5Pronto Soccorso, senza dover ipotizzare la violenza dei genitori.
Mancando quindi, l’ipotesi del maltrattamento, venivano sì rilevate nel
neonato battuto le ossa fratturate, ma la causa non poteva essere
individuata nell’impulsività e nel sadismo dei genitori, bensì in una
debolezza organica del bambino
Successivamente, Kempe nel 1978, suggerì di abbandonare la definizione
di battered child e cambiarla in child abuse and neglect, concetto che
esprime meglio gli aspetti del maltrattamento in tutta la loro estensione,per
indicare certe forme di violenza più difficilmente riconoscibili, ma a volte
molto più gravi e devastanti non solo nel fisico ma soprattutto nello
sviluppo emozionale e psichico del bambino ( Guzzanti, 1991 ).
Ecco che si preferisce parlare di ‘abuso all’infanzia’ come derivazione dal
termine inglese child abuse in quanto onnicomprendente tutte le forme di
maltrattamenti e violenze. Kempe (1978) descrive il bambino maltrattato
come un bambino sottoposto a ripetute violenze di varia natura e gravità,
da parte di adulti legati alla vittima da naturali rapporti di fiducia e
responsabilità. Similmente per Montecchi (1998) si può parlare di abuso
fisico o maltrattamento fisico quando “i genitori o le persone legalmente
responsabili del bambino eseguono o permettono che si eseguano lesioni
fisiche o mettono i bambini in condizione di rischiare lesioni fisiche”.
Per quanto riguarda la casistica relativa all’abuso fisico, Francesco
Montecchi (1994) ci fa notare quanto bassa sia la percentuale di
segnalazione da parte delle strutture esterne; in tale tipo di abuso, infatti, è
quasi sempre la struttura ospedaliera che riconosce le lesioni e pone la
diagnosi. Nel corso del IV Rapporto Nazionale sulla Condizione
dell’Infanzia e dell’Adolescenza (2005), Telefono Azzurro insieme a
Eurispes ha presentato un’indagine sui dati relativi a vittime minorenni che
hanno subito violenza sessuale, tentata o consumata; il periodo in esame
comprende gli anni 2002 – 2003-2004 e il primo semestre del 2005. Gli
atti sessuali compiuti sui soggetti comprendono: violenza sessuale, atti
sessuali con un minorenne, corruzione di minorenne, violenza sessuale di
gruppo. La categoria della violenza sessuale è quella che racchiude il
maggior numero di casi, con l’84,5 % delle situazioni segnalate nel periodo
di riferimento considerato. Nella violenza sessuale a danno di minori c’è
una prevalenza di vittime di sesso femminile sia nelle bambine che nelle
adolescenti (77,8 % nel 1° semestre 2005); questo tipo di abuso riguarda
anche vittime di sesso maschile, seppur con valori notevolmente inferiori
(22,2 % nel 1° semestre del 2005). La fascia d’età in cui si registra la
percentuale più alta è quella intermedia (11-14 anni). Inoltre sono stati
comparati il genere e l’età della vittima, i risultati dimostrano che tra i
maschi il numero delle vittime diminuisce al crescere dell’età (0-10 anni:
47,5 %; 11-14 anni: 29,7 %; 15-17 anni: 22,8 %), per le femmine, invece,
la percentuale più alta di abusi si evidenzia nella fascia intermedia (11-14
anni: 35,9 %), segue la fascia delle ragazzine più grandi (15-17 anni: 32,2
6%) e, infine, quella delle bambine più piccole (0-10 anni: 31,9%).
Nello studio del fenomeno dell’abuso sessuale a danno di minori è di
fondamentale importanza analizzare la relazione vittima-autore. Spesso tra
l’autore e la vittima c’è un rapporto di conoscenza, da alcuni definito
“relazione intraspecifico” (Telefono Azzurro, Eurispes, 2005) e
rappresenta i casi in cui la violenza è perpetrata da persone vicine e
conosciute dalla vittima, non necessariamente appartenenti al contesto
familiare della vittima.
Molto spesso, però, nei casi di abuso sessuale sui minori, l’abusante risulta
essere un parente della vittima, solitamente il padre o il patrigno. Le sevizie
si producono generalmente nell’ambito molto stretto e intimo della vita
familiare e il bambino, per principio, non si lamenta e non parla ad altri di
quello che gli capita. D’altra parte la famiglia non fa sfoggio delle proprie
azioni, o perché non considera anormale il trattamento che infligge al
bambino, o perché ne ha coscienza e tace questa aberrazione.
Nell’uno e nell’altro caso, quindi, le sevizie restano segrete e ben custodite
Simone Rozés (1980), Presidente del Tribunale di Grande Istanza di Parigi,
ci fa notare come il bambino maltrattato non esce mai indenne dai
maltrattamenti. In particolare le distorsioni psicopatologiche, derivanti da
una simile sofferenza, possono rilevarsi così tardivamente da divenire, in
seguito, molto più difficili da trattare .
É importante comunque ricordare che l’abuso sessuale e il maltrattamento
psicologico non sono appannaggio delle classi sociali meno abbienti o
culturalmente svantaggiate, bensì sono ugualmente presenti in tutti i ceti
sociali e le aree geografiche. Le statistiche ufficiali non concordano con
questi dati perché nelle classi sociali più alte l’incesto e gli abusi vengono
messi a tacere in diversi modi e non giungono alle aule dei Tribunali se
non in casi eccezionali e sporadici. La trascuratezza ed il maltrattamento
fisico invece sono maggiormente presenti in famiglie meno abbienti e con
condizioni di vita difficili da un punto di vista abitativo ed economico. Ciò
non significa ovviamente che le percosse e la violenza fisica non possano
essere presenti in maniera massiccia anche in famiglie colte e
economicamente forti.
Gli abusi sessuali nella maggioranza dei casi non sono fatti isolati, ma
situazioni che perdurano nel tempo.
L’età media delle vittime di abusi sessuali e incesto oscilla dai 4 agli 11
anni, anche se molto spesso solo in età scolastica emergono i racconti di
violenze e abusi sessuali; il più delle volte le violenze o le molestie sessuali
sono perpetrati da familiari o da persone che il bambino frequenta
abitualmente. Secondo le indagini più recenti dei ricercatori europei
(Caffo, Camerini, Florit, 2004), dal 10 al 30% delle femmine e dal 2 al 9%
dei maschi sono vittime di aggressioni sessuali, di seduzione o di molestie
sessuali prima dei 18 anni. In altre parole, una femmina su tre e un maschio
su cinque può essere vittima di abuso sessuale. Si pensa di solito che i
7bambini costruiscano delle false accuse di abusi sessuali: in realtà le false
accuse di abuso o di molestia sessuale, che riguardano percentuali minime,
derivano da una induzione consapevole (o inconsapevole) degli adulti e
raramente sono suffragate dalla testimonianza infantile. Una serie di
ricerche (Caffo, Camerini, Florit, 2004) su adulti ha accertato che è stato
vittima di abuso sessuale nell’infanzia: il 30% dei pazienti psichiatrici, il
40% dei tossicodipendenti, il 50% delle prostitute e infine il dal 30 al 74%
degli uomini imprigionati per stupro o pedofilia.
Tuttavia, la violenza all’infanzia resta per molti tendenzialmente
impensabile. “Se intendiamo per atrocità - ha affermato Alessandro
Vassalli (1995) - un’azione traumatica volontaria, che produce
volontariamente un danno ad un essere umano ad opera di un altro essere
umano, la risposta normale è quella di fare scomparire l’atrocità stessa
dalla coscienza”. Pensare in modo adeguato il maltrattamento implica
sempre la tolleranza di un dispiacere e il superamento di una resistenza
psichica. La mente infatti tende ad evacuare la percezione di tutte le forme
di abuso ai minori, le quali presentano sempre aspetti di atrocità, anche
quando si accompagnano nell’abusante all’esibizione di sentimenti
affettuosi e gentili e alla negazione della consapevolezza e della
responsabilità. Tutti gli operatori che, in campo sociale, sanitario,
psicologico o giudiziario hanno seriamente approfondito la conoscenza e
l’intervento sul problema della violenza sessuale ai danno dei minori,
hanno fatto esperienza diretta, all’inizio del loro impatto con i casi, con la
dimensione dell’impensabilità, considerando per esempio inimmaginabili
certe modalità perverse ed atroci di svolgimento del maltrattamento e
dell’abuso sessuale ai minori, modalità che in seguito, nella prosecuzione
del loro impegno professionale sul campo, hanno dovuto, loro malgrado,
imparare ad ipotizzare come realistiche. L’ipotesi del maltrattamento si
espone ovviamente alla sua verifica oppure alla sua falsificazione.
L’impossibilità invece di formulare una tale ipotesi comporterà
inevitabilmente una negazione aprioristica del maltrattamento (
Vassalli,1995). Ecco quindi come risulta di estrema importanza sia in
ambito sociale che clinico, pervenire ad una tempestiva diagnosi di rischio
attraverso la valutazione degli indicatori di rischio. Una volta individuati i
casi è necessario l’invio a strutture specifiche per la verifica diagnostica;
l’individuazione di un intervento terapeutico e la valutazione collegiale
dell’eventuale intervento giudiziario. Nella verifica diagnostica, oltre alla
valutazione diagnostica sociale e familiare, è necessaria una valutazione
della personalità dei bambini, attraverso colloqui clinici, osservazioni di
gioco,e somministrazione di test. I test grafici, specie in età evolutiva,
possono servire a molteplici valutazioni che vanno dalla strutturazione
dello schema corporeo alla identità psicosessuale, dal rapporto con la realtà
esterna agli aspetti della realtà intrapsichica. La struttura del disegno, il
tratto grafico, i rapporti tra le parti, i contenuti ed i commenti del paziente
8sono tutti elementi importanti per chiarire i molteplici aspetti delle diverse
aree della sua realtà psichica. Prenderò quindi in considerazione i risultati
dei vari studi volti all’indagine della relazione tra particolari espressioni
grafiche, nella ricerca e l’individuazione di indici specifici e non-specifici
nel Test della Figura Umana, e la forma più evidentemente dannosa di
abuso all’infanzia : la violenza sessuale .
9Capitolo I
IL MINORE VITTIMA DI ABUSI E
VIOLENZE
1- CLASSIFICAZIONE ABUSI ALL’INFANZIA
Come da definizione del IV Seminario Criminologico (Consiglio
d’Europa, Strasburgo 1978) gli abusi all’infanzia si concretizzano ne “ gli
atti e le carenze che turbano gravemente il bambino, attentano alla sua
integrità corporea, al suo sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale, le
cui manifestazioni sono la trascuratezza, o lesionidiordinefisico,o
psichico, o sessuale, da parte di un familiare o di altri che hanno cura del
bambino”. Secondo le ‘Linee guida in tema di abuso sui minori’ gli atti di
abuso all’infanzia si possono distinguere in tre grandi categorie (SINPIA,
2007).
1) Maltrattamento.
Il maltrattamento fisico è la forma più manifesta e facilmente riconoscibile
e la meno dannosa se non mette a repentaglio l’incolumità del bambino;
mentre il maltrattamento psicologico è forse l’abuso più difficile ad essere
individuato, se non quando ha già determinato effetti devastanti sullo
sviluppo della personalità della vittima (Montecchi, 1994).
Kempe, già nel 1978, segnalò che il riconoscimento dell’abuso psichico
rappresenta il quarto stadio della lotta al child abuse (Montecchi,1994). Di
fatto questa forma di violenza, molto più subdola di quella fisica o di
quella sessuale, rischia di passare inosservata proprio perché confusa da
una parte con atteggiamenti pedagogici rigidi, dall’altra con atteggiamenti
inadeguati per incuria o ipercuria.
2) Patologia della fornitura di cure.
Un tempo identificata nell’incuria, in realtà viene individuata non solo
nella carenza di cure ma anche nella inadeguatezza delle cure fisiche e
psicologiche offerte, sia in senso quantitativo che qualitativo. Si presenta
quando i genitori non sono capaci (per assenza di empatia, per difficoltà
economiche e culturali o di inserimento sociale, per problemi psicologici)
di capire i bisogni materiali ed affettivi dei propri figli e non riescono a
curarli e proteggerli, a crescerli in modo sano come sarebbe necessario,
minacciando in modo serio la loro sopravvivenza psicofisica (Montecchi,
1994).
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L’ipercuria si realizza quando le cure sono somministrate in eccesso, e
comprende: il medical shopping, il chemical abuse e la sindrome di
Mnchausen per procura. Le prime due forme di ipercuria si riferiscono
alla somministrazione inappropriata ed eccessiva di farmaci al bambino,
mentre la sindrome di Mnchausen per procura è un disturbo
psicopatologico che comporta il controllo volontario da parte del soggetto
che simula la malattia, talora con lucida convinzione delirante. Tale
soggetto può spostare il proprio delirio sui figli, i quali vengono in tal
modo sottoposti ad accertamenti clinici inutili a cure inopportune.
3)Abuso sessuale.
In particolare per abuso sessuale s’intende il coinvolgimento in attività
sessuali di soggetti immaturi e dipendenti a cui manca la consapevolezza
delle proprie azioni nonché la possibilità di scegliere. A seconda del
rapporto esistente tra il bambino e l’abusante può suddividersi in tre tipi:
- abuso sessuale extrafamiliare, se l’abusante è una figura estranea al nucleo
familiare;
- abuso sessuale perifamiliare, qualora sia attuato da una persona che gravita
attorno all’ambiente familiare;
- abuso sessuale intrafamiliare, se l’abusante è un parente stretto.
L’abuso sessuale extrafamiliare ha quasi sempre alle spalle una situazione
di trascuratezza affettiva, che non permette al bambino di sviluppare la
capacità di discriminare i pericoli, e lo rende sensibile e permeabile a
qualunque attenzione affettiva gli viene rivolta fuori della famiglia,
compensatoria di un vuoto affettivo intrafamiliare.
L’ abuso sessuale intrafamiliare , è da considerare non solo quello
collettivamente riconosciuto, tra figure dominanti abusanti maschili e
figure abusate femminili, ma anche le forme più nascoste e
psicologicamente ugualmente devastanti tra madri e figli maschi.
Francesco Montecchi, analista junghiano, neuropsichiatria e primario dei
"Servizi di psichiatria e psicologia clinica" dell'Ospedale Bambino Gesù ,
assieme ad altri colleghi ha condotto nel 1991 un’interessante ricerca..
L’autore ha rilevato che tra i casi da loro individuati di bambini vittime di
abusi, arrivati a chiedere assistenza nel suddetto reparto, il 18% del totale
erano abusi sessuali distinti in :
- abusi sessuali intrafamiliari (13% del totale);
- abusi sessuali extrafamiliari (5% del totale).
Inoltre negli abusi sessuali consumati in famiglia sono state evidenziate
modalità complesse di realizzazione, tanto da poterli ulteriormente
distinguere in tre sottogruppi.
- Abusi sessuali manifesti;
sfruttamento sessuale e/o pornografico.
- Abusi sessuali mascherati;
vengono considerate in questo gruppo pratiche genitali inconsuete quali
lavaggi frequenti, ispezioni ripetute, adozioni di interventi medici per
11
apparenti problemi urinari e genitali. Attraverso queste attività, i genitori
giustificano e mascherano le varie manipolazioni sessualizzando
l’esperienza corporea che il figlio/a subisce. Da queste pratiche inconsuete
derivano alterazioni ormonali e comportamentali, modificazioni
anatomiche e infezioni genito-urinarie, importanti disturbi della coscienza
corporea (Marcia, Herman-Giddens,1989).
Bisogna classificare come abuso sessuale mascherato anche l’abuso
sessuale assistito, quando cioè il bambino viene fatto assistere all’abuso
che un genitore agisce su un fratello o una sorella o alle attività sessuali dei
genitori stessi, con loro precisa intenzione.
- Pseudo-abusi;
a questo gruppo appartengono abusi dichiarati quando in realtà non sono
stati concretamente consumati per:
a) convinzione errata, a volte delirante che il figlio/a sia stato abusato; a
causa di proiezioni da parte del genitore di esperienze di abuso subite nella
propria infanzia;
b) consapevole accusa all’ipotetico autore di abuso sessuale finalizzato ad
aggredirlo, perseguirlo giudizialmente;
c) dichiarazione non rispondente al vero del/della giovane per sovvertire
una situazione familiare insostenibile.
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2- CONSEGUENZE DELLA VIOLENZA SESSUALE
SUI MINORI
Qualsiasi forma di violenza costituisce sempre un attacco confusivo e
destabilizzante alla personalità in formazione di un bambino.
Il problema grave del child abuse che avviene nell’ambiente intrafamiliare
non è solo che esistono adulti che compiono queste azioni, ma anche che i
bambini che ne restano vittime debbono arrivare all’adolescenza per
raggiungere una chiara consapevolezza della sessualità e della vita sessuale
e per diventare consci dell’abuso subito; mentre in precedenza, quando
cioè subiscono questa esperienza, la vivono come una possibilità di essere
considerati, curati e amati da una figura adulta e , se familiare, si adeguano
alle sue richieste per garantirsene l’appoggio e la certezza affettiva.
Il child abuse è una forma di abuso frequentemente sommersa che spesso
riemerge nei racconti dei pazienti, ormai adulti, poiché quando l’abuso si
era verificato, i sentimenti di vergogna, imbarazzo, pudore dei genitori
avevano prevalso sulla opportunità non solo di denunciare il fatto
all’autorità giudiziaria, ma anche di occuparsi della salute mentale del
minore che lo aveva subito. L’evoluzione delle conseguenze psicologiche
di questi soggetti non è univoca, ma è in funzione della situazione
psicologica individuale e soprattutto della reazione e del sostegno
dell’ambiente familiare e sociale.
Come sostiene Montecchi (1994), il bambino nella sua evoluzione ha
sempre delle fantasie connesse con la sessualità, l’aggressività e tematiche
incestuose, ma queste sono funzionali al suo sviluppo fintantoché
rimangono nel campo delle fantasie inconsce. Se però queste vengono
sperimentate nella realtà assumono una possibilità gravemente traumatica
perché danno al bambino l’esperienza che tali fantasie possano realizzarsi,
e ciò fa perdere la distinzione tra realtà e fantasia, indebolisce l’Io,
favorendo la strutturazione di grave forme di nevrosi, fino alla
frammentazione psicotica dove realtà e fantasia perdono la loro
demarcazione (Montecchi,1994).
Il Modello delle dinamiche traumageniche di Finkelhor (1984) ritiene che
l’abuso sessuale determina conseguenze diverse in funzione delle
caratteristiche dell’abuso. Gli autori hanno valutato il tipo di processi
adattivi che un minore vittima di abuso può mettere in atto. E’ possibile
identificare quattro fattori patogenetici principali conseguenti all’abuso:
sessualizzazione traumatica, sensazione di tradimento, senso di impotenza
e stigmatizzazione.
La sessualizzazione traumatica è un processo per il quale si verifica un
precoce e inadeguato apprendimento sessuale. Non trascurabile è inoltre
13
l’apprendimento ad utilizzare la sessualità come strumento di
manipolazione. Il bambino infatti spesso riceve delle ricompense per la sua
collaborazione agli atti sessuali cosicché impara ad utilizzare il
comportamento sessuale per soddisfare bisogni non sessuali.
Il tradimento viene esperito allorquando il minore scopre che qualcuno di
cui si fidava e dal quale si aspettava amore e protezione, lo ha tradito, gli
ha causato dei danni.
L’impotenza si presenta quando il bambino è costretto con la paura, con le
minacce o con il ricatto a sottomettersi ad una attività non desiderata e
vissuta come intrusiva della privacy del proprio corpo.
La stigmatizzazione è un processo nel quale al minore vengono comunicati
significati negativi rispetto all’agito costringendo in tal modo al silenzio
che causa vergogna e paura.
Secondo Finkelhor (1984) il comportamento esibito dai bambini abusati
sessualmente, sia a breve che a lungo termine, riflette questi quattro tipi di
trauma. E’ abbastanza frequente riscontrare esempi che confermano questa
affermazione. Spesso è possibile infatti evidenziare una condotta
provocatoria e seduttiva nei confronti degli adulti o di approcci sessuali
aggressivi con altri bambini che costituiscono segni evidenti di una
sessualizzazione precoce traumatica; anche uno stile di attaccamento
dipendente o al contrario una sfiducia rabbiosa possono rinviare ai segni
del tradimento mentre la bassa autostima, il ritiro sociale o la
partecipazione a gruppi marginali di tossicodipendenti, delinquenti e
prostitute sono chiari segni di stigmatizzazione. Il senso di impotenza
causato dall’abuso sessuale può essere riconosciuto alla base di ansia,
fobie, disturbi del sonno, depressione, problemi dell’apprendimento
scolastico e più tardi di frigidità sessuale o di molestie sessuali nei
confronti di bambini.
Le caratteristiche emerse da valutazioni diagnostiche di bambini abusati in
casa sono: la labilità emotiva; l’inibizione; la depressione; la tendenza agli
agiti. Spesso sono dominati dal senso di angoscia, di solitudine e di
tradimento. Tra le conseguenze a breve termine, questi bambini possono
manifestare paura, ansia, ridotta socialità con tendenza all’isolamento,
comportamenti instabili, mancanza di fiducia negli adulti e percezione di
sé come diversi (Boscerini, Ferracuti, Montecchi,1998 ).
Le conseguenze a breve e lungo termine dell'abuso sessuale e dei
maltrattamenti ai danni dei bambini spesso sono gravi e serie dal punto di
vista psicopatologico, tali da produrre una ferita psicologica interna che
difficilmente riesce a cicatrizzarsi. Inoltre, a lungo termine, i minori
maltrattati e abusati utilizzeranno la violenza e l’aggressività come
modalità relazione. In particolare le violenze sessuali ed i gravi
maltrattamenti fisici possono evolvere in :
-sindromi post-traumatiche (PTSD);