserva una dissimmetria marcata, con conoidi sul versante destro e
un'alternanza di affioramenti litoidi e zone ricoperte da detrito alluvionale sul lato
opposto;
• dal termine del conoide di Pisogneto–Santicolo (poco a valle di Lombro) sino a
circa quota 700 m s. l. m. si rilevano zone di deposizione di alluvioni recenti che si
sovrappongono ad affioramenti litoidi e ad accumuli detritici;
• sino alla confluenza con il fiume Oglio, con poche interruzioni, il torrente scorre su
depositi alluvionali.
10
1.2.2 CARTA GEOMORFOLOGICA
Per quanto sia evidente che l'estensione della zona modellata dall'azione del torrente o da
processi correlati sia in realtà molto maggiore del corridoio indagato, si ritiene che la
fascia prescelta costituisca l'ambito che al momento risente maggiormente dell'azione del
corso d'acqua, sia in termini di morfogenesi del torrente sul territorio che,
reciprocamente, di influenza della morfologia sulle caratteristiche fluviali.
Di seguito si analizza la distribuzione nella zona considerata delle peculiarità
morfologiche riportate dalla carta geomorfologica (All. 1).
Forme dovute alla gravita'
Frane e crolli in prossimità dell'alveo sono presenti soprattutto sul versante N. Nel tratto
compreso tra Le Fucine e Galleno si trovano quattro sedi di crolli; altri più a E a monte di
Ronco e Lombro. Una frana di ridotta entità si trova sulla destra orografica del torrente, di
fronte a Galleno. Si osserva dunque una localizzazione di questi fenomeni nella zona tra
Le Fucine e Lombro.
Episodi di soliflusso, ossia di deformazione e scorrimento viscoso della porzione
superficiale del suolo, si osservano in prossimità di S. Pietro, sul versante S poco discosto
dal campeggio, e sul versante orientale della Valle Dovala. Non risultano caratterizzanti
di una zona, né particolarmente diffusi.
Falde di detrito (accumuli di materiale franato) non si trovano a ridosso del torrente; nelle
vicinanze si localizzano formazioni soprattutto sul versante meridionale della valle: una
serie di falde si trova nella zona delle valli di S. Antonio e lungo tutta la fascia che va dal
ponte della strada che collega Edolo a Santicolo alla confluenza con l'Oglio. Sul versante
settentrionale troviamo l'accumulo di Nembra (sopra la piana alluvionale di Edolo),
interessato peraltro da gradonatura artificiale di contenimento.
Forme dovute al dilavamento
Segni di ruscellamento diffuso, ossia d'erosione dovuta allo scorrimento superficiale delle
acque piovane, si osservano sul versante S nella zona di S. Pietro (malghe Camizzone), in
valle Dovala e in prossimità del corso d’acqua nelle vicinanze del depuratore di
Santicolo. Oltre a queste forme localizzate, il fenomeno appare decisamente diffuso sul
versante meridionale tra il ponte della strada che collega Edolo a Santicolo ed il Ponte
Parniga. In complesso, il fenomeno si presenta esclusivamente sul versante S.
Solchi di erosione (gully erosion) sono diffusi su entrambi i versanti, in particolare su
quello meridionale. A partire da W, troviamo innanzitutto tre ruscelli che scorrono verso
S. Pietro, uno dei quali è stato di recente (vedi descrizione degli affluenti) ricostruito e
imbrigliato artificialmente. Altre tracce si rilevano a S della segheria di fronte a Galleno,
dove è situato il punto 1c di prelievo per le analisi chimiche, e ad E di Galleno, sul
versante opposto. Una serie di solchi si evidenziano a S di Santicolo, in prossimità del
paese, e nella zona, già citata a proposito del ruscellamento diffuso, tra i due ponti.
Forme fluviali
Scarpate di erosione fluviale sono state riportate solo in prossimità della confluenza tra la
valle Borca e il corso principale, su entrambi i versanti.
Gole scavate nella roccia dall'erosione fluviale, note come forre, sono presenti tanto sul
corso principale quanto nel tratto terminale di numerosi affluenti risultando elementi
11
importanti a livello paesaggistico. L'Ogliolo di Edolo scorre quasi interamente in forra
per due tratti abbastanza lunghi: da W di Galleno sino a valle di Pisogneto (solo in
sinistra idrografica nella parte E) e da S della frazione Megno con qualche interruzione
sin quasi al ponte della strada che collega Santicolo a Edolo. Il primo tratto misura circa
1300 m, il secondo 2800 m. Per quanto concerne gli affluenti, a N sono in forra i torrenti
delle valli Borca, del Santo, Ronco I e II, Guspessa e S. Sebastiano; a S i corsi d'acqua
delle valli di S. Antonio, Doscalvo e tutti gli affluenti che concorrono a formare i conoidi
della zona Pisogneto–Santicolo. Le gole del versante settentrionale risultano più profonde
e marcate.
Per quanto riguarda le valli fluviali a V, a sud troviamo alcuni ruscelli della zona
dell'Aprica e i corsi d'acqua che raggiungono il corso principale al vertice della piana
alluvionale di Edolo. A nord si trovano i corsi d'acqua della valle Borca e delle valli di
Guspessa e S. Sebastiano, tutti in forra. S'identificano due zone principali ove si
osservano valli a V: nei pressi di S. Pietro e in prossimità del tratto in forra del corso
principale.
Numerosi conoidi di deiezione, originati dalla deposizione di sedimenti fluviali, si
ritrovano a ridosso del corso principale. A prima vista si nota il grosso conoide (in realtà
costituito da 4 conoidi distinti originati da torrenti diversi) su cui poggiano gli abitati di
Pisogneto e Santicolo, e quello originato dall'Oglio a Edolo, che tuttavia non raggiunge
l’Ogliolo. Di una certa dimensione appare anche quello originato dal torrente delle valli
di S. Antonio su cui si sviluppa il nucleo di Le Fucine. Di ridotta estensione ne troviamo
a N di S. Pietro, valle Borca, vallone del Santo e in prossimità del nucleo di Vico
(frazione di Edolo); a S il sistema della valle Doscalvo e adiacenti, e una serie di conoidi
a ridosso della piana alluvionale di Edolo (ponte della strada, Casola, Colonia don E.
Mapelli, Fabiola). Si osserva nel complesso che la maggior parte dei conoidi sono situati
sul lato meridionale della vallata. Il corso principale non origina alcun conoide di
deiezione.
La piana alluvionale più estesa originata dall'Ogliolo è quella di Edolo, ma anche nel
resto del corso d’acqua si trovano modeste aree di deposizione per lo più allungate
secondo la lunghezza del torrente. Una è all'incirca al passo dell'Aprica, a monte del tratto
studiato; le successive si situano a monte del conoide di Le Fucine, a valle di Pisogneto,
tra Ronco e Lombro, da E di Lombro a S di Cortenedolo (molto lunga) e infine 300 m a
monte dell'inizio della piana di Edolo.
I principali corpi deposizionali si trovano dunque in prossimità del conoide Pisogneto–
Santicolo.
Forme glaciali e periglaciali
E’ presente, a E di Santicolo, un solo cordone morenico, piccolo e molto distante dal
torrente. Rocce montonate sono presenti nei pressi di Vico (versante settentrionale).
L'assenza di tipiche forme moreniche di origine glaciale nelle vicinanze del corso d'acqua
ovviamente non significa che processi legati al glacialismo non abbiano concorso alla
morfologia della valle; il versante meridionale è ricoperto da materiale morenico (vedi
carta geolitologica) e si rilevano lungo tutta la valle numerose rocce con ondulazioni da
modellamento glaciale. Queste ultime appaiono distribuite in fasce: sul versante N dal
monte Borca a Le Fucine, a E di Galleno, da Lombro (a N del torrente) alla collinetta
vicina a Santicolo (posta invece a S del Ogliolo) e sui due fianchi del tratto in forra.
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Scarpate
Sono riconoscibili una serie di scarpate longitudinali alla valle, interrotte da fenomeni
erosivi trasversali (solchi di ruscellamento, valli a V, forre).
Particolarmente evidente risulta il gradino sul versante settentrionale che va dall'Aprica a
Le Fucine, mentre a S di S. Pietro s'individuano due–tre gradini successivi. Più a valle si
trova a N una lunga scarpata discontinua che va da Cortenedolo fino a Nembra, mentre a
S spiccano una serie di gradini lungo la piana alluvionale.
Considerazioni sintetiche
Appare evidente una marcata dissimmetria tra gli aspetti morfologici dei due versanti
della valle. Nella zona compresa tra l'Aprica e l'inizio della piana alluvionale di Edolo,
come risulta dalle descrizioni su esposte, il versante meridionale risulta caratterizzato da
una maggior presenza di conoidi di deiezione che gli conferiscono un aspetto più
dolcemente digradante rispetto al versante opposto più ripido e percorso da profonde
forre fin a ridosso del torrente. Anche la presenza di falde di detrito solo sul versante
meridionale contribuisce a dare un aspetto generale meno ripido. D'altra parte la maggior
presenza di crolli in prossimità del torrente in sinistra idrografica (pur ristretta ad un tratto
del corso d’acqua) è indice della diversa morfologia dei due versanti. Dal confronto con
la carta geolitologica, infine, si nota che in destra idrografica si ha una pressoché costante
copertura morenica dei fianchi della valle mentre sul lato opposto sono prevalenti gli
affioramenti della matrice rocciosa.
Anche nel tratto della piana di Edolo si evidenzia una dissimmetria tra le due sponde: sul
lato destro si ha infatti il versante roccioso piuttosto ripido, mentre sul lato opposto il
torrente scorre a contatto dei sedimenti fluviali, pianeggianti.
Le osservazioni precedenti istituiscono una zonazione trasversale allo scorrimento del
torrente; risulta altresì possibile individuare una successione di morfologie prevalenti
longitudinalmente allo scorrere del corso d’acqua nel tratto studiato:
• dal depuratore dell'Aprica fino a Pisogneto, il torrente scorre confinato sul fondo
della valle con morfologia a V oppure in forra (fatta eccezione per il conoide di Le
Fucine);
• da Pisogneto sino a Santicolo, è prevalente l'importanza del grosso conoide sulla
destra idrografica;
• il torrente entra nel tratto in forra, nuovamente confinato sul fondo di una valle
stretta, fin nei pressi del ponte della strada che collega Edolo con Santicolo;
• il tratto terminale fino alla confluenza scorre sul lato meridionale della piana
alluvionale di Edolo.
La zonazione così descritta riflette parzialmente quella individuata dall'analisi del profilo
altimetrico del corso d'acqua.
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1.2.3 CARTA DELL'USO DEL SUOLO
Nella carta dell'uso del suolo (All. 1) è riportata una fascia di territorio ampia un
chilometro circa, centrata sul corso principale del torrente con l'aggiunta del versante
meridionale del passo dell'Aprica. L'analisi della fascia offre un quadro generale della
tipologia vegetazionale delle zone attraversate dal corso d'acqua, senza dare indicazioni
sulla copertura dell'intero bacino. Per ogni tipologia di copertura del suolo analizzata si
riporta la definizione indicata negli “allegati alle norme tecniche per la realizzazione
della cartografia geoambientale alla scala 1:10.000” (R. Lombardia, 1989).
I nomi comuni delle specie elencate sono tratti dal manuale di Polunin (1977).
La descrizione generale infine è approfondita dall'analisi del profilo desunto dalla carta
dell'uso del suolo che evidenzia le classi di vegetazione a contatto con le rive del torrente.
Seminativi
Seminativo semplice (S1)
Terreni investiti a coltivazioni erbacee soggetti all'avvicendamento e alla monocoltura (ad
esclusione dei prati permanenti e dei pascoli), nonché terreni a riposo.
E' presente un solo appezzamento, molto piccolo, sul conoide di Pisogneto. Risulta una
tipologia atipica per la zona.
Legnose agrarie
Castagneto da frutto (L5, L5r)
Impianti di castagno allevati, ad alto fusto, destinati principalmente alla produzione del
frutto.
Impianti, poco numerosi, ancora in uso sono presenti nei pressi degli abitati di Lombro e
di Pisogneto. Sono invece diffuse in tutta la fascia che va dalla sponda sinistra del
torrente di fronte a Pisogneto sino a Cortenedolo le colture abbandonate e colonizzate da
altre specie legnose, indice di una pratica un tempo piuttosto attiva nel fondovalle.
Prati e pascoli
Prati permanenti asciutti (P3, P3a, P3b, P3s)
Coltivazioni foraggiere erbacee polifite fuori avvicendamento, non regolarmente irrigate
e il cui prodotto viene di norma raccolto più volte nel corso dell'annata agraria previa
falciatura.
Prati pascoli (P4, P4a, P4b, P4c)
Coltivazioni come al punto precedente il cui prodotto viene normalmente sfalciato una
sola volta e successivamente pascolato.
Pascoli (P5, P5a, P5b, P5c)
Coltivazioni come al punto precedente il cui prodotto viene di norma utilizzato
direttamente dal bestiame pascolante.
Delle tre tipologie indicate, la più abbondante in estensione risulta il prato permanente
asciutto. Si individuano tre principali zone di prati estesi: una fascia interrotta da zone
boscate che va dal conoide di Le Fucine fino a monte della frazione di Ronco,
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spostandosi dalla sponda sud del torrente fino al versante settentrionale della valle; il
conoide di Pisogneto–Santicolo, quasi interamente ricoperto da prati; la piana alluvionale
di Edolo. A questi andrebbero aggiunti i prati della zona del passo dell'Aprica, che
tuttavia risultano quasi interamente sostituiti da costruzioni residenziali.
Nelle succitate zone i prati permanenti sono predominanti e costituiscono la matrice
paesistica; nelle restanti zone la matrice è boschiva e si apprezzano macchie disboscate e
adibite a prato, di estensione variabile. All'aumentare della pendenza del terreno si
osserva un passaggio graduale da prato a prato–pascolo. I pascoli sono maggiormente
presenti nelle zone distanti dal fondovalle.
Boschi
Fustaie di latifoglie (B1)
Boschi costituiti da piante di latifoglie, di norma, provenienti da seme, destinate ad essere
allevate ad alto fusto.
La tipologia è presente in due minuscole macchie nei pressi di S. Pietro, discoste dal
torrente. Non è una categoria tipica della zona.
Ceduo di latifoglie (B2)
Boschi costituiti da piante di latifoglie derivanti esclusivamente o prevalentemente da
ceppaia (cedui semplici e cedui composti)
Sono presenti in macchie sul versante nord, dall'Aprica a Cortenedolo. A Cortenedolo si
trovano due appezzamenti piuttosto ampi sui due lati del torrente (non sulle rive, ma sui
margini della forra). Altre due macchie si rinvengono sulla riva destra del corso d'acqua
tra Ponte Parniga e la confluenza. La specie legnosa tipica è il Corylus avellana L.
(Nocciolo) associato prevalentemente a Quercus petraea Liebl. e Q. pubescens Willd.
(Rovere e Roverella) nelle zone a quota più alta, e a Castanea sativa Mill. (Castagno) a
quote minori, con la saltuaria presenza di Betula pendula Roth (Betulla).
Ceduo di latifoglie coniferato (B2p)
Sul versante settentrionale, dal monte Borca fin quasi a Galleno, sono presenti settori di
bosco di questo tipo. Della stessa categoria è la copertura arborea della collinetta sita a
nord di Santicolo in destra idrografica.
Un'importante fascia si trova ai lati dello sbocco dell'Ogliolo nella piana di Edolo,
costituendo la matrice in cui si aprono numerosi appezzamenti a prato e prato–pascolo.
Alle specie legnose succitate per la tipologia B2, in questi settori si aggiungono il Larix
decidua Mill. (Larice) e, nelle porzioni più a valle, il Picea abies Karst, Degen (Peccio).
Boschi di latifoglie diversamente governati (B3)
Boschi costituiti da piante di latifoglie in cui non è riconoscibile una forma di governo
(fustaia–ceduo) prevalente
Nella zona considerata vi sono diverse macchie di questa categoria, uniformemente
distribuite. Di particolare interesse risulta la tipica ubicazione di questi boschi lungo le
rive dei corsi d'acqua e dell'Ogliolo in particolare. Le specie legnose più frequentemente
segnalate differiscono poco da quelle del ceduo di latifoglie: Quercus petraea, Corylus
avellana e Betula pendula risultano maggiormente presenti, con l'aggiunta di Castanea
sativa a quote più basse.