8 
sulle varie celebrazioni nella regione), nonché seguivo la redazione delle pagine 
web e la grafica del sito.  
Scrissi anche un articolo3 per ricordare la figura di Giorgio Perlasca, il 
commerciante padovano che salvò migliaia di ebrei ungheresi e di cui, in 
occasione della Giornata della Memoria, la RAI trasmetteva uno sceneggiato per 
ricordare quelle orribili vicende ed onorare la sua (trascurata) memoria in Italia. 
Il nostro sito, un po’ per scherzo ed un po’ sul serio, riuscì così a balzare agli 
onori della “grande” informazioni: fu proposto nei link di approfondimento nelle 
pagine on line dei quotidiani “Corriere della sera”4 e de “La Stampa” di Torino5. 
Inoltre fu trasmesso agli iscritti di Bibliomail, servizio curato dalla biblioteca di 
Empoli, nell’invio del lunedì (dedicato alla recensione libraria): era lunedì 28 
gennaio 20026 e si proponeva agli iscritti al servizio il libro di Enrico Deaglio, 
dedicato alla vita ed alla storia di Perlasca.  
Non sto a dilungarmi su quello che è successo poi a me ed alla redazione del 
sito… ma tante sono state le soddisfazioni incontrate, così come le persone che 
mi hanno intasato per mesi, la mia casella elettronica, scrivendomi da tante 
parti d’Italia e del mondo (sono ancora in contatto con una studentessa del 
Belgio e con il gruppo dei soldati dissidenti in Israele). 
Perché ho raccontato questa esperienza di due anni fa? 
Diciamo che quella è stata la svolta di un percorso che mi ha fatto capire e 
riflettere sull’importanza delle nuove tecnologie informatiche e di 
comunicazione, che già in parte conoscevo. Notai che la Rete, come dice 
Giancarlo Livraghi “… è fatta di persone e non di macchine, connessioni, 
software e protocolli o business o marketing”7. 
Altra importante esperienza personale che “entra” nel presente lavoro è la mia 
esperienza nel progetto “Cavie da web” della biblioteca comunale di Empoli del 
giugno 2003, dove con test di usabilità si puntava a capire l’impatto e l’efficacia 
del sito web bibliotecario toscano, nelle ricerche degli utenti “dentro” il sito 
                                        
3
 Vedi <http://www.puntoj.com/perlasca.htm>. 
4
 Vedi <http://www.corriere.it/speciali/memoria2002/memoria.shtml>. 
5
 Non mi è possibile ricostruire il link del quotidiano perché archivia solo gli ultimi 30 giorni. 
6
 Vedi <http://www.comune.empoli.fi.it/biblioteca/iniziative/varie/bibliomail/28.htm>. 
7
 LIVRAGHI, Giancarlo [2001] L’umanità dell’Internet: le vie della Rete sono infinite, Milano, 
Hops, p. 9. 
 9 
stesso, nonché il modo per migliorarlo ed ottimizzarlo sulla base delle loro 
indicazioni e valutazioni. Esperienza che racconto in un capitolo del presente 
lavoro. 
 
Da queste due esperienze personali, unite ai miei studi, nel settore informatico 
e biblioteconomico, ho avuto modo di riflettere sulla grande utilità del sito web 
applicato alla biblioteca pubblica.  
Pensai che anche in Italia, per i siti web bibliotecari, era arrivato il momento 
giusto per partire in modo attivo e dinamico sulla strada delle “rotte digitali”, 
guardando anche ai progetti di e-government già in atto nel nostro paese. 
Continuavo a vedere, ed ahimè ancora oggi mi succede troppo spesso, di 
navigare in siti web bibliotecari sotto forma di “belle vetrine”, che ancora non 
mettono a fuoco tutte le potenzialità che il web può offrire.  
Un’occasione non colta, troppo importante, che ancora non viene compresa 
appieno o non vuole essere sfruttata? 
 
Scopo del mio lavoro vuole essere quindi una ricostruzione delle “tappe” della 
biblioteca pubblica on line, realizzato attraverso uno studio teorico (personali 
analisi a siti web bibliotecari) ed uno invece più diretto “sul campo” attraverso 
le preziose interviste a bibliotecari che lavorano nel settore (interviste proposte 
in Appendice).  
 
Ho cercato di focalizzare il lavoro su questi aspetti: 
? storia del World wide web e sua importanza strategica per l’allargamento 
della comunicazione nel mondo e nella ricerca di informazioni; 
? definizione e ruolo della biblioteca pubblica; 
? perché costruire un sito web per una biblioteca pubblica?  
Pro e contro di un progetto.  
? le leggi da seguire per la realizzazione del sito web: quindi accessibilità 
all’informazione per tutti gli utenti (secondo le norme legislative italiane ed 
internazionali in materia), ma anche usabilità del sito web ed alcune  
                                                                                                                   
 
 10 
procedure elementari ma basilari, da seguire per la costruzione di un 
prodotto web di qualità e di valore; 
? analisi di tre siti web bibliotecari (di tipologie di biblioteche pubbliche 
diverse) a confronto. 
 
Spero di essere riuscita a far capire al lettore che non esiste un “modello ideale” 
di sito web bibliotecario, valido per tutti e per tutte le realtà biblioteche, 
facilmente esportabile o importabile.  
Deve o dovrebbe esistere per tutti i siti web bibliotecari, uno “standard” 
generale, unico e di base, che può oggi inquadrarsi nel Manuale per i siti web 
culturali, realizzato dal Gruppo Minerva8. Ma poi, per tutto il resto, il sito web 
deve essere consapevolmente adattato alla realtà bibliotecaria che si desidera 
descrivere: ben convinti che un sito web di una biblioteca, potenzia, non 
degrada o impoverisce, l’intero “sistema” biblioteca. Esso allarga i canali 
comunicativi disponibili per l’utente, nonché può essere uno straordinario 
strumento di management organizzativo interno (per la ricerca di soluzioni 
efficaci ed efficienti nella gestione). Contribuisce a dare un’immagine della 
biblioteca come entità “ben visibile” del territorio, dinamica ed attiva, attenta e 
vicina alle esigenze del cittadino-utente-contribuente.  
 
Il sito web propone quindi uno stile della biblioteca diverso e nuovo rispetto al 
passato: uno stile non ereditato dall’ “antico” o dalla tradizione, ma totalmente 
da costruire, sperimentare ed ideare!  
  
Se un principio fondamentale della comunicazione in Rete, è quello che non 
basta essere online, per essere considerati “vivi”, tanto più il sito web 
bibliotecario, deve rispettare questo principio, rispondendo con prodotti web di 
qualità, nati da progetti, solidi e attentamente valutati.  
                                        
8
 MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI [2004] Manuale per la qualità dei siti web 
pubblici culturali, a cura di Fedora Filippi. Copia a stampa della versione elettronica on-line 
<http://www.minervaeurope.org/publications/qualitycriteria-i.htm>. 
 11 
Programmazione, analisi, valutazione del sito web prima, durante e dopo, il suo 
esercizio: questi devono essere i punti su cui orientarsi e dirigere le forze dello 
staff bibliotecario. 
Non dimenticando che l’ottica della cooperazione, indicizzazione, manutenzione, 
cooperazione e accessibilità appaiono come le scelte più corrette, consapevoli e 
vincenti per il web bibliotecario.
 12 
 
1. Arriva il World wide web: il medium che ha cambiato la 
comunicazione 
 
 
1.1: Cos’è Internet e il web 
 
 
Arriverà a tal punto il genere umano 
che non si intenderà il parlare l’un dell’altro. 
 
Leonardo da Vinci 
 
 
“Se Internet è nato dall’ansia (scaturì dal sistema che doveva far funzionare una 
Rete di comunicazione in caso di attacco bellico o nucleare), il web nasce da un 
altro sentimento umano: la frustrazione. Lo racconta lo stesso padre del World 
wide web, Tim Berners-Lee, dove ricorda gli anni Ottanta, giovane ricercatore al 
CERN di Ginevra, dove occorreva un disegno globale per far scambiare 
informazioni, tramite le macchine”9. 
 
Internet (abbreviazione di internetwork, inter-rete) consiste in una tecnologia 
avanzata per lo scambio di informazioni a distanza tramite computer. Con una 
definizione più rigorosa, si compone di due o più reti che usano diversi 
protocolli di rete, connessi per mezzo di un router  (o stazioni elettroniche di 
instradamento), in modo tale che gli utenti di un’inter-rete possano accedere 
alle risorse di tutte le reti connesse.  
Quindi, nonostante l’abitudine diffusa sia di chiamarla "la Rete", singolare e 
globale, (the Net in inglese), non si può parlare di una singola rete chiamata 
"Internet", anche se la percezione dell’utente è di muoversi in un unico 
sistema: in realtà le reti sono decine di migliaia, ognuna completamente 
autonoma, pur apparendo di fatto come un unico sistema, continuo e 
intercomunicante. Il funzionamento di Internet (e le reti che lo compongono) è 
più simile al servizio postale che alla Rete telefonica10: tutti gli uffici postali 
sono collegati fra loro, ma da un sistema di strade invece che da cavi. Lettere 
e pacchi si muovono per le strade, tramite speciali furgoni e vengono smistati 
                                        
9
 PULCINI, Enrico [2001] p. 21. 
 13 
in altri uffici intermedi. Inoltre per giungere a destinazione una lettera postale 
deve contenere delle informazioni minime come indirizzo e nome del mittente 
e del destinatario. Con questo intelligente paragone Robert Cailliau11, che ha 
lavorato alla nascita del World wide web, spiega il principio della 
“commutazione di pacchetto” che è alla base della comunicazione di Rete.  
Questo significa che ogni documento, di qualsiasi natura esso sia, viene 
scomposto in piccoli pacchetti (la cui dimensione e composizione viene definito 
dai protocolli), a ognuno dei quali viene aggiunta un’intestazione che contiene 
l’indirizzo del mittente e del destinatario, in quanti pacchetti è stato suddiviso il 
documento e quale posizione occupa ogni pacchetto in questo puzzle. I 
pacchetti, una volta immessi in Rete si fanno strada, anche attraverso vie 
differenti, a seconda delle condizioni di traffico e della disponibilità di risorse 
che incontreranno nella Rete, fino a giungere al computer di destinazione, 
dove un altro programma si preoccuperà di riassemblare i pacchetti fino a 
comporre il documento originario nella sua completezza. 
Un sistema che in pratica permette di collegarsi con qualsiasi persona, 
organizzazione o "sito" che abbia un indirizzo su una delle reti connesse, con la 
possibilità di prelevare o scambiare informazioni, o utilizzare i servizi messi a 
disposizione.  
Occorre solo non dimenticare che si tratta di un sistema policentrico, senza 
"governo" centrale. Le comunità virtuali non dipendono dal luogo fisico, ma 
vengono principalmente definite dalla scelta autonoma di tutti coloro che usano 
il sistema, in base alle aree di interesse e alla natura dello scambio. In questo 
consiste la croce e la delizia di Internet: non solo ogni rete, ma anche ogni 
operatore è libero e indipendente.  
Questo elemento ha aperto l’interminabile dibattito sull’eventualità che un 
provider (un venditore della connessione, oppure un’università o un’impresa 
pubblica o privata) possa o debba porre limiti o condizioni ai suoi utenti.  
 
Gli albori di Internet risalgono alla fine degli anni Sessanta e, come accade 
spesso per le grandi innovazioni tecnologiche, alla sua origine ci sono 
                                                                                                                   
10
 GILLIES, James – CAILLIAU, Robert [2002] p. 13.
11
 ivi.  
 14 
motivazioni di strategia bellica: in piena guerra fredda, gli Stati Uniti cercarono 
la disponibilità di un sistema ramificato di comunicazioni in grado di funzionare 
dopo la distruzione di singoli punti nodali, senza per altro escludere possibili 
interruzioni dovute a manutenzione o guasti (allora frequenti in sistemi 
informatici basati su singole complesse macchine). Fu dunque il Ministero della 
Difesa ad organizzare un gruppo di scienziati e tecnici che lavorasse intorno a 
un progetto denominato ARPA (Advanced Research Project Agency); di qui 
Arpanet, cioè la prima rete in grado di collegare calcolatori, sia pure pochi e 
voluminosi. In una rete di questo tipo, l’informazione può percorrere molte 
strade diverse e scegliere in ogni momento il percorso più adatto per arrivare a 
destinazione, indipendentemente dalla distanza: nel caso un nesso intermedio 
non sia accessibile in quel momento, la comunicazione arriverà per un’altra via 
all’indirizzo stabilito.  
 
Dopo questa fase avvolta dal segreto militare, alcune grosse strutture 
universitarie californiane (coinvolte fin dalle origini nel progetto) conquistarono 
progressivamente spazi sempre più significativi. Si registrò un lungo periodo di 
lenta ma progressiva crescita in ambito scientifico e accademico, col 
finanziamento su scala nazionale di nuove reti che sostituirono quella originaria 
di tipo militare. La presenza di queste alternative ad Arpanet (UseNet, HepNet 
e BitNet) rese sempre più pressante la necessità degli utenti delle varie reti di 
poter comunicare fra loro. 
 
Una prima svolta risale al 1973, con l’introduzione del protocollo TCP/IP, il cui 
uso tuttora è generalizzato: fu il primo passo verso un’uniformità del sistema, 
grazie alla sua capacità di mettere in comunicazione dispositivi che utilizzano 
linguaggi informatici eterogenei. Così le reti indipendenti (nate prima negli Stati 
Uniti, successivamente anche altrove) poterono collegarsi l’una con l’altra 
grazie a questo protocollo: nel 1983 divenne lo standard comune, creando i 
presupposti di quello che sarebbe diventato lo sconfinato mondo virtuale di 
Internet. Il numero dei calcolatori connessi cresceva continuamente: nel 1981 
                                                                                                                   
 15 
erano connessi 213 grossi calcolatori, nel 1991 erano 376.000 computer, l’anno 
dopo il doppio, e così via. Già in questi primi decenni di percorso risultò chiaro 
che l’ambito di utilizzo di Internet riguardava in maniera preponderante lo 
strumento della posta elettronica, mezzo di comunicazione alternativo a quelli 
tradizionali.  
 
L’inarrestabile e generalizzata ascesa di Internet nel mondo delle comunicazioni 
si avviò col World wide web, ideato da un ricercatore del CERN di Ginevra, il 
fisico inglese Tim Berners-Lee: completando i suoi primi studi teorici risalenti al 
1980, Berners-Lee sperimentò per la prima volta il WWW al CERN nel 1990, 
prima di trasferirsi negli Stati Uniti, dove tuttora risiede e dove ha fondato il 
W3C12 (World Wide Web Consortium), organismo no-profit, di carattere 
internazionale che presiede allo sviluppo ed al controllo del World wide web 
(soprattutto nei settori della interoperabilità e dell’accessibilità delle tecnologie). 
Esiste anche un ufficio italiano del W3C ospitato presso L'Ufficio Italiano W3C è 
ospitato dall'Istituto di Scienza e Tecnologie dell' Informazione (I.S.T.I) del 
C.N.R di Pisa13. 
 
Per le molte e diffuse funzionalità che Internet ha sviluppato spesso capita 
erroneamente di vedere identificata Internet col World wide web. Il web è uno 
dei tanti servizi che utilizzano la Rete Internet, proprio come diversi tipi di 
veicoli utilizzano le strade. Ma il web è finito per diventare il veicolo più 
popolare della Rete Internet (chi ricorda oggi, magari fra il pubblico più 
giovane, le trasmissioni telnet o gopher; quest’ultimo prende il nome dalla 
mascotte dell’Università americana dello stato del Minnesota dove venne 
creato?). L’avvento del World wide web dopo il 1990 fu per Internet come 
l’arrivo del motore a combustione interna per le strade di compagna. 
Si tratta, come esplicita la traduzione, di una ragnatela mondiale, un sistema 
multimediale ad ipertesto con tecnologia client/server. Inizialmente l’idea di 
Berners-Lee si limitava a un sistema di distribuzione dei documenti sulla rete 
                                        
12
 Vedi <http://www.w3c.org/>.  
13
 Vedi <http://www.w3c.it/>. 
 16 
destinato alla comunità dei fisici delle alte energie, e infatti per qualche anno 
questo strumento ebbe un’applicazione molto circoscritta.  
 
 
Ma le tappe verso la diffusione di massa di Internet a quel punto avevano 
assunto un ritmo incalzante: nel febbraio 1993 due ricercatori dell'Università 
dell'Illinois, Marc Andreessen ed Eric Bina, realizzarono Mosaic, la prima 
interfaccia grafica multipiattaforma cioè uno dei primi browser grafici, per 
l'accesso ai documenti pubblicati su World wide web. In questo caso la svolta 
fu verso un’interfaccia utente grafica per accedere alle risorse della rete e 
quindi per dare ai fruitori la possibilità di navigare tramite ipertesti, facilmente e 
con l’uso del mouse. Si aggiunse così un ingrediente cui nessun navigatore 
potrà più rinunciare: soffermarsi, lungo il cammino, su immagini, suoni e video.  
L’idea vincente alla base del World wide web è stata quella di collegare la 
documentazione presente in rete in modalità ipertestuale, aggirando gli ostacoli 
e le incongruenze conseguenti a diverse piattaforme, sistemi operativi e 
protocolli. In altre parole, si tratta di uno spazio informativo costituito da 
documenti multimediali (le cosiddette “pagine web”) interconnessi tramite una 
rete di collegamenti, a formare un cosiddetto “ipertesto distribuito”.  
 
Il World wide web ha finalmente permesso di muoversi con agilità nella rete 
alla ricerca di informazioni di ogni tipo (testi, suoni, immagini) e di favorire lo 
scambio e la diffusione di documenti elettronici multimediali. La posta 
elettronica diventò così molto più di una semplice alternativa, sia pure 
straordinariamente veloce ed economica, nonché di sicurezza di arrivo, ai 
metodi tradizionali: pure esistendo già forme di comunicazione su Internet è 
con il World wide web che la posta elettronica diventa mezzo di uso di massa. 
La famosa icona della @ ideata nel 1972 da Ray Tomlinson, ingegnere 
americano del M.I.T, servì per l’ideazione della posta elettronica. «L’idea 
geniale fu di utilizzare il carattere @ preceduto dal nome dell’utilizzatore e 
seguito dal nome del computer host…Pensò che il carattere @ non compariva 
 17 
in nessun nome di persona, aveva inoltre il vantaggio di indicare che la persona 
si trovava “al” computer presso un certo host». 
 
L’anno del web è il 1994, quando nel mese di maggio, si svolse al CERN a 
Ginevra, la prima conferenza internazionale sul World wide web. 
L’organizzazione della conferenza era organizzata da Robert Cailliau, che 
insieme a Tim Berners-Lee, hanno lasciato in due interessanti libri, memoria 
della loro attività e delle loro scoperte14. E’ interessante ricordare come fra i 
400 partecipanti provenienti da tutto il mondo, ben 18 ricercatori 
rappresentavano l’Italia in rappresentanza di alcune istituzioni scientifiche quali, 
tra gli altri, gli Osservatori astronomici di Arretri, Padova e di Trieste, l’Istituto 
Nazionale di Fisica Nucleare di Firenze e Bologna, le Università di Roma, Pisa e 
Firenze. 
 
Inevitabile un accenno ad un altro elemento decisivo per l’affermazione su 
scala planetaria del  World wide web e la conseguente diffusione di Internet. 
Un elemento di pertinenza di chi è responsabile della realizzazione dei siti e che 
per questo è meno visibile agli utenti nella sua immediatezza: il linguaggio 
standard per ipertesti HTML (Hypertext Markup Language), usato per creare le 
pagine web.  
Nei file costruiti con HTML è inserita una parte detta <head> in cui vengono 
inseriti alcuni <tag> fondamentali: il <title> ed i metadati <keywords>, 
<description>. Il <title> è fondamentale per identificare e titolare una pagina, 
mentre gli altri consentono di descriverla usando dei termini controllati relativi 
ai documenti. Questo accorgimento ne permette un’organizzazione e un 
recupero più efficaci: i metadati consentono di indicizzare e ricondurre a norme 
standard certe documenti creati con HTML, a volte volatili e non recuperabili, 
proprio per la scarsa cura con cui vengono prodotti. Sono la premessa 
indispensabile per il lavoro dei motori di ricerca (o spider cioè ragni, appunto 
perché catturano dalla Rete siti e documenti, trasferendoli nei loro archivi), che 
usano infatti questi due elementi del linguaggio HTML (<title> e metadati) per 
                                        
14
 GILLIES, James – CAILLIAU, Robert [2002] e BERNERS-LEE, Tim [2001]. 
 18 
recuperare i documenti ed i siti, nonché per organizzare i loro potenti archivi e 
basi dati. E difatti il successivo dilagare di Internet è legato in larga misura alla 
diffusione di questo linguaggio HTML.  
Il nome del protocollo che governa il traffico ipertestuale web su Internet, 
generato con il linguaggio di marcatura HTML, è il noto protocollo HTTP  
(HyperText Transfer Protocol). 
 
Verso la metà degli anni Novanta invece irruppero sul mercato i programmi 
multifunzionali in grado di accedere alle risorse: i browser. Sono le applicazioni 
usate per esplorare le risorse di Internet, ossia lo strumento che consente 
all’utente di spostarsi tra un nodo (o host) e l’altro della rete in modo 
trasparente, senza preoccuparsi troppo dei dettagli tecnici dei collegamenti o 
dei metodi per accedervi. Da quel momento non fu più necessario essere 
esperti informatici per orientarsi nella navigazione virtuale. Nel 1994 arrivò 
Netscape Navigator (ideato dalla Netscape), nel 1995 Internet Explorer (ideato 
dalla Microsoft), tuttora i browser più diffusi insieme ad Opera: grazie a loro, 
sullo schermo del computer vengono visualizzati i documenti ipertestuali della 
rete con un’interfaccia grafica, acquisendo testi, immagini, filmati e suoni 
digitalizzati. 
A metà degli anni Novanta si scatenò quella che è stata ribattezza la “guerra 
dei browser” causata dalle lotte commerciali fra le maggiori case produttrici di 
software, causando alla fine problemi per l’utente finale. 
Su questo punto intervenne autorevolmente il padre del World wide web Tim 
Berners-Lee che lanciò una campagna mondiale "Best Viewed With Any 
Browser" (Consultabile Con Ogni Browser). Come scrisse lui stesso nel 1996 
“"Chiunque sbatta nelle proprie pagine un'etichetta del tipo 'questa pagina si 
consulta meglio con il browser X' sembra che provi un forte desiderio di tornare 
a quei terribili giorni, prima del Web, dove si avevano poche possibilità di 
leggere un documento scritto su un altro computer, da un altro elaboratore 
testi, o in un'altra Rete”. La campagna si può ancora trovare in Rete presso     
<http://www.anybrowser.org/campaign/>. 
 
 19 
Infine gli scambi all’interno del sistema col tempo sono diventati 
sostanzialmente gratuiti, perché basati sulla reciprocità: ogni nodo (o host) 
collegato dà e riceve servizio. Questo sistema ha permesso alla Rete di 
sopravvivere e crescere anche dopo la fine dei finanziamenti pubblici su cui si 
era originalmente basata. Si stima che nel 2000 siano circa 75 milioni gli host 
Internet nel mondo. 
 
La semplicità di uso di Mosaic, le caratteristiche innovative dell'architettura 
informativa del web e i costi sempre più contenuti, quasi istantaneamente 
scatenarono l’entusiasmo degli utenti della rete, innescando un processo di 
espansione tecnologica senza precedenti e portando, nel giro di pochi anni, alla 
presenza sul web di miliardi di documenti e di centinaia di milioni di utenti.  
 
Il World wide web, con la sua espansione, visibilità e successo, suscitò in modo 
istantaneo l'interesse di ogni tipo di autori ed editori telematici. Il campo delle 
applicazioni pratiche e tematiche si rivelò presto senza limiti, andando ben oltre 
l’era pionieristica delle pubblicazioni scientifiche dei centri di ricerca universitari, 
o dei software per l'accesso alla rete degli enti che gestiscono Internet: 
dall'andamento della situazione meteorologica alle riviste letterarie, dalle 
oscillazioni di borsa ai quotidiani, dai musei virtuali alle amministrazioni 
pubbliche... una corsa all’accumulo di una massa di dati sempre più variegata e 
soprattutto aggiornabile in tempo reale. Nuovi servizi e nuove fonti di 
informazioni nacquero e nascono in continuazione, espandendosi a ogni campo 
del sapere e del commercio.  
 
Infatti il mondo delle aziende e del marketing non poteva non accorgersi delle 
potenzialità del nuovo strumento: il web, poco dopo la caduta dei muri 
ideologici, contribuì a creare le premesse del nuovo mercato globale. Le ditte 
produttrici di hardware e software furono le più tempestive ad arrivare in rete, 
ma qualunque categoria di commerciante ha finito col crearsi uno spazio 
virtuale dove esporre le vetrine dei suoi prodotti, acquistabili a distanza 
normalmente con carta di credito.  
 20 
Insomma: la diffusione planetaria… la facilità di utilizzazione delle interfacce… 
l’organizzazione ipertestuale… la possibilità di scambiare informazioni 
multimediali… la semplicità di gestione per i fornitori dell’informazione…  
Queste le caratteristiche peculiari che hanno permesso al World wide web di 
rivoluzionare il panorama degli strumenti di comunicazione. 
 
Questo processo incontenibile interessò inizialmente gli Stati Uniti e in un 
secondo momento l’Europa. In Italia il fenomeno subì un ulteriore ritardo 
rispetto ai paesi tecnologicamente più evoluti del continente.  
Le prime connessioni universitarie italiane con la rete internazionale furono 
stabilite con ButNet e HepNet nel 1982 (il primo collegamento fu quello del 
CNUCE a Pisa). Nel mondo scientifico e universitario all’inizio la presenza in rete 
fu dominata dalle facoltà di fisica; arrivarono più tardi i dipartimenti di scienza 
dell’informazione. La sostanza è che per parecchio tempo il sistema Internet 
era usato quasi solo da alcuni grandi enti pubblici e da alcune facoltà 
universitarie, specialmente nel campo della fisica.  
Il vero boom delle connessioni ad Internet in Italia si registrò in tempi recenti, 
solo nel 2000; la crescita è continuata anche negli anni successivi, pur non 
bastando ad allinearci ai livelli di diffusione più avanzati anche nei paesi 
europei.  
1.2: Gli italiani e le tecnologie 
 
Il computer è il principale elemento di quell’ibridazione 
di tecnologie video che ci avvierà verso una coscienza mondiale. 
 
Marshall McLuhan 
 
 
Il 37° Rapporto annuale del 2003 del Censis sulla situazione sociale del Paese 
fotografa il quadro più recente del rapporto fra gli italiani e le tecnologie web. 
Le indagini rivelano che il 51,3% degli italiani possiede in casa un personal 
computer (anche se di questi solo il 36,5% lo utilizza personalmente e 
frequentemente). Se ne deduce che ormai “gli strumenti tecnologici non sono 
considerati diletto per appassionati, ma elementi utili per il lavoro come per lo 
 21 
svago. I cittadini italiani sono nel complesso indirizzati positivamente verso il 
possesso e l'uso degli strumenti innovativi”15. 
Nella tabella “Gli italiani ed internet: la mappa dell'utenza e dell'esclusione”16 si 
nota che il 32,1% utilizza Internet (rispetto al 21,3% del 2000), di cui il 17,3% 
a casa, il 4,6% nel luogo di lavoro/studio, il 9,4% in entrambe le situazioni, lo 
0,8% in altri luoghi (amici o locali pubblici e privati).  
“Questo 32,1% utilizza Internet abitualmente almeno per la ricerca di 
informazioni. C'è da sottolineare, rispetto al passato, un aumento degli utenti 
potenziali (cioè coloro che ancora non vi accedono, ma sono interessati a farlo 
e forse lo faranno) a discapito degli “esclusi” (coloro che non conoscono o non 
sono affatto interessati ad Internet): chi non sa cosa sia Internet e che servizi 
offra nel 2003 ammontava al il 4,1%, mentre erano l'11,7% nel 2000. Chi è 
escluso da Internet, ancora non se ne interessa, non ne trova utilità o trova 
difficoltà nell'avvicinarsi, e ancora chi è al di fuori delle reti dei legami sociali 
esterni alla famiglia: casalinghe e pensionati non avvertono per la maggior 
parte la necessità di accedere ad Internet, sebbene una quota crescente di loro 
sia, negli anni, passata dalla categoria degli esclusi a quella degli utenti 
potenziali”17.  
Questi ultimi tra le ragioni della loro esclusione temporanea lamentano una 
mancanza d’interesse per gli attuali contenuti e servizi (dal 30% del 2000 al 
19,2% del 2003), la mancanza di competenze (rimasta sostanzialmente stabile, 
dal 25,2% al 24,2%), i costi eccessivi per strumentazione e connessione 
(dall’11,8% al 4,6%). 
 
Internet è lo strumento che forse più di ogni altro segna veramente la 
differenza tra uso giovanile e adulto dei mezzi di comunicazione.  
Si connette in Rete più o meno frequentemente il 58,7% dei giovani tra i 14 e i 
30 anni, un dato che corrisponde all'incirca al triplo di quanto accade tra gli 
adulti. Utilizzano la rete per ragioni di studio (38,8%), per informarsi 
sull’attualità (32,7%), per comunicare attraverso e-mail, chat e forum di 
                                        
15
 Vedi <http://www.censis.it>. 
16
 Rapporto annuale 2003 del Censis, Comunicazione e cultura, presso <http://www.censis.it>. 
17
 ivi.