Tesi “Il sistema di Risposta ONU alle Emergenze Umanitarie,
L’Ufficio di Coordinamento per gli Affari Umanitari (UN-OCHA)”
Di Massimiliano FERRI, da Roma, cl.’64
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1. CAPITOLO PRIMO – Premessa.
1.1. Inquadramento tematico.
L’attuale quadro geopolitico è caratterizzato da numerosi fattori di
cambiamento epocale riferibili ad una moltitudine di categorie
inferenti l’agire umano, vuoi dal genere medesimo indotti, vuoi da
questo indipendenti ma certamente su di esso incidenti in via piø o
meno significativa.
Cambiamenti paradigmatici si osservano in ambito planetario quali
forieri di particolare instabilità sui vari domini di natura fisica (es.
ambientale, climatologico, geologico, ecc. ...), sociale (es.
demografico, psicosociale, migratorio, ecc. ...) e politica (es.
instabilità conflittuali di frammentata e complessa lettura, crisi
regionali legate ad interessi economici o di influenza confliggenti,
ecc. …).
Stante la volontà cosciente inerente l’agire umano, appare opportuno
sottolineare, ad esempio, la multilateralità politica assunta in
particolare negli ultimi anni dal complesso delle varie leadership
regionali in pressochØ tutti i quadranti della sfera terrestre che, fuori
da consolidati schemi di azione, un tempo quantomeno concordati o
coordinati, tendono da tempo, invece, sempre piø a muoversi
nell’agone politico globale ciascuna mossa piø dalle opportunità
contingenti di potenziali vantaggi strategici raggiungibili nel
breve/medio periodo, che non da un coordinato processo che, per
aggregazioni ascendenti, possa preludere ad un assetto politico
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globalmente orientato ad un complessivo ed ordinato progresso e
sviluppo del genere umano.
Organismi internazionali voluti nel quadro di un sinergico approccio
alla risoluzione dei problemi globali originatisi durante la prima metà
del secolo scorso (Società delle Nazioni, ONU, Banca Mondiale,
FMI, OMC, OMS, ecc…), sembrano talvolta “reperti fossili” di
un’epoca non piø condenda peraltro non adeguatamente rimpiazzati
dagli odierni consessi di coordinamento della governance globale del
tipo di quella posta in essere dei vari G7, G8, G20, ecc.
Si è certamente consci del fatto che l’allineamento dei piø diversi
interessi Statali impongono un processo dei “piccoli passi” ove, per
via di approssimazioni successive, si giunga, nel tempo – a livello
regionale prima – e a livello globale poi, anche a cambiamenti di
governance complessiva pure epocali.
Ciononostante, quando i cambiamenti globali si presentano
convulsamente, come sembra accadere negli ultimi decenni, sarebbe
opportuno ricercare una sincrona aggregazione di metodi di
condivisione delle risposte da adottare giacchØ i cdd. “piccoli passi”,
che l’odierna frammentazione del governo globale impone,
potrebbero determinare, al contrario, l’anticiclicità delle misure
infine adottate ed il peggioramento degli outcomes finali.
Del resto il problema della capacità dei governi di adottare
tempestivamente misure risolutive dei problemi che la
contemporaneità presenta e dell’adeguatezza della loro relativa forma
costituzionale (es: parlamentarismo paritario, figura/poteri del capo
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dell-esecutivo quale Presidente del Consiglio dei Ministri, ancorchØ
Capo del Governo ovvero Primo Ministro, dello stato costituzionale
della sua compagine governativa, et similia), è una vessata quaestio
che, peraltro a singhiozzo, ricorre ormai da tempo sul parterre del
dibattito politico nostrano per non trasporla, con una certa facilità
logica, al livello della omologa sovraordinata governance globale.
Nel complesso degli organismi posti storicamente in essere al fine di
coordinare tali risposte globali nei vari settori d’intervento umano in
ambito internazionale, l’humanae consortium ha adottato, tra le altre,
un sistema di gestione delle crisi regionali ed in particolare delle
conseguenze piø immediate derivanti delle medesime, che ha seguito
un filone che potrebbe forse essere definito atipico rispetto a quello
di altre omologhe organizzazioni specializzate per altri settori, se non
altro per l’excursus storico che ne ha visto lo sviluppo.
Infatti, se per organismi di governo globale, al di là di prodromici
sistemi rinascimentali reticolari Europei di natura Economico-
Finanziario-Commerciale, il primo e secondo dopoguerra, hanno
rappresentato il punto di avvio un sistema di coordinamento globale
per fenomeni sociali planetari, nel settore della risposta emergenziale
di natura umanitaria ad eventi catastrofici la cooperazione
quantomeno internazionale per l’assistenza umanitaria, vanta
quantomeno origini legate all’afflato etico-morale che, prima ancora
della sua secolarizzazione, trova origini nello spirito di assistenza ed
aiuto ai “piø bisognosi” rintracciabile pressochØ in ogni religione
monoteistica o meno sin dal suo esordio.
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In epoca moderna e contemporanea, svariate sono le possibili
categorizzazioni temporali del percorso idealmente seguito dallo
sviluppo delle organizzazioni Internazionali di assistenza
umanitaria
1
.
Taluni autori hanno inteso fare riferimento al periodo imperiale, dai
primi del XIX sec. fino alla II^G.M., seguito dal periodo del neo-
umanitarismo, dalla fine della II^G.M. alla fine della “guerra fredda”,
ed un periodo dell’umanitarismo liberale, dalla fine della guerra
fredda ad oggi
2
.
Altri hanno invece ripartito l’umanitarismo nell’epoca della guerra
fredda come quello della “pietà e manipolazione”, seguito da un
periodo di “globalizzazione dell’umanitarismo”
3
.
Si è anche fatto riferimento alla II^ G.M. quale punto di svolta nella
consapevolezza generalmente condivisa dell’esigenza dell’intervento
internazionale con cui assistere le popolazioni colpite da eventi
catastrofici
4
.
A ben guardare le categorie esposte sembrano ben relazionarsi alla
notoria qualificazione del “secolo corto” (The Short Twentieth
1
Eleanor Davey, John Borton e Mathew Foley. Giugno 2013 sull’HPG working paper “A history
of the humanitarian system”, Chapter 2, “An overview”.
2
Barnett, M. (2005) ‘Humanitarianism Transformed’, Perspectives on Politics, vol. 3, no. 4., come
riferito su HPG working paper “A history of the humanitarian system”.
3
Walker, P. and D. G. Maxwell (2009) Shaping the Humanitarian World. London: Routledge.,
come riferito su HPG working paper “A history of the humanitarian system”.
4
Randolph Kent’s “Anatomy of Disaster Relief: The International Network in Action (1987).”,
come riferito su HPG working paper “A history of the humanitarian system”.
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Century) di Eric Hobsbawn (1994) nelle sue tre pleonastiche
ripartizioni dei periodi della catastrofe, ripresa e declino.
La scuola francese sembrerebbe, d’altro canto, aver invece inteso
enfatizzare l’importanza del periodo della guerra fredda con
particolare riferimento alla guerra civile Nigeriana/Biafra in ordine
alla presa di coscienza e risposta umanitaria internazionale
5
Lavori appena piø recenti
6
hanno sviluppato una categorizzazione
appena piø complessa individuando quattro periodizzazioni
diversamente qualificanti la risposta umanitaria nelle crisi regionali
intervenuta nel recente passato:
- Il periodo compreso tra la metà del XIX sec. fino al termine della
I^ G.M. dove le precedenti concezioni assistenzialiste di origine
seicentesca (pauperismo, cameralismo, ecc…) si erano declinate
nella società di massa ottocentesca, (società mutuo soccorso,
ingresso dello Stato con il welfare state e creazione
dell’organizzazione della Croce Rossa Internazionale) dell’età
liberale e tardo liberale/della società di massa;
- Il periodo, c.d. “Wilsoniano”, intercorrente tra le due, e
comprendente per intero la seconda, GG.MM., che vide la nascita
e riasserzione di una sorta di governo mondiale (nascita della
5
Ryfman, P. (2008) “Une histoire de l’humanitaire”. Paris: La DØcouverte., Aeberhard, P. (1994)
“La mØdecine humanitaire des origines à nos jours”, in J. Lebas, F. Veber and G. Brücker (eds)
“MØdecine humanitaire”. Paris: Flammarion e Davey, E. (2012) “New Players Through Old
Lenses: Why History Matters When Engaging with Southern Actors”, HPG Policy Brief. London:
ODI., riferiti su HPG working paper “A history of the humanitarian system”.
6
Eleanor Davey, John Borton e Mathew Foley, giugno 2013 sull’HPG working paper “A history
of the humanitarian system”, Chapter 2, “An overview”.
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Società delle Nazioni come poi riconfigurata nell’Organizzazione
delle Nazioni Unite);
- Il periodo della guerra fredda, ove gli attori umanitari si sono
sempre piø concertati nell’assistenza umanitaria in ispecie verso i
paesi non-occidentali ove questi versassero in situazioni di crisi
oggettivamente da essi autonomamente insostenibili; a questo
periodo fa peraltro riferimento l’emersione di un periodo di
prolungato sviluppo dei pasi occidentalizzati (periodo della
crescita nel secolo corto);
- Infine, il periodo post guerra fredda che avrebbe visto una
significativa riconfigurazione dello spazio geo-politico globale
con la sua complessiva parcellizzazione ed incerta riaggregazione
tuttora in corso nella quale gli operatori umanitari sono chiamati
a dipanare la loro attività.
Indipendentemente dalla suddivisione storica cui si voglia far
riferimento, la risposta alle crisi umanitarie regionali o globali posta
in essere dalla comunità internazionale attualmente è evidentemente
frutto di un excursus che nel tempo ha tentato di dare risposte ad
esigenze ingenti ed immanenti conseguenti ad eventi catastrofici che
le singole comunità locali, territoriali o nazionali on erano in grado
di affrontare.
A tale esigenza, con lo strutturarsi del quadro di diritto internazionale
come oggi conosciuto (in via di prassi e natura pattizia), si è parimenti
dovuto affrontare le modalità dell’intervento umanitario da parte
della comunità internazionale all’interno di una varietà di entità
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Statali variamente configurate (fragile/failed States
7
) e rispettosa del
diritto interno di ciascuno di essi ovvero, laddove previsto, ad esso in
deroga, in termini - ad esempio - d’ingerenza umanitaria, con tutte le
problematiche connesse ipotizzabili (es. condizioni e limiti delle
operazioni d’intervento, coordinamenti e modalità operative, status
giuridico assicurato agli operatori umanitari, ecc., …).
Di tali temi, delle modalità organizzative e procedurali atte ad
affrontarli, delle relative problematiche e delle possibili via idonee a
superarle si intende discettare nel presente elaborato.
1.2. Scopo e compiti dell’elaborato.
In relazione al tema in argomento, vale la pena fornire i contorni di
ciò che si intende per “Emergenza Umanitaria” la cui locuzione, per
sua natura, si offre ad un ventaglio alquanto ampio di interpretazioni.
In particolare, il termine “Emergenza” è definito come “l’atto
dell’emergere; in senso concreto, ciò che emerge”
8
, ovvero identifica
una “Circostanza imprevista, accidente, … [omissis] … particolare
condizione di cose, momento critico, che richiede un intervento
immediato, soprattutto nella locuzione stato di emergenza.
L'espressione peraltro non ha un preciso significato giuridico
7
Stato fragile: normalmente uno stato a basso PIL caratterizzato da capacità funzionali e
legittimazione interna deboli e che pertanto rende i propri cittadini vulnerabili. Molti di questi stati
sono incapaci di prestare i servizi piø elementari alla popolazione
Stato fallito (failed): è uno stato-nazione che non ha raggiunto alcune delle condizioni base e
l’autorità/responsabilità di un governo che ne esprima la sovranità. In tali condizioni si possono
verificare perdita del controllo del territorio (vds. il caso del Federal Afghan Tribal Administration
– FATA) o del monopolio della forza, erosione dell’autorità legittima, inabilità all’interazione con
gli altri stati quale membro a pieno titolo delle comunità internazionale.
Sugli aspetti inerenti visitare il sito “Fund for Peace” http://fundforpeace.org/fsi/
8
http://www.treccani.it/vocabolario/emergenza.
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nell'ordinamento italiano, che, in situazioni di tal genere, prevede
invece lo stato di pericolo pubblico
9
. In buona sostanza, si vuole
configurare una evenienza (soggetto, oggetto, atto o fatto) che si
eleva, in termini di percezione sensibile latu sensu, rispetto alla curva
di tangenza/superficie di inviluppo di tutti gli altri omologhi od
appartenenti alla stessa categoria, vuoi per intensità che per
tempistica di presentazione.
Il termine medesimo, può, dunque, indicare piø specificatamente e
direttamente una situazione di subitanea od inaspettata condizione di
grave inadeguatezza nell’affrontare sØ stessa, secondo l’accezione di
cui al precedente capoverso, tale da far presagire un significativo
nocumento allo status quo di routinaria adeguatezza rispetto la
capacità di affrontarla.
Nell’ambito di cui trattasi, il termine “Emergenza” sarà
alternativamente inteso nell’una od altra accezione (evento
inaspettato rispetto ad altri omologhi e/o condizione di significativa
sofferenza rispetto ad una inadeguatezza capacitiva) e potrà, con
sufficiente grado di approssimazione, assumersi quale sinonimo
rispettivamente di:
“Circostanza grave straordinaria, imprevedibile, necessità, urgenza
… [omissis] …”
10
, oppure, in relazione alle capacità di
tenuta/risposta,
9
http://www.treccani.it/enciclopedia/emergenza.
10
http://www.treccani.it/vocabolario/emergenza_(Sinonimi-e-Contrari).
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“Crisi” o, piø figurativamente, “collasso” “cedimento” o “crollo”.
Vale la pena notare come nell’ambito della comunità internazionale
il termine emergenza sia in realtà
Con il termine “Emergenza” usato in questo documento, si intende,
in buona sostanza, configurare un evento improvviso od inaspettato
ovvero qualsiasi evento al cui governo le relative capacità (umane,
materiali e procedurali) di risposta normalmente disponibili o
predisposte, siano appena o non adeguatamente sufficienti (surge).
In tale contesto appare pleonastico notare come i possibili esiti
derivanti dall’interazione dell’evento emergenziale versus le capacità
disponibili atte a fronteggiarlo, possano essere la soccombenza,
ovvero il reperimento di un supplemento capacitivo ulteriore, esterno,
che possa lenire l’emergenza riportandola entro un quadro di
adeguata governabilità ovvero, in altri termini, elevare la risposta
complessiva disponibile, in termini capacitivi, ad essa compatibili
attingendo a fonti esterne a quelle normalmente allocate.
In relazione al secondo termine della locuzione “Emergenza
Umanitaria”, in linea generale esso qualifica come “Umano”
qualsiasi sostantivo cui si riferisce, ovvero appartenente all’uomo, di
proprietà specifica dell’uomo, categoria propria e distintiva
dell’uomo.
Piø specificatamente, la definizione di “Umanitario” si riferisce a
qualsiasi agente “Che orienta il suo pensiero e la sua azione a
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migliorare materialmente e moralmente la vita umana e la convivenza
dell’uomo nella società”
11
.
Val la pena notare come i suoi riferiti sinonimi, “filantropico,
solidaristico, misantropico, solidale, solidaristico, assistenziale,
caritatevole”
12
, ecc., mal si adattino alla casistica di specie giacchØ
questi appaiono configurare l’azione volta al miglioramento
materiale e morale della vita umana, come atto deliberato
personalistico, come scelta dei singoli o delle singole organizzazioni
di volersi produrre di volta, in volta, in azioni per il miglioramento
della vita del prossimo, mentre invece l’umanitarismo di cui si
tratterà in questa sede è una categoria dell’agire umano organizzato e
procedurato che si attiva automaticamente, nei limiti della norma
internazionale e contestualmente alle contingenze applicabili, come
a livello nazionale accadrebbe con i c.dd. Piani di Protezione Civile,
i quali, indipendentemente dalla volontarietà o meno dei singoli o
della collettività, scattano al verificarsi di determinate circostanze.
Difatti, appare di tutta evidenza come, al di là di moti personali
filantropici sempre esistiti, le spinte solidaristiche di organismi
religiosi già dall’antichità operanti in favore delle persone in stato di
necessità, seguite poi dalla loro secolarizzata versione delle società
di mutuo soccorso corporativistico rinascimentale prima e
ottocentesche - con l’avvento della società di massa - poi, si siano
traslate anche come dovere/potere assunto dagli Stati Sovrani di
epoca liberale nei confronti dei propri popoli.
11
http://www.treccani.it/vocabolario/umanitario.
12
http://www.treccani.it/vocabolario/umanitario_(Sinonimi-e-Contrari).