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mente, lo spirito, le facoltà cognitive, le emozioni. Come forma di
comunicazione si pone all‟interno di un contesto non-verbale, la musica permette
di superare i filtri logici ed analitici della mente e di riuscire ad entrare
direttamente in contatto con i sentimenti e le passioni più profonde, a stimolare la
memoria e l‟immaginazione fino a provocare vere e proprie reazioni fisiche, a
mobilitare la persona sia internamente che con tutto il corpo. La ragione a mio
avviso sta nel fatto che la musica è di tutti, adulti, bambini, anziani, senza
distinzione di genere, di razza o di cultura, ed è diretta, non crea vincoli, non
richiede conoscenze specifiche, non comporta la determinazione di uno stato
sociale, ogni persona può approcciarsi alla musica e godere di essa; anzi, talvolta
può essere vissuta come un gioco, perché la musica può anche divertire.
La musicoterapia è un campo multidisciplinare che integra competenze relative
all‟area medica, psicologica e musicale, che fonda il suo intervento su un
processo interpersonale tra terapeuta e paziente in cui il linguaggio è costituito di
suono e musica, i quali perdono il loro valore estetico e si rendono flessibili per
andare incontro alle esigenze ed alle necessità multisensoriali del soggetto, in
modo da stimolare le sue capacità emotive, creative, relazionali. Presuppone una
visione olistica dell‟individuo e quindi della psicopatologia; l‟attenzione è rivolta
al potenziamento delle abilità positive della persona ed al miglioramento degli
aspetti deficitari, per una crescita armonica e il raggiungimento di un reale stato
di benessere. Da un lato, la sua pratica si appoggia su di un corposo apparato
scientifico, che le permette di essere un efficace metodo da associare alle terapie
riabilitative per diverse tipologie di disabilità; dall‟altro entra a far parte di quelle
che vengono definite artiterapie, ossia terapie espressive che utilizzano
l‟espediente artistico-creativo per consentire alla persona di esprimere degli stati
interni e raggiungere un miglior equilibrio psicofisico. Le potenzialità curative
della musica furono riconosciute già nelle prime grandi civiltà, musica e
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medicina erano parte di un sapere unico rivolto alla guarigione del malato, e il
guaritore (il sacerdote, lo sciamano), sapeva bene che la musica era in grado di
condizionare le parti irrazionali del malato e il volere degli dei, responsabili della
sua sofferenza. Oggi la musicoterapia, grazie agli studi che ne hanno permesso lo
sviluppo, e grazie alla sua versatilità, può essere applicata in vari contesti: nelle
scuole, negli ospedali, nei centri sociali, nei centri di assistenza diurna, negli
ospizi, nelle prigioni, nelle comunità.
La prima parte del lavoro tratta i significati e gli utilizzi della musica nelle civiltà
antiche, il percorso che essa ha segnato sia in ambito spirituale che nel campo
della salute e le prime forme di ricerca in ambito scientifico. Il secondo capitolo
introduce la musicoterapia attraverso alcune definizioni riconosciute dalle
associazioni professionali nazionali di diversi Paesi, ripercorre le origini della
disciplina e fa luce sulla situazione italiana attuale; l‟ultima parte avvia le prime
distinzioni tecnico operative dell‟intervento musicoterapeutico. Il terzo capitolo è
dedicato agli aspetti neurofisiologici implicati nell‟ascolto/esecuzione della
musica. Segue un‟esposizione dei principali modelli di musicoterapia utilizzati
nel mondo e, infine, il quinto capitolo, che introduce alcuni ambiti di
applicazione della musicoterapia.
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CAPITOLO UNO
Il suono e la musica agli albori delle civiltà
1.1 Il canto primordiale
Le mitologie di molti popoli antichi abbondano di leggende riguardanti il ruolo
della voce e del suono come forze guaritrici e creatrici del mondo; dalla nascita
della civiltà fino ai nostri giorni la musica ha occupato una posizione ed un
significato di centrale importanza nelle credenze e nei costumi dei popoli. “Tutte
le volte che la genesi del mondo è descritta con sufficiente precisione, un
elemento acustico compare. Nel momento in cui un dio manifesta la sua volontà
egli emette un suono. La fonte dalla quale emana il mondo è sempre una fonte
acustica. L‟abisso primordiale, la bocca spalancata, la caverna che canta, il
singing o il supernatural ground degli Eschimesi, la fessura nella roccia delle
Upanishad o il Tao degli antichi Cinesi da cui il mondo emana come un albero,
sono immagini dello spazio vuoto e del non essere, da cui spira il soffio appena
percettibile del creatore, questo suono nato dal Vuoto, è il frutto di un pensiero
che fa vibrare il Nulla e, propagandosi, crea lo spazio” (M. Schneider, 2007, 13).
Nella mitologia egizia la terra è stata creata dal gesto di un dio il cui nome non è
rivelato. Questo gesto, riprodotto in un geroglifico, è quello usato dal dio Hesu,
“colui che canta”, per creare la musica. “La tradizione Vedica parla di un essere
ancora immateriale che dalla quiete del non essere improvvisamente risuona, a
poco a poco convertendosi in materia, e così diventa mondo creato”
(M.Schneider, 2007, 14). Secondo tale credenza la Vita genera dalla Morte,
entità in contrapposizione, dominanti su tutto ciò che è creato; ogni essenza
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genera dal nulla per passare alla Vita fino a quando non tornerà alla Morte. “Da
una sillaba mistica cantata (grido, suono primordiale) di lode, che la Morte o
Fame esala, nasce il cosmo. Nel vocabolario vedico il canto di lode a pieni
polmoni (ark) è sinonimo di <<gonfiare>> e <<crescere>>, e perciò la nota
primordiale risuonando crea il mondo intero, materializzandosi a poco a poco.
Dal fiato che canta le lodi nascono le acque, il fuoco, gli astri e la terra. Dalle
nozze del suono e del tempo scaturisce la musica, ossia le note e le parole
ordinate nel tempo e l‟allocuzione sublime della salmodia del Samaveda. Il canto
di lode della morte , il grido o la risata rappresentano la musica primordiale che
partorisce il cosmo” (M.Schneider, 2007, 17). L‟essenza psicofisica dell‟uomo si
rispecchia nelle due forze creatrici, da un lato il corpo, la materia, nella sua
mortalità, e dall‟altro la vita nel suo canto rigenerante. Grazie a queste due forze
si genera il ritmo cosmico che è principio organizzatore di tutta la natura, base di
ogni mutamento nel tempo come nello spazio. Per questo motivo in Cina si
identificava il dio della musica con il dio del matrimonio, come consonanza e
unione armonica fra due suoni, in modo da sottolineare il ruolo fondamentale
della musica nella vita cosmica. Tale ritmo governa non solo le relazioni terrene
e divine, ma anche le relazioni tra ciò che è terreno e ciò che è divino, mezzo
attraverso il quale la logica del mondo diviene parte di un unico discorso. Nella
concezione dei popoli primitivi, gli spiriti e le anime dei defunti dimorano
all‟interno di caverne, nelle fessure degli alberi o delle vecchie navi; la loro voce,
le loro urla non sono udibili dall‟essere umano comune, si manifestano coi suoni
della notte; tuttavia essi possono attirarlo per infondere forza o rigenerare se
stessi sottoforma di nipoti o pronipoti, oppure per chiedere doni, o dare loro del
bene o del male. Quanto più ci si sposta nel passato per valutare il significato
della musica tanto più essa compare non in senso di divertimento o
intrattenimento, o in senso artistico, ma come elemento legato ai particolari più
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umili della vita quotidiana o espediente e mezzo per instaurare legami di
comunicazione e scambio con un mondo che si può definire metafisico. In tali
casi la musica risulta essere una componente di substrato onnipresente negli usi e
nei costumi di un tempo: si cantava per salutare o ringraziare una persona, per
una discussione, davanti ai tribunali per meglio appoggiare la tesi che si difende.
“Numerosi racconti, secondo i quali il mondo fu generato da un canto, ci dicono
che il creatore produsse la musica creatrice per ordine di un dio supremo,
immobile e dotato di un corpo totalmente immateriale, dall‟essenza sonora.
L‟azione del creatore non fu altro che l‟attuazione del pensiero puro e sonoro in
immagini visivamente e acusticamente percepibili”(M.Schneider, 2007, 51).
Secondo queste stesse tradizioni essendo l‟atto di creazione un atto sonoro, ogni
creatura della terra ha in sé un‟essenza sonora, un grido o un canto strettamente
personale nel quale risiede la forza vitale individuale, determinata dalla natura
stessa della sua nascita; in questo senso il rito di guarigione era rivolto a
riequilibrare e rafforzare la sostanza sonora dell‟uomo. Nella mitologia dei
popoli primitivi all‟origine vi è un elemento vibratorio e specificatamente
acustico, la prima sostanza percepibile è un suono, il corpo e la materia
compaiono successivamente come decadimento dell‟essenza sonora primordiale.
Dal Nulla emerge un suono che lo fa vibrare, il suono propagandosi genera lo
spazio sottoposto al ritmo e il tempo, successivamente, materializzandosi diventa
suono, luce, corpo. “La prima manifestazione sensibile della creazione è un
suono che, secondo le tradizioni, emana dal tao, dall‟abisso primordiale, da una
caverna, da un singing ground, da un uovo fulgente, dal sole, dalla bocca
spalancata di un dio, o di uno strumento musicale che simboleggia il creatore”
(M.Schneider, 2007, 59). Ogni cosa dunque generata dal suono, si è
materializzata; le leggende dicono che l‟uomo in principio planava sulla terra
attraverso una scia di luce sonora, un volta sceso, iniziò a mangiare i suoi frutti e
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diventò pesante al punto da non potersi più liberare, la sua sostanza divenne a
poco a poco più solida e materiale, tuttavia, in esso permaneva una parte più o
meno estesa di elemento primordiale, ogni cosa mantiene in sé la propria matrice
originale. Il canto primordiale non è altro che un sacrificio che gli dèi hanno
compiuto affinchè potesse avere luce il mondo, soltanto per mezzo del sacrificio
un dio può creare il mondo. Attraverso il sacrificio del canto viene creato il
mondo, la sostanza si materializza, attraverso il sacrificio del canto l‟uomo rende
grazie agli dèi e si spiritualizza. Questa è la formula del rito, e il sacrificio è il
meccanismo, o più esattamente l‟organizzazione della forza che regola i rapporti
fra cielo e terra. Gli dèi sono sensibili al canto poiché questa è la sostanza che
genera la vita, gli dèi stessi hanno natura acustica. “In considerazione di questa
portata straordinaria del suono, i sacerdoti vedici adattavano le cavità risonanti
dei loro vasi sacrificali così da far cantare il succo del soma (acqua, luce) che
usciva dal tino: <<la musica è l‟essenza del cielo e della terra >>” (M.Schneider,
2007, 63).
1.2 La melodia guaritrice
L‟utilizzo della musica a scopi curativi risale a tremila anni fa. Dalla comparsa
delle prime città con i Sumeri (8000 a.c.) fino alla caduta dell‟impero romano (V
secolo d.c.) si colloca il mondo antico, all‟interno del quale sorgono le maggiori
e più fiorenti civiltà: babilonese, persiana, indiana, cinese, egiziana, ebraica,
greca, e la nascita del mondo cristiano; nei saperi di tutti questi popoli, a livello
religioso, filosofico, politico, la musica assume un ruolo centrale sia negli
interessi che nelle pratiche. Le popolazioni si recavano nei luoghi sacri per
celebrare dei e dee ciascuno dei quali aveva una propria funzione, e spesso si
riscontra che fra le divinità che proteggevano la salute almeno una presiedeva la
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musica e in alcuni casi una stessa divinità tutelava salute e musica. Il suono
dell‟arpa, della lira, o di un flauto e i canti stessi avevano il potere sublime di
rilassare e distendere le persone malate e donare loro sollievo. Nel 3000 a.c.,
all‟interno dei templi sumerici i sacerdoti intonavano dei canti con
l‟accompagnamento della lira per consultare gli oracoli e nel mentre
somministravano erbe medicinali curative; tutte le cerimonie e i rituali religiosi
avevano in sostanza un duplice scopo: l‟invocazione dell‟aiuto divino e la
divinazione per venire a conoscenza del volere degli dei. Con gli Egizi si iniziano
a riscontrare dei concetti esoterici associati all‟architettura e nei rituali religiosi;
cerimonie rivolte esclusivamente a pochi iniziati servivano a tramandare tecniche
e saperi legati al culto. Per i sacerdoti l‟emissione della voce generava dei campi
sonori le cui vibrazioni si identificavano immediatamente col principio essenziale
sottostante ogni oggetto e forma. Gli antichi Ebrei attribuivano alla musica
poteri stimolanti e sedativi, che potevano agire sulle emozioni negative
ampliandole fino alla loro evacuazione; essi furono i primi ad utilizzarla a scopi
terapeutici e non solo come mezzo di comunicazione col divino. Numerosi
trattati testimoniano l‟impiego del suono in diverse pratiche curative. L‟antico
Testamento racconta di Davide che con la sua arpa risolleva re Saul dalla
depressione, nel Talmud viene menzionato un apparecchio che lasciava
gocciolare ininterrottamente acqua all‟interno di un recipiente di metallo in modo
da creare un suono talmente monotono da riuscire ad addormentare il malato e
così permettergli di guarire dalla malattia, si riferisce anche di un canto in grado
di proteggere dalle epidemie. Secondo gli antichi Cinesi, Yang (il cielo, elemento
maschile, luce, calore, numeri dispari), lo Yin (elemento femminile, oscurità,
freddo, numeri pari) e la natura ciclica dell‟universo erano alla base della teoria
musicale; il suono incideva su cielo terra e mente umana al punto che fu instituito
dall‟imperatore Wuudith (dinastia Han, 141-87 a.c.) un ufficio per gli studi sulla
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musica e il suo utilizzo. Nelle credenze induista la vita si genera dalla vibrazione;
la musica suonata nella terra giunge a contatto con quella cosmica inudibile,
permettendo così agli uomini di avvicinarsi al divino in modo da interrompere il
continuo ciclo Karmico di morte, rinascita e reincarnazione. Un posto di spicco
spetta alla cultura Greca; in essa si individuano diverse divinità legate alla
musica. Apollo, dio del sole, della medicina e della musica, signore delle Muse,
il suo muoversi ritmico nei cieli crea armonia nell‟universo ed equilibrio e
bellezza nelle forme; principio fondamentale per i Greci era appunto l‟armonia
tra il corpo e l‟anima, la musica essendo una creazione degli dei, aveva in sè la
formula per raggiungere tale armonia. Nei santuari dedicati ad Asclepio, figlio di
Apollo, si praticavano le arti unitamente a pratiche terapeutiche, in particolare la
musica aveva la capacità di estasiare i malati e risvegliarne l‟anima, in modo che
con la sua forza riaccesa potesse guarire il corpo. Apollo è inoltre padre di Orfeo,
personalità nella quale si fondono medicina musica e poesia, che con la potenza
incantatrice della sua lira e della sua voce aveva fermato le sfere celesti,
ammansito le fiere, intenerito il cuore di Ade e Persefone nel regno dei morti. Ad
esso viene anche attribuita la scoperta di alcune piante medicinali. Mezzo uomo
mezzo dio, veniva considerato dagli uomini come messaggero col divino, a cui
poteva chiedere saluti e favori. Ma ciò che la cultura Greca lascia oltre alle
proprie leggende, sono le reali parole dei grandi filosofi e musicisti che ne hanno
illuminato il cammino, i quali danno valore al potere curativo del suono. E‟
merito di Omero, Platone, Plutarco, Aristotele, Pitagora e ai loro discepoli se la
musica è diventata un agente psico-iatrico. Omero consigliava la musica per
eliminare le passioni negative, l‟ansia, la collera, la tristezza, e proponeva
l‟ascolto di particolari musiche in modo da liberare tali emozioni ed elevare
l‟anima e il corpo. Secondo Platone solo certe musiche avevano effetto positivo
sull‟anima e sul vivere civile, mentre alcune potevano avere l‟effetto contrario di
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sovvertire le consuetudini dello Stato e degenerare l‟equilibrio tra l‟anima e il
corpo, in tal caso, egli sosteneva, la melodia e il ritmo potevano riconciliarli e
rafforzarli. Per Aristotele la musica aveva il potere di purificare l‟anima col suo
effetto catartico, e generare individui dal forte carattere etico. Figura centrale fra i
grandi pensatori Greci, nello sviluppo dell‟uso terapeutico della musica, fu
Pitagora di Samo. Filosofo, fisico e matematico, visse nel VI secolo a.c. stabilì i
rapporti degli intervalli musicali e, sulla base matematica di questi, ideò la scala
che avrebbe regolato il sistema musicale occidentale; oggi è considerato padre
della teoria musicale e dell‟acustica, ma ai sui tempi e nei secoli successivi fu
considerato come fondatore della pratica musicale a fini terapeutici e curativi
all‟interno di una filosofia che comprendeva, oltre a questa, la matematica, la
scienza, la medicina e l‟alimentazione. Egli correlò l‟unità armonica delle stelle e
dei pianeti a quelli interni del corpo e dell‟anima dell‟uomo, ossia al principio
basilare della salute. Nei suoi insegnamenti veniva affermato un ideale di
armonia, di giuste proporzioni, come unica via terrena per riconnettersi al divino,
rispettando le sue leggi plastiche e di condotta morale; affermava inoltre la
presenza di un‟energia corporea in ogni essere umano sulla quale il guaritore
interveniva per restituire l‟equilibrio perduto. Pitagora sosteneva esistessero alla
base della regolazione del sistema cosmico, dei definiti rapporti numerici chiave
per comprendere i movimenti dei corpi celesti, le leggi della musica e il mondo
interiore fisico e mentale degli esseri umani, in quanto tali principi, agendo
sull‟equilibrio di tutta la materia universale, inevitabilmente influenzavano anche
l‟uomo: la buona salute comportava l‟accordo di corpo e anima con l‟universo
attraverso una corretta alimentazione, la pratica musicale e un‟esistenza
rispettosa delle regole divine. La formula pitagorica afferma che se le stesse leggi
governano i moti cosmici, la musica e l‟uomo, la musica può influire su questo e
riequilibrare il rapporti fra anima e corpo ristabilendo la sua armonia,