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Introduzione
Il Salto Cicolano è una realtà di montagna, quindi difficile e piuttosto chiusa.
Nonostante ciò il Cicolano si è storicamente caratterizzato per essere territorio di passaggio
e di confine, e quindi per essere inserito in un ampio sistema di relazioni. Appartenuto al
Regno delle Due Sicilie, costituiva via di passaggio tra l’Abruzzo e il Reatino ed era
percorso dalle vie di transumanza, principalmente quelle di lunga percorrenza che
venivano dalla Puglia e finivano sugli altopiani appenninici, ma in parte anche da quelle
minori (ad esempio quelle che mettevano in comunicazione la Valle del Salto con quella
del Turano e, da qui, verso la Campagna Romana). Di questi percorsi della transumanza
rimangono ancora tracce significative. Questo stato di cose determinava una situazione
relativamente favorevole, sebbene si tratti pur sempre di contesti di montagna. Ne è
testimonianza un patrimonio culturale e di tradizioni che si esprimeva soprattutto nelle
attività produttive primarie ed artigianali, abbastanza radicate.
Di tutto questo rimane ben poco, soprattutto per quanto riguarda il sistema di relazioni;
il Cicolano si trova ai margini della provincia; non esistono piø motivi produttivi (la
transumanza) che lo mettono in relazione con le altre realtà; i grandi sistemi infrastrutturali
l’hanno tagliato fuori.
Hanno contribuito a questo stato di cose alcuni fenomeni storici, che hanno influito
soprattutto sul sistema produttivo. Oltre al progressivo abbandono della transumanza, la
creazione negli anni ‘30 del Novecento del bacino artificiale (il lago del Salto) che ha
costituito un forte elemento di rottura: in particolare, a parte i cambiamenti del microclima
locale, esso ha comportato la scomparsa della maggior parte delle aree di interesse agricolo
della valle ed il crollo delle attività connesse. Da qui si è avviato anche un forte
spopolamento, che si è indirizzato soprattutto verso Roma, ma anche verso le aree limitrofe
dell’Abruzzo. In realtà, per quanto la realizzazione del lago sia stato un elemento
deflagrante, questa trasformazione era ormai in prospettiva, legata essenzialmente al crollo
(soprattutto a partire dagli anni ‘50) di un’economia di montagna difficile, onerosa e
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piuttosto povera. E’ proprio a partire dagli anni ‘50 che tale declino è apparso inesorabile,
con l’abbandono sia delle residenze, sia delle attività agricole e produttive prevalenti.
Attualmente la situazione è caratterizzata da una ridotta presenza di popolazione, da
una forte presenza di anziani, da un ridotto impegno nelle attività primarie ed artigianali
tradizionali, da forti pendolarismi, da un certo fenomeno di “ritorno” legato al week-end o
ai periodi di vacanza, dalla mancanza di imprenditorialità, da una progressiva carenza dei
servizi pubblici (compresa la scuola).
Sotto il profilo ambientale in senso stretto, la realtà del Cicolano non mostra
problematiche di significativa gravità, situazioni di degrado o di rischio. Le fasi di uno
sviluppo che altrove hanno visto interventi di trasformazione pesanti e molti significativi,
in grado in alcuni casi di stravolgere interi territori, sono state qui vissute in maniera
esattamente opposta attraverso l’abbandono. Dal punto di vista ambientale questo ha
significato che il Cicolano non ha mai incontrato una fase di forte trasformazione
territoriale e degrado. La costituzione dell’area industriale di Borgorose non ha comportato
nessun impatto ambientale particolarmente gravoso. Il problema dell’inquinamento del
lago del Salto appare definitivamente risolto.
Rimane il fatto che il patrimonio ambientale è ancora notevolmente integro. Anzi si va
incontro all’inselvatichirsi di diverse aree (in particolare quelle boscate) soprattutto in
relazione all’abbandono delle attività produttive antropiche di montagna, cui corrispondeva
anche una sorta di manutenzione del patrimonio naturale (bosco e pascolo ad esempio).
Questo appare per molti versi un’opportunità da cogliere.
Questo lavoro nasce dall’esigenza di scoprire l’identità culturale e territoriale del Salto
Cicolano. Una zona montana così piccola, aspra, irregolare, difficile, solitaria, povera,
orgogliosa, testarda, eppure così bella e suggestiva, con i suoi valori di solidarietà, rispetto,
laboriosità, parsimonia, frugalità, ordine morale che ha visto svanire nel tempo le strutture
socio-economiche tradizionali senza vederne sorgere delle nuove.
Uno dei problemi provocati dalla globalizzazione dell’economia e dai mezzi di
comunicazione di massa è senza dubbio la perdita di ‘identità culturale locale’. L’identità
culturale di una popolazione è componente imprescindibile di uno sviluppo sostenibile del
territorio; di un territorio inteso come sintesi dinamica tra valenze ambientali, attività
umane e cultura delle popolazioni locali.
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E’ difficile studiare un territorio non conosciuto e non adeguatamente valorizzato a
cominciare dagli stessi abitanti che spesso ne ignorano la ricchezza. E in quest’ultimo caso
si inserisce la scrivente, che da sempre ha avuto un rapporto contrastato con questa terra,
che in un certo qual modo ha sempre tentato di rifiutare, non volendoci abitare perchØ sa
cosa vuol dire convivere con una montagna isolata, perchØ essa stessa fa parte di quella
generazione che vuole partire e che vuole trovare altrove il suo futuro, perchØ pensa che sia
piø facile e piø gratificante. Ma crede anche che il raggiungimento di una vera
consapevolezza delle proprie radici e la conoscenza del proprio territorio possano costituire
basi fondamentali per costruire una vita. PerchØ dalla conoscenza possono scaturire nuove
idee e da esse si possono realizzare nuovi progetti, creare nuove opportunità, che
costituiscono elementi di sviluppo indispensabili, per tentare di valorizzare un ambiente
quasi sempre dimenticato. Sarà stato anche questo conflitto interiore che mi ha spinto a
voler realizzare uno studio di ricerca approfondito su questo territorio, come lavoro finale
del mio percorso di studi. Tesi nata dall’esigenza quindi di conoscere gli aspetti salienti
che caratterizzano il Cicolano durante tutti i periodi storici attraverso lo studio del suo
paesaggio, in quanto forma visibile del vivere e dell’operare dell’uomo nel territorio, delle
dinamiche demografiche, delle attività economiche svolte, del suo patrimonio culturale e
tradizionale. La stessa Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 2000) afferma del
resto che “… il termine paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è
percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e
dalle loro interrelazioni”.
E’ indispensabile precisare i caratteri e i limiti di questa ricerca di difficile
elaborazione, poichØ i documenti a disposizione non sono stati molti. Molti erano testi di
carattere storico, indispensabili certo per comprendere l’evoluzione di questo territorio. A
tal riguardo, tra le piø significative un posto importante va riservato, ancora oggi, ad un
secolo di distanza, alle “Memorie storiche della regione equicola, ora Cicolano” di
Domenico Lugini, edita nel 1907: un compendio organico e compiuto del Cicolano inserito
nel piø ampio contesto della storia italiana. Lettura assolutamente primaria e irrinunciabile
per chiunque voglia conoscere la storia di questo territorio.
Oltre ai testi storici, la ricerca si è avvalsa della consultazione di testi e materiali di
varia natura, per esempio pubblicazioni di atti convegni storici e culturali, materiali di
fonte orale riguardo la costruzione della diga, pubblicazioni della Camera di Commercio e
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della Provincia di Rieti, tutti reperibili presso la Biblioteca Provinciale di Rieti, l’archivio
storico del Monastero di Santa Filippa Mareri di Borgo San Pietro nonchØ presso le
biblioteche dell’Università Sapienza di Roma e della Società Geografica Italiana.
Interessante è stato trovare l’articolo del “Bollettino della Società Geografica Italiana” sul
Cicolano del Riccardi (1955) e nella “Rivista abruzzese di scienze, lettere e arti”
dell’Almagià (1909) reperito quest’ultimo nella Biblioteca Provinciale di Rieti.
Presso il Monastero, in particolare, è stato possibile anche visionare il Museo dove
sono custodite le foto storiche riguardo la creazione del bacino artificiale del lago Salto.
Bisogna invece denunciare il mal funzionamento delle biblioteche scolastiche del
Cicolano, perchØ non sufficientemente attive e non ben fornite. Altre foto sono state
reperite presso il comune di Pescorocchiano e il comune di Petrella Salto.
Per ricerche mirate sull’ambiente e sugli aspetti geomorgologici si è avuta la possibilità
di consultare e in alcuni casi di ottenere del materiale cartaceo e multimediale da parte
degli uffici della VII Comunità Montana del Salto Cicolano e delle Riserve Naturali delle
Montagne della Duchessa e dei Monti Navegna e Cervia. A tal riguardo, si deve ringraziare
anche il prof. Ernesto Centamore del Dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza
che le ha fornito una sua pubblicazione sulla tettonica e sedimentazione nella Media Valle
del Salto.
Pubblicazioni scientifiche riguardo aspetti della vita pastorale e contadina della Valle
del Salto sono stati gentilmente concessi dall’Assessorato all’Agricoltura della Provincia di
Rieti. Un motivo di sorpresa è scaturito dal reperire un libro costituente il seguito di una
tesi di dottorato dedicata alla definizione e allo studio delle strutture agrarie del territorio
sabino tra l’antichità e l’alto medioevo della dott.ssa Elvira Migliario dell’Università di
Trento, nella quale si attesta la funzionalità dei percorsi di transumanza che mettevano in
comunicazione la Sabina meridionale con la Valle del Turano e la Valle del Salto, nonchØ
l’esistenza di una serie di sentieri d’alta quota che collegavano il Cicolano e l’Amiternino
aquilano.
La biblioteca dell’ISTAT di Roma è stata fondamentale per consultare e reperire i dati
riguardo i censimenti della Popolazione, dell’Agricoltura e per trovare dati statistici
riguardo l’emigrazione. In quest’ultimo caso è stata utile anche la disponibilità dell’Istituto
Comprensorio di Borgorose che ha fornito dati interessanti sul fenomeno dell’emigrazione
che sta coinvolgendo anche questa zona montana.
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Utile è stata la partecipazione alla Biennale del Paesaggio, svoltasi a Rieti nell’aprile
del 2009, manifestazione nella quale è stato possibile partecipare ai vari convegni, alle
tavole rotonde, incentrate sugli strumenti di pianificazione paesistica e sui progetti per lo
sviluppo degli ambienti rurali, ai workshop sulle Agende 21 locali, alle esposizioni
fotografiche e ai documenti filmati ed è stato possibile reperire materiale riguardo
l’architettura del paesaggio della Provincia.
Consapevole che non si può scrivere e raccontare di un territorio senza almeno vederlo
e conoscerne le persone, sono stata spinta a visitare qualche luogo caratteristico, come le
Grotte di Val dè Varri, da alcuni anni aperte al pubblico per escursioni guidate e alcuni
centri storici, come la suggestiva Petrella Salto e la sua Rocca e il centro storico di Corvaro
di Borgorose. Rilevante è stato il parlare quotidiano con le persone del borgo, gli anziani
che sono gli archivi viventi dei nostri antichi modi di essere, amare e sacrificarsi,
rapportarsi ‘umanamente’ con la natura e con i suoi elementi. Dialogando con loro, senza
imporre domande, ma ascoltandoli come se si sfogliasse un meraviglioso libro di storie,
perchØ è dalla semplicità dei loro racconti di vita fatta di stenti, simili a tanti coetanei e
compaesani, si comprende cosa significhi la fame, il duro lavoro, perchØ solo raramente
hanno potuto godere di alcune piccole gratificazioni e che forse, oggi, abbiamo perso l’uso
di apprezzare.
L’obiettivo che si è voluto perseguire è stato quello di carpire l’identità culturale e
territoriale di questo ambiente montano. E’ importante che la comunità locale ne diventi la
prima consapevole, perchØ solo così può salvaguardare e promuovere il proprio patrimonio
socio-culturale e ambientale mantenendo nel tempo la propria identità locale.
Credo che questa identità sia rappresentata dalla civiltà contadina, che aveva le sue
fondamenta nell’attività agro-pastorale, nella comunità del paese, che coincideva con la
parrocchia, con la grande famiglia. Un mondo in cui le scuole erano rare e sotto-stimate, un
mondo in cui i maestri, i medici, i parroci, arrivavano a dorso di mulo, un mondo dove i
ragazzi, vivendo gomito a gomito in un rapporto serrato fra diverse generazioni, in spazi
spesso ridottissimi, apprendevano e sperimentavano quotidianamente, nella vita di tutti i
giorni, i valori della solidarietà, della tolleranza, del rispetto, della frugalità, della
laboriosità del gusto delle poche cose che, con molta fatica si avevano a disposizione.
Credo che questa identità sia rappresentata dalla terra, dai monti che circondano il
territorio, dal Fiume Salto che lo attraversa, dai boschi fitti, dai campi arati, dalle strade
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che arrampicavano fino ai villaggi piø arroccati e le case isolate sorte proprio lì, dove la
distanza fra l’aratro e il terreno da coltivare è di pochi metri. Uno spettacolo incantevole
costruito dalla natura e dall’uomo, artefici del capolavoro, continuamente alleati e
avversari in una battaglia gravida di fatiche e di conquiste, di disastri imprevisti e
prevedibili, di errori e di intuizioni geniali.
Uno spettacolo che si chiama Salto Cicolano; un paesaggio che si tocca, che si annusa,
che si guarda, che si gusta, che si ascolta, un paesaggio plasmato dalla gente che lo abita e
dall’ambiente che lo arricchisce. E’ un paesaggio che somiglia a un bene prezioso
trascurato in qualche cassetto, ma che può diventare un formidabile laboratorio di progetti
e di idee affinchØ venga finalmente valorizzato.
La mia piø sincera gratitudine va alla prof. Tiziana Banini, che non solo mi ha guidata
nella ricerca del materiale per la realizzazione di questo lavoro, ma che con la sua
competenza e la sua pazienza mi ha aiutata a interpretarlo e a utilizzarlo, iniziandomi al
difficile compito della ricerca.
Un ringraziamento particolare va al prof. Gino De Vecchis per la sua preziosa
collaborazione.
Un grazie particolare anche alle suore francescane del Monastero di Santa Filippa
Mareri di Borgo San Pietro che sono state così cortesi a farmi visionare l’archivio storico e
il Museo.
Ringrazio infine tutti i docenti del corso di Laurea Magistrale in Gestione e
Valorizzazione del Territorio per avermi accompagnata in questo percorso di studi così
ricco e complesso.
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CAPITOLO I
IL TERRITORIO DEL CICOLANO
1.1 Il Cicolano: un territorio complesso
Situato nell’Alto Lazio, ai confini con l’Abruzzo, il territorio del Cicolano si estende
per circa 52.000 ettari di superficie. Il perimetro, lungo 376 km, racchiude sette comuni –
Borgorose, Concerviano, Fiamignano, Marcetelli, Pescorocchiano, Petrella Salto e Varco
Sabino – la cui popolazione si distribuisce in oltre 120 frazioni (Comunità Montana Salto -
Cicolano, 2001).
Fig. 1.1 - Carta tematica del territorio amministrato dalla VII Comunità Montana Salto-Cicolano.
Fonte: www.saltocicolano.it
L’intero territorio è amministrato dalla VII Comunità Montana Salto - Cicolano
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raggiungibile con l’autostrada Roma – L’Aquila (A 24) e con la Strada Statale Salto –
Cicolano (SS n. 578) che percorre l’intero territorio per 70 km. Le strade provinciali si
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Delimitata con L. R. n. 16 del 2 maggio 1972.