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INTRODUZIONE
Il presente lavoro nasce dall’interesse per le dinamiche familiari ed è
volto ad approfondire il tema dei confini e delle appartenenze familiari nelle
giovani coppie. Tale costrutto, infatti, risulta di particolare importanza in
ambito psicosociale relativamente alle transizioni che la famiglia deve
affrontare lungo il ciclo di vita: il passaggio dalla famiglia d’origine alla
costituzione di un nuovo nucleo, implica una riorganizzazione delle
rappresentazioni mentali circa la propria e altrui collocazione dentro/fuori
un perimetro simbolico ed una ricerca di un nuovo equilibrio da stabilire
riguardo la lealtà verso la famiglia “nuova” e la famiglia “vecchia”.
L’oggetto del presente lavoro ha acquisito, anche nel campo di
dinamica familiare, particolare rilevanza: la disfunzionalità e la patologia
sono, infatti, da collegare al concetto di confine e alla sua conseguente
riorganizzazione in seguito a transizioni familiari.
“Nei rituali antichi della fondazione di una città, c’era quello di
tracciare prima il perimetro. La città non esisteva ancora, eppure il perimetro
tracciato diceva che al suo interno sarebbe sorta: chi osava calpestare quei
confini, veniva dichiarato nemico” (Zattoni, Gillini, 2000)
1
. In tal senso
ricordiamo la legenda di Romolo e Remo circa la nascita di Roma: essa
1
Zattoni M., Gillini G., Sovrani nel proprio castello, in http://www.stpauls.it/fa_ogg/,
5/03/2000
4
vuole che Romolo abbia preso un aratro e sul Colle Palatino abbia tracciato
un solco per segnare le cinta della città, che da lui fu detta Roma. Tuttavia la
nascita della nuova città segnò, purtroppo, la fine della vita di Remo: era
stato stabilito infatti che nessuno potesse passare al di là del solco senza il
permesso del capo. Ma Remo lo oltrepassò e così Romolo, pieno d’ira, si
scagliò contro di lui e, con una spada, lo uccise. Seguendo tale metafora, il
perimetro della città è alla base del sorgere della stessa ed equivale a quei
confini che una coppia di fidanzati dovrebbe saper tracciare prima del
matrimonio; l’assenza di confini chiari e ben definiti comporta, infatti, delle
difficoltà nel passaggio alla nuova fase del ciclo di vita e nella costruzione
di una propria identità di coppia.
Il modello psicodinamico analizza il ruolo giocato dalle dinamiche
inconsce nelle diverse relazioni e interazioni tra i membri di una famiglia. In
tal senso intendo procedere nell’analisi dei complessi processi inerenti la
distanza tra due famiglie, collocando la discussione nella complessa rete di
relazioni parentali intergenerazionali. La relazione di coppia si snoda tra una
rete fittissima di altre relazioni significative dalle quali essa è fortemente
condizionata. Infatti, “parlare di formazione della coppia significa tener
presente un sistema almeno trifamiliare composto dalle due famiglie
d’origine e dalla neo-coppia, che all’interno della storia relazionale passata
5
dovrà trovare una terza via per costituire una sua originale identità”
2
.
Uno dei nuovi compiti cui la coppia deve confrontarsi è quello della
distanza rispetto alle famiglie d’origine, e di trovare in tal senso un
equilibrio tra lontananza e vicinanza: una lontananza che non tolga la
possibilità di una comunicazione significativa e la gratificazione affettiva
della presenza dei genitori nella propria vita, una vicinanza che non sia
soffocante e limitante rispetto all’autonomia di coppia. Il mancato equilibrio
nella gestione della vicinanza/lontananza è spesso alla radice della fragilità
di un matrimonio, in quanto la relazione tra gli sposi entra in conflitto con la
relazione che ognuno ha con la propria famiglia d’origine.
L’articolazione di questa tesi prevede una prima parte nella quale
saranno trattati gli aspetti teorici alla base dell’oggetto del nostro interesse.
Inizialmente verrà affrontata un’analisi del concetto di confine, quindi
verranno esposti alcuni concetti psicodinamici relativi alla transizione
familiare dalla famiglia d’origine alla formazione di un nuovo nucleo e alla
ridefinizione dei confini. Infine, il terzo capitolo tratterà della fase di
formazione della famiglia nel contesto del suo ciclo di vita, prendendo in
esame in particolare anche la famiglia con figli.
Nella seconda parte ho trattato il contributo empirico, realizzato
mediante l’indagine su un gruppo di giovani coppie sposate da non più di un
2
Scabini E., Psicologia sociale della famiglia, Boringhieri, Torino, 1995, p. 123
6
anno, attraverso l’utilizzo del test “La doppia luna”(Greco, 1999)
3
,
strumento proiettivo che permette la valutazione del tema dell’appartenenza
e della rappresentazione familiare, utilizzabile in diversi contesti. Ho
analizzato le dinamiche emerse in ciascuna coppia, per ciascun partner,
rispetto al “problema” di “chi sta dentro” e di “chi sta fuori” il perimetro
tracciato (se questo esiste). Infine ho cercato di trarre delle considerazioni
conclusive, sulla base di quanto esposto e delle diversità riscontrate tra le
coppie con figli, quelle senza figli e quelle in attesa del primo figlio,
provando a ricondurle ai contributi teorici precedentemente trattati.
3
cfr. Greco O., La doppia luna. Test dei confini e delle appartenenze familiari, Vita e
Pensiero, Milano, 1999
7
PARTE PRIMA
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CAPITOLO PRIMO
I confini
Il concetto di confine rimanda a molteplici termini come per esempio
margine, limite, frontiera; indica la fine di qualcosa e al contempo l’inizio di
un’altra.
Spesso pensando al concetto di confine si è portati a considerare
subito l’aspetto negativo del termine, in riferimento a delle limitazioni che
esso impone; in tal senso si considera il confine come sinonimo di
separazione o di chiusura. Esso evoca spesso il concetto di ostacolo, divieto,
barriera inviolabile, proibizione. In realtà la natura di tale concetto è
complessa ed in esso albergano significati effettivamente opposti:
separazione ed unione, chiusura ed apertura. I romani ne erano tanto
consapevoli da usare due termini distinti: limes e limen. Il primo descrive il
confine in tempo di guerra, limite invalicabile ed evidente strumento di
difesa da un estraneo ritenuto nemico; in tempo di pace invece il confine
acquista una connotazione di soglia, una feconda fascia di relazione
permeabile al passaggio di persone e merci.
Ma cos’è il confine, questo spazio tra qua e là, terra di nessuno?
L’aspetto che sottolinea Castelli Gattinara
4
è quello del passaggio, della
4
Cfr. Castelli Gattinara E., Il coraggio del limite, in
http://www.mercatiesplosivi.com/aperture/limite.html, 10/10/2000
9
transizione, della crisi. “E’ anche il rapporto, il legame, il contatto, il
momento generativo”
5
. In tal senso l’aspetto da lui evidenziato è quello del
suo essere rapporto e di permettere in tal modo il cambiamento: i confini
vengono modificati, vengono attraversati, violati e ciò implica dunque
cambiamento. La mancanza di confini equivale alla stasi, all’indifferenziato,
all’omogeneizzazione, all’assenza di vita, di movimento e di dinamicità. Al
contrario il concetto di confine permette di dar luogo alla differenza, alla
relazione, al confronto, …alla vita. Pensiamo al pulcino che uscendo dal
guscio e attraversando il confine esce ad una nuova vita.
Nella storia della psicologia il primo ad avere introdotto il concetto
di confine è stato Lewin (1936)
6
, autore originale che ha saputo operare una
sintesi creativa, unificando i contributi della fisica con i contributi
provenienti dal comportamentismo e dalla psicoanalisi, dando luogo così ad
un approccio fondamentalmente gestaltista.
In analogia con la fisica teorica, Lewin (1936) propone di
considerare il mondo psicologico come un campo, composto da regioni
interdipendenti, le cui componenti principali sono: la persona e l’ambiente.
La teoria del campo spiega il comportamento individuale come
funzione della persona e dell’ambiente: dunque per comprendere il
comportamento di un individuo è necessario considerare la persona e ciò che
5
Castelli Gattinara E., op. cit.
6
cfr. Lewin K. (1936), Principi di psicologia topologica, Edizioni OS Firenze, 1970
10
la circonda come una sola costellazione di fattori interdipendenti, i quali nel
complesso danno luogo allo spazio di vita di quell’individuo
7
.
In tale contesto si inserisce il concetto di frontiera, dal momento che
ogni spazio di vita è un mondo “dinamicamente non chiuso”
8
poiché ha un
limite appunto che viene influenzato dal mondo circostante e che in tal
senso modifica lo spazio di vita stesso. La zona di frontiera viene definita da
Lewin (1936) come “quella regione (ZF) che è esterna ad m ed n e che deve
essere attraversata con una locomozione da una di esse verso l’altra”
9
. E’
uno spazio che non appartiene a nessuno ma che orienta il comportamento
in quanto esso viene concepito come un movimento, una locomozione, un
passaggio da una regione psicologica ad un’altra.
Confine è luogo di comunicazione e scambio, con proprietà
dinamiche differenti. In tal senso possono esservi ad esempio barriere che si
oppongono come un ostacolo, che pongono resistenza, con gradi diversi di
elasticità e rigidezza; oppure possono avere altresì le caratteristiche “di una
membrana più o meno permeabile”
10
.
E’ uno spazio che separa, luogo di comunicazione e scambio tra le
regioni che divide, in continuo interscambio con il campo psicologico, e che
consente di comprenderne i cambiamenti.
Ciò che sembra importante sottolineare è la dinamicità del concetto
7
cfr. Lewin K.( 1937 ), Il bambino nell’ambiente sociale, La Nuova Italia, 1972
8
Lewin K. (1936), 1970, op. cit., p. 79
9
Lewin K., (1936), 1970, op. cit., p. 129