loro una posizione di subalternità nella società, e produce gravi conseguenze
fisiche e sociali».
1
Il termine “mutilazioni genitali femminili”,(MGF nell’acronimo italiano,
FGM nell’acronimo inglese) è stato coniato nel corso della terza Conferenza
del Comitato Inter-Africano sulle pratiche tradizionali rilevanti per la salute di
donne e bambine/i svoltasi ad Addis Abeba nel 1990, ma non è generalmente
accettato dalle popolazioni africane coinvolte che ne contestano la forte
connotazione negativa.
«Nel 1991, l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha raccomandato
alle Nazioni Unite di adottare questa terminologia, che di conseguenza è stata
ampiamente impiegata nei documenti dell'ONU».
2
L'impiego del termine “mutilazione” rafforza l'idea che questa pratica sia una
violazione dei diritti umani delle bambine e delle donne, e quindi aiuta a
promuovere l'impiego nazionale e internazionale per il suo abbandono. Per le
comunità interessate, tuttavia, l'uso di questo termine può essere
problematico.
«Per descrivere la pratica le lingue locali in genere usano il termine
“escissione”, che possiede una minore connotazione valutativa: i genitori
rifiutano l'idea di stare “mutilando” le proprie figlie».
3
Di conseguenza il termine “escissione” è stato sempre più utilizzato per
evitare di porsi in contrapposizione alle comunità.
«The term “infibulation” is derived from the Latin fibula which means a clasp
or a pin. The Romans, to prevent sexual intercourse among their slaves,
1
Yoder P. Stanley, Noureddine Abderrahim e Arlinda Zhuzhuni, Female Genitale Cutting in the
Demographic and Health Surveys: A Critical and Comparative Analysis, Report comparative DHS, numero
7 2004, ORC Macro.
2
Digest Innocenti, Cambiare una convenzione sociale dannosa: la pratica della escissione/mutilazione
genitale femminile, UNICEF, Firenze 2005, 10.
3
“Third report on the situation regarding the elimination of traditional practices affecting the health of
women and the girl child, produced by Mrs. Halima Embarek Warzazi pursuant to Sub Commission
resolution 1998/16”, Commissione sui diritti umani, Sotto-commissione sulla prevenzione della
discriminazione e sulla protezione delle minoranze, E/CN.4/Sub.2/1999/14, 9 luglio 1999.
2
fastened a clasp or fibula through the labia majora of women and through the
prepuce of men. Female slaves were thus prevented from childbearing and
commended higher prices on the slave markets».
4
«Nel corso dell’Ottocento, sia in Europa che negli Stati Uniti, l’ablazione del
clitoride e la circoncisione maschile sono state usate come rimedio alla
masturbazione. La clitoridectomia è stata usata anche come cura dei disturbi
psichici, come l’isteria, l’epilessia e la ninfomania. Nell’Inghilterra vittoriana
l’asportazione del clitoride è stata adottata da una parte della medicina
ufficiale ed è stata praticata negli ospedali psichiatrici sino ai primi decenni
del secolo scorso. Anche per Sigmund Freud, è noto, l’eliminazione della
sessualità clitoridea era un requisito indispensabile per lo sviluppo di una
femminilità matura».
5
L’infibulazione è una pratica che si conserva da millenni: se ne accenna nel
Pentateuco e sono state scoperte mummie di famiglie reali egizie infibulate.
Sono stati anche ritrovati cadaveri di donne mutilate risalenti al neolitico
inferiore. Tuttavia non è possibile determinare l’origine della tradizione: le
ragioni fornite per giustificare le mutilazioni sono numerose e riflettono
situazioni storiche ed ideologiche delle società in cui si sono sviluppate. Sono
ragioni generalmente legate alla tradizione ed al costume, ragioni religiose, di
purificazione, di onore familiare, talora di pratica igienica.
«L'unica cosa certa è che non è stato l'Islam a introdurre in Africa le MGF
che erano già presenti in loco assai prima della sua diffusione. Si tratta infatti
di usanze indigene profondamente radicate nelle società locali e preesistenti
alla penetrazione dell'Islam nell'Africa subsahariana e centro-orientale iniziata
4
Leonard J. Kouba, Judith Muasher, Female Circumcision in Africa: An Overwiew, in: “African Studies
Review”, Vol.28, No.1. (Mar., 1985), 96-97. “Il termine “infibulazione” deriva dal Latino fibula che significa
fermaglio o spillo. I Romani, per prevenire rapporti sessuali tra i loro schiavi, fissavano un fermaglio o fibula
attraverso le grandi labbra delle donne e attraverso il prepuzio degli uomini. Le schiave erano così preservate
da gravidanza e valevano di più al mercato degli schiavi”. (TDA).
5
Danilo Zolo, Infibulazione e circoncisione, in www.juragentium.unifi.it.
3
a partire dal 1050, dopo essersi assestato nei secoli precedenti nell'Africa
mediterranea e avervi praticamente cancellato la presenza delle antiche chiese
cristiane».
6
Il loro profondo radicamento è dovuto a una complessa costellazione di fattori
che pur variando da un' etnia all'altra presentano alcuni tratti comuni. Si tratta
del ruolo fondamentale che tale tipo di pratiche tradizionali ha nella
costruzione dell'identità di genere e nella formazione dell'appartenenza etnica,
oltre che nella definizione dei rapporti tra i sessi e le generazioni.
«Per pratiche tradizionali si intende quegli atti abituali, di uso comune, che
sono stati trasmessi dalla generazione passata e che con molta probabilità
saranno passati a quella successiva. Le MGF sono però un tipo particolare di
pratiche tradizionali. Con esse siamo infatti nell'ambito dei riti di passaggio,
ovvero di quelle pratiche cerimoniali che guidano, controllano e regolano i
mutamenti di status, di ruolo, o di età delle persone e così facendo
scandiscono le varie fasi del ciclo di vita trasformandole in un percorso
ordinato e dotato di senso che ne soddisfa i bisogni di identità e di
riconoscimento. In particolare le MGF sono una componente fondamentale
dei riti di iniziazione, attraverso cui nelle società tradizionali si diventa
“donna”. Donna infatti non si nasce, nel senso che la connotazione biologica
non riesce ad essere di per sé un fattore sufficiente di individuazione. A
questo provvedono i riti che trasformano l'appartenenza sessuale ascritta in
uno status acquisito, riscattando il destino biologico legato al sesso per
trasformarlo in una “essenza sociale”: la donna. Sono infatti i riti che
decidono dell'identità delle persone proprio a cominciare da quelle
appartenenze ascritte come il sesso è l'età. Sottraendole alla biologia, sono i
riti che notificano alla persona la sua identità, indicandogli ciò che è e ciò che
6
Carla Pasquinelli (a cura di), Antropologia delle mutilazioni dei genitali femminili. Una ricerca in Italia,
AIDOS 2000, 3.
4
deve essere. Sono loro che fanno conoscere e riconoscere una differenza
preesistente, come quella che separa i sessi, facendola esistere in quanto
“differenza sociale”. Proprio in virtù di questo loro potere simbolico i riti di
passaggio sono stati definiti “atti di magia sociale”. Non solo perché sono in
grado di creare delle differenze dal nulla nel momento stesso in cui notificano
alle persone la loro nuova identità, ma perché fanno riconoscere alle comunità
come legittimo quello che invece è un limite arbitrario che istituisce una
divisione fondamentale dell'ordine sociale, come quella tra sposati e non
sposati, o tra iniziati e non iniziati, o ancora quella più radicale tra maschi e
femmine».
7
«Le MGF sono una forma di disciplinamento del corpo femminile, attraverso
cui viene perseguita una strategia di assoggettamento delle donne. Sono lo
stigma che il gruppo sociale imprime sui loro corpi, secondo procedure che
non sono riconducibili a una mera forma di esteriorità, a qualcosa che li
condiziona dall'esterno. È piuttosto qualcosa che li costruisce dall'interno e li
addestra secondo schemi di docilità che ne predispongono la confisca da parte
di un mondo di uomini che si mantiene estraneo e distante, e che su questa
estraneità fonda le proprie strategie di potere. Il loro potere non si esercita su
una repressione degli istinti, su meccanismi di coercizione basati su una
relazione di dominio del tipo comando/obbedienza che per essere efficace
deve essere esercitata quotidianamente, ma si iscrive nei corpi delle donne
mutilandoli e li disciplina una volta per tutte nel momento stesso in cui li
produce.(...) Sono una forma di controllo del corpo femminile che ha lo scopo
di predisporre la ragazza per lo scambio matrimoniale, su cui il gruppo
familiare conta come una risorsa fondamentale dal punto di vista economico e
sociale. La ricchezza della sposa rappresenta un' usanza importante non solo a
livello patrimoniale, ma soprattutto perché costituisce una specie di fondo
7
Ivi, 4.
5
cassa che permetterà ai fratelli della sposa di sposarsi a loro volta. Il
matrimonio di una figlia (...) è anche un modo di acquisire utili relazioni di
parentela».
8
Si stima che siano circa 130 milioni le bambine e le donne oggi viventi i cui
diritti umani siano stati violati a causa della E/MGF. Questa pratica dannosa
colpisce non sono le bambine e le donne in Africa e in Medio Oriente, dove è
una tradizione radicata, ma anche quelle delle comunità di immigrati nei Paesi
industrializzati.
9
Stime delle mutilazioni genitali femminili nei Paesi africani
(Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo - AIDOS News,
1998)
10
Stato Diffusione
Numero di
donne mutilate
Benin
50%
1.200.000
Burkina Faso 70% 3.290.000
Rep.
Centrafricana
50% 750.000
Chad 50% 1.530.000
Costa d'Avorio 60% 3.750.000
Gibuti 98% 196.000
Egitto 50% 13.625.000
8
Ivi, 8-9.
9
Digest Innocenti, Cambiare una convenzione sociale dannosa: la pratica della escissione/mutilazione
genitale femminile, UNICEF, Firenze 2005.
10
In www.fides.org.
6
Etiopia ed
Eritrea
90% 23.940.000
Gambia 60% 270.000
Ghana 30% 2.325.000
Guinea 50% 1.875.000
Guinea Bissau 50% 250.000
Kenya 50% 6.300.000
Liberia 60% 810.000
Mali 75% 3.112.500
Mauritania 25% 262.500
Niger 20% 800.000
Nigeria 50% 30.625.000
Senegal 20% 750.000
Sierra Leone 90% 1.935.000
Somalia 98% 3.773.000
Sudan (nord) 89% 9.220.400
Tanzania 10% 1.345.000
Togo 50% 950.000
Uganda 5% 467.500
Zaire 5% 945.000
Totale . 114.296.900
L'espressione “mutilazione genitale” viene criticata proprio dalle attrici
sociali coinvolte, poiché questo implica una condanna o una valutazione
7
negativa di rituali che le persone coinvolte vedono come eventi positivi della
vita di un individuo e del gruppo, o come passaggi necessari per il percorso di
crescita di un individuo, sottintendendo che ci sia qualcosa di malvagio nella
cultura di questi popoli e soprattutto nell'animo di genitori che si prodigano
per il mantenimento della pratica. Perciò negli ultimi anni, le organizzazioni
internazionali hanno coniato il termine, “female genital cutting” (FGC) o
“taglio”, più neutrale.
«Secondo quanto precisato dall’OMS nella definizione fornita nel 1996, con
l’espressione “mutilazioni genitali femminili” si intende indicare tutta una
serie di pratiche diffuse in molti paesi africani che mirano ad “alterare la
conformazione degli organi genitali femminili esterni con finalità culturali,
religiose o per altre ragioni comunque non terapeutiche”».
11
In Italia vivono 38 mila donne infibulate o escisse e sono oltre 20 mila le
bambine.
12
«Since the dawn of history, mankind has developed a variety of practices
which are intricately related to complex social orders and to traditional codes
of behaviour. Over the years many of these, especially those with harmful
effects were gradually abandoned while others remained. One of those which
still survives is the practice of female circumcision with its long past and its
serious health complications. In Africa, female circumcision can be viewed as
a public health problem because of its wide geographic distribution, the
number of females involved, and the serious complications caused by the
operations».
13
11
In www.who.int, Female Genital Mutilation. Report of a Who Technical Group, Geneva 1996, 6.
12
A. Morrone e G. Franco, Workshop su Cultura, Salute, Immigrazione dal titolo Un viaggio nell’universo:
convivere e dialogare oltre ogni confine, Roma 1999.
13
Leonard J. Kouba, Judith Muasher, Female Circumcision in Africa: An Overwiew, in “African Studies
Review”, Vol. 28, No. 1. (Mar., 1985), 95. “Fin dagli albori della storia, l’uomo ha sviluppato una serie di
pratiche che sono intricatamente relazionate a complessi ordini sociali e a tradizionali codici di
comportamento. Negli anni molte di queste, specialmente quelle con effetti dannosi, furono gradualmente
abbandonate mentre altre avanzarono. Una di quelle che ancora sopravvive è la pratica della circoncisione
8