Introduzione
Il presente lavoro intende analizzare il fantastico e il surreale in Buzzati.
Partendo da un‟osservazione complessiva dei generi si passa all‟analisi approfondita del
Deserto dei Tartari e di alcuni racconti tratti da I sette messaggeri e Paura alla Scala.
Si parte, nel primo capitolo, con una breve biografia dell‟autore in cui viene sintetizzata
la sua vita, gli studi compiuti e il lavoro di giornalista e inviato al Corriere della Sera. Si
prosegue con le principali opere e con la critica letteraria che, almeno in Italia, non gli
darà il giusto riconoscimento almeno fino al momento della nascita della Fondazione
Internazionale Dino Buzzati nel 1988.
Si prosegue, nel secondo capitolo, con le teorie del fantastico e del surreale così come le
ha prese in esame per la prima volta il critico bulgaro Tzvetan Todorov nel suo saggio
Introduction à la littérature fantastique del 1970.
Dopo aver individuato alcune delle più importanti considerazioni considerazioni
contenute nel saggio di Todorov, si passa alla descrizione dei caratteri e alle regole del
genere nella struttura narrativa dei racconti e ai meccanismi che generano il “surreale” e
il “fantastico” all‟interno del racconto.
Si prosegue con un breve accenno alla narrativa fantastica italiana e ai principali
scrittori che hanno sviluppato il genere, come, per esempio Pirandello, Tarchetti,
Moravia e Calvino.
A proposito di alcuni scrittori si è tenuto conto delle teorie di Contini contenute nella
raccolta di racconti Italie Magique del 1946, nella cui conclusione il critico rileva i
cambiamenti, avvenuti negli scrittori antologizzati, tra la prima e la seconda edizione
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dei loro racconti.
Si passa, quindi, ad esaminare il genere fantastico negli scritti di Buzzati e al modo in
cui viene utilizzato nel Deserto dei Tartari e in alcuni racconti come, per esempio, Sette
piani, Cevere e Paura alla Scala.
Si arriva così, nel terzo capitolo, ad approfondire l‟analisi del romanzo il Deserto dei
Tartari: si inizia con una sintesi della trama del romanzo per poi passare alla
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Vedi pag. 18.
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descrizione analitica della vicenda, così come si svolge tra le mura della Fortezza e tra
gli zelanti militari che la abitano.
L‟analisi prosegue con lo sviluppo del ruolo del “tempo” e dell‟ ”attesa” nella vicenda
narrata, con la descrizione dei personaggi e con lo studio del linguaggio utilizzato dal
nostro autore.
Nel quarto ed ultimo capitolo si tratta delle due raccolte di racconti I sette messaggeri e
Paura alla Scala, delle loro tematiche comuni e dei loro mutamenti di prospettiva.
In ognuna delle due raccolte, poi, si analizzano due racconti (I sette messaggeri e Sette
piani nella prima raccolta e Paura alla Scala e Il borghese stregato nella seconda) che
vengono confrontati oltre che esaminati singolarmente e in cui si sottolineano e si
sviluppano i motivi del genere.
Sempre nel quarto capitolo, per concludere, si offre una sintesi dello stile di Buzzati, del
suo modo di scrivere, e della sua prosa semplice e lineare; in ultima analisi si
approfondisce la tecnica da lui utilizzata per divertire e commuovere il lettore.
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I – BIOGRAFIA E STUDI CRITICI
Biografia e opere
Dino Buzzati nasce il 16 ottobre 1906 a San Pellegrino, nei pressi di Belluno, ma
trascorre la sua vita a Milano, infatti la famiglia Buzzati è solita passare le estati nella
villa a Belluno e il resto dell'anno a Milano, dove il padre (docente di diritto
internazionale) lavora alla neonata università Luigi Bocconi, dividendosi tra questa e
l'insegnamento nella più antica università di Pavia. Sin dalla giovinezza si
manifestano in lui gli interessi, i temi e le passioni del futuro scrittore, ai quali resta
fedele per tutta la vita: la poesia, la musica (studia violino e pianoforte e non bisogna
dimenticare che in futuro scriverà anche alcuni libretti d'Opera), il disegno, e la
montagna, vera compagna dell'infanzia, a cui è anche dedicato il suo primo romanzo,
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Barnabo delle montagne. A soli quattordici anni rimane orfano dell'amato padre, il
quale si spegne a causa di un tumore al pancreas. L'evento sconvolge così tanto il
piccolo Buzzati che per molto tempo vive nell'ossessione di essere colpito dallo stesso
male. Svolti gli studi al Liceo Classico Parini di Milano prosegue la carriera scolastica
iscrivendosi e laureandosi alla Facoltà di Giurisprudenza per accontentare il padre
giurista. Scrittore in erba, fin dalla giovinezza tiene un diario dove si abitua ad
annotare opinioni e avvenimenti. Dentro di lui, infatti, prende sempre più corpo il
desiderio e il sogno di dedicarsi professionalmente a qualunque mestiere che
prevedesse la scrittura. E' assai attirato dal giornalismo ed ecco che, nel luglio del
1928, ancor prima di concludere gli studi in legge, entra come praticante al "Corriere
della Sera". Dopo la laurea, invece, inizia la collaborazione al settimanale "Il popolo
di Lombardia" mentre nel 1933 esce il già citato Barnabo delle montagne, che ottiene
un buon successo. La stessa sorte, purtroppo, non accade alla sua seconda prova
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Barnabo delle montagne, romanzo, Treves – Treccani - Tumminelli, Milano – Roma 1933.
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narrativa, Il segreto del Bosco Vecchio, del 1935, accolto con sostanziale
indifferenza. Nel gennaio del 1939 consegna il manoscritto del suo capolavoro, Il
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deserto dei Tartari che diverrà un emblema della letteratura del Novecento.
Il primo lettore che riceve il manoscritto è l'amico Arturo Brambilla che, dopo
un'entusiastica lettura, lo passa a Leo Longanesi, il quale stava preparando una nuova
collezione per Rizzoli denominata il "Sofà delle Muse". Su segnalazione di Indro
Montanelli, questi ne accetta la pubblicazione; tuttavia, in una lettera, Longanesi prega
l'autore di cambiare il titolo originario La fortezza, per evitare ogni allusione alla
guerra ormai imminente. In seguito, Buzzati si imbarca a Napoli sulla nave Colombo e
parte per Addis Abeba, come cronista e fotoreporter, inviato speciale del "Corriere
della Sera". E' il 1939 e la seconda guerra mondiale è alle porte. L'anno successivo,
infatti, parte dallo stesso porto come corrispondente di guerra sull'incrociatore Fiume.
Partecipa così seppure come testimone, alle battaglie di Capo Teulada e di Capo
Matapan ed alla seconda battaglia della Sirte, inviando i suoi articoli al giornale. Sarà
sua anche la "Cronaca di ore memorabili" apparsa sulla prima pagina del "Corriere
della Sera" il 25 aprile 1945, giorno della Liberazione. Nel 1942 esce il suo volume di
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racconti I sette messaggeri seguito da La famosa invasione degli orsi in Sicilia del
1945.
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Nel 1949 esce un altro volume di racconti Paura alla Scala e nel giugno dello stesso
anno è inviato dal "Corriere della Sera" al seguito del Giro d'Italia all'epoca la
manifestazione sportiva più seguita nella penisola.
Nel 1950 l'editore Neri Pozza di Vicenza stampa la prima edizione degli ottantotto
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pezzi di "In quel preciso momento", una raccolta di note, appunti, racconti brevi e
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Il segreto del Bosco Vecchio, romanzo, ivi 1935; poi Garzanti, Milano 1957 in un unico
volume con Barnabo delle montagne.
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Il deserto dei Tartari, romanzo, Rizzoli, Milano 1940.
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I sette messaggeri, racconti, Mondadori, Milano 1942.
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La famosa invasione degli orsi in Sicilia, libro per ragazzi illustrato, Rizzoli, Milano 1945.
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Paura alla Scala, racconti, Mondadori, Milano 1945.
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In quel preciso momento, note, appunti e racconti, Neri Pozza, Vicenza 1950.
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divagazioni, mentre nel 1957 esce il volume di racconti Il crollo della Baliverna, col
quale vincerà, ex aequo con Cardarelli, il Premio Napoli.
Nel gennaio 1957 sostituisce temporaneamente Leonardo Borgese come critico d'arte
del "Corriere". Lavora anche per la "Domenica del Corriere", occupandosi soprattutto
dei titoli e delle didascalie. Compone alcune poesie, che entreranno a far parte del
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poemetto Il capitano Pic. Nel 1958 escono Le storie dipinte, presentate in
occasione della mostra personale di pittura dello scrittore inaugurata il 21 novembre
alla Galleria
Re Magi di Milano.
L'8 giugno del 1961 muore la madre e due anni dopo egli scrive la cronaca interiore di
quel funerale nell'elzeviro I due autisti. Seguono anni di viaggi come inviato del
giornale. L'8 dicembre 1966 sposa Almerina Antoniazzi, la donna che, seppure alla
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lontana e in un'ottica romanzata, gli aveva ispirato il tormentato Un amore.
Nel 1970 gli viene assegnato il premio giornalistico "Mario Massai" per gli articoli
pubblicati sul "Corriere della Sera" nell'estate 1969 a commento della discesa
dell'uomo sulla Luna. Intanto, prosegue in maniera intensa anche la sua attività di
pittore ed illustratore, passione sempre sotterranea che non aveva mai abbandonato.
Malgrado il suo sostanziale approccio dilettantistico, i suoi dipinti vengono comunque
apprezzati dagli estimatori e gli vengono dedicate alcune esposizioni.
E' invece il 1971 quando comincia ad avvertire i sintomi della malattia (un tumore al
pancreas, esattamente come il padre) che lo porta alla morte.
L'8 dicembre Buzzati entra in clinica e si spegne il 28 Gennaio del 1972.
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Il crollo della Baliverna, racconti, Mondadori, Milano 1957.
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Il capitano Pic e altre poesie, Neri Pozza, Vicenza 1965.
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Le storie dipinte, a cura di Mario Oriani e Adriano Ravegnani, All‟insegna dei Re Magi,
Milano 1958.
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Un amore, romanzo, Mondadori, Milano 1963.
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