4
Introduzione
I.1 La collaborazione con SOFIDEL S.P.A.
Questo lavoro di ricerca è il frutto dell’esperienza maturata durante il tirocinio
svolto presso la SOFIDEL S.p.A., Azienda impegnata nel settore cartario.
Il tirocinio, aveva come finalità lo studio del meccanismo europeo per la
riduzione dell’emissione di CO2, che coinvolge direttamente l’azienda. Tale
meccanismo, chiamato Emission Trading System, è infatti la risposta europea agli
obblighi di riduzione di gas serra previsti dal Protocollo di Kyoto.
Si è quindi partiti da una breve ricostruzione dell’evoluzione del pensiero
ambientalista, humus sociale e scientifico dal quale ha avuto origine il (lento)
cambiamento del rapporto tra l’uomo e l’ambiente, si è cercato di comprendere le
evoluzioni di questa difficile convivenza.
Per far questo sono state analizzate le principali traiettorie della politica
ambientale internazionale, partendo dal Rapporto Brundtland, “Our Common Future”
del 1987, nel quale si trova la prima definizione di sviluppo sostenibile
1
e che è stato
considerato il punto di partenza di questo lavoro. Si passerà poi ad analizzare più nello
specifico la politica ambientale europea, all’interno della quale nasce l’oggetto specifico
di questo studio, l’Emission Trading.
Tale meccanismo è stato affrontato con gli strumenti della scienza politica,
tramite la prospettiva dell’analisi razionale delle politiche pubbliche, considerata nel
settore dell’analisi delle politiche pubbliche la più adatta per trattare questo argomento e
che verrà delineata nel corso di questa introduzione.
Scopo ultimo di questa tesi è la valutazione dell’efficacia di questo strumento ai fini del
raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, così
come previsti dagli impegni presi dall’UE con la comunità internazionale.
1
« lo Sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere
la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni » (WCED,1987)
5
I.2. Il pensiero ecologista
I.2.1 La reazione al pensiero consumistico e all’antropocentrismo
Il pensiero ecologista, nella sua accezione più moderna, nasce intorno agli anni
’60, in risposta allo strapotere dei valori del materialismo e del modello della crescita
economica, invalsi nelle democrazie occidentali. E’ infatti l’espandersi del modello
fondato sul consumo (e sulla produzione) sfrenato di merci a creare le condizioni per la
nascita di idee, e movimenti alternativi a esse collegate. L’ecologismo – seppur
declinato in prospettive differenti – si inizia a diffondere proponendo soluzioni che
mettono in discussione sia il versante trionfalistico del capitalismo sia le posizioni della
sinistra che, all'epoca, accettavano la centralità della fabbrica e della città operaia come
luogo della lotta di classe, e dunque anche del progresso possibile
2
. Negli anni ’70 il
nuovo pensiero ecologista prende piede in misura maggiore a seguito di alcuni eventi e
studi di particolare rilievo. Tra questi sicuramente acquistano un posto di rilievo le idee
contenute nel celebre The Silent Revolution di R. Inglehart del 1977. In quest’opera si
analizza la lunga fase di crescita economica la quale, secondo lo studioso, ha spostato
l’attenzione dai temi del benessere materiale a quelli relativi allo stile di vita, cioè verso
valori di tipo “post-materialistico. In concreto, l’eccessivo consumismo avrebbe
gradualmente indebolito valori di tipo ‘materialistico’, che riflettono preoccupazioni
relative al benessere economico ed alla sicurezza personale e collettiva, e favorito
l’emergere invece di valori “post-materialistici”. Questi invece sarebbero orientati verso
bisogni di natura prevalentemente espressiva, come ad esempio l’auto-realizzazione
nella sfera privata e la democrazia partecipativa.
3
Si tratta quindi di una tesi che si
inserisce con forza nel flusso di idee che costituiscono la base teorica dei primi
movimenti di protesta nei confronti della società industriale.
La crisi petrolifera (1973) conferma, nei fatti, alcune previsioni e avvertimenti
già presenti in questo filone della riflessione ambientalista: la limitatezza delle risorse,
l'eccessiva pressione demografica sul pianeta, l'insostenibilità -termine più recentemente
2
Cfr. Pagano, Filosofia ambientale, (2005), Mattioli 1885 editore
3
Cfr. De Luca, Nuovi valori per nuovi movimenti sociali. (2007) www.instoria.it
6
diventato molto comune anche nel linguaggio dell' economia in senso stretto- dello
sviluppo, così come realizzato almeno dalla rivoluzione industriale in poi
4
.
Il disastro di Chernobyl del 1986 completò il quadro, portando davanti agli occhi
di tutti lo stretto rapporto tra economia e ambiente.
I.2.2 Le crisi energetiche del 1973 e del 1979
La crisi fu conseguenza della pesantissima situazione in Medioriente, dove
nell'ottobre del 1973, il giorno dello Yom Kippur
5
(da cui il nome Guerra del Kippur),
“le truppe egiziane sferrarono un duro attacco sulla sponda orientale del Canale di Suez,
mentre i siriani avviavano le operazioni sulle alture del Golan. Nei primi giorni gli
egiziani colsero notevoli successi grazie soprattutto alle armi fornite in precedenza dai
sovietici, ma superato l’iniziale disorientamento le forze israeliane si riorganizzarono.
Riconquistarono rapidamente le alture del Golan e, dopo aver fermato l’azione egiziana
nel Sinai, circondarono le truppe di Sadat, giungendo a minacciare il Cairo.[…] Sulla
crisi aveva avuto un peso assai influente l’atteggiamento tenuto dai paesi arabi
produttori di petrolio, i quali, per quanto avessero molteplici legami con gli Stati Uniti,
sostennero l’azione di Siria ed Egitto”
6
. La guerra finì il 24 ottobre, con una vittoria
schiacciante dell’esercito israeliano, appoggiato dagli USA e dai Paesi europei. Proprio
per il sostegno dato all’esercito israeliano, i Paesi Arabi appartenenti all'OPEC
bloccarono le proprie esportazioni di petrolio verso questi paesi.
Questo processo portò all'innalzamento vertiginoso del prezzo del petrolio, che
in molti casi aumentò più del triplo rispetto alle tariffe precedenti. I governi dei Paesi
dell'Europa Occidentale, i più colpiti dal rincaro del prezzo del petrolio, vararono
provvedimenti per diminuire il consumo di petrolio e per evitare gli sprechi.
La crisi energetica portò anche alla ricerca di nuove fonti di
approvvigionamento. Dal punto di vista ambientale, si intensificò l’interesse verso
nuove fonti di energia, alternative al petrolio, come il gas naturale e l'energia atomica
per cercare di limitare l'uso del greggio e quindi anche la dipendenza energetica dai
Paesi dell’OPEC. Infatti si diffuse la consapevolezza della fragilità e della precarietà del
4
Cfr. Pagano, idem,
5
La ricorrenza religiosa ebraica che celebra il giorno dell' espiazione (6 ottobre)
6
Cfr. Coppini, Nieri, Volpi, Storia contemporanea, 2002 Pisa, Pacini Editore, pag. 384
7
sistema produttivo occidentale, le cui basi poggiavano sui rifornimenti di energia da
parte di una tra le zone più instabili del pianeta. Le conseguenze della crisi energetica
non tardarono a manifestarsi anche sul sistema industriale, che infatti non conobbe più i
tassi di crescita registrati nei decenni precedenti. Negli Stati Uniti la situazione fu meno
problematica, data la minor dipendenza energetica dai Paesi Arabi produttori di greggio.
Nell'Europa dell'Est gli effetti della crisi furono gravi, perché mancavano i soldi per
trasformare e modernizzare gli impianti industriali, che si avviarono a una lenta
decadenza.
Per quanto riguarda invece i Paesi arabi detentori dell'oro nero, le conseguenze
della crisi energetica furono economicamente positive perché le entrate degli Stati
aumentarono in maniera considerevole, ma questa maggiore disponibilità finanziaria
spesso non portò considerevoli vantaggi alla popolazione, anzi. Emblema di questa
situazione fu la guerra tra Iran e Iraq che, scoppiata nel 1980 (quindi, dopo la seconda
crisi energetica), vide questi due paesi foraggiati dalle due grandi potenze, USA e
URSS, contro le quali invece si erano scagliate pochi anni prima. Questi combattimenti
posero fine anche all’aumento del prezzo del greggio perché Arabia Saudita e altri Paesi
dell'OPEC aumentarono l'estrazione di petrolio.
La crisi energetica contribuì al cambiamento della mentalità della popolazione
su alcuni importanti temi. Si diffuse una maggior consapevolezza dell'instabilità del
sistema produttivo e si rivalutò l'importanza del petrolio, che non fu più visto come
l'unica fonte di energia possibile. Cominciarono, inoltre, ad entrare nel vocabolario
comune nuove parole come ecologia, risparmio energetico ecc. simboli di un
cambiamento appena iniziato della mentalità delle persone.
I.2.3 Movimenti e partiti di ispirazione ambientalista
I primi partiti politici che fecero proprie le istanze del movimento ecologista
nacquero, come detto, all’inizio degli anni ’70, sotto la spinta del Rapporto Meadows,
commissionato dalla più importante associazione creata con lo scopo di approfondire e
veicolare il pensiero ecologista: il Club di Roma. Fondato nell'aprile del 1968
dall'imprenditore italiano Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese Alexander King,
insieme a premi Nobel, leader politici e intellettuali, prese il nome dal luogo della prima
riunione, a Roma, presso la sede dell'Accademia dei Lincei alla Farnesina.
8
Tale associazione conquistava l’attenzione internazionale nel 1972, proprio con
la pubblicazione del “Rapporto sui limiti dello sviluppo”, opera di D. Meadows e di un
gruppo di scienziati del MIT. Si trattava di un rapporto che simulava, attraverso l’uso di
un programma informatico, le conseguenze della continua crescita della popolazione
sull'ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana. Aggiornato nel
1992 e, successivamente nel 2004, confermava le indicazioni della prima edizione
(peraltro sostenute dai dati reali, come sostenuto da Graham Turner, del Commonwealth
Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO), autore di una ricerca
intitolata «Un paragone tra I limiti dello sviluppo e 30 anni di dati reali».
In tale lavoro si spiegava la veridicità delle previsioni del gruppo di scienziati
del MIT) spostando l'accento dall'esaurimento delle risorse alla degradazione
dell'ambiente, anche in seguito alle numerose critiche ricevute (Cole 1973; Martell
1994; Beckerman 1995, tra gli altri), le quali insistevano soprattutto sulla possibilità
della scoperta di altre riserve energetiche.
Nonostante le critiche, l’opera contribuì a portare in superficie i problemi legati
all’ambiente, rendendo evidenti alcuni assunti. Innanzitutto, venne evidenziato il
concetto di finitezza, il quale implicava che ogni futuro sostenibile sarebbe stato
caratterizzato dalla scarsità piuttosto che dall’abbondanza, come fino ad allora si era
pensato. Secondariamente, il concetto di interdipendenza tra l’essere umano e la natura,
che rendeva indispensabile non considerare isolati i due “mondi”.
Terzo, l’esponenzialità del concetto di crescita economica, la cui graduale
costruzione avrebbe portato alla catastrofe, come illustrato dalla celebre immagine
utilizzata da Lester Brown nel suo libro Il 29° giorno dello stagno coperto dalle ninfee
7
.
Per ultimo, la consapevolezza che il progresso tecnologico potesse solo ritardare gli
effetti negativi del modello economico, sociale e politico prevalente e non prevenirli.
(Carter 2001)
Questo rapporto dette la base teorica e, soprattutto, la spinta necessaria per
l’organizzazione a livello politico dei movimenti ecologisti. Il primo partito politico che
si rifaceva ad essi nacque nel 1972 in Tasmania (Australia) con il nome di United
7
Cfr. Brown, The Twenty Ninth Day, (1978) W. W. Norton & Company
9
Tasmanian Group, mentre in Europa il primo partito ambientalista venne fondato in
Gran Bretagna l’anno successivo (People, successivamente Green Party).
E’ però negli anni ’80 che si ebbe la definitiva consacrazione con la nascita dei
più importanti partiti politici verdi europei. Il nome si deve al colore più usato dagli
ambientalisti, il verde appunto, che venne utilizzato dai “Die Grünen” il partito dei
verdi tedeschi. Tale partito, fu senza dubbio il precursore dei moderni partiti verdi,
avendo teorizzato per prima quelli che sarebbero diventati i capisaldi della politica
“verde”: la responsabilità ecologica (o sostenibilità), la giustizia sociale, la democrazia
rurale e la non violenza. (Carter 2001)
Il primo punto è senza dubbio quello di maggior successo, essendo la
sostenibilità un concetto divenuto di uso comune. Esso contiene in sé gli elementi
dell’antropocentrismo e dell’ecocentrismo, prevedendo il rispetto delle generazioni
umane future e la preservazione anche in ottica futura della natura nel suo insieme.
Per ciò che riguarda il secondo punto, la struttura dei partiti verdi è basata sul
modello della democrazia partecipativa. Lo stato verde vorrebbe essere una democrazia
“rurale”. Questo concetto si allarga poi anche all’arena economica, dove le forme
basilari dell’organizzazione sarebbero la cooperativa e la “comune”.
La giustizia sociale si basa invece sul principio dell’equità sia tra le varie parti
del mondo che tra le varie generazioni. Questo concetto è fortemente antropocentrico,
ma è giustificato dal fatto che il climate change, le scorie radioattive e la perdita della
biodiversità pongono problemi per le future generazioni. Va però sottolineato come tali
problemi possano creare una sorta di conflitto generazionale, espresso da tre principali
argomenti.
Il problema della reciprocità, sintetizzato dalla domanda “perché
considerare gli interessi delle generazioni future, visto che non ci possono offrire nulla
in cambio?”.
Il problema della conoscenza: alcuni (Golding 1972; Barry 1991) si
oppongono all’idea di considerare le generazioni future, delle quali non si è in grado di
conoscere i bisogni.
Il problema della prospettiva: le persone che ancora non esistono non
possono avere diritti o interessi.
10
Quest’ultima considerazione fa nascere questioni molto complesse sulla
possibilità di beneficiare o danneggiare quelli che ancora non esistono e che potrebbero
non esistere mai (Parfit 1984). A ciò si aggiunge il bisogno di proteggere la biodiversità
che si concretizza nel favorire la diversità nelle relazioni umane, specialmente
opponendosi ad ogni forma di discriminazione di razza, genere, orientamento sessuale o
età.
Infine, il concetto della non violenza, da contrapporre alla violenza
internazionale (guerra, eserciti, armi nucleari), espressa dal concetto di “protesta civile
non violenta”
8
. (Carter 2001)
Da questi concetti derivano altre idee di successi, come lo slogano “piccolo è
bello” di Fritz Schumacher (1975) o il “think global, act local” che rimanda al concetto
di decentralizzazione, il quale incoraggia ciò che Kirkpatrick Sale (1980) ha chiamato
“politica a dimensione umana”.
In Italia il partito dei verdi fece la sua comparsa nel 1985 trasformandosi, dopo
varie vicissitudini, in federazione dei verdi, pur senza potersi dire effettivamente
rappresentante delle associazioni ambientaliste.
Nel 1986 si formò Greenpeace Italia, organizzazione impegnata nell’intervento
diretto e nelle manifestazioni ad effetto, che tentava di sfruttare le tecniche di opinion
making e di guerriglia non violenta più avanzate ai fini della promozione della
coscienza ambientale e di intervento in casi di necessità. Da menzionare ancora il fatto
che, a partire dal 1978, vennero fondate anche associazioni ecologiste di destra: i
Gruppi di Ricerca Ecologica, espressione del MSI, e poi nel 1987 Fare Verde e Azione
Ecologica, legate soprattutto al tema della nostalgia comunitaria e di un ritorno a una
diversa relazione con la natura, vista nel rispetto di certe condizioni di vita tradizionali.
I partiti ecologisti hanno raggiunto negli anni discreti risultati elettorali, soprattutto nel
Nord Europa, e spesso hanno fatto parte delle compagini governative in diversi Paesi.
8
Cfr. Carter, The politics of the Environment, (2003) Cambridge University Press
11
E’ importante sottolineare però che “a parte la loro comune preoccupazione per le
questioni ambientali, i verdi non sono molto omogenei: alcuni di loro provengono
chiaramente dalla sinistra, e altri non si considerano né di destra né di sinistra”
9
Tabella I-1: Partiti verdi all’interno degli Stati membri
Media % voti elezioni nazionali
Anno elezione primo parlamentare verde Anni ‘80 1990 – 2001 Numero di
Parlamentari verdi
10
Austria 1986 4.0 6.0 14
Belgio
11
1981 5.9 10.9 20
Finlandia 1983 2.8 6.9 11
Francia 1997 1.1 7.2 7
Germania 1983 5.1
12
6.3 47
Irlanda 1989 1.0 2.1 2
Italia 1987 2.5 2.6 18
Lussemburgo 1984 6.8 8.9 5
Paesi Bassi
13
1990 - 5.0 11
Portogallo
14
1987 2
Spagna
15
0.9 0.6 0
Svezia 1988 2.9 4.3 16
Regno Unito 0.3 0.6 0
Fonte: Keesings Achieve Note
Note: Nessun partito verde ha contestato le recenti elezioni in Danimarca o Grecia
Per ciò che riguarda l’UE i partiti verdi nazionali sono rappresentati al
Parlamento, a seguito delle ultime elezioni, da due gruppi: i Verdi Europei - Alleanza
Libera Europea, più moderato, e il Gruppo Confederale della Sinistra Unitaria
Europea/Sinistra Verde Nordica, con posizioni più estreme.
Il primo nacque nel 1999, anno in cui il partito verde diventò il quarto gruppo
parlamentare grazie al successo elettorale in alcuni Paesi, tra cui Belgio e Francia. dalla
fusione di due gruppi: il Gruppo Verde al Parlamento Europeo, attivo dal 1989, e il
Gruppo dell'Alleanza Radicale Europea, attivo dal 1994, che riuniva i movimenti
9
N. Nugent Governo e politiche dell’Unione Europea. Bologna, Il Mulino
10
Alle più recenti elezioni prima del Settembre 2001
11
Risultato combinato di Ecolo e Agalev
12
Si riferisce alle elezioni della Germania Ovest
13
Riferito al Groen Link , non al De Groenen
14
Os Verdes ha partecipato alle elezioni in una lista con i Comunisti (CDU) – 9.0% nel 2000 –
così che è impossibile isolare il loro risultato
15
Riporta il risultato di vari gruppi ecologisti. Un membro del Parlamento venne eletto nel 1999 in
un accordo regionale Esquerda Unida i Alternativa / Iniciativa per Catalunya Verds
12
autonomisti, indipendentisti e regionalisti di centro-sinistra delle nazioni europee senza
Stato. Il secondo è un gruppo politico che raccoglie i deputati che fanno riferimento a
valori della sinistra socialista, comunista ed ecologista: aderiscono al gruppo il Partito
della Sinistra Europea, socialista e comunista, e l'organizzazione Alleanza della Sinistra
Verde Nordica, gli eco – socialisti del Nord Europa.
13
Tabella I-2: Gruppo Verdi – ALE V Legislatura (1999-2004)
Partito Nome locale Stato Europartito MPE
I Verdi, Confederazione ecologista -
Partito ecologista
Les Verts, Confédération écologiste –
Parti écologiste
Francia FEPV 9
Alleanza '90/I Verdi Bündnis 90/Die Grünen Germania FEPV 7
Ecologisti Confederati per
l'Organizzazione di Lotte Originali
Écologistes Confédérés pour
l'Organisation de Luttes Originales
Belgio Vallonia FEPV 3
Verdi! Groen! Belgio Fiandre FEPV 2
Unione dei Popoli Volksunie Belgio Fiandre ALE 2
Partito Verde dell'Inghilterra e del Galles Green Party of England and Wales Regno Unito FEPV 2
Partito Nazionale Scozzese Scottish National Party
Regno Unito
Scozia
ALE 2
Partito del Galles Plaid Cymru
Regno Unito
Galles
ALE 2
Sinistra Verde GroenLinks Paesi Bassi FEPV 4
Partito Andalusiano
16
Partido Andalucista
Spagna
Andalusia
ALE 1
Partito Nazionalista Basco
17
Partido Nacionalista Vasco
Spagna Paesi
Baschi
ALE 1
Solidarietà Basca
18
Sinistra Repubblicana di Catalogna
19
Eusko Alkartasuna
Esquerra Republicana de Catalunya
Spagna Paesi
Baschi
Spagna
Catalogna
ALE 1
Blocco Nazionalista Galiziano Bloque Nacionalista Galego Spagna Galizia ALE 1
Federazione dei Verdi Federazione dei Verdi Italia FEPV 2
I Verdi - L'Alternativa Verde Die Grünen – Die grüne Alternative Austria FEPV 2
Partito dei Verdi Miljöpartiet de Gröna Svezia FEPV 2
Lega Verde Vihreä liitto Finlandia FEPV 1
16
Eletto nella coalizione Coalición Europea alle Elezioni europee del 1999 (Spagna)
17
Eletto Josu ORTUONDO LARREA nella Coalición Nacionalista - Europa de los Pueblos
18
Eletto Gorka KNÖRR BORRÀS dal 1999 al 2001 nella Coalición Nacionalista - Europa de los
Pueblos
19
Eletto Miquel MAYOL i RAYNAL dal 2001 al 2004 eletto nella Coalición Nacionalista -
Europa de los Pueblos
14
Tabella I-3: Gruppo Verdi – ALE VI Legislatura (2004-2009)
Partito Nome locale Stato Europartito MPE
Alleanza '90/I Verdi Bündnis 90/Die Grünen Germania PVE 13
I Verdi, Confederazione ecologista -
Partito ecologista
Les Verts, Confédération écologiste –
Parti écologiste
Francia PVE 6
Partito Verde dell'Inghilterra e del
Galles
Green Party of England and Wales Regno Unito PVE 2
Partito Nazionale Scozzese Scottish National Party
Regno Unito
Scozia
ALE 2
Partito del Galles Plaid Cymru
Regno Unito
Galles
ALE 1
Sinistra Verde GroenLinks Paesi Bassi PVE 2
Europa Trasparente Europa Transparant Paesi Bassi nessuno 2
Confederazione dei Verdi
20
Confederación de los Verdes Spagna PVE 1
Iniziativa per la Catalogna Verde Iniciativa per Catalunya Verds
Spagna
Catalogna
PVE 1
Solidarietà Basca Eusko Alkartasuna
Spagna Paesi
Baschi
ALE 1
Federazione dei Verdi Federazione dei Verdi Italia PVE 2
I Verdi - L'Alternativa Verde Die Grünen – Die grüne Alternative Austria PVE 2
Ecologisti Confederati per
l'Organizzazione di Lotte Originali
Écologistes Confédérés pour
l'Organisation de Luttes Originales
Belgio Vallonia PVE 1
Verdi! Groen! Belgio Fiandre PVE 1
Partito dei Verdi Miljöpartiet de Gröna Svezia PVE 1
Partito del Popolo Socialista
21
Socialistisk Folkeparti Danimarca PVE oss. 1
Lega Verde Vihreä liitto Finlandia PVE 1
Per i Diritti Umani nella Lettonia Unita Par cilvēka tiesībām vienotā Latvijā Lettonia Russia ALE 1
I Verdi Déi Gréng Lussemburgo PVE 1
Indipendente László Tőkés
22
Romania nessuno 1
20
Eletto nelle liste del Partito Socialista Operaio Spagnolo
21
Aderisce all'Alleanza della Sinistra Verde Nordica, ma è membro del Partito Verde Europeo
come osservatore
22
Aderisce il 10-04-2008 e lascia il 13/07/2009
15
Tabella I-4: Gruppo Verdi – ALE VII Legislatura (2009-2014)
Partito Nome locale Stato Europartito MPE
Alleanza '90/I Verdi Bündnis 90/Die Grünen Germania PVE 14
I Verdi, Confederazione ecologista -
Partito ecologista
Les Verts, Confédération écologiste –
Parti écologiste
Francia PVE 7
indipendenti nella lista Europa
Ecologista
Europe Écologie Francia nessuno 6
Partito della Nazione Corsa U Partitu di a Nazione Corsa Francia Corsica ALE 1
Partito Verde dell'Inghilterra e del
Galles
Green Party of England and Wales Regno Unito PVE 2
Partito Nazionale Scozzese Scottish National Party
Regno Unito
Scozia
ALE 2
Partito del Galles Plaid Cymru
Regno Unito
Galles
ALE 1
Sinistra Verde GroenLinks Paesi Bassi PVE 3
Ecologisti Confederati per
l'Organizzazione di Lotte Originali
Écologistes Confédérés pour l'
Organisation de Luttes Originales
Belgio Vallonia PVE 2
Verdi! Groen! Belgio Fiandre PVE 1
Nuova Alleanza Fiamminga Nieuw-Vlaamse Alliantie Belgio Fiandre ALE 1
Partito dei Verdi Miljöpartiet de Gröna Svezia PVE 2
Partito Pirata Piratpartiet Svezia nessuno 1
Partito del Popolo Socialista
23
Socialistisk Folkeparti Danimarca PVE oss. 2
Lega Verde Vihreä liitto Finlandia PVE 2
I Verdi - L'Alternativa Verde Die Grünen – Die grüne Alternative Austria PVE 2
Sinistra Repubblicana di Catalogna
24
Esquerra Republicana de Catalunya
Spagna
Catalogna
ALE 1
Iniziativa per la Catalogna Verde Iniciativa per Catalunya Verds
Spagna
Catalogna
PVE 1
Ecologisti Verdi Oikologoi Prasinoi Grecia PVE 1
Per i Diritti Umani nella Lettonia Unita Par cilvēka tiesībām vienotā Latvijā Lettonia Russia ALE 1
I Verdi Déi Gréng Lussemburgo PVE 1
indipendente Indrek Tarand Estonia nessuno 1
Fonte: Wikipedia
23
Aderisce all'Alleanza della Sinistra Verde Nordica, ma è membro del Partito Verde Europeo
come osservatore
24
Eletto nella coalizione Europa dei Popoli - i Verdi alle Elezioni europee del 2009 (Spagna)
16
Come si può vedere dalle tabelle precedenti, che riassumono i risultati delle
ultime elezioni per l’Europarlamento, i partiti Verdi continuano ad essere molto forti nel
Nord Europa. La Germania continua ad essere la guida, mentre il Sud Europa (Spagna,
e Italia in particolare) rimane sostanzialmente fermo.
Vi è inoltre la crescita costante dei partiti che formano la coalizione, che in
qualche modo bilancia la perdita delle sinistre e lo sfondamento delle destre, soprattutto
in occasione dell’ultima tornata elettorale.
I.2.4 Il movimento no global nuova anima dell’ambientalismo
Con l’apertura del dibattito sulla globalizzazione, come fenomeno industriale,
prima ancora che culturale, si è osservato l’emergere del movimento comunemente noto
come “No Global” , rappresentato, dal punto di vista politico, da un’insieme eterogeneo
di organizzazioni non governative ed associazioni a livello internazionale, accomunate
dalla critica al sistema economico neoliberista promosso dai paesi aderenti al Forum G8
(dal 2009, G14) .
Diversi autorevoli saggi critici hanno ispirato il movimento anti-globalizzazione.
Esempi autorevoli sono il libro della giornalista canadese Naomi Klein “No logo”, nel
quale si criticava la produzione delle multinazionali e l’aggressività delle attività di
marketing, dall’autorevolissima voce del linguista americano Noam Chomsky (le cui
affermazioni vicine al movimento anti-globalizzazione possono essere ritrovate in molte
sue opere ) o l’opera di Vandana Shiva , ecologista indiana che ha supportato
attivamente il movimento ambientalista.
Da segnalare, infine, il pensiero di Paul Hawken (ecologista, imprenditore ed
autore di spicco sui temi della Green economy) che nel suo Libro “Blessed Unrest” ha
esposto una dinamica evolutiva dei vari movimenti sia ecologisti che per la giustizia
sociale. Ripercorrendo la storia del pensiero (americano) ambientalista e dei movimenti
per i diritti civili, l’autore individua un movimento permanente più generale che è
sotteso a tutti i vari movimenti in azione nelle varie epoche, e di cui il movimento no
global, ne rappresenta una ulteriore evidenza (l’esser formato da reti di movimenti e il
carattere assolutamente non ideologico lo hanno infatti reso molto più popolare di tesi
accademiche ed elitarie).
17
L’universalità di questi movimenti, la capacità di contaminare ogni bacino
culturale e persino la loro frammentarietà sembra infatti configurarsi come una risposta
immunitaria socio-culturale al degrado ambientale, alla degenerazione economica e alla
corruzione sociale. Un movimento che non avendo capi, ideologie e strutture non può
vincere direttamente niente ma che al contempo è imprendibile e indomabile, riemerge
quando vuole, muta di dimensione, forma e obiettivi a seconda delle specifiche
situazioni.
La tesi di Hawken rivela i legami impliciti ed espliciti tra i movimenti di tipo
ambientalista, i movimenti dei diritti civili e di giustizia sociale ed i movimenti di
liberazione dei popoli indigeni: un filo comune che collega il creativo metropolitano al
contadino sino all’ultima tribù indigena nelle foreste dell’Amazzonia e che emerge
progressivamente dal conservatorismo ambientale e dalla critica più radicale del sistema
economico e culturale moderno. Ed in modo simile avviene lo stesso cammino
convergente dei movimenti per i diritti civili e per la giustizia sociale verso il
riconoscimento della visione ecologista.
I.2.5 Il paradigma dello sviluppo sostenibile
Secondo Rist, ‹‹ lo sviluppo è un fenomeno storico globale la cui definizione ha
origine nella cultura occidentale, nella sua componente ideologica naturalista, secondo
cui un fenomeno sociale può essere spiegato attraverso leggi naturali. In questo caso le
leggi naturali della crescita di un organismo vivente, la quale ha quattro caratteristiche
fondamentali: la direzionalità, la continuità, la cumulatività e l’irreversibilità››
25
La colonizzazione è, secondo Rist, la messa in pratica da parte delle grandi
potenze delle idee dominanti dell’epoca sullo ‹‹sviluppo››. E’ un fenomeno tutto
europeo, sviluppato sulla base di idee nate in Europa da pensatori europei. E’ il primo
tentativo di imporre ad altri le proprie idee.
Tale visione verrà mantenuta poi con il sistema dei mandati cui farà riferimento
la società delle Nazioni. In questo caso, l’apparizione sulla scena internazionale degli
Stati Uniti con le loro idee antiprotezioniste (open door policy) contribuirà a spostare
leggermente l’asse dal colonialismo di matrice europea ad uno di tipo differente. Il testo
25
Cfr. Rist, Lo sviluppo. Storia di una credenza occidentale. (1997) Torino, Bollati Berlinghieri