l'arresto dei programmi di ricerca volti all'individuazione di pene
alternative e, di conseguenza, oltre ad una notevole crescita delle
condanne detentive, ha reso il carcere un'esperienza estremamente
debilitante per i detenuti, non solo dal punto di vista fisico e
psicologico ma anche sociale.
Vedremo come, in risposta al problema del sovraffollamento
causato dalle politiche criminali attuate e agli esorbitanti costi di
gestione sostenuti dalle amministrazioni penitenziarie, si è sviluppato il
fenomeno della privatizzazione carceraria, sia per quanto concerne la
gestione di strutture precedentemente amministrate dallo Stato, sia per
quanto concerne la costruzione e la gestione di nuovi stabilimenti
carcerari, facendo sorgere nuovi dibattiti circa la legittimità della
pratica di affidare la fase dell'esecuzione penale a società private che
non hanno alcun interesse a promuovere programmi di riabilitazione e
di risocializzazione, i quali risulterebbero anzi economicamente
svantaggiosi per queste aziende sia nel breve che nel lungo periodo.
Con ogni probabilità, la soluzione a tutti questi problemi andrebbe
ricercata volgendosi al passato e ritornando a concepire il crimine come
un complesso problema sociale che richiede un approccio e soluzioni
differenziate. La pena dovrebbe costituire un mezzo non per cancellare
il delitto, ma per “trasformare” il colpevole, attraverso un trattamento il
più possibile personalizzato che renda il carcere qualcosa di diverso da
«a desperate attempt to impose uniformity, regularity and predictability
on the human world» (1).
1 Così, Z. BAUMAN, Social Issues of Law and Order, British Journal of Criminology, 2000, p. 206.
2
«Prisons are built with stones of law»
Proverbs of Hell, William Blake.
3
CAPITOLO I
IL SISTEMA PENITENZIARIO STATUNITENSE
SEZIONE I
IL SISTEMA PENITENZIARIO SECONDO ALEXIS DE
TOCQUEVILLE
SOMMARIO: 1. Profili introduttivi. -2. (segue). Evoluzione storica del sistema
penitenziario americano. -3 (segue). Analisi critica dei sistemi penitenziari
statunitensi. -4. (segue). L'amministrazione delle strutture carcerarie. -5. (segue). I
mezzi disciplinari e la “riforma” del detenuto. -6. (segue). Cenni sulle case rifugio.
1. Profili introduttivi
Quando ricevette il suo primo incarico come penitencier (1) nel
1831, Alexis de Tocqueville aveva solo ventisei anni ed era appena
stato nominato uditore giudiziario a Versailles. L'incarico prevedeva la
realizzazione di un'inchiesta sui penitenziari degli Stati Uniti
d'America, in modo tale da raccogliere quanti più dati possibili in vista
della possibile riforma penitenziaria in Francia.
Il viaggio in America significò molto per lui, forse anche più di
quanto avesse previsto: infatti, proprio grazie a quel viaggio nacque
una delle sue opere più celebri e che lo rese famoso fra gli studiosi
della democrazia: La démocratie en Amérique, preceduta nella
pubblicazione dal Systéme pénitentiaire, che costituì per Tocqueville il
lasciapassare per la vita politica in Francia.
Allo studio dei vari sistemi penitenziari Alexis de Tocqueville
dedicò gli anni centrali della sua vita, dal 1830 al 1849; studiò
dettagliatamente i diversi metodi punitivi utilizzati negli Stati Uniti e in
1 Di seguito inteso come esperto di questioni penitenziarie, in tal senso, L. RE, Introduzione, in A. DE
TOCQUEVILLE, Scritti penitenziari, a cura di L. RE, Roma, 2002.
4
Europa e, a seguito della sua elezione alla Camera dei deputati, questo
gli permise di esordire in parlamento come esperto della questione
penitenziaria.
L'attività penitenziaria di Tocqueville può essere suddivisa in tre
fasi (2):
la prima fase, che va dal 1830 al 1838, in cui fu soprattutto un
ricercatore, visitò le carceri americane e divenne uno dei massimi
esperti del settore penitenziario.
La seconda fase va dal 1838 al 1840 e vede Tocqueville
approfondire ulteriormente la propria conoscenza sui sistemi
penitenziari e farsi promotore di un dibattito sulle concrete modalità di
attuazione dei programmi di riforma nei vari paesi.
La terza fase, invece, è la più politica delle tre e vede Tocqueville
presidente della commissione incaricata dell'esame del progetto di
legge per la riforma delle carceri , che vede la propria conclusione con
lo scoppio della Rivoluzione (3) ed il conseguente fallimento della
riforma.
2. Evoluzione storica del sistema penitenziario americano
La prima idea di una riforma del sistema penitenziario venne
concepita dai Quaccheri, setta religiosa della Pennsylvania, i cui
membri rifiutavano qualsiasi forma di violenza. Nel 1786, grazie alle
loro numerose proteste, riuscirono a far accettare all'opinione pubblica
questi principi cardine del loro credo, ottenendo l'abrogazione della
pena di morte, di ogni forma di mutilazione e della tortura nella
legislazione della Pennsylvania. La sorte dei condannati ebbe un
sensibile miglioramento: alle punizioni corporali fu sostituita la
detenzione in cella e, per i crimini più gravi, l'unico mezzo di
inasprimento della pena divenne la reclusione solitaria in cella ed
2 In questo senso, A. DE TOCQUEVILLE, Scritti penitenziari, cit., p. 22-25.
3 Naturalmente si fa riferimento alla Rivoluzione francese del 1848.
5
eventualmente la riduzione della quantità di cibo giornaliera.
Fu proprio in questi anni che sorse, a Filadelfia, il penitenziario di
Walnut Street, nel quale i detenuti venivano classificati in base alla
natura dei crimini commessi e quindi confinati nelle proprie celle per
scontare la pena stabilita dalla Corte. Si tratta, senza dubbio, di una
riforma pregevole sotto molti aspetti, ma incompleta: la detenzione in
isolamento per ogni singolo detenuto, detto anche sistema cellulare, era
prevista solo come mezzo di inasprimento e non veniva applicata ad
ogni detenuto in via principale. I difetti principali di questa riforma
erano due: i detenuti non sottoposti al sistema cellulare potevano
interagire, corrompendosi a vicenda durante il lavoro, mentre quelli
sottoposti ad isolamento venivano corrotti dall'indolenza (4).
Il sistema carcerario di Walnut Street ebbe molti imitatori -si pensi
allo Stato del Maine, del Massachusetts e di New York- ma non ottenne
in nessuno di essi il successo che la nuova tipologia di approccio
auspicava.
Nel 1816, per porre rimedio alle problematiche sorte da questa
tipologia penitenziaria (5), venne costruito il carcere di Auburn, che fin
dall'inizio dimostrò di essere stato progettato su errati presupposti: ogni
cella poteva ospitare due detenuti, la qualcosa, secondo Tocqueville,
costituiva la configurazione peggiore in assoluto per la facilità con cui
gli stessi potevano corrompersi.
Nello stesso periodo e in attuazione delle medesime teorie, venne
costruito il carcere di Cherry-Hill destinato ad accogliere i detenuti di
Filadelfia, ma con una grande differenza rispetto al modello di Auburn;
in questo nuovo penitenziario, le classificazioni dei detenuti in base al
crimine commesso venivano abbandonate in favore di una reclusione
solitaria sia notturna che diurna, mitigata solo dal lavoro giornaliero
nelle celle. Questo portò, indirettamente, alla riforma delle leggi penali
della Pennsylvania, poiché la durezza dell'imprigionamento solitario
4 Così, A. DE TOCQUEVILLE, op. cit, p. 9.
5 Si riteneva che i problemi scaturissero dal numero insufficiente di celle.
6
permetteva di abbreviare la durata della pena (6) e la pena di morte,
salvo in rarissimi casi, fu abolita (7).
Tocqueville vede quindi negli Stati Uniti un progresso continuo, sia
dal punto di vista legislativo, sia penitenziario, che viene realizzato
anche con un addolcirsi progressivo delle pene che feriscono l'integrità
psico-fisica dell'essere umano. Il movimento del progresso è ormai
impresso e ogni Stato sta adeguando il proprio ordinamento per
l'applicazione, anche se con metodologie differenti (8), di questi
principi.
L'ambito di indagine scelto da Tocqueville è circoscritto a due
tipologie carcerarie:
i penitenziari in senso stretto, che secondo la normativa allora
vigente in Francia corrispondevano a strutture quali case di correzione
centrali, i bagni e le case di detenzione;
le case di rifugio per giovani delinquenti, strutture più simili a
scuole che a istituti penitenziari, ma che costituiscono una parte
fondamentale del sistema carcerario statunitense, poiché hanno come
fine l'educazione ed il recupero sociale del condannato, in aggiunta alla
punizione dei soggetti giudicati colpevoli.
Prima di procedere alla descrizione dei singoli regimi penitenziari,
è necessario comprendere quali siano i sistemi penitenziari presenti nei
vari Stati e i principi che li regolano.
Negli Stati Uniti si possono individuare due modelli fondamentali:
quello di Auburn e quello di Filadelfia. Sing Sing nello stato di New
York, Connecticut, Massachussets (Boston) e Maryland (Baltimora) si
rifanno tutti al modello di Auburn, mentre, dall'altro lato, troviamo la
Pennsylvania, con il proprio sistema penitenziario applicato
magistralmente nel carcere di Filadelfia.
6 Diminuzione auspicabile a seguito dell'esperimento condotto nel 1821 nel carcere di Auburn su ottanta detenuti, che
aveva provocato la morte di cinque in un solo anno e gravi conseguenze psichiche dovute al lungo isolamento per i
restanti.
7 Ci si riferisce, ad esempio, all'omicidio premeditato.
8 Così, A. DE TOCQUEVILLE, op. cit, p. 24.
7
Punto in comune fra i due sistemi è l'isolamento dei detenuti,
poiché la comunicazione tra questi rendi impossibile il loro recupero
morale. Inoltre, questa separazione, oltre ad evitare «la corruzione dei
più depravati nei confronti dei meno depravati» (9) ha anche un effetto
positivo sul singolo detenuto, in quanto egli, gettato nella solitudine
con se stesso, può riflettere sul proprio crimine ed imparare così ad
odiarlo. Un ulteriore punto che accomuna i due sistemi penitenziari è il
lavoro, avente una duplice funzione: in primo luogo, deve essere
sempre presente nella vita del condannato, poiché allevia la pena.
Infatti, lungi dall'essere un aggravio per il detenuto, egli vi trova
conforto e comunque dovrebbe essere obbligato a dedicarvisi anche se
non lo volesse, dal momento che è stato indotto al crimine proprio dalla
propria inattività.
In secondo luogo, rende meno dispendioso il mantenimento in
carcere del detenuto da parte dello Stato.
Nel penitenziario di Auburn, nel 1821, si è sperimentato
l'isolamento senza possibilità di lavoro del detenuto, con esiti funesti:
non solo si è causata la morte di svariati detenuti, ma coloro che sono
stati sottoposti a questa tipologia di trattamento, dopo aver scontato la
loro pena, sono ben presto ritornati in carcere per la commissione di
nuovi crimini. In questi anni, il sistema di Auburn prevede l'isolamento
solo notturno del condannato, mentre il sistema di Filadelfia, preferito
da Tocqueville, prevede l'isolamento sia notturno che diurno, che
lavorerà quindi, nella solitudine della propria propria cella, fino alla
conclusione della pena.
Proprio in questa sede, emerge con grande forza il ruolo centrale
del lavoro come aiuto nel sopportare le pene: Tocqueville sottolinea,
infatti, come tutti i detenuti dichiarassero che la domenica, giorno di
riposo, era il più lungo di tutta la settimana (10).
9 Tocqueville ripete innumerevoli volte come «nell'associazione dei malvagi, non è il meno colpevole che agisce sul
criminale, ma il più depravato che ha presa su quello che lo è meno».
10 Così, A. DE TOCQUEVILLE, op. cit, p. 29.
8
Anche per l'amministrazione del penitenziario di Auburn,
l'isolamento e il lavoro sono i principi cardine, ma vengono realizzati
diversamente: i detenuti sono rinchiusi nelle proprie celle, in solitudine,
solo durante la notte, mentre durante il giorno vengono costretti a
lavorare in grandi laboratori comuni e sottoposti alla silence rule, che
produce una comunanza solo fisica, mentre «le loro anime sono
isolate» (11).
Il carcere di Auburn, rispetto al penitenziario di Filadelfia, ha il
merito di insegnare la disciplina ai detenuti. Il colpevole, confinato in
una cella solitaria, in un regime come quello di Filadelfia non può
opporre alcuna resistenza, la sua sottomissione non avrà alcuna valenza
morale e nessun insegnamento verrà tratto dal detenuto. Nel
penitenziario di Auburn, invece, i detenuti lavorano in laboratori
comuni con l'obbligo del silenzio, ma si tratta di una disciplina che
potrebbero violare. In questo modo apprendono un'attitudine
all'obbedienza che sarà fondamentale una volta ritornati in libertà.
3. Analisi critica dei sistemi penitenziari statunitensi
Quello che emerge fin dal primo capitolo de Le systeme
pènitentiaire aux Etats Unis et son application en France è che, in
realtà, «un sistema penitenziario degli Stati Uniti non esiste» (12). Gli
Stati Uniti d'America, infatti, non hanno adottato un sistema uniforme
ma sono piuttosto teatro di numerosi esperimenti penitenziari e ciò per
due ragioni: in primo luogo, i penitenziari sono sorti e si sono
sviluppati indipendentemente gli uni dagli altri, ogni Stato decide come
organizzarli e che modello sia più opportuno adottare; spesso sono le
stesse città a deliberare in materia penitenziaria. In secondo luogo, per
Tocqueville, gli Stati Uniti si sono impegnati in una riforma graduale e
piuttosto discreta affinché tutto il piano di riforma fosse compreso
anche dal popolo. Come emerge chiaramente dai suoi studi, il sistema
11 Così, A. DE TOCQUEVILLE, op. cit, p. 30.
12 Così, A. DE TOCQUEVILLE , op. cit., p. 21.
9
penitenziario statunitense è divisibile in due modelli: quello di Auburn
e quello di Filadelfia. Caratteristica essenziale del primo modello, che
prende il nome proprio dallo stabilimento carcerario situato nello stato
di New York, è la disciplina basata sull'isolamento notturno dei detenuti
e sul lavoro in comune durante il giorno, da cui consegue che i detenuti
possano incontrarsi ma sempre nel rispetto della silence rule.
Il secondo modello esistente, invece, è riconducibile al sistema
applicato nel carcere di Cherry-Hill presso Filadelfia e basato
sull'isolamento dei detenuti, sia durante il giorno, sia durante la notte
nelle proprie celle, dove svolgono anche il lavoro obbligatorio.
Caratteristica comune di tutti gli istituti carcerari statunitensi è dunque
l'isolamento, anche se realizzato mediante metodologie diverse e che,
anche per Tocqueville, costituivano un' importante innovazione da
esportare in Francia, nei cui penitenziari tutti i detenuti alloggiavano in
grandi dormitori e potevano comunicare (e corrompersi) liberamente.
Questo era il principio chiave del sistema carcerario, come emerge
spesso dagli scritti dell'autore, mentre il metodo utilizzato per
realizzarlo è assolutamente secondario.
L'isolamento è l'unico modo per punire in modo individuale ogni
soggetto condannato ed evitare che i detenuti si sentano “una classe” e
acquistino la consapevolezza della forza complessiva di cui
dispongono.
Fra questi due modelli, Alexis de Tocqueville dimostrò di
prediligere il primo, per due ordini di ragioni: in primo luogo, si
trattava di un sistema più vantaggioso economicamente per lo Stato; in
secondo luogo, sembra un sistema maggiormente educativo per il
detenuto. In realtà, pur apprezzando e ammirando questo sistema
penitenziario, Tocqueville non ne propone l'applicazione, anche perché,
come si è potuto constatare, «non esiste» ma propone un modello
diverso, che egli stesso ha ideato a partire dagli esempi osservati
durante i suoi viaggi. Il modello proposto si basa sul principio di
10
razionalità e umanità della pena: questa deve essere direttamente
proporzionale alla gravità del reato commesso e deve essere applicata,
sia ai condannati, sia agli imputati in attesa di giudizio.
Un altro aspetto che emerge con grande chiarezza dall'analisi di
Tocqueville è l'importanza del lavoro per i detenuti. Certo, deve sempre
trattarsi di un mezzo disciplinare, il detenuto non deve trasformarsi in
un operaio e il carcere non deve trasformarsi in una fabbrica; ma è
auspicabile che il lavoro penitenziario occupi l'intera vita di questi
soggetti, non deve essere interrotto che per esplicare le funzioni vitali e
deve essere estremamente faticoso. In questo modo, non solo la
gestione dell'istituto carcerario sarà più vantaggiosa dal punto di vista
economico ma anche i detenuti saranno più facilmente controllabili.
Scrive Tocqueville del detenuto: «è necessario che lavori
incessantemente: per lui, perché l'ozio gli è funesto; per la prigione,
perché, secondo l'osservazione del giudice Powers, cinquanta individui
che lavorano sono più facilmente sorvegliabili di dieci condannati che
non fanno niente» (13).
In conclusione, analizzando gli elementi emergenti da Le système
pénitentiaire, risulta evidente come per Tocqueville la pena inflitta
debba perseguire, accanto alle finalità retributive e general-preventive,
quella della rieducazione del condannato. Ci si aspetterebbe, dunque,
che il carcere debba essere non solo luogo di lavoro e punizione, ma
anche il luogo in cui i detenuti apprendono il valore delle leggi che
reggono la società. Ciò, tuttavia, non accade: Tocqueville non accenna
al diritto all'interno del carcere né come materia di studio, né come
strumento di regolazione della vita carceraria. Esistono solo la
disciplina e il lavoro per la rieducazione del condannato, poiché è
proprio attraverso questo, unitamente all'abitudine all'obbedienza, che i
detenuti imparano le regole che governano la società, non attraverso la
loro sensibilizzazione verso i doveri e i diritti di cui godono come
13 Così, A. DE TOCQUEVILLE, op. cit, p. 38. Il giudice Powers divenne l'ispettore del carcere di Auburn nel 1828 e
divenne celebre per la sua profonda convinzione nella rieducazione morale del condannato.
11
soggetti appartenenti ad una comunità. A sostegno di questa tesi,
l'autore fa notare come, all'interno della maggior parte delle istituzioni
carcerarie statunitensi, non esistano regolamenti. I detenuti, al loro
ingresso nella struttura, vengono informati dei due principi che reggono
la disciplina: l'isolamento notturno e il lavoro nel rispetto del silenzio.
È di competenza del personale carcerario impartire le direttive
necessarie nei vari casi concreti.
Ciò che invece sorprende dalla lettura dell'opera è la scarsa
approvazione nei confronti di un sistema riabilitativo decisamente
innovativo come quello della casa rifugio di Boston, dove i giovani
detenuti, fin dal loro ingresso, vengono informati minuziosamente del
regolamento che regge la struttura. Ogni detenuto viene
responsabilizzato riguardo alla disciplina e alla propria posizione
all'interno della struttura, dei propri diritti e dei propri doveri. Inoltre,
grande importanza veniva data all'onore, all'onestà e alla parola data,
all'autovalutazione del proprio comportamento ed eventualmente
all'autocensura delle azioni dannose commesse. Tocqueville giudica
questo sistema inutilmente complesso, dimostrando di preferire modelli
più tradizionali, come quello di Filadelfia, in cui vengono contemplate
anche punizioni corporali in caso di violazioni disciplinari gravi.
Un incontro che influenzerà molto il pensiero di Tocqueville è
quello con Elam Lynds (14), il padre del moderno sistema carcerario (15).
L'autore non ne critica la concezione carceraria, anzi: la fa sua,
utilizzandola per la difesa del sistema carcerario di Auburn e per
fondare la propria convinzione della divisione necessaria tra società dei
detenuti e società libera e di conseguenza delle diverse leggi che
devono governare questi soggetti. Scrive Tocqueville: «La società e la
14 Cfr. La Conversazione con Elam Lynds, in A. DE TOCQUEVILLE, Scritti penitenziari, a cura di L. RE, Roma,
2002, p. 128. Elam Lynds, direttore del penitenziario di Auburn dal 1821 al 1825, diresse anche la costruzione del
carcere di Sing Sing, di cui fu direttore fino al 1829, anno in cui fu processato per gli abusi compiuti in carcere.
15 Egli riteneva che quanto più la disciplina carceraria fosse rigida, tanto più le leggi potessero essere dolci. Era da
preferire l'applicazione di pene brevi ma sicure e applicate con durezza. Inoltre, il direttore doveva avere un potere
assoluto tanto sui detenuti che sul suo personale, al punto che arrivò ad esprimere l'idea che le punizioni fossero
efficaci quanto più fossero arbitrarie.
12