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Nel primo capitolo viene data una rassegna di contributi di esperti del settore per
individuare l’ambito dell’interattività telefonica per poi passare ad una analisi dei
livelli di interattività.
Si analizza quindi il mutato rapporto con lo spazio e con il tempo introdotto dai new
media; si osserva come la concezione spazio-temporale, familiare fino a pochi anni fa,
non ha più senso nell’era del tempo reale e dello spazio virtuale.
I contributi offerti dall’ultimo paragrafo approfondiscono gli aspetti generali della
rivoluzione digitale, con particolare riferimento al processo di “mediamorfosi” in
corso.
Nel secondo capitolo si analizza nella sua compiutezza l’evoluzione della telefonia
cellulare, al cui interno viene individuata la piccola “rivoluzione”del telefono cellulare,
passata quasi inosservata, immersa in cambiamenti di grande portata, destinata, però, a
conquistare un ruolo di sempre crescente portata.
Vengono poi presentate le architetture delle più recenti sperimentazioni di “on-line
media mobile phone” che si stanno conducendo negli ultimi anni specialmente in
Giappone, negli USA e in Europa: la tecnologia Wap e il servizio i-Mode.
Viene effettuata una comparazione tra le due strutture per sottolineare analogie e
differenze ed evidenziare pregi e difetti delle loro applicazioni.
Nel terzo capitolo, infine, si descrivono i cambiamenti comportamentali dovuti al
consumo telefonico, e i possibili effetti sociali che il fenomeno della telefonia cellulare
può avere sugli individui e in prospettiva sulla realtà sociale.
Viene sottolineato come il cellulare si propone funzionalmente come nuovo paradigma
della Presenza e, simbolicamente, come estensione e concretizzazione delle parti
comunicative del Sé.
Vengono in seguito utilizzate le più recenti teorie della Communication Research
come veicoli d’analisi della telefonia cellulare.
Il capitolo si completa traendo alcune conclusioni che descrivono i possibili sviluppi
dettati dall’introduzione di nuove tecnologie nell’ambito individuale e allargandosi
alle implicazioni del fenomeno nella sfera sociale.
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CAPITOLO I: INTERATTIVITA’ E TELEFONO.
“Le macchine dunque devono tendenzialmente essere compagni conviviali ed intelligenti
degli esseri umani, oppure lasciare perdere”.
Stewart Brandt, Media Lab . Inventing the future at M.I.T.
“Una macchina può essere giudicata intelligente quando viene scambiata per un essere umano
in base a quello che dice”
Alan Turing, Computer Machinery and intelligence.
1.1 Interattività: contributi per una definizione del termine
Il campo semantico del termine interattività è caratterizzato da tre concetti base:
1) la pluriderizionalità nello scorrimento delle informazioni;
2) il ruolo attivo dell’utente nella selezione delle informazioni richieste;
3) il particolare ritmo della comunicazione (nozione questa che la letteratura tecnica
quantifica in 2”, considerati come “tempo reale”).
A questa interpretazione del termine, data da Gianfranco Bettetini nel saggio Le nuove
tecnologie della comunicazione (Bettetini ‘93), faremo riferimento come punto di partenza di
un percorso che, esaminando criticamente le accezioni del concetto offerte dagli studiosi,
cerca di costruirne una completa e pertinente tale da abbracciare le caratteristiche del telefono
di terza generazione.
L’avvento della telefono senza fili, e più in generale dei new media, provoca un’espansione
della nozione d’interattività e dell’aggettivo in più direzioni, rendendo obsoleta e povera la
definizione contenuta nel Devoto Oli Nuovo vocabolario della lingua italiana: “capace di
agire in correlazione o reciprocità con altri”.
Anche le accezioni dei lessici specializzati mostrano una ristrettezza, una inadeguatezza ad
esprimere il complesso valore dell’interattività nei New media.
Il Dictionary of Media and Communications Webster’s New World di R.Weiner qualifica
interattivo “ciò” che unisce input e output; la capacità di un congegno o di un procedimento di
prendere la decisione che influenza il risultato di un procedimento in evoluzione”.
Nei sistemi di telefonia cellulare o nella televisione interattiva il telespettatore può rispondere
ad una domanda, ordinare merci, pagare bollette o svolgere altre funzioni.
Nei computers la modalità interattiva (o conversazionale) è una sequenza di entrate e risposte
alternate fra l’utente della macchina, simile ad una conversazione.
Secondo Paolo Prestinari (Mattei ‘94) : “l’interattività è caratteristica normale di qualsiasi tipo
di comunicazione, in quanto questa è il risultato di un’azione correlata e reciproca di chi
comunica e di chi riceve e, inoltre, contiene sempre un feed-back, un segnale di ritorno che
proviene all’emittente dal comportamento del fruitore”. Questo naturalmente non significa che
tutti i tipi di comunicazione siano egualmente interattivi: l’intensità del carattere interattivo
varia in modo rilevante secondo il tipo di processo di comunicazione utilizzato.
W. Russel Neuman fornisce una definizione che pone l’accento sull’aspetto dell’intensità:
“l’interattività è la qualità delle comunicazioni attraverso media elettronici caratterizzata
dall’accresciuto controllo sul processo di comunicazione sia da parte di chi invia il messaggio,
sia da parte di chi lo riceve” (Neuman, ‘91).
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Il prototipo del processo interattivo è una semplice conversazione tra due persone; un processo
reciproco, cioè, in cui ciascuna parte può interrompere l’altra, cambiare il tema di discussione
ed esprimere nuove idee.
L’intensità del carattere interattivo della comunicazione dipende dunque dalla quantità e dalla
qualità della partecipazione al processo comunicativo da parte del fruitore.
La maggior parte dei mass media tradizionali, elettronici o meno, non sono interattivi, la loro
comunicazione è in modo predominante ad una via dal produttore ad un’ampia audience, con
forme di feedback limitate e rozze (lettere al direttore, telefonate e misurazioni dell’audience
e della diffusione).
Tutte queste definizioni, per quanto complesse e articolate, evitano di sottolineare l’aspetto
temporale, che invece è nodo centrale della questione dell’interattività.
Rintracciamo una prima definizione che tiene conto di questo aspetto in Nicholas Negroponte,
che qualifica l’interattività come “ attività simultanea e reciproca di più soggetti che lavorano
insieme per un fine comune, ma non necessariamente” (Negroponte ‘95)
La consapevolezza di Negroponte nasce dall’esperienza e da una constatazione “storica”. In
essere Digitali (Negroponte, ‘95) lo studioso ricorda che le iniziali ricerche sull’interfaccia
uomo-computer negli anni ‘60 affrontarono il tema dell’interattività cercando di far sì che più
utenti condividessero lo stesso computer, una risorsa allora molto costosa e monolitica.
L’aspetto temporale e la nozione di tempo reale è approfondita da N. Vittadini (Bettetini ‘93)
che suggerisce di definire l’interattività come “la proprietà di specifici strumenti informatici
che consentono all’utente di orientare lo svolgimento delle operazioni di tappa in tappa e quasi
istantaneamente”.
“Reale”, precisa la Vittadini, non va inteso in senso referenziale, ma indica un tempo
convenzionalmente stabilito in 2 secondi “che definisce il termine oltre al quale si suppone
che la comunicazione non venga più percepita come interattiva.
La quasi immediatezza svolge la funzione di mantenere il contatto con l’utente, di confermare
l’esistenza di un rapporto di consequenzialità tra azione dell’individuo e reazione del sistema”.
Questa precisazione ci aiuta a cogliere la differenza fra la nozione di interattività e quella di
interazione comunicativa, che rischiano di confondersi dal momento che i New media tendono
a ripristinare le caratteristiche della comunicazione faccia a faccia.
Secondo Bettetini (Bettetini, ‘93) l’interattività consiste nell’imitazione dell’interazione da
parte di un sistema meccanico o elettronico che contempli come suo scopo principale la
funzione di comunicazione con un utente (o fra più utenti).
L’interattività vera e propria è intesa come “un dialogo uomo-macchina, che renda possibile
la produzione di oggetti testuali nuovi, non completamente prevedibili a priori”.
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Ma come avviene, come si configura, come si struttura la partecipazione del destinatario al
processo comunicativo nei new media?
Nicoletta Vittadini, afferma che nell’interattività l’utente si qualifica come un agente in grado
di “iniziare a svolgere delle azioni” reali e tali da orientare lo svolgimento dell’interazione in
relazione alle proprie necessità e obiettivi.
Il ruolo attivo dell’individuo si esplica come capacità/possibilità di:
a) determinare l’emissione dell’informazione, selezionandola e fruendone nel momento
voluto;
b) determinare l’emissione delle informazioni “di tappa in tappa”, per ogni unità di
informativa richiesta, rompendo la linearità rigida del flusso monodirezionale;
c) decidere i tempi - ritmi e durate - dell’interazione.
La comunicazione interattiva si qualifica perciò come un processo e come un percorso, in cui
le parti in causa cooperano attivamente all’esito finale della “conversazione”.
Il flusso comunicativo, come già accennato precedentemente, scorre in due direzioni,
dall’utente all’emittente e viceversa, stabilendo una reciprocità tra le due parti e offrendo la
possibilità di un’inversione dei ruoli. Quest’aspetto è posto in luce da Marino Livolsi, che
pone l’accento sul processo di negoziazione nella costruzione di significato di testi (Livolsi
2000).
Livolsi specifica che “il processo di comunicazione è un processo straordinariamente attivo;
nel rapporto di comunicazione sono attive entrambe le parti, Le proprietà di ogni evento sono
il frutto del processo comunicativo stesso nel suo svolgersi all'interno di una situazione. La
comunicazione stessa, nel suo farsi processuale, contribuisce a modificare la situazione
percepita dai soggetti in essa coinvolti. La comunicazione non è dunque qualcosa che
qualcuno faccia a qualcun altro, ma piuttosto qualcosa che le due parti fanno insieme”.
L’interattività tende a riportare la comunicazione di massa sullo stesso terreno della
comunicazione faccia a faccia, a trasformare l’informazione in interscambio.
Nella telefono senza fili, così come in Internet, queste classificazioni in opposizione tendono a
trasformarsi in coppie complementari: se tradizionalmente la comunicazione di massa era
definita unidirezionale e diffusa oggi non è più possibile stabilire una netta differenza fra
comunicazione personale e comunicazione mediatica, perché le due tipologie si assimilano
lentamente.
La comunicazione di massa tende a trasformarsi in un processo pluridirezionale, che comporta
una forma aperta dello scambio, la valorizzazione dell’attività partecipativa del destinatario e
la tendenza a considerare il rapporto di comunicazione come un’interazione paritetica, almeno
a livello potenziale.
Questo processo comporta una graduale antropomorfizzazione delle macchine e dei sistemi
comunicativi.
In questa direzione vanno le più avanzate ricerche sull’intelligenza artificiale e in particolare i
progetti del M.I.T. di Boston.
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1.1.1 Livelli di interattività
La delimitazione concettuale del termine interattività chiama in causa una complessità di
aspetti, da quello relazionale al comunicativo, dalla questione del tempo a quella dei livelli di
interattività.
Secondo Nicoletta Vittadini (Bettetini ‘93) il grado di interattività di un sistema è misurabile
in base a tre indicatori:
A) i tempi della risposta;
B) la qualità degli esiti dell’interazione;
C) la complessità del dialogo;
A) Sul piano temporale “l’istantaneità della risposta del sistema alle reazioni dell’utente
ripropone l’istantaneità della percezione e delle reazioni dell’ambiente alle azioni compiute
dall’individuo” (Vittadini in Bettetini ‘93).
Il dialogo tra utente e sistema non simula tuttavia i tempi dell’interazione fra individui,
tendendo piuttosto a contrarli.
Come si è osservato in precedenza la nozione di “tempo reale” non va rapportata
all’esperienza soggettiva ma a una convenzione.
B) L’analisi della qualità degli esiti dell’interazione porta alla definizione di due livelli:
1) la selezione.
2) il contenuto.
1) Il livello della selezione corrisponde a un grado di interattività debole: l’attività dell’utente
si limita alla selezione fra possibilità e la competenza del ricevente si esaurisce nel tenere
conto delle azioni dell’utente soltanto in quanto premessa immediata della risposta che esso
gli fornisce..
2) Il livello del contenuto comporta invece un tipo di interazione creativa, dato dalle
possibilità offerte all’utente di combinare le opzioni offerte dal sistema per giungere alla
produzione di un testo - un’immagine grafica, una storia, una sequenza - assolutamente unico
e singolare.
C) Il terzo fattore per la valutazione interattività, la complessità del dialogo, rinvia al modello
dell’interazione fra persone che comporta:
-un rapporto dialogico di dare e avere in cui entrambi gli interlocutori adattano continuamente
il dialogo alle necessità dell’altro.
-il situarsi di uno spazio tempo nel quale si stabilisce un terreno d’azione comune.
-una capacità d’azione di ciascun soggetto che deve essere in grado di influire sullo sviluppo
successivo dell’interazione, determinandolo con il proprio agire.
I new media ed in particolare il cellulare hanno modificato sia i tempi dell’esistenza sia quelli
delle interazioni umane. Ora l’uomo è più mobile, può modificare istantaneamente le sue
scelte e può essere sempre raggiunto per ricevere comunicazioni riguardo ad eventuali
cambiamenti di programmi. Tutto questo sarà tema del prossimo capitolo.