2
Introduzione
L‟emigrazione è un fenomeno che ha da sempre interessato o-
gni società, e si caratterizza sullo spostamento di una porzione
di popolazione dal proprio luogo di origine verso un altro luo-
go. Le condizioni che hanno spinto e che tutt‟ora portano a tale
cambiamento e spostamento sono varie e per lo più dipese da
fattori sociali ed economici. Nello specifico ci sono emigrazio-
ni attuate per motivi culturali o dettate dalla necessità di cercare
altrove una condizione di vita più idonea alle necessità perso-
nali o collettiva. Tale fenomeno nel corso della storia ha cam-
biato aspetto e mutato contenuto. Così osservata, l‟emigrazione
risulta avere un aspetto diacronico e mutevole mantenendo co-
me unica caratteristica del suo procedere, la totale conforma-
zione con la società e la cultura in atto
In questo contesto negli ultimi decenni è emersa una figura
nuova, quella dello scrittore migrante inserito per diritto di na-
scita nel filone della letteratura della migrazione. A differenza
delle passate esperienza proprie degli scrittori europei che du-
rante i secoli scorsi viaggiavano e annotavano pensieri e opi-
nioni creando opere del tutto nuove nel panorama letterario,
questi nuovi scrittori sono caratterizzati dalla loro condizione di
migranti provenienti dai paesi considerati terzo mondo o in via
di sviluppo. Le prime esperienze che hanno avuto luogo in Ita-
lia risalgono agli anni ‟90 del 1900, e sono caratterizzate dalla
volontà dello scrittore migrante di raccontare la propria espe-
rienza migratoria e il tentato inserimento nella società italiana.
Questi, i figli della decolonizzazione hanno la volontà e il desi-
3
derio di riappropriarsi della cultura che le è stata tolta e che
molto spesso è stata sostituita da quella delle potenze europee
impegnate nella colonizzazione del sud del mondo. Uomini e
donne di cultura che sentono la necessità estrema di affermarsi
in una società che per troppo tempo gli è stata negata. Oggi più
che mai lottano in nome di un preciso riconoscimento come
cittadini del mondo con gli stessi doveri e diritti, cercando di
togliere finalmente la obsoleta divisione in cittadini di classe A
e cittadini di classe B. Inoltre più che mai essi sentono la ne-
cessità di presentarsi come scrittori con lo stesso riconoscimen-
to che hanno gli scrittori occidentali. Questi scrittori vivono tra
due mondi, ed è proprio per questo che possiedono
l‟esperienza di entrambi i punti di vista, riuscendo a cogliere in
questo modo particolari che solo chi vive in una condizione del
genere può fare. Le opere prodotte in questo filone hanno in
comune il senso di appartenenza ad una società umiliata e ferita
dalla colonizzazione e dal razzismo, il senso di rivalsa, la ne-
cessità di affermazione e la speranza che un giorno il mondo
possa davvero essere libero e aperto alle differenze e alle ric-
chezze che da esse derivano. Visto in questa ottica, questo nuo-
vo filone potrebbe apparire come l‟unico mezzo di rivalsa, ma
al contrario questa nuova esperienza è alla base della nascita di
una cultura creola e meticcia capace di impiegare e sfruttare a
pieno più lingue, registri e culture.
I primi prodotti culturali e letterari che hanno iniziato a circola-
re in Italia sono ad opera degli scrittori migranti di prima gene-
razione, caratterizzanti perché;
Essi portano con sé e comunicano l‟esperienza di chi ha vissu-
to, e continua a vivere nella memoria la prima parte della pro-
4
pria esistenza altrove, un altrove che era, e rimane, comunque
patria, e la seconda parte la vive da qualche anno in una nuova
lingua […] Perché il primo resta sulla riva del paese passato e
l‟altro cresce sulla costa ancora ignota del paese del dopo
1
.
Per chi intende studiare e capire a pieno il vero senso della let-
teratura della migrazione è bene che sappia, specialmente se si
tratta di uno studioso euro-occidentale, che la prima operazione
che deve attuare su di sé e sulla propria coscienza/conoscenza è
quella di abbandonare l‟eurocentrismo proprio della nostra cul-
tura e il senso nazionalista più estremo. Inoltre deve avere la
piena consapevolezza che questi scrittori della migrazione,
Non appartengono a una, a due o a più nazioni, ma, per quelli
della generazione di prima ondata, appartengono alla rete delle
relazioni formata dalla migrazione trans mondiale e a una nuo-
va forma di cultura. Quella della creolizzazione planetaria.
2
In un panorama ricco di volti e storie di tutti i colori e di tutte le
lingua, in questo lavoro ho deciso di concentrarmi nello studio
e nell‟analisi dei testi dello scrittore italo-senegalese Pap
Khouma, riconosciuto come il fondatore insieme al tunisino
Salah Methnani, del filone della letteratura della migrazione
italiana,con l‟opera Io venditore di elefanti, una vita per forza
fra Dakar, Parigi e Milano, scritta in italiano nel 1990 con la
collaborazione del giornalista Oreste Pivetta e edita a Milano
da Garzanti editore.
Ho intrapreso questa strada, apparentemente semplice perché
già tracciata, per molte ragioni ma una più di tutte mi ha spinto
1
A. GNISCI, Creolizzare l’Europa: Letteratura & migrazione, Roma, Mal-
temi, 2003.
2
Ivi
5
verso questa decisione e si tratta dell‟assoluta necessità di par-
lare e diffondere una tematica che fa da nucleo all‟ultima opera
dello scrittore, Noi italiani neri, storie di ordinario razzismo
3
. In
quest‟opera Pap Khouma racconta alcune storie che hanno co-
me protagonisti i “nuovi” cittadini italiani di pelle nera, figli di
immigrati nati in Italia o neri di origine africana residenti in
Italia da molti anni, i quali molto spesso sono vittime di atti
discriminatori e razzisti, vivendo la loro vita molto spesso da
emarginati pronti costantemente a doversi difendere di fronte
ad accuse del tutte infondate e diffamatorie.
Perché risulta centrale e necessario parlare di questo argomento
oggi, è del tutto palese. Infatti ogni giorno possiamo assistere
ad atti discriminatori rivolti a questi uomini e queste donne, ma
anche perché oggi più che mai la società italiana e la sua in-
formazione mediatica e la classe politica è colpevole della dif-
fusione di stereotipi banali e pericolosi che provocano paura e
odio per chi fisicamente è diverso, creando una spaccatura cul-
turale e sociale alla quale sarebbe bene opporsi.
Oggi, nel 2011, in una società presumibilmente globalizzata e
aperta a nuovi mondi e culture è impensabile rimanere inermi
di fronte a tali brutalità sociali ed umane. Nessuno più, può e
deve rimanere in silenzio davanti al razziamo, una piaga che
doveva esser stata rimossa molti anni fa, quando questo aveva
dato i suoi peggiori frutti, culminando con la shoah e lo stermi-
nio degli zingari in tutta Europa, per non parlare poi della colo-
nizzazione in tutta l‟Africa e in Sud America e dell‟ apartheid
3
P., KHOUMA, Noi italiani neri, storie di ordinario razzismo, Milano, Bal-
dini Castoldi Dalai, 2010.
6
(letteralmente divisione) avvenuta in Sudafrica, dalla fine della
seconda guerra mondiale fino al 1990.
La storia deve insegnare, deve far meditare e riflettere, e noi
tutti, italiani europei occidentali e non, dobbiamo riconoscere
ciò che è stato e ricordare per non ripetere l‟enorme errore
commesso in passato e sparare quindi in un mondo davvero
libero e aperto alle differenze cogliendo in quest‟ultime una
grande ricchezza personale e collettiva.
7
1.L’Italia e l’immigrazione
Introduzione
La storia dell‟emigrazione italiana risale ai primi anni della
sua formazione come Stato unitario, fu infatti a partire dagli
anni settanta dell‟Ottocento che il paese affrontò quello che
gli storici chiamano “il grande esodo italiano”, il quale si
prolungò per oltre un secolo fino agli anni settanta del No-
vecento. Le stime parlano di 24.000 di persone che soprat-
tutto dal sud d‟Italia partirono per l‟America e per i vicini
stati europei. Questo fenomeno avvenne prevalentemente
perché durante la formazione del nuovo Regno d‟Italia cen-
tinaia di persone, per lo più contadini e pastori, vennero
spinte da ragioni culturali ed economiche a muoversi in
massa verso paesi lontani e del tutto sconosciuti, infatti co-
me dimostrano numerose lettere raccolte da studiosi e colle-
zionisti i protagonisti di questa migrazione risultavano del
tutto ignari della reale condizione sociale del paese
d‟approdo, come mostra con una esaustiva panoramica il
film “Nuovomondo” uscito nel 2006 del regista Emanuele
Crialese.
8
Il processo si prolungò fino agli anni ‟70 del „900, quando
ormai l‟Italia aveva affrontato le due Guerre Mondiali ed era
rinata durante il miracolo economico degli anni ‟60, durante
questo periodo le ragioni che spinsero la popolazione rurale
ad abbandonare il loro luogo d'origine furono molteplici,
soprattutto dettate dall'assetto fondiario del Sud, la scarsa
fertilità delle terre e con la polverizzazione della proprietà
fondiaria, causata dalla riforma agraria del dopoguerra che
aveva espropriato i latifondisti e che aveva suddiviso la pro-
prietà terriera in lotti troppo piccoli. A questi fattori deve
essere aggiunta la sempre maggiore attrazione sociale ed
economica che le città del triangolo industriale, Torino, Mi-
lano e Genova, esercitavano sulle masse contadine povere e
con scarsa scolarizzazione.
Diversamente alla fine del „900, mentre da un lato si intensi-
ficavano gli squilibri economici e demografici tra le varie
parti del pianeta e dall‟altro aumentavano gli scambi com-
merciali e d‟informazione, si verificò un considerevole in-
cremento dei flussi migratori. Infatti, si cominciò a emigrare
da tutte le aree povere del mondo verso quelle ricche, in
questo contesto così complesso e articolato in meno di un
decennio l‟Italia dagli anni ‟80 iniziò ad essere paese
9
d‟immigrazione, e si presentò come teatro d‟approdo per
diverse popolazioni, provenienti soprattutto dall‟Africa, dal-
la Cina e dall‟Europa dell‟Est, trovando occupazione soprat-
tutto nei settori terziari e nell‟ industria italiana, che più che
mai richiedeva una mano d‟opera sempre più a basso costo.
Solo a partire dagli anni ‟90, alcuni dei protagonisti di que-
sta immigrazione iniziarono ad emergere all‟interno del con-
testo letterario, infatti proprio in quegli anni apparvero nelle
nostre librerie due testi del tutto inediti per il pubblico ita-
liano: Immigrato, scritto da Mario Fortunato e Salah Me-
thnani per la casa editrice Theoria di Roma, e Io, venditore
di elefanti, scritto da Oreste Pivetta e Pap Khouma. Si trat-
tava di due autobiografie romanzate del viaggio migratorio
in Italia di due africani, due casi del tutto estranei alla cultu-
ra italiana e che aprirono una nuova realtà che tutt‟ora e
sempre di più si sta arricchendo di voci e volti di uomini e
donne di cultura provenienti da tutto il mondo.