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all’attuale conduzione con Massimo Caputi, che si avvale della presenza in studio di
Giacomo Bulgarelli, Marco Civoli, Adriano Bacconi e Chiara Giallonardo.
Il 30 marzo 2003 è andata in onda la puntata n°2500, proprio a testimonianza del fatto
che si tratta di una trasmissione che ormai può essere considerata parte integrante della
nostra televisione.
Se fino a qualche anno fa, però, La Domenica Sportiva deteneva il primato delle
trasmissioni sportive, oggi deve fare i conti con l’accesa concorrenza di Controcampo,
programma di Italia Uno, in onda contemporaneamente la domenica in seconda serata.
Controcampo può essere definito infatti come un brillante rotocalco calcistico
della domenica sera, condotto alla “inglese” da Sandro Piccinini, che si avvale della
collaborazione di personaggi dello spettacolo come Giampiero Mughini, Diego
Abatantuono e Elisabetta Canalis.
Il “sorpasso” in termini di ascolto non è ancora avvenuto, ma l’ipotesi, pur rimanendo
difficile, non è da escludere. Nel frattempo il programma può cominciare a vantare il
predominio nella prima mezz’ora: si tratta di una fascia con maggiore appeal, essendo
caratterizzata dalle immagini del posticipo del campionato di calcio che si conclude
qualche minuto prima dell’inizio del programma. Sull’ascolto netto, però, la sfida è
vinta da La Domenica Sportiva, che in media ottiene, quindi, un audience maggiore.
Dopo anni ed anni Il Processo di Biscardi, che va in onda il lunedì sera alle 21 su
La 7, è ormai giunto quest’anno alla sua 23° edizione.
Il format è rimasto più o meno fedele negli anni, con Biscardi, padrone di casa, a
condurre con lo stesso stile dalla prima edizione. Gli ospiti cambiano, ma il modello è
sempre lo stesso, in altre parole si cerca la polemica a tutti i costi, lo scoop, si fa un
ossessivo utilizzo della moviola, della prova televisiva, per dimostrare a tutti quanto sia
“marcio” il calcio di oggi. La novità dell’edizione 2002 – ‘03 è la presenza di Fabio
Ravezzani, che sostituisce l’esuberante Maurizio Mosca nel momento dedicato alle
“bombe di mercato”.
Gli altri personaggi del “circo biscardiano” si integrano perfettamente con la linea di
condotta voluta dal conduttore, che li fomenta in continuazione per accendere il
dibattito sul presunto dualismo Roma – Milano/Torino.
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In mezzo a loro, potremmo collocare con una spanna sopra tutti, per ironia e senso dello
spettacolo, Franco Melli e Elio Corno, i quali non perdono occasione per polemizzare
l’uno con l’altro.
Possiamo, pertanto, considerare Il Processo di Biscardi come il talk show sportivo per
eccellenza nel nostro panorama televisivo e, proprio in relazione al forte carattere di
spettacolarità che lo contraddistingue, Il Processo viene spesso visto ormai come
spettacolo di cabaret a tutti gli effetti.
Qui Studio a Voi Stadio può essere, infine, considerato come il programma che
meglio incarna i caratteri del genere talk all’interno delle emittenti locali private.
Condotto da Fabio Ravezzani su Telelombardia la domenica pomeriggio a partire dalle
14, QSVS è incentrato prevalentemente sulla cronaca delle partite accompagnata dal
commento fatto da giornalisti come Gianluca Rossi, Tiziano Crudeli, Luca Cattani,
Alfio Musmarra e Cristiano Ruiu.
Oltre ai giornalisti che dai campi danno gli aggiornamenti sulle partite, in studio
partecipano rappresentanti della carta stampata (Giorgio Vighino, Elio Corno e Enzo
Catania tra gli altri), ma anche ex calciatori come Evaristo Beccalossi e Mario Ielpo, i
quali disquisiscono principalmente di questioni tecnico-tattiche.
Il format di riferimento di QSVS è simile a quello del Processo di Biscardi, anche se vi
è una spettacolarizzazione molto meno evidente e una pacatezza nei toni molto più
ricercata.
Si tratta, quindi, come abbiamo già avuto modo di vedere, di quattro programmi in
realtà molto diversi l’uno dall’altro, in quanto basati su formati specifici e aventi
ognuno delle peculiarità differenti dagli altri; ciò nonostante possiamo comunque
considerarli tutti appartenenti al genere del talk show, in quanto in ognuno è la
“chiacchiera” a farla da padrone.
Pertanto, obiettivo del lavoro è quello di vedere quali siano le caratteristiche
principali dei programmi in questione e come il rapporto tra gli attori del testo televisivo
(il conduttore e i diversi opinionisti) e il pubblico dei telespettatori si sviluppi nelle
diverse trasmissioni.
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Il lavoro è stato suddiviso in due parti: nella prima si è ritenuto necessario
approfondire quali siano i caratteri del talk show in generale come genere televisivo
(capitolo 1), individuando quale possa essere il rapporto tra la tv della chiacchiera e la
Neotelevisione (capitolo 2), cercando poi di delineare il rapporto che vi è tra il talk
show e il reality show (capitolo 3), per giungere infine alla determinazione delle diverse
tipologie di interazione verbale e di un modello che possa essere utilizzato per farne
un’analisi (capitolo 4); nella seconda parte, invece, dopo aver individuato un modello di
analisi con i punti più importanti da prendere in considerazione (capitolo 5) si è giunti
all’analisi empirica vera e propria dei programmi sportivi presi in riferimento (capitolo
6).
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CAPITOLO 1: “Il Talk Show: un genere televisivo”
1.1 Il ruolo sociale del talk show dagli anni ’60 a oggi
Il genere talk show è una creatura americana: nasce, infatti, più di quarant’anni fa
ma ancora oggi è presente sia a livello radiofonico sia a livello televisivo. E’ a partire
dal 1967 che questo genere, fino ad allora esclusivo per la radio, viene adattato anche al
mezzo televisivo grazie a Phil Donahue. Negli Stati Uniti H. Penz ha cercato di
individuare diverse tipologie:
ξ confrontalk: trasmissioni che trattano argomenti scottanti o controversie;
ξ sportstalk: trasmissioni riguardanti lo sport;
ξ news/talk magazine: trasmissioni all’interno delle quali si cerca di combinare
notizie dal vivo o in differita, dal mondo in generale o da una zona in
particolare;
ξ chatshow o talk/variety: si tratta qui di trasmissioni che in genere vanno in onda
la notte e che trattano argomenti di varia natura.
Fin dall’inizio uno dei tratti caratteristici del genere (e in parte il segreto del suo
successo) sta nell’interazione tra alcuni elementi fissi e parti flessibili ed aperte al
cambiamento. Gli elementi necessari affinché una trasmissione possa essere definita
come programma di talk show sono diversi: vi è un limite di tempo (solitamente 60
minuti) prestabilito e intervallato da pubblicità o televendite all’inizio, alla fine e
durante la trasmissione stessa.
Al contempo, vi sono altri elementi che possono invece variare, come ad esempio
l’argomento, gli ospiti e gli esperti partecipanti alla trasmissione e il pubblico in studio.
Per talk show si intende, pertanto, un macrogenere che, come avremo modo di
vedere, risponde bene alle caratteristiche della Neotelevisione. Siamo di fronte, in
effetti, a un programma di semplice impianto e bassi costi di realizzazione, ha una
struttura a scenario fisso, gestita di volta in volta dalla figura del conduttore, e consente
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di offrire e rappresentare personaggi e storie molto diversi. Si tratta poi di un tipo di
programma duttile, adatto quindi alle esigenze di una televisione generalista.
Il talk show ha permesso la trasformazione dei conduttori in veri e propri
personaggi di potere, che hanno una posizione di dominanza molto più rilevante rispetto
alla figura del presentatore di varietà.
Il varietà si compone in gran parte, infatti, di attrazioni come musica, balletti e
performance di vario tipo: in questo contesto, presentare un libro e intervistarne l’autore
costituisce una pausa, un interruzione del ritmo. Invece il talk show si nutre di parole,
conversazioni e storie, e può esprimere una capacità di narrativizzazione della società
contemporanea molto più accentuato.
Tra le interpretazioni del ruolo della televisione nella società italiana, si parla
spesso di “socializzazione anticipatrice”. La televisione, anche in passato, ha svolto
spesso questo ruolo di "scuola popolare": durante gli anni ’60 ha descritto il benessere a
chi ancora non lo aveva, mostrando la modernità, i volti, le abitudini della società
metropolitana.
Questo ruolo di socializzazione dura fino agli anni ’70, perché poi non c’è stato
più bisogno di acculturare la gente sulla civiltà del benessere, che ormai apparteneva
all’esperienza della maggioranza.
In realtà anche la televisione degli anni ’80 ha svolto un suo ruolo, anche se
diverso da quello del passato: ha rappresentato agli italiani la società dell’epoca,
affluente, consumistica, non più riconducibile a tradizionali contrapposizioni
ideologiche. Una società segmentata in base agli stili di consumo e alla collocazione
sociale complessiva, piuttosto che alle appartenenze ideologiche e politiche, che
andavano invece sgretolandosi.
Quella degli anni ’80 è una tv che ha traghettato l’Italia verso il consumismo, ponendosi
come punto di riferimento. Con la sua programmazione, fatta di talk show e “consigli
per gli acquisti”, la televisione ha insegnato alla gente come consumare, come parlare,
come comportarsi, come vivere nella società del consumo.
Il talk show in particolare è la forma in cui l’attitudine di questo mezzo alla
narrativizzazione si esprime al massimo, ed il contenuto di questa narrazione è la
televisione stessa. Si è detto spesso in passato che la televisione è una finestra sul
mondo, ma forse è più appropriato dire che è una finestra su se stessa, perché è se stessa
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che mette in scena e ripropone continuamente, con il suo insieme di personaggi che si
spostano da un programma all’altro, conduttori che invitano nei loro salotti altri
conduttori o altri uomini di spettacolo.
Il conduttore ha avuto un ruolo importante in questo cambiamento: a lui è stato
affidato, infatti, il compito di rappresentare la gente comune presso i politici, è stato il
punto di riferimento della gente comune nel rapporto con i ceti dirigenti della società.
Negli anni ’80, questo macro-genere è evoluto in altre forme di conversazione
spettacolarizzata, dove è ancor più evidente l’ibridazione tra parlato ed altre attrazioni.
Una di queste si chiama infotainment, ovvero informazione ed intrattenimento,
informazione spettacolarizzata. Con informazione, qui si intende tanto le breaking news,
quelle informazioni comunicate quasi in tempo reale, fresche, quanto l’offerta di
approfondimento e commento su notizie ed eventi precedenti.
Questa forma di programmazione, che è un altro macro-genere, si è sviluppata negli
anni ’90, ma si sono costituite le premesse per la sua affermazione nel decennio
precedente.
Inoltre, come è stato affermato da più parti, il genere “talk” si inserisce
perfettamente all’interno della cosiddetta televisione di “flusso”: la maggioranza dei
programmi è caratterizzata infatti da un flusso ininterrotto e continuo di parole, e lo
spettatore viene considerato come presenza totalmente passiva.
Questo ha portato negli ultimi anni a un rapido sviluppo di programmi di talk show, che
assumono oggi una posizione di dominio all’interno dei palinsesti sia nella televisione
pubblica sia nelle emittenti private.
Il ruolo dei conduttori è quello di mediare tra il forte potere che oggi assume il
mezzo televisivo all’interno della società contemporanea e i telespettatori, sempre più in
una posizione di inferiorità e di debolezza.
Con l’affermazione dei talk show, pertanto, la televisione sembra si stia trasformando
sempre più in luogo sociale, nel senso che, attraverso questi programmi, gli individui
hanno una maggiore possibilità di instaurare una relazione diretta con il proprio
contesto sociale di riferimento.