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permanente. I cambiamenti che sono in atto nel mondo e che passano sotto il nome di
"globalizzazione" hanno messo in discussione il nostro modo di vivere e il nostro modo
di essere: hanno trasformato le nostre famiglie, i rapporti tra i sessi e tra i genitori e i
figli. La conoscenza di questi cambiamenti ci rende anche consapevoli delle difficolt in
cui si dibatte la famiglia oggi e ci d i fondament i per studiare le strategie di intervento
dei servizi sociali a sostegno dei minori e delle loro relazioni affettive, cos importanti
per la loro crescita equilibrata.
Nel secondo capitolo si tenta di dimostrare che questa trasformazione non Ł propria solo
dei paesi occidentali, ma colpisce anche il Brasile che, pur essendo un Paese in via di
sviluppo e caratterizzato da una storia sociale completamente diversa, ha comunque
maturato la stessa crisi dell’istituto della famiglia. Naturalmente in quel contesto il
problema Ł aggravato dalla situazione di povert in cui versa la maggioranza della
popolazione e che rende piø fragile e priva di referenze stabili la famiglia brasiliana.
Certo le due storie sono diverse: da un lato siamo nel cuore della vecchia Europa con
tutte le caratteristiche religiose, economiche, sociali ben note; dall altra siamo passati da
un impero coloniale, ad una dittatura militare e, solo da pochi anni, alla democrazia.
Siamo, quindi, in un Paese in cui solo da poco tempo si sono cominciati ad affrontare i
temi sociali. Essendo per , la velocit del cambiam ento sempre piø vorticosa, i due
mondi si presentano sempre di piø vicini . Certo i l livello di distribuzione del reddito
in Brasile Ł ancora assai lontano dalla piø equilibrata ripartizione europea della
ricchezza e, questo, determina ulteriori e piø gravi bisogni, anche se piø chiare, ma non
per questo piø facili, soluzioni.
E proprio la crisi da cui Ł colpita la famiglia che determina nuove e continue sfide per
il Servizio sociale e fa s che il sostegno alla genitorialit e/o l accompagnamento
familiare, vengano considerati come una strategia di intervento sempre piø efficace sia
in Italia (terzo capitolo), che in Brasile (quarto capitolo), sia per la prevenzione
dell’allontanamento, sia per la riunificazione familiare che Ł e dovr essere sempre di
piø l’obiettivo primario di ogni intervento a tutela dei minori. In Italia il problema Ł
stato approfondito, almeno dal punto di vista teorico: si parla di sostegno alla
genitorialit nell’ambito della prevenzione primaria (rivolta a genitori con figli senza
particolari problemi, in momenti delicati della loro vita), in quello della prevenzione
secondaria (rivolta a famiglie a rischio) e, infine, nell’ambito delle prevenzione terziaria
3
(rivolta alle cos dette famiglie multiproblematiche). Tutto questo nel rispetto del diritto
del minore «di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia», come
recita la L. n. 149 del 2001.
In Brasile, ci che pare emergere Ł che l assistenz a, nata in tempi relativamente recenti,
si stia evolvendo rapidamente. Stante la situazione sociale ed economica certamente piø
precaria (seppure in fase di grande sviluppo), il ruolo del Servizio Sociale in questo
Paese, si trova, in questi anni, di fronte a grandi sfide: alcuni temi, come
l’accompagnamento familiare (termine piø usato di "sostegno genitoriale") cominciano
ad essere affrontati soltanto ora e se ne trova scarsa documentazione nella letteratura.
Ma ci non toglie che, almeno i piø informati e sen sibili degli operatori siano
consapevoli della necessit di operare concretament e in questo settore, dando luogo ad
esperienze di eccellenza come quella di Casa Novella che descriver nel quinto
capitolo.
Nell’ultimo capitolo, infatti, sono state descritte due esperienze diverse, conosciute in
prima persona, una da volontaria, una durante lo stage. Si fa riferimento rispettivamente
alla Comunit Alibandus, di Bassano del Grappa e a Casa Novella di Belo Horizonte
nello Stato di Minas Gerais, in Brasile: bisogna comunque premettere che l’esperienza
affascinante e sicuramente all avanguardia di quest’ultima, considerata modello di
riferimento e studiata a livello nazionale e federale, deve essere inserita in un ambito di
eccellenza certamente non diffuso nella realt bras iliana.
Pur nella naturale diversit di due realt tanto lo ntane, ma simili negli obiettivi, nella
metodologia di lavoro e nelle finalit , si possono apprezzare la qualit degli interventi e
la produttivit di entrambe le strutture, sicuramen te punti di riferimento ed esempi
brillanti di interventi a tutela dei minori.
L’obiettivo generale di questo lavoro Ł quello di inquadrare e di chiarire il tema del
sostegno alla genitorialit , che rappresenta sicura mente una nuova e complessa sfida per
il Servizio Sociale. Attraverso la mia esperienza personale ho potuto constatare, inoltre,
che in una realt cos lontana, cos diversa e, per certi aspetti, in un ambiente cos
gravemente problematico come la favela, si rifletta sugli stessi temi e interrogativi e si
ricerchino soluzioni analoghe.
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CAPITOLO I
L’EVOLUZIONE DELLA FAMIGLIA E LE
PROBLEMATICHE CONNESSE ALLA SUA
TRASFORMAZIONE
1. Premessa
Per avere un idea dell entit dei cambiamenti verif icatisi nella famiglia italiana nel
corso degli ultimi anni, basterebbe confrontare le definizioni di famiglia contenute in
due documenti ufficiali, che in certo modo segnano le tappe di un percorso tuttora
aperto.
Da un lato, la riforma del diritto di famiglia (1975) si rif ancora al principio contenuto
nell’art. 29 della Costituzione che definisce la famiglia nei termini di una «societ
naturale fondata sul matrimonio», dall altro, gi n el D.P.R. n. 223 del 30 maggio 1984
essa Ł definita «un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela,
affinit , adozione, tutela o da vincoli affettivi», la cui unica condizione imprescindibile
Ł la coabitazione delle persone e la residenza nello stesso Comune.
A parte la valutazione che ognuno di noi pu dare c irca la validit e i limiti di ciascuna
delle due definizioni (la prima Ł impegnata nella difesa di valori tradizionali, la seconda
nello sforzo di comprendere tutto l esistente), colpisce comunque il fatto che una
registrazione di cambiamento cos notevole sussista anche in Italia, malgrado quanto
risulta dalle ricerche sociologiche e demografiche piø accreditate, secondo cui i processi
di cambiamento e di trasformazione della famiglia sono molto meno evidenti e meno
rapidi in Italia che nella maggior parte degli altri Paesi occidentali.
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L Italia cioŁ resterebbe, per ora, una nazione caratterizzata da una cultura familistica 1
piø tenace e piø legata alle tradizioni di quanto non sia avvenuto e non avvenga altrove,
soprattutto nel Nord Europa e negli Stati Uniti2.
Alla base della formazione e della sopravvivenza di una famiglia ’tradizionale’ tutta
pervasa dalla morale cristiana, come era la famiglia italiana fino ai primi anni ’50, vi
erano due regole fondamentali:
1) rapporti sessuali consentiti solo tra coniugi;
2) matrimonio considerato una unione per la vita.
Ad esse si dovevano aggiungere: l’asimmetria fra i due sessi riguardo ai ruoli nella
famiglia; l’atteggiamento childoriented3 della coppia e il forte legame con tutta la
parentela4.
Le Nazioni Unite hanno proposto, a loro volta, una definizione di famiglia (a fini di
rilevazione e comparazione statistica nel censimento del 1991), che recita: « la
famiglia dovrebbe essere definita nel senso stretto di un nucleo familiare, cioŁ le
persone legate, come marito e moglie, o genitore e figlio/i (di sangue o adozione) celibe
o nubile. Perci un nucleo familiare comprende una coppia sposata senza o con figli
celibi/nubili di qualsiasi et , o un genitore solo senza o con figli celibi o nubili di
qualsiasi et . L’espressione "coppia sposata" dovrebbe includere ove possibile coppie
che dichiarano di vivere in unione consensuale e, dove possibile, si dovrebbero dare dati
distinti sulle coppie legalmente sposate e quelle consensuali. Una donna che vive con i
propri figli celibi o nubili deve essere considerata come facente parte dello stesso nucleo
dei figli, anche se essa stessa Ł nubile e se vive con i propri genitori. Lo stesso vale per
un uomo in situazione analoga. Per "figli" si intendono anche i figli del coniuge
convivente e i figli adottivi, ma non i figli in affidamento»5.
1«E’ un termine che ha assunto significati diversi; qui lo intendiamo molto semplicemente nel senso di
importanza particolare della famiglia nel nostro paese, sia sul piano culturale che socioeconomico .la
famiglia ha svolto anche ruoli e funzioni che in altri paesi sono di competenza delle istituzioni pubbliche,
in questo modo colmandone le lacune e coprendone le debolezze. Il familismo quindi non Ł solo una
causa, ma anche una conseguenza di secolari inadempienze nel nostro paese» (A. M. ZANATTA, Le
nuove famiglie, Il Mulino, Bologna, 2003, pag. 20).
2R. GAY CILAFI, Volti nuovi della famiglia, Claudiana ed., Torino, 1997.
3Ci si riferisce al grande valore attribuito ai figli.
4A. GOLINI, Profilo demografico della famiglia italiana, in P. MELOGRANI, (a cura di), La famiglia
italiana dall’ottocento ad oggi, Laterza, Bari, 1988, pagg. 346-347.
5C. SARACENO, M. NALDINI, Sociologia della famiglia, il Mulino, Bologna, 2001, pag. 36.
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Oggi, sempre di piø, i sociologi, invece di parlare di "famiglia", parlano di "famiglie",
intendendo con ci che essa si Ł trasformata «da esperienza totale e permanente in
esperienza parziale e transitoria»6. Un individuo pu infatti fare esperienze moltepli ci
nell’arco della sua vita, iniziando in una famiglia tradizionale, per poi, magari a seguito
del divorzio dei genitori, vivere in una famiglia con unico genitore, poi in una famiglia
ricostituita con un altro padre sociale che si aggiunge a quello biologico, in seguito ad
un nuovo matrimonio della madre. Diventato adulto vivr , quasi sicuramente, da solo
per un periodo, inizier una convivenza, si sposer successivamente, avr dei figli e non
si pu escludere che divorzi e si risposi, conclude ndo poi facilmente la sua vita di nuovo
solo, come vedovo o, piø facilmente, vedova.
Tra le due concezioni di famiglia c’Ł, evidentemente, una grande differenza creatasi nel
corso degli anni, in tutto il mondo occidentale: la componente tempo Ł l’elemento
sicuramente piø incisivo su queste trasformazioni, ma sicuramente non l’unico. Il luogo
in cui si vive, la classe sociale di appartenenza, la cultura, la religione, i vari cicli di vita
sono elementi, come vedremo, altrettanto determinanti.
Mi limiter , nel vasto panorama del mondo occidenta le, a focalizzare l’attenzione sulla
componente Italia, che per la predominanza di sistema di societ rurale, ha mantenuto
piø a lungo che altrove il modello di famiglia tradizionale: Ł indubbio, infatti che
l’industrializzazione ha avuto un ruolo fondamentale nella trasformazione della
famiglia, anche se teorie piø recenti hanno messo in discussione il principio che sia stata
l’industrializzazione a far nascere la struttura coniugale-nucleare7 la quale invece
sarebbe preesistita e addirittura, in certe zone, una delle circostanze che avrebbe favorito
l’industrializzazione.
Mi sembra perci piø corretto organizzare questa an alisi della famiglia in Italia, non
operando una suddivisione per epoche (la famiglia in epoca preindustriale, in epoca
moderna, ecc.) ma secondo una diversificazione tra citt , campagna, borghesia e ceto
operaio. Naturalmente tutto ci Ł valido fino alle trasformazioni attuali, fino a quelle
trasformazioni che vanno sotto il nome di "globalizzazione", che Ł prodotto occidentale
6A. L. ZANATTA, Le nuove famiglie, il Mulino, Bologna, 2003, pag. 95.
7La "famiglia nucleare" si compone dei genitori e della prole che dipende da loro; la "famiglia estesa", per
contro, include la famiglia nucleare e molti dei suoi parenti biologici e legali, come nonni, zii, zie e cugini
(N.J. SMELSER, Manuale di sociologia, Il Mulino, Bologna, 1995, pag. 395).
8
ma influenza anche l’occidente, che tocca le sfere piø intime della sessualit , del
matrimonio e quindi della famiglia, che risulta essere in continua trasformazione8.
Anche in Italia, come nel resto del mondo occidentale, la struttura familiare appare
diversificata sia nel passato che nel presente, con andamenti nØ lineari nØ univoci: ci
contraddice la teoria di Durkheim, prevalente tra i sociologi, fino agli anni ’70 del
secolo scorso, per cui la famiglia multipla avrebbe conosciuto un processo di
progressiva contrazione fino ad arrivare alla famiglia nucleare moderna9. In particolare
si possono notare differenze tra le strutture familiari del centro-nord e quelle del
meridione, tra quelle della citt e quelle della ca mpagna, tra quelle operaie e quelle
borghesi.
2. I tipi di famiglia prima dell’era della globalizzazione
2.1. La famiglia contadina
«Sono vigorosi i vincoli di famiglia od invece si mostrano poco affettuose le relazioni
tra i membri di questa?»10. E’ questa una domanda che ci chiarisce, forse piø di altre
analisi, il tipo di rapporto familiare esistente all’interno della famiglia estesa o multipla
(di tipo congiunta e cioŁ in cui sono presenti tutti i fratelli maschi sposati, oltre ai
genitori), in cui il modello di dominanza Ł quello patriarcale: «La fattoria, la casa e tutto
quanto esse contenevano venivano trasmessi dal padre al figlio; ma finchØ il padre era
vivo manteneva il controllo di tutte le questioni familiari la nuora non appena arrivava
nella nuova casa si sottometteva accortamente a tutte le proposte della suocera ( )
dalla prima infanzia fino ai sette anni, tutti i figli erano costantemente affidati alla
madre sia che questa lavorasse in casa sia nei campi. Dalla madre riceveva
incoraggiamento, affetto e istruzione. Dopo la prima comunione la vita dei ragazzi e
delle ragazze divergeva nettamente: i ragazzi andavano a lavorare nei campi con il
padre e i fratelli maggiori; le ragazze invece restavano con la madre e con le altre donne
piø anziane».11 Ci che Smelser afferma, riguardo alle famiglie co ntadine dell’Irlanda
occidentale, si adatta alle famiglie contadine italiane fino agli anni ’60 e anche oltre ( )
8A. GIDDENS, Il mondo che cambia, il Mulino, Bologna, 2000, pag. 13-14.
9E. DURKHEIM, La sociologie de la famille, in "Annales de la FacultØ des lettres de Bordeaux" in C.
SARACENO, M. NALDINI, Sociologia della famiglia, Op. cit., pag. 20.
10F. NOBILI VITELLESCHI, Questionario, 1881, in A. MANOUKIAN, La famiglia dei contadini, in P.
MELOGRANI (a cura di), La famiglia italiana dall’ottocento ad oggi, Laterza, Bari, 1988, pag. 3.
11N.J. SMELSER, Manuale di sociologia, il Mulino, Bologna, 1995, pag. 391.
9
come pu essere ancor oggi testimoniato da molte do nne contadine vissute "in famiglia"
e angariate dal lavoro e dal potere dei suoceri/genitori. «La famiglia per la donna Ł la
famiglia del marito dove i suoceri comandano su tutto: il matrimonio Ł una sorta di
"assunzione aziendale": si sposa al sabato e al luned Ł gi sul campo a tirare le
stoppie»12 o a lavare bucati nei grandi mastelli.
L’organizzazione produttiva poderale-familiare delle zone centro settentrionali favorisce
questo tipo di struttura familiare complessa: «le terre, infatti, vengono riunite in un
podere di dimensioni tali da poter essere lavorato da, e da poter dar da vivere a, un certo
numero di braccia maschili e femminili, adulte e minori: Ł la famiglia prolifica e
patriarcale ..assunta a modello ideale dei rapporti familiari del regime fascista»13.
Molte erano le tensioni inerenti a questo tipo di struttura familiare, e molta l’instabilit ,
nonostante l’apparente "vigoria" dei vincoli. Gli interessi, infatti, dei singoli nuclei della
famiglia erano spesso divergenti, l’equilibrio tra forza - lavoro e necessit produttiva
non sempre facile (si assumevano servi quando i figli erano piccoli, si mandavano a
servizio i figli quando erano grandi), l’instabilit determinata dalla mortalit molto alta e
la conseguente dispersione della famiglia o la ricomposizione in una nuova famiglia,
erano frequenti. I fenomeni migratori dei figli eccedenti (non destinati ad ereditare) e le
migrazioni stagionali erano ulteriori motivi di instabilit che contraddicono «l’immagine
stereotipata ed enfatica di un passato immobile»14.
In una siffatta realt in cui il modello di organi zzazione familiare prevalente Ł quello
della famiglia come unit produttiva, il matrimonio avveniva solo quando la coppia era
in grado di apportare risorse economiche alla convivenza familiare, sotto forma di dote,
di titolarit di un mestiere, di accesso ereditario alla terra, o, anche di comportarsi come
"forza-lavoro" adulta: il che sottintende un’et matrimoniale non troppo giovane e un
grande numero di celibi/nubili non per elezione o scelta di vita, ma «per una condizione
di debolezza nel mercato matrimoniale»15, determinata dalla mancanza di dote o
dall’esclusione dall’eredit . Le donne si sposavano mediamente attorno ai 24/25 anni
(una media ben piø alta dei paesi orientali e asiatici) e le percentuali del nubilato
definitivo erano attorno al 15 %. La diminuita differenza di et tra marito e moglie,
12A. MANOUKIAN, La famiglia dei contadini, Op. cit., pag. 52.
13C. SARACENO, M. NALDINI, Op. cit., pag. 23.
14C. SARACENO, M. NALDINI, Ibidem., pag. 28.
15C. SARACENO, M. NALDINI, Ibidem., pag. 93.
10
rispetto ai paesi asiatici facilitava rapporti piø paritari tra i coniugi, di alleanza in una
strategia di affermazione sociale. Il lungo periodo intercorrente tra la pubert e il
matrimonio Ł causa del variabile numero di nascite illegittime o, meglio, pre-nuziali,
che avvenivano in conformit con il grado di capaci t di controllo esercitato dalla
Chiesa cattolica.
Questo tipo di famiglia restava abbastanza stabile nell’ambiente rurale, anche se bisogna
notare un fenomeno di proletarizzazione dell’agricoltura, con lo sviluppo del
bracciantato senza un rapporto stabile con la terra, che non ha condotto alla formazione
di grandi famiglie ma di piccoli nuclei familiari.
Nella categoria dei braccianti, infatti, come si evince da numerosi censimenti16, le
famiglie dei solitari erano le piø numerose: quella dello stare da soli era una delle forme
di comportamento familiare possibili, una delle strade seguite, anche se da una piccola
minoranza. Gli uomini che vendevano a giornata il proprio lavoro non avevano sempre
interesse a mantenere una situazione di coabitazione con la famiglia di origine.
Ci Ł ancora piø vero nel meridione «dove il modello produttivo di cultura estensiva, il
grosso frazionamento e dispersione della propriet hanno favorito l affermazione di
strutture familiari di tipo nucleare per molti secoli, a prescindere dalla
industrializzazione e senza costituire un fattore favorevole per essa»17.
2.2. La famiglia operaia
L industrializzazione Ł un fenomeno assai complesso comprendente la nascita della
fabbrica e del lavoro salariato ma anche aspetti che, in modo dialettico, determinano e
sono determinati da tale trasformazione: l urbanizzazione, innanzi tutto, con la nascita
di nuovi gruppi sociali che attirati dal lavoro forniscono anche mano d opera a basso
costo, l’esplosione demografica di ampie proporzioni con la diminuzione di malattie
endemiche e le migrazioni dalla campagna alla citt . Infine una nuova divisione del
lavoro crea rapporti diversi tra i sessi e le generazioni: cambiano i rapporti familiari e
tra generazioni, mutano le possibilit di controllo familiare sulla forza lavoro e incidono
quindi sulla struttura della famiglia.
16Archivio di Stato, Censimento 1936, Firenze.
17C. SARACENO, M. NALDINI, Op. cit., pag. 22.
11
In Italia per gli ultimi trent anni dell Ottocento si pu parlare piø che di famiglia
operaia, di famiglia mista agricolo - industriale: la diminuzione della mortalit infantile
porta ad uno squilibrio tra bocche, braccia e dimensione della terra e diventa sempre piø
necessario ricorrere ad occupazioni integrative, che in un primo tempo potevano essere
filatura e tessitura a domicilio, produzione artigianale, commercio ambulante, ma,
sempre piø spesso, la ricerca di lavori salariati piø o meno saltuari comportavano
spostamenti a volte pendolari, o migrazioni temporanee per periodi anche lunghi, anche
all estero. FinchØ il lavoro salariato resta occasionale, i rapporti con la famiglia restano
stretti, ma aumentando le tensioni con la famiglia di origine per le strategie
matrimoniali severamente imposte o per divergenze di carattere ereditario, avviene
l’allontanamento definitivo, con la completa emancipazione dalla famiglia di origine.
Nella realt urbana, gli individui e le famiglie me ttono in atto processi di adattamento
anche se non vengono immediatamente abbandonati i valori tradizionali del mondo
rurale: ciononostante la natalit Ł fortemente ridotta, aumentano le nascite fuori dal
matrimonio, aumenta l instabilit sia occupazionale che residenziale. Il lavoro
femminile Ł largamente diffuso e la struttura familiare prevalente diventa in larga
maggioranza nucleare. Alla famiglia congiunta e complessa, alla sua capacit di
protezione si sostituisce «una rete solidaristica fatta di vicini di casa, parenti compaesani
che si scambiano servizi, dalla custodia dei bambini alla cura di ammalati e anziani, e
forme di aiuto nei momenti critici (disoccupazione, malattia, morte)»18.
Forti problemi economici, con la paura, sempre presente, della rapidit del mutamento
sociale, di nuove forme di povert , della perdita d ei tradizionali legami, creano una
societ non certo idilliaca, con legami piø basati sulla necessit di reciproco sostegno
economico che sui legami affettivi: la moglie contribuisce a incrementare i guadagni del
marito, i figli hanno il dovere di contribuire, fin da piccoli, al bilancio domestico, con
lavoretti e servizi, il risparmio, la condanna dello spreco (specie nel vino e all osteria)
sono i modelli virtuosi che si impongono al comportamento sociale.
Anche in questo tipo di famiglia, richiedente la cooperazione economica, l’et del
matrimonio era relativamente elevata e la differenza di et ridotta, laddove nelle
famiglie asiatiche e orientali i matrimoni erano caratterizzati dalla giovane et delle
18S. MUSSO, La famiglia operaia, in P. MELOGRANI, (a cura di), Op. cit., pag. 71.
12
spose e dall’alta differenza di et con i mariti: ci facilitava, anche in questo caso,
rapporti di coppia piø paritari.
Una forte resistenza a mantenere l occupazione femminile, ad eccezione dei periodi di
guerra in cui le donne sono chiamate a sostituire la mano d opera maschile, caratterizza
la realt operaia italiana anche dopo il periodo fa scista, anche negli anni 50, fino alla
fine degli anni 60, limitando perci la nascita pe r lungo tempo di una famiglia moderna
ed emancipata: questo sia per motivi economici (donne e fanciulli erano pagati meno: i
loro erano salari aggiuntivi del lavoro principale dell’uomo), sia per motivi politici
(donne e fanciulli erano lavoratori meno problematici degli uomini). Si sosteneva, da
parte degli imprenditori, la massima libert di sfr uttamento per permettere lo sviluppo
industriale: i sindacati d’altronde erano poco organizzati e poco propensi alla presenza
delle donne in fabbrica, che secondo una voce comune, "portavano via lavoro agli
uomini". Il fronte delle donne era frammentato e diviso anche sulla opportunit di una
legislazione protettiva del lavoro femminile: alcune sostenevano che questa avrebbe
spazzato via dalle fabbriche le donne, altre la consideravano necessaria, anche se
avrebbe avuto risvolti negativi sull’occupazione femminile.
Il progresso igienico sanitario e le maggiori cure verso i figli determinano
progressivamente, da un lato un*a diminuzione della mortalit infantile e, dall’altro la
riduzione del tasso di natalit , anche perchØ la presenza di bambini piccoli in famiglia
limitava l’esigenza di mobilit . Ad un minor numero di figli determina, a sua volta, un
aumento di cure prestate (maggiore scolarizzazione, ad esempio), di affettivit , e di
aspettative nei confronti dei figli.
2.3. La realt urbana: la famiglia borghese e impre nditoriale
Gi nel XIV sec., la struttura della famiglia nella citt era per lo piø nucleare, e ci era
dovuto al tipo di attivit che i cittadini svolgeva no: in massima parte erano artigiani e
commercianti che vivevano del proprio lavoro e, per tale motivo, una struttura familiare
di piccole dimensioni era propedeutica a tale modello economico e permetteva
soddisfacenti condizioni di vita. Si deve ricordare che, spesso, erano presenti casi di
persone, che, almeno nella fase centrale e/o finale della propria vita, vivevano sole.
Caso a parte, era quello delle famiglie dei ceti piø elevati: al momento di contrarre
matrimonio, la moglie si trasferiva stabilmente presso la casa dei genitori del marito e vi