6
L’obiettivo di questo studio consiste, pertanto, nell’esaminare gli
effetti che i nuovi confini territoriali hanno avuto sulla distribuzione dei
voti e sulla conseguente assegnazione dei seggi ai vari partiti.
Al fine di verificare la relazione esistente tra la composizione
territoriale dei collegi e la distribuzione dei voti sono stati presi in
Sistema elettorale
proporzionale
Camera dei Deputati:
630 membri da eleggere ripartiti tra 32 collegi
utilizzando la popolazione dell’ultimo
censimento in base ai quozienti interi ed ai più
alti resti. La Val d’Aosta ha un solo deputato.
Senato della Repubblica:
315 membri ripartiti tra le Regioni utilizzando la
popolazione dell’ultimo censimento in base ai
quozienti interi ed ai più alti resti. La Val
d’Aosta ha un solo senatore, il Molise due,
nessuna regione può averne meno di sette.
Sistema elettorale
misto
Necessità di suddividere l’Italia in 475 collegi
uninominali per l’elezione della quota
maggioritaria della Camera e 232 per la quota
maggioritaria del Senato.
7
considerazione i risultati delle elezioni politiche del 5 aprile 1992
riferiti alla Camera dei deputati, in quanto queste sono state le ultime
svoltesi con il sistema proporzionale.
Sono stati riaggregati tali dati secondo i nuovi confini dei collegi
uninominali e si è visto quale partito ha ottenuto il maggior numero di
voti in ciascun ambito territoriale.
Se i confini dei collegi fossero stati disegnati in maniera
differente, cosa sarebbe cambiato in ciascuno di essi? L’assegnazione
dei seggi ai vari partiti sarebbe stata la stessa?
La nostra analisi mira, dunque a verificare in che modo una
variazione nella composizione territoriale dei collegi possa
determinare un cambiamento dei risultati delle elezioni. A tale scopo
sono stati utilizzati sempre i risultati delle elezioni politiche 1992.
Per chiarire meglio la procedura utilizzata in questo lavoro, si
propone un esempio relativo alla Camera dei Deputati:
¾ A seguito della riforma sono state costituite aggregazioni territoriali
dei comuni in modo tale da formare i 475 collegi uninominali.
Ipotizziamo che 6 comuni che chiameremo A, B, C, D, E, F
abbiano formato una circoscrizione con 3 collegi uninominali così
composti:
8
- Collegio n.1: Comuni A, B;
- Collegio n.2: Comuni C, D;
- Collegio n.3: Comuni E, F.
¾ Consideriamo i risultati che due liste hanno ottenuto nei 6 comuni
in una consultazione elettorale prima della riforma (nella nostra
analisi i dati si riferiscono alle Elezioni Politiche 1992 e i comuni
sono quelli di Milano e Provincia e dell’Emilia Romagna):
Comuni Lista α Lista β
A 10 8
B 5 6
C 6 4
D 4 5
E 8 12
F 8 3
41 38
9
¾ Utilizziamo questi dati e li aggreghiamo secondo i nuovi collegi.
In questo modo osserviamo quale partito ha il maggior numero di
voti in ciascun nuovo collegio.
Collegi Lista α Lista β
n.1 15 14
n.2 10 9
n.3 16 15
41 38
Se questi fossero i risultati di elezioni con il nuovo sistema, i 3
seggi spettanti a questa Circoscrizione per la quota maggioritaria
sarebbero assegnati interamente alla lista α
1
.
¾ Analizziamo cosa cambierebbe, relativamente alla ripartizione dei
seggi, se i confini territoriali dei collegi fossero differenti.
Studiamo, dunque, una diversa aggregazione territoriale: i comuni
A, B, C, D, E, F formano 3 collegi uninominali così composti:
1
Con il nuovo sistema di elezione, il 75% dei seggi (475) è assegnato con il
sistema maggioritario e il 25% (155) con il sistema proporzionale. Da qui è nata
l’esigenza di definire 475 collegi uninominali in cui i 475 seggi sono assegnati al
partito che in quel collegio ha ottenuto il più alto numero di voti. In questa analisi
ci interessa proprio la quota maggioritaria.
10
- Collegio n.1: Comuni A, F;
- Collegio n.2: Comuni B, D;
- Collegio n. 3: Comuni E, C.
¾ Utilizziamo gli stessi dati e aggreghiamoli secondo questa
configurazione territoriale.
Collegi Lista α Lista β
n.1 18 11
n.2 14 16
n.3 9 11
41 38
Con questa configurazione i 3 seggi uninominali relativi ai 3
collegi sono così ripartiti:
- 2 alla lista β in quanto primo partito nel collegio n.2 e nel
collegio n.3;
- 1 seggio alla lista α perché ha ottenuto più voti rispetto alla lista
β nel collegio n.1.
11
Questa analisi evidenzia la delicatezza del lavoro di definizione
dei confini territoriali dei 475 collegi uninominali per l’elezione di
altrettanti deputati.
Con il nuovo sistema la percentuale dei seggi assegnata alle liste
che hanno ottenuto il maggior numero di voti in ciascun collegio
elettorale è molto alta: il 75%. Diviene fondamentale, quindi, la
composizione territoriale di questi collegi.
Utilizzando dati di precedenti elezioni, nel nostro caso quelle del
1992, possiamo studiare come può cambiare l’assegnazione dei seggi ai
vari partiti in relazione alla configurazione dei collegi.
Nell’esempio svolto, con la prima configurazione, i 3 collegi
vengono assegnati alla lista α e nessun collegio a quella β; nella
seconda 1 solo collegio alla lista α e ben 2 alla lista β, determinando in
questo modo un cambiamento totale dei risultati.
2. Impostazione dell’analisi.
Questo studio ha preso spunto da una serie di considerazioni e
riflessioni sulla nuova geografia del consenso politico verificatesi a
seguito della costituzione dei collegi uninominali. I nuovi confini
territoriali rischierebbero, secondo autorevoli commentatori dei sistemi
politici di incidere sulla dislocazione del voto.
Si è analizzata la nuova conformazione geografica di due regioni
in qualità di campioni dell’intero territorio italiano: la Lombardia e
l’Emilia Romagna. Lo studio della composizione di tali regioni
appariva di particolare interesse perché il disegno dei collegi
12
all’interno, ha suscitato diverse contestazioni e polemiche. Nel caso
della Lombardia si è ritenuto opportuno restringere l’analisi alla
circoscrizione Lombardia 1 comprendente Milano e la sua provincia.
Nella regione Lombardia appariva degno di analisi il fenomeno
della Lega che ha provocato cambiamenti nella dislocazione dei voti.
La composizione dei collegi lombardi ha suscitato, anche in
considerazione del fenomeno Lega, riflessioni di vario tipo.
Stefano Draghi, studioso di statistica, docente universitario e,
all’epoca, segretario cittadino del PDS, annunciò “un controllo molto
rigoroso sulla definizione dei collegi volto a verificare, soprattutto se
furono privilegiati alcuni partiti a danno di altri”
2
. Il prof. Draghi si
riferiva ad un probabile vantaggio attribuito alla Lega a danno del PDS.
L’analisi dei collegi emiliani ha preso spunto, invece, da una
serie di contestazioni analoghe a quelle lombarde ma questa volta di
deputati della Lega ed in particolare dell’on. Dosi e dell’on. Petrini
che definirono "assurda" la soluzione di ripartizione dei seggi proposta
dalla Regione Emilia, governata dal PDS.
3
L’impostazione del lavoro percorrerà, pertanto, lo schema logico
che segue:
2
“La Lega punta a fare il cappotto” articolo di Venanzio Postiglione pubblicato
sul Corriere della Sera il 28 ottobre 1993
3
“Lega contro PDS: ci ruba i collegi: la ripartizione dei seggi in Emilia Romagna”
Corriere della Sera, 11 dicembre 1993
13
- Si considera la conformazione dei collegi uninominali approvati
con i decreti legislativi del 1993;
- Si propone una diversa configurazione dei collegi attraverso lo
spostamento dei confini territoriali degli stessi;
- Si riaggregano i dati delle elezioni politiche del 5 aprile 1992
secondo i collegi definiti dal decreto e secondo i collegi proposti
nella nostra nuova configurazione;
- Si determina in ciascun collegio il primo partito in modo tale che
si possa avere una base di partenza sulla connotazione politica di
ogni collegio utile per una analisi della dislocazione del voto;
- Si confrontano i risultati ottenuti a seguito dello spostamento dei
confini territoriali. Si è osservato come l’inserimento o meno di
un comune in un determinato collegio può incidere sul risultato
complessivo.
Relativamente alla “riaggregazione dei dati” si sono presi in
considerazione i risultati elettorali dei singoli comuni comprendenti le
circoscrizioni oggetto di esame e si sono aggregati secondo le
composizioni dei collegi.
4
Si sono esaminati i voti dei quattro partiti
4
Per la riaggregazione dei risultati sono stati utilizzati i dati disponibili nella
apposita banca dati del Servizio Informatica della Camera dei Deputati consultabile
attraverso il sito internet www.camera.it. Le cifre dei voti di lista riportate sono
pertanto quelle relative alle verifiche effettuate dagli uffici della Giunta delle
elezioni e, per questo, possono differire, il più delle volte per piccoli valori, da
quelle conteggiate in sede di proclamazione da parte degli Uffici circoscrizionali.
14
che in tali consultazioni hanno ricevuto il maggior numero di consensi:
DC, Lega Lombarda, PDS, PSI
5
. I dati di questi partiti sono stati presi a
titolo esemplificativo, utilizzati unicamente come parametri di
riferimento e inseriti all’interno di questo studio che non ha lo scopo di
effettuare un’analisi delle tendenze elettorali, bensì quello di costruire
un modello utile per riflessioni e considerazioni a supporto di
decisioni.
La “riaggregazione dei dati” ha permesso di lavorare senza
effettuare simulazioni, giacchè i dati sono forniti senza alcuna forma di
elaborazione, e avendo ben presenti i radicali mutamenti che le nuove
regole del gioco comportano. È sembrato giusto mettere, in tal modo, a
disposizione dati raffrontabili rispetto ad una realtà in movimento.
Come già evidenziato, la scelta di lavorare sui dati delle
consultazioni elettorali del 1992 non è stata casuale : quelle elezioni
sono state le ultime svoltesi con il sistema proporzionale, le ultime sulle
quali è stato possibile costruire un confronto utilizzando dati
riaggregati secondo i nuovi collegi uninominali.
5
I voti di lista per ciascun collegio uninominale risultano dalla somma dei voti
conseguiti da ciascuna lista nelle sezioni elettorali dei comuni comprese in quel
collegio.
15
In sintesi:
¾ Sono stati utilizzati i dati delle elezioni politiche del 1992
relative alla Camera dei Deputati;
¾ gli stessi dati sono stati riportati nella nuova configurazione
dei collegi;
¾ è stata cambiata questa configurazione e sono stati studiati gli
effetti.
3. Scelta dei dati di riferimento
Per effettuare la nostra analisi sono stati utilizzati, dunque, i
dati delle elezioni politiche del 1992 relative alla Camera dei
deputati e sono stati “trasferiti” nei nuovi collegi.
“Perché non sono stati utilizzati dati di elezioni svolte dopo la riforma
del sistema elettorale e quindi già “accorpati” nei collegi uninominali
e poi analizzare l’effetto che un eventuale spostamento dei confini
territoriali comporterebbe nella distribuzione del voto?”
Per rispondere a questo quesito occorre definire prima di tutto
sommariamente le modalità di votazione introdotte con il nuovo
sistema elettorale.
Per la Camera dei Deputati, l’elettore dispone di due voti da
esprimere in altrettante schede.
16
Un primo voto è finalizzato all’elezione di un candidato nel
collegio uninominale; sulla scheda, accanto al nome del candidato
appaiono uno o più contrassegni. L’elettore vota tracciando un segno
sul nome del candidato preferito o su uno dei simboli che gli si
affiancano nella scheda. È proclamato eletto il candidato che ha
ottenuto il maggior numero di voti.
Il secondo voto, finalizzato all’elezione della quota
proporzionale, viene attribuito ad una lista nella circoscrizione; a tal
riguardo l’elettore non può esprimere oltre al voto per la lista anche un
voto di preferenza trattandosi di liste rigide.
ESEMPIO:
Se avessimo voluto analizzare i risultati di elezioni più recenti, avremmo
avuto una situazione di questo tipo relativamente alla quota maggioritaria (è la
parte che ci interessa ai fini della nostra analisi, dato che la quota maggioritaria
assegna il 75% dei seggi):
Ci si riferisce ad una circoscrizione ipotetica composta da tre collegi; i voti
per i candidati alla quota maggioritaria sono così distribuiti:
Lista
collegata
Voti
Comune A
Voti
Comune B
Collegio n.1
Mario β 5 4 9
Piero γ 10 7 17
Lista
collegata
Voti
Comune C
Voti
Comune D
Collegio n.2
Gianni α 7 5 12
Luigi β 12 4 16
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Nel collegio n.1 il seggio è assegnato alla lista γ, ossia al candidato Piero
avendo riportato il maggior numero dei voti; nel collegio n.2 il seggio è attribuito a
Luigi, collegato alla lista β; nel collegio n.3 alla lista δ collegata al candidato
Andrea.
Graficamente la circoscrizione è così composta:
Se i collegi avessero avuto una diversa configurazione, spostando i confini
territoriali sarebbero stati eletti gli stessi candidati?
Lista
collegata
Voti
Comune E
Voti
Comune F
Collegio n.3
Marco γ 8 5 13
Andrea δ 11 4 15
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Ipotizziamo la seguente configurazione territoriale:
Non è possibile aggregare i risultati relativi alla quota maggioritaria, poiché
i voti espressi sono relativi ai singoli candidati presentati in quei determinati
collegi.
Ad esempio nel collegio costituito dai comuni B-D i voti di Mario non
possono essere uniti ai voti di Luigi pur essendo collegati alla medesima lista (β)
dato che i voti sono stati espressi ai candidati e non alle liste. Esiste una
disomogeneità di dati.
L’esempio svolto ha chiarito le motivazioni per cui si sono
analizzati dati di elezioni effettuate con il vecchio sistema e “trasferiti”
nei nuovi collegi: in questo caso i voti si riferiscono alle liste.
Si è potuta svolgere un’analisi relativa alle liste trascurando
l’effetto collegamento ad un determinato candidato. La modalità di
votazione del sistema elettorale proporzionale, infatti, comporta
l’espressione del voto alla lista e la proclamazione dei candidati eletti è
fatta sulla base del maggior numero dei voti di preferenza espressi. In
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questo modo, trascurando i voti di preferenza, è possibile unire i voti di
lista di un comune ad un altro.
Nell’esempio, i voti della lista α del comune A, possono essere
aggregati ai voti della stessa lista del comune F, ma se nel comune A si
è presentato il candidato Mario, i suoi voti non possono essere
aggregati a quelli di Andrea che si è presentato nel comune F.
Si possono aggregare i voti di lista ma non i voti di candidati
distinti.
Non si è ritenuto opportuno nemmeno studiare i risultati della
quota proporzionale di elezioni con il nuovo sistema, poiché questi in
primo luogo si riferiscono ad una quota esigua di seggi da assegnare in
Parlamento (il 25%) e in secondo luogo potrebbero risultare influenzati
dai voti espressi per la quota maggioritaria.
Non è sembrato significativo, dunque, svolgere un’analisi su
elezioni più recenti utilizzando i dati della quota proporzionale (il 25%)
perché tali risultati potevano essere influenzati dal voto espresso per la
quota maggioritaria (il 75%) e dar luogo, quindi, ad un quadro
complessivo non corrispondente alla realtà. Lavorare su dati derivanti
totalmente dal sistema elettorale proporzionale è apparso più
appropriato per uno studio che non portasse a risultati che presentano
fenomeni di distorsione perché influenzati da altri fattori e condizioni.
Occorre tuttavia tener presente che i dati utilizzati non tengono
conto delle aggregazioni dei partiti politici, fenomeno tra l’altro che si è
verificato a seguito del cambiamento del sistema elettorale. Le alleanze
si sono rese necessarie per ottenere il maggior numero dei consensi.