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I CAPITOLO
IL SIMBOLISMO DEL PELLEGRINAGGIO
1.1 IL PELLEGRINAGGIO COME CONDIZIONE RELIGIOSA
D ELL ’HOMO VIATOR
Un aspetto importante ed imprevisto nel processo di secolarizzazione del nostro
tempo è proprio la riscoperta di antiche forme spontanee di religiosità popolare,
istituzionalizzate come il pellegrinaggio
1
, attraverso le quali gli uomini tentano di
soddisfare le domande di senso generate dagli eventi della vita
2
. La religiosità popolare ha
1
DE CHARDIN P. T., La scienza di fronte a Cristo, Verona, Gabrielli, 2002, p. 127. «La Religione ha per
molto tempo impregnato, senza distinzione di piani, un insieme psicologico complesso dal quale si sono
successivamente staccate, con i loro metodi e i loro esiti particolari, la Scienza sperimentale, la Storia, la Vita
civile [...]. Ma non necessariamente il bisogno di assoluto […] si è dissipato nel corso di questa
differenziazione. Basta, come diremo, osservare con spirito imparziale il mondo attuale, e più in particolare
la crisi che sta attraversando, per convincersi del contrario». Catechismo della Chiesa Cattolica, Città del
Vaticano, 2003, n. 1674-1675-1676. «Il senso religioso del popolo cristiano, in ogni tempo, ha trovato la sua
espressione nelle varie forme di pietà che accompagnano la vita sacramentale della Chiesa, quali la
venerazione delle reliquie, le visite ai santuari, i pellegrinaggi […] La religiosità popolare, nell‟essenziale
risponde ai grandi interrogativi dell‟esistenza.». Secondo il Robertson il pellegrinaggio rappresenta una
risposta alla destrutturazione della personalità che condiziona l‟uomo nell‟era della globalizzazione.
ROBERTSON R., Globalization: social teory and global culture, Londra, Sage, 1992, pp. 32-39. Inoltre, il
Demarchi definisce la religiosità popolare come «[…] composizione di orientamenti spontanei suggeriti dalla
natura dell‟uomo, con filoni di esperienze rituali localmente consolidate e con insegnamenti di autorità
teologiche e pastorali stimate, discusse e perfino temute». DEMARCHI F., „Religiosità popolare‟, in
Dizionario di sociologia, Cinisello Balsamo, Paoline, 1992, p. 1750. Per il Prandi, invece, la dimensione
popolare della religiosità risponde «al desiderio dell‟uomo di allacciare con il divino dei rapporti più
semplici, più diretti, più immediatamente redditizi». PRANDI C., Religioni e classi subalterne, Roma,
Coines, 1977, p. 179.
2
CONCILIO VATICANO II, Costituzione Pastorale sulla chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et
Spes, n. 10. «[…] diventano sempre più numerosi quelli che si pongono o sentono con nuova acutezza gli
interrogativi capitali: cos‟è l‟uomo? Qual è il significato del dolore, del male, della morte, che malgrado ogni
progresso continuano a sussistere? Cosa valgono queste conquiste a così caro prezzo raggiunte? Che reca
l‟uomo alla società, e cosa può attendersi da essa? Cosa ci sarà dopo questa vita?». Inoltre, Giovanni Paolo II
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un suo linguaggio specifico e articolato che si esprime nella gestualità; molto diffusa nel
mondo e presente in tutte le religioni, cresce in forma proporzionale rispetto ai processi di
modernizzazione
3
. Fondamentalmente il pellegrinaggio può essere definito come la
conseguenza immediata di una condizione costitutiva dell‟uomo, un fatto permanente della
sua natura che lo rende ontologicamente pellegrino
4
: egli, sempre proteso verso esperienze
nuove, interrogandosi continuamente sui grandi misteri dell‟esistenza, si muove per
conoscere
5
.
La mobilità umana in quanto fenomeno tipico di popoli e culture di ogni epoca,
attuata secondo tempi, luoghi e modalità diverse è considerata in ambito antropologico e
psicologico un‟importante chiave interpretativa; inoltre, al di là del semplice movimento
fisico, manifesta la presenza di una istanza profonda, primordiale ed ultima, tale da indurre
gli uomini a considerare la propria vita come un cammino alla ricerca di una realtà nuova
ed appagante; senza dubbio, si può quindi affermare che la tensione alla mobilità ha le
ha precisato: «[…] egli va alla ricerca di una illusoria libertà al di fuori della stessa verità […] nella
profondità del suo cuore permane sempre la nostalgia della verità assoluta e la sete di giungere alla pienezza
della sua conoscenza. Ne è prova eloquente l‟inesausta ricerca dell‟uomo in ogni campo e in ogni settore. Lo
prova ancor più la sua ricerca sul senso della vita […]». GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica a tutti i
vescovi della chiesa cattolica circa alcune questioni fondamentali dell‟insegnamento morale della Chiesa,
Veritatis Splendor, nn. 1-2, Roma, 6 agosto 1993.
3
DUPRONT A., Il sacro. Crociate e pellegrinaggi, linguaggi e immagini, Torino, Bollati Boringheri, 1993,
p. 44. «[…] non è un corpo dottrinale né un‟istituzione ecclesiale, né, infine un‟etica […]». Per un maggiore
approfondimento del fenomeno religioso consultare i seguenti autori: DEMARCHI F. e altri, La Sacra terra.
Chiesa e territorio, Rimini, Guaraldi, 1995; CESAREO V . e altri, La religiosità degli italiani. Indagine sulle
tipologie religiose e culturali degli italiani, Milano, Mondatori, 1995.
4
ELIZONDO V ., Il pellegrinaggio, un rituale permanente dell’umanità, in “Concilium”, XXXII, (1996), n.
4, pp. 11-15. «Il rituale e il mistero del pellegrinaggio sono così consistenti in tutta la storia dell‟umanità,
indipendentemente dai cambiamenti e dai progressi fatti dalle civiltà, che esso sembra quasi radicato negli
stessi geni biologici che costituiscono la nostra umanità!». Il Carrasco afferma che «Questo carattere di
pellegrinaggio della vita umana è riflesso nella parola tibetana indicante una creatura vivente, umana e non
umana, “groba” che significa “uno che va” […]. La manifestazione e l‟esperienza di intraprendere un viaggio
sacro ha accompagnato la formazione e il rinnovamento dell‟ordine sociale lungo tutta la storia umana ed in
ogni parte del globo […]. Il pellegrinaggio […] è una manifestazione persistente di tutte le religioni
attraverso la storia». CARRASCO D., Coloro che intraprendono un viaggio sacro. Le forme e le diversità dei
pellegrinaggi, in “Concilium”, XXXII, (1996), n. 4, pp. 30-31. Su questo punto, vedi pure CANTA C. C.,
Sfondare la notte, religiosità, modernità e cultura nel pellegrinaggio alla Madonna del Divino Amore,
Milano, Franco Angeli, 2004, p. 19.
5
ELIZONDO V. , Op. cit., p. 12. «Inoltre più conoscenza, scienza ed informazione possediamo e maggiore è
la ricerca spirituale di un significato ultimo; più ci sottoponiamo all‟analisi psicologica e alla psicoterapia e
più grande si fa la ricerca spirituale di penitenza e purificazione; più la scienza medica si perfeziona e
maggiore si fa la ricerca di miracoli».
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proprie radici essenzialmente nella natura stessa dell‟uomo
6
. Di fatto il pellegrinare umano
non è una scelta eroica tra diverse opzioni di vivere, ma semplicemente ricerca di direzione
lungo il cammino della propria esistenza, frutto di una precisa decisione interiore
attraverso la quale l‟uomo sceglie di orientare il proprio vissuto verso una meta finale, il
cui raggiungimento giustifica e consacra qualunque sforzo o sacrificio:
“L’importante, ciò che anima il cammino e dà significato alla ricerca, è vivere il
fatto che c’è una meta: […] un luogo appartenente ad altro contesto, provvisto di
quella fondamentale differenziazione che si dirà globalmente sacrale”
7
.
Il pellegrinaggio è anche un‟esperienza di dialogo capace di operare tra gli uomini
una sorta di comunione rendendoli tutti uguali e bisognosi d‟aiuto, superando qualunque
distinzione economica, sociale, culturale o religiosa, ampliando ed arricchendo i limiti di
una visione spesso personalistica del mondo
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; la fatica del cammino, la rinuncia alle
comodità e l‟abbandono delle proprie abitudini, si trasformano in svuotamento del proprio
io, in espiazione e purificazione; lungo il percorso il pellegrino affronta un vero e proprio
atto di rinascita, in cui ritrova le sue autentiche origini aprendo il proprio essere al mondo
6
Cfr. CEI, COMMISSIONE ECCLESIALE PER LA PASTORALE DEL TEMPO LIBERO, TURISMO E
SPORT, Venite saliamo sul monte del Signore (Is 2, 3), Il pellegrinaggio alle soglie del terzo millennio, nota
pastorale, 1998, n. 4. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2647. «L‟uomo è naturalmente proteso alla verità
[…]».
7
DUPRONT A., Op. cit., pp. 45-47. Un ulteriore elemento dell‟essere pellegrino è il sentirsi «straniero […]
per il fatto che se ne parte da casa sua e in generale va molto lontano, alla ricerca di un‟altra terra da
attraversare o dove sostare». Inoltre, secondo il Carrasco, «Uno degli studi più riusciti sullo svolgimento di
un pellegrinaggio fu fatto dall‟antropologo Victor Turner, la cui opera sulle tradizioni di pellegrinaggio
africane, messicane, musulmane, cristiane ed altre ancora, rivela un numero di caratteristiche in comune
nonostante le numerose differenze. Gli esempi diffusi di pellegrinaggi evidenziano che quasi tutti si
conformano, in qualche misura, a tre fasi tra loro in relazione di 1) separazione da uno status quo spaziale,
sociale e psicologico e passaggio a 2) uno spazio posto ai margini o liminare e ad una serie di relazioni
sociali all‟interno delle quali ha luogo una teofania che comporta un profondo senso di comunità, che di
solito conduce il pellegrino a 3) rientrare nella società come un essere cambiato e rinnovato». CARRASCO
D., Op. cit., p. 33.
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ELIZONDO V ., Op. cit., pp. 11-15. «La natura stessa del pellegrinaggio fa sì che spariscono le divisione
sociali ordinarie poiché la grande diversità dei pellegrini riconosce un legame comune che si trova
nell‟esperienza unificante del pellegrinaggio». Il Pontificio Consiglio della Pastorale dei migranti e degli
itineranti sottolinea come «La Chiesa apprezza la povertà del monaco pellegrino buddista, la via
contemplativa del Tao, l‟itinerario sacro a Benaries dell‟Induismo, il pilastro della peregrinazione del
musulmano e ogni altro itinerario verso l‟assoluto e verso i fratelli, essa si unisce a tutti coloro che in modo
appassionato e sincero si dedicano al servizio dei deboli, dei profughi, degli esuli, degli oppressi,
intraprendendo con costoro un pellegrinaggio di fraternità». PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA
PASTORALE DEI MIGRANTI E DEGLI ITINERANTI, Il pellegrinaggio nel Grande Giubileo del 2000,
Città del Vaticano, 25 aprile 1998, nn. 9-10.
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esterno. Se la ricerca del Divino è il punto di partenza e l‟inizio di ogni esperienza di fede e
la carità è in sé la virtù più utile, la speranza è tuttavia la virtù primaria per l‟homo viator
nel suo pellegrinare terreno
9
: solo il Vangelo permette, da sempre, di armonizzare e
ordinare i molteplici aspetti della complessità umana
10
. Non c‟è nessuna avventura della
vita che non parta da ciò che abbiamo ricevuto: la vita, la casa, l‟affetto, la lingua, la fede e
le forme religiose con cui s‟esprime. Questa è la nostra umanità e la sapienza che ci è
donata.
Tutto il cammino che potremmo fare nell‟esistenza sino alla vetta del Mistero di
Dio o alla dedizione sconfinata verso il fratello bisognoso, è indissolubilmente legato alla
personale adesione a quel dato originario, chiamato tradizione, memoriale della dignità
umana, in cui si strutturano valori e significati della vita
11
.
1.2 IL SIGNIFICATO TEOLOGICO DEL PELLEGRINAGGIO
Nella religione cristiana il pellegrino è una figura carica di forte simbologia: egli
rappresenta coloro che prendendo coscienza progressivamente del carattere finito e
precario dell‟ esistenza umana vivono il loro tempo in una nuova dimensione; provocati
interiormente ad un continuo divenire per poter in qualche modo essere, optano per un
9
I Corinzi 13, 13. BEOZZO J. O. Gli immigrati poveri, in “Concilium” XXXII, (1996), n. 4, p. 108. «La fede
che preferisco, dice Dio, è la speranza. La piccola speranza avanza tra le due sorelle grandi e non si nota
neanche. Sulla via della salvezza, sulla via carnale, sulla via accidentata della salvezza, sulla strada
interminabile, sulla strada tra le due sorelle grandi, la piccola speranza avanza […]. E in mezzo tra le due
sorelle grandi ha l‟aria di lasciarsi tirare come una bimba che non avesse la forza di camminare. […] in realtà
è lei che fa camminare le altre due. È lei che tira. E che fa camminare tutti quanti».
10
PAOLO VI, Esortazione Apostolica sull‟impegno di annunziare il Vangelo, EVANGELIUM NUNTIANDI, 8
dicembre 1975, n. 20. «[…] Il Vangelo, e quindi l‟evangelizzazione, non si identificano certo con la cultura, e
sono indipendenti rispetto a tutte le culture. Tuttavia […]. La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il
dramma della nostra epoca […] Esse devono essere rigenerate mediante l‟incontro con la buona novella
[…]». Infatti, afferma Benedetto XVI: «[…] La missione della Chiesa è quella di “contagiare” di speranza
tutti i popoli […] Essa, germe di speranza per vocazione, deve continuare il servizio di Cristo al mondo».
BENEDETTO XVI, Messaggio in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, 29 giugno 2009.
11
GIUSSANI L., Il rischio educativo, Bergamo, Rizzoli, 2005, p. 58. «La santità è abbracciare gli uomini e
le cose trasformando questo in cammino e in grido, un grido che proclama come la sostanza di tutto sia
Cristo, come quell‟abbraccio sia Suo e non nostro».
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vissuto concreto in cui far emergere il senso ultimo ed autentico della vita
12
. Le vicende
liete e tristi di ogni giorno, fino ad ora passivamente vissute e banalmente protocollate
nell‟ordinarietà del quotidiano vivere, divengono significanti punti di un più grande
disegno preparato e voluto da Dio stesso affinché l‟uomo realizzi in pienezza la sua
altissima vocazione
13
. Pertanto, ragione ultima dell‟umano pellegrinare è senza alcun
dubbio la ricerca di senso nella propria esistenza terrena che spesso appare
drammaticamente illogica e vuota; l‟uomo scruta l‟orizzonte inseguendo verità ultime su
cui fondare e discernere scelte e progetti di vita e garantirsi, nell‟incertezza del domani, la
speranza di una sicura salvezza, che per il discepolo di Cristo è la vita eterna
14
.
12
Cfr. PHILBERT P., Pellegrinaggio verso la pienezza. Immagine dell’esistenza cristiana, in “Concilium”,
XXXII, (1996), n. 4, pp. 112-128. Vedi pure Gaudium et Spes, n. 22. Interessante risulta essere la spiegazione
che il Canta offre in merito al termine “pellegrino”: «[…] deriva dall‟espressione latina peregrinus, che ha
una duplice radice: per ager, vale a dire “attraverso i campi”, e per eger, cioè “passaggio di confine o
frontiera”; la locuzione peregrinus quindi assume una duplice accezione: chi oltrepassa un confine, come lo
straniero e il viandante, e chi si sposta attraverso i campi. Solo in seguito acquisisce una valenza religiosa,
indicando coloro che si pongono in cammino alla ricerca del sacro». CANTA C. C., Op. cit., p. 39.
13
GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica, Evangelium Vitae, Roma, 25 marzo 1995, n. 2. «L‟uomo è
chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste
nella partecipazione alla vita stessa di Dio […]». La fatica di ricercare e cogliere l‟unitarietà di ciò che nella
vita quotidiana può apparire episodico e casuale rappresenta una tappa indispensabile nella costruzione e
nell‟autodeterminazione della propria identità. Di fatti, scrive il Post: «Varie funzioni compensatorie giocano
un ruolo indubbiamente importante qui: il passato, un rituale tradizionale come il pellegrinaggio, offre una
presa in una esistenza (post)moderna, frenetica, ed estremamente predeterminata ed in minima parte
sorprendente o emozionante, ma offre una presa anche per un‟esistenza che ha diminuito la sua qualità
riguardo all‟identità e alle relazioni interpersonali, o che è diventata folle o che è diventata confusa […]».
POST P., Il pellegrinaggio moderno, in “Concilium”, XXXII, (1996), n. 4, p. 27. In questo senso il Canta
precisa che «Da un‟ottica sociologica il pellegrinaggio può essere considerato come un “fatto totale”; esso
mette in moto tutte le facoltà senso motorie del soggetto, la vista, l‟udito, il movimento, che vengono esaltate
dalla relazione collettiva, che nel pellegrinaggio religioso rappresentano un legame fortissimo […]». CANTA
C. C., Op. cit., p. 35. Inoltre, per il Bauman, «La destinazione, lo scopo del pellegrinaggio della vita dà forma
all‟informe, trasforma il frammentario in un intero, dà continuità a ciò che è episodico […]». BAUMAN Z.,
La società dell’incertezza, Bologna, Il Mulino, 1999, pp. 33-34. Infine, il Philbert osserva come negli uomini
ci sia «[…] una sempre maggior consapevolezza popolare della vita come di un viaggio contrassegnato da
significativi stadi di sviluppo, passaggi, transizioni, crisi ed eventi che sono pietre miliari […]». PHILBERT
P., Op. cit., p. 118.
14
CEI, COMMISSIONE ECCLESIALE PER LA PASTORALE DEL TEMPO LIBERO, TURISMO E
SPORT, Op. cit., n. 11. «Il nostro pellegrinaggio ha, perciò, un termine trascendente, consapevoli come siamo
di essere quaggiù stranieri e ospiti, ma destinati ad essere lassù concittadini dei santi e familiari di Dio». 1 Pt
2, 11. «Carissimi, vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra
all‟anima»; Eb 11, 13. «Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, […]
dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra». Vedi anche Catechismo della Chiesa Cattolica, n.
1013, 1419, 2691.