Il tessile-abbigliamento-calzature (T.A.C.) in Italia, tra crisi e trasformazione IV
Premessa
Oggetto del presente lavoro è il tessile-abbigliamento-calzature (T.A.C.), una delle indu-
stria dalle origini più risalenti e consolidate in Italia, ma oggetto di profondi dinamismi
negli ultimi decenni, anche per effetto della crescente pressione competitiva innescata
dall’intensificarsi della globalizzazione.
Con riferimento a tale oggetto di indagine, la trattazione compiuta si è proposta
uno specifico obiettivo di analisi, concernente la comprensione del valore della product of-
fering del TAC, frutto unico di molteplici e differenti tipi di imprese. Valore che peraltro
risulta essere influenzato dalla collocazione spazio-temporale della struttura produttiva,
che può svilupparsi a livello locale con il modello dei distretti o a livello globale con il mo-
dello del network internaizonale, nonché condizionato dal percorso storico e dalle prospet-
tive future che orientano le strategie imprenditoriali, potendo determinare il successo di un
intero sistema produttivo.
Il riferimento costante nella trattazione è alla struttura produttiva, tipicamente
distrettuale e formata da piccole e medie imprese, del TAC italiano. Tale impostazione, se
in passato ha permesso di essere leader nelle produzioni tessili e d’abbigliamento, è oggi in
notevole difficoltà, per via della concorrenza dei Paesi emergenti ed in via di sviluppo
(PVS) e dei nuovi protagonisti nello scenario economico internazionale.
Il lavoro è articolato in tre capitoli.
Elisa RINALDI Economia e Gestione delle Imprese V
Il Capitolo Primo prende le mosse dalla definizione dell’industria del TAC come
metasettore e dalla precisazione circa la natura complessa e diversificata del prodotto finale
di tale realtà industriale. Un prodotto che si compone di elementi materiali e immateriali,
questi ultimi da attribuire prevalentemente alla componente qualificabile come «moda».
Il Capitolo Secondo è invece dedicato ad un’analisi bibliometrica finalizzata
all’individuazione di alcune importanti tendenze evolutive del tessile-abbigliamento italia-
no secondo la letteratura scientifica ed economica nazionale. Sono stati conseguentemente
esaminati e schedati secondo criteri uniformi circa quaranta (40) articoli, estrapolati da ri-
viste italiane.
L’ultima parte del presente lavoro, contenuta nel Capitolo Terzo, approfondisce
una delle tendenze evolutive individuate precedentemente, ossia l’innovazione di prodotto.
Dapprima si fornisce una definizione generale del concetto di innovazione, cui segue
un’indagine sulla rilevanza che l’innovazione di prodotto riveste nel TAC. Relativamente a
tale metasettore, infatti, l’innovazione può essere distinta in demand pull o technology
push e, a riprova di tale distinzione, si riportano e dibattono gli esempi indicativi
dell’innovazione nella collezione (demand pull) e del ricorso alle nanotecnologie (techno-
logy push).
Al termine del capitolo, viene proposto il caso di studio del Distretto tessiledella
Valle del Liri nel Lazio, appositamente riconosciuto da normative regionali di supporto ed
agevolazione. Su tale realtà locale, sono richiamati alcuni dati recenti, concernenti lo stato
delle PMI tessili locali e gli orientamenti delle politiche ed iniziative regionali volte a so-
stenere e rilanciare tale sistema produttivo locale.
Il Candidato
Elisa RINALDI
Capitolo Primo
Il «metasettore» del tessile-
abbigliamento-calzature (T.A.C.)
SOMMARIO: 1.1. La nozione di «metasettore» – 1.2. Materialità ed immaterialità nel-
la product offering del TAC – 1.2.1. Le fiere: baricentro della filiera della pro-
duzione immateriale – 1.2.2. Progettazione e sviluppo delle collezioni: mo-
mento cruciale della generazione del valore dell‟industria della moda – 1.2.3.
Il ruolo del punto vendita e degli agenti mediatori della conoscenza nella
produzione del valore finale del prodotto – 1.3. Il contesto economico inter-
nazionale – 1.3.1. L‟andamento del TAC da un punto di vista macroeconomi-
co – 1.3.2. Il punto di vista microeconomico e d‟impresa, tra rischi e costi
1.1. La nozione di «metasettore»
er metasettore si intende un comparto che presenta stretti
e intensi legami con altri settori, nei quali le tradizionali
separazioni merceologiche tendono progressivamente ad
attenuarsi, portando ad un crescente intreccio tra gli stessi.
Tutto ciò fa sì che le imprese debbano essere in grado di gestire conoscenze diver-
se. Alcuni esempi di questo fenomeno di compenetrazione tra settori e di progres-
«
P
Elisa RINALDI Economia e Gestione delle Imprese 7
siva attenuazione delle tradizionali separazioni merceologiche possono essere i-
dentificati nella progressiva importanza dell‟elettronica all‟interno del settore au-
tomobilistico, delle biotecnologie e della genetica nel comparto chimico e farma-
ceutico o dell‟informatica nel settore del cinema»
1
.
Ai fini della nostra analisi, anche il tessile-abbigliamento-calzature ed il
più ampio quadro della moda possono essere definiti come un vero e proprio me-
tasettore. Tale realtà raggruppa infatti un numero elevato ed eterogeneo di attività
e manufatti del tessile, abbigliamento, pelliccia, cuoio e corrisponde a una pluralità
di processi industriali, imprese e strutture di mercato.
Volendo concentrare la riflessione sulla sola porzione del TAC che trova
esito in prodotti basati su fibre tessili (escludendo quindi i manufatti interamente
o prevalentemente basati su cuoio, pelli, plastiche ecc.), è possibile ricorrere alla
rappresentazione, estremamente sintetica e schematica, che segue.
Figura 1: Le fasi della filiera del tessile
Fonte: laMMA - Test Tecnologie per il tessile
2
Dunque, non solo le attività direttamente connesse alla manifattura, ovve-
ro alla natura materiale del bene, ma anche le attività immateriali (quali i servizi di
design, la commercializzazione e la vendita all‟ingrosso e al dettaglio direttamente
legate alla produzione di tessile, abbigliamento e calzature, nonché l‟attività di
R&S) sono elementi fondamentali della catena del valore complessiva del metaset-
tore
3
. Il metasettore TAC emerge, dunque, dalla sovrapposizione ed aggregazione
1
Onetti (2007).
3
Una definizione del TAC è derivabile dalle seguenti indicazioni relative all’Unione Europea: «pur essendo
operativa la classificazione NACE riv.2, per l’analisi dell’evoluzione del settore è sempre preferibile far rife-
rimento alle serie storiche che utilizzano i codici NACE riv. 1.1. Si distinguono le sottosezioni DB- industrie
tessile e dell’abbigliamento, DC- industrie conciarie, fabbricazioni di prodotti in cuoio, pelle e similari, D.G
– fabbricazioni di prodotti chimici e di fibre sintetiche artificiali. Il macrosettore comprende dunque la lavo-
razione e la preparazione delle fibre tessili naturali sintetiche e artificiali, la produzione dei tessuti a maglia;
le attività di finissaggio (es. lavaggio, stampa, tintura, plastificazione, ecc.); la trasformazione dei tessuti in
indumenti; maglieria e intrecciati (industria dell’abbigliamento); la trasformazione dei tessuti in tappeti e tes-
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derivante di settori diversi: crescente è, ad esempio, l‟importanza del settore chi-
mico e delle nanotecnologie per il TAC ed il sistema della moda. La definizione di
metasettore conferma, in definitiva, che «no business is island», in quanto oggi la
creazione di valore richiede il coinvolgimento di una rete di soggetti che contribui-
scono anche in modo molto diverso alla creazione finale del prodotto.
Cadono, quindi, le barriere tra diverse strutture produttive, tra diversi set-
tori, nell‟ottica della creazione di un unico sistema del valore finale del bene a
maggior valore aggiunto. Un valore aggiunto che solo nel 2000, relativamente
all‟acquisto di capi d‟abbigliamento, è stato pari a livello mondiale ad 1 triliardo di
dollari, mentre oggi il mercato del tessile in generale vale già oltre 4.5 triliardi di
dollari
4
.
Figura 2: La ripartizione della spesa per l’acquisto dei capi d’abbigliamento
W.Europe; 33%
Other; 8%
Asia; 25%
N.America; 34%
Asia
N.America
W.Europe
Other
Fonte: Istituto Politecnico di Milano
1.2. Materialità ed immaterialità nella product offering del TAC
Quello realizzato ed offerto dal metasettore TAC è un prodotto complesso,
ricco di sfaccettature e al contempo sintesi dell‟apporto di diverse imprese, di filie-
re che producono aspetti materiali ma anche immateriali del valore finale del pro-
dotto. Difatti, si può dire che oggi la sfida risiede nella struttura e nelle modalità
sili per la casa, industriali e tecnici, ivi compreso il tessile tecnico; la fabbricazione di calzature»
http://eesc.europa.eu/section/ocmi/textiel/brochure/documents/3184-IT-OK.pdf)
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stesse della produzione industriale, nonché nei rapporti tra produzione materiale
e produzione immateriale, cioè tra i contenuti culturali e appunto immateriali in-
corporati nelle merci di moda.
Anche la moda è una meta-industria, poiché la produttività è direttamente
proporzionale alla capacità di elaborare e rendere la conoscenza capitale. Si po-
trebbe definire inoltre la moda come «laboratorio sociale di elaborazione culturale
del consumo», nel quale la necessità di consumo, combinandosi con i linguaggi
diffusi nella società (sia spontanei che indotti dall‟interazione del sistema comuni-
cativo e mediatico), si arricchiscono di contenuti visivi, simbolici e linguistici.
Ma se la moda sistematizza la maggior parte del valore immateriale, la
struttura alla base di tale valore è costituita ancora e pur sempre dalla filiera del
valore materiale. Si può così distinguere tra le forme di generazione del valore
proprie dell‟industria della moda e quelle tradizionalmente proprie delle semplici
produzioni tessili, dell‟abbigliamento, delle calzature e degli accessori che non in-
corporano un importante contenuto moda.
Da un punto di vista merceologico, l‟industria della moda si identifica
quindi non con la lavorazione, a un grado più o meno elevato di qualità, di una
determinata gamma di materie prime o con uno specifico insieme di tecniche di
produzione, ma con la capacità di sviluppare prodotti sempre nuovi con un forte
contenuto e in sintonia con i desideri dei consumatori
5
. La distinzione tra gli aspet-
ti materiali e immateriali del prodotto non implica una netta e rigida separazione,
in quanto proprio nell‟industria della moda si realizza un complesso intreccio tra
materiale e immateriale, attività manifatturiere ed attività di servizi.
Dunque, l‟intero TAC si configura come una filiera produttiva fortemente
integrata e con un elevato grado di complementarietà, che comprende diversi set-
tori produttivi, composti da attività manifatturiere di base – quali il trattamento
delle materie prime tessili – da attività di trasformazione industriale, fino alla di-
stribuzione e agli altri servizi avanzati.
Tutte queste attività, tra loro diverse, possono essere considerate come col-
legate dal comune obiettivo della vendita del prodotto finito. Il prodotto che arriva
al consumatore è il risultato dell‟efficienza complessiva dei diversi segmenti della
catena del valore, delle relazioni che si sviluppano tra le imprese che partecipano
Il tessile-abbigliamento-calzature (T.A.C.) in Italia, tra crisi e trasformazione 10
al processo produttivo, delle diverse filiere che producono gli aspetti materiali e
immateriali del prodotto finito.
In generale, le attività cosiddette immateriali che contribuiscono a genera-
re il valore del prodotto finale rientrano nella categoria dei servizi. Tra questi, in
relazione, al contenuto si può distinguere tra:
servizi di progettazione delle collezioni, stilisti, uomini prodotto e modellisti,
analisti delle tendenze. Queste figure rappresentano un continuum compe-
tenze e traducono idee e tendenze in materiali, strumenti operativi, processi
industriali, prodotti;
servizi al commercio quali i servizi fieristici, i servi di intermediazione degli
agenti di commercio, i servizi connessi alla realizzazione dei negozi;
servizi di comunicazione come ad esempio l‟organizzazione di sfilate,
l‟editoria, la pubblicità.
Il prodotto finale nasce così da un complesso intreccio tra aspetti materiali
e immateriali. Per determinare quanta parte del valore del prodotto sia da attribui-
re agli aspetti immateriali, è opportuno approfondire l‟analisi dei servizi fieristici,
di quelli alla progettazione delle collezioni e di quelli connessi alla realizzazione
dei punti vendita al dettaglio.
1.2.1. Le fiere: baricentro della filiera della produzione immateriale
L‟intreccio tra aspetti materiali e immateriali del prodotto trova una fon-
damentale espressione nelle fiere di settore, nelle quali la produzione non si è an-
cora realizzata e si può parlare solamente di progetti. Tali fiere rappresentano il
baricentro della filiera della produzione immateriale, essendo il principale snodo
del processo di selezione dei progetti che si tradurranno in prodotti.
Il funzionamento del mercato fieristico, in cui si confrontano i progetti,
materializzati in prototipi, campioni e collezioni da un lato, sensibilità e pro-
grammi di vendita futura dall‟altra, si sostanzia in un fitto scambio di idee ed in-
formazioni. Si può quindi affermare che la fiera rappresenti il distretto industriale
dei tempi moderni, in cui la rete di piccole imprese trova un‟occasione di crescita
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tecnologica e culturale, a dimensione globale, la quale completa quella a dimen-
sione locale.
È la fiera il luogo eletto della produzione immateriale, perché durante i
giorni della manifestazione si concentrano le presentazioni dei migliori capi di col-
lezione, i buyers più importanti che determinano i prodotti accessibili al mercato, i
momenti della comunicazione enfatizzati dall‟attenzione dedicata ai media, gli e-
venti che sono al tempo stesso strumenti promozionali e di ricerca culturale.
Il mercato fieristico, a livello nazionale e in particolare nella moda, sta at-
traversando una fase di profondi cambiamenti: privatizzazione, ampliamento de-
gli spazi espositivi, crescita nel numero di accordi tra organizzatori fieristici e tra
enti e organizzatori fieristici. I driver di questa nuova tendenza alla collaborazione
sono da ricercare anche nella crisi strutturale che il settore sta subendo, sull‟onda
dell‟aumento della concorrenza da parte dei Paesi asiatici e nel conseguente ripen-
samento del ruolo della filiera tessile italiana nello scenario mondiale.
Le fiere seguono, dunque, ma per certi versi anticipano anche le trasfor-
mazioni delle attività manifatturiere con le quali si connettono, adeguandosi alle
nuove tendenze e ai cambiamenti economici in atto: conseguentemente, gli opera-
tori fieristici scelgono una dimensione spaziale (locale, nazionale, continentale, in-
ternazionale ecc.) e si specializzano su uno o più business.
Proprio in relazione alle specializzazioni settoriali dei singoli paesi, l‟Italia
risulta di gran lunga il paese leader nella filiera pelle-calzature, mentre divide con
la Francia il primato nel tessile
6
. In tutto il quadro europeo, il TAC rappresenta
una quota rilevante del business fieristico in termini di aree fittate: complessiva-
mente, il sistema moda-persona muove in Europa circa 48.000 espositori e 1,5 mi-
lioni di visitatori, di cui circa un terzo provenienti da paesi stranieri. In particolare,
l‟Italia si segnala per il fatto che le manifestazioni internazionali sul suolo naziona-
le riguardanti il sistema moda-persona raggiungono il 17% delle aree locate sul to-
tale delle manifestazioni internazionali tenute in Italia, contro percentuali signifi-
cative ma inferiori di Francia e Spagna.
In definitiva, le manifestazioni fieristiche, da quelle iniziali dei filati e tes-
suti a quelle culminanti dell‟abbigliamento, accompagnano il processo di concre-
tizzazione del progetto in prodotto, convogliando su di esso il valore immateriale.
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Un valore che scaturisce dalla particolare natura del servizio fieristico, ossia da
quel mix di ricerca di contatti commerciali, raccolta di informazione sui trend ed
occasione di visibilità per l‟azienda.
1.2.2. Progettazione e sviluppo delle collezioni: momento cruciale
della generazione del valore dell ’industria della moda
La progettazione delle collezioni è il momento più rappresentativo e uno
snodo cruciale della generazione del valore nell‟industria della moda. La stessa
nascita dell‟industria della moda, agli inizi dell‟Ottocento, avviene quando si af-
ferma il cambiamento del ruolo del sarto da semplice esecutore dei capi richiesti
dal cliente a designer creativo e originale di capi proposti al cliente. A partire da
questo momento, l‟industria della moda si caratterizza per una continua iper-
attività innovativa.
Tuttavia, la progettazione di un nuovo prodotto richiede da un lato di
combinare il bisogno di originalità con quello di corrispondere a canoni e codici
vestimentari accettati e premiati dal mercato; dall‟altro anche di combinare i vin-
coli organizzativi e di costo imposti dalla produzione industriale. Lo sviluppo di
una collezione nasce dal complesso intreccio di input, creativi e non, complessità
che si palesa nella gestione problematica della relazione tra creativo ed industria.
Oggi, nell‟industria della moda, la progettazione di una nuova collezione
è il concentrato di un‟ampia gamma di competenze, di ruoli in continua tensione
reciproca, che si concretizza in una produzione diffusa della creatività. Il progetto
creativo, che si esprime nella presentazione di una collezione, è il risultato
dell‟interazione tra molti soggetti: lo stilista, l‟ufficio stile, i responsabili della co-
municazione, i manager responsabili della produzione materiali dei capi e quelli
del marketing, il brand manager (ruolo spesso esercitato dall‟imprenditore).
Il processo di costruzione di una collezione può essere schematizzato in
diverse fasi e seguendo due modelli, che corrispondono a due diverse forme di
organizzazione dell‟intera filiera produttiva:
il ciclo del programmato;
il ciclo del prontomoda (o fast fashion).