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meridionale del Paese storicamente nota come Alto Egitto; il Delta, esteso per circa
23mila Kmq, corrispondente storicamente al Basso Egitto, ricco di acqua e di colture e
con una fronte costiera orlata di lagune (tra le quali sono situate le due principali bocche
del Nilo: Masabb Rashid sul ramo occidentale nei pressi della città di Rosetta, e Masabb
Dumyat su quello orientale vicino alla città di Damietta), regione ai cui vertici estremi
sono le città del Cairo, di Alessandria e di Porto Said; la penisola del Sinai, separata dal
resto dell’Egitto dal canale e dal golfo di Suez, montuosa e arida, con coste abbastanza
frastagliate, ma limitata sul Mediterraneo da una piatta fascia lagunare; il Deserto
Orientale (Arabico), territorio montuoso e arido compreso tra il Nilo e il Mar Rosso
dove termina con una costa leggermente rettilinea e bassa, interrotta da articolati
promontori (Ras Zeit e Ras Banas) e non di rado fronteggiata da isolotti coralliferi; il
Deserto Occidentale (Libico), che occupa tutto l’Egitto a ovest del Nilo, arido e
sabbioso soprattutto nella sezione centro-occidentale, limitato sul mare da una bassa
fascia costiera lievemente articolata e percorsa dalle vie di comunicazione che collegano
il Paese al resto dell’Africa mediterranea. In Egitto le stagioni sono virtualmente due,
cioè l’estate e l’inverno. Durante l’estate le temperature sono estremamente elevate,
raggiungono dai 38°C ai 43°C, a volte anche i 49°C nelle zone desertiche del sud e
dell’ovest. Le coste mediterranee hanno condizioni più miti con temperature che
raggiungono i 32°C come massimo. Il clima dell’Egitto sta dunque tra il desertico o
torrido delle zone pre-equatoriali e quello temperato del Mediterraneo; gli inverni sono
generalmente caldi, con occasionali piogge. Di conseguenza anche la flora è di carattere
misto: vi sono piante prettamente tropicali, come il cotone e la canna da zucchero, e
vegetazioni mediterranee come il trifoglio e gli agrumi. L’idrografia dell’Egitto si
identifica con il Nilo, praticamente unica fonte di umidità per gli usi irrigui, lo sviluppo
4
dell’agricoltura e la sopravvivenza di un Paese che da essa è strettamente dipendente. La
valle nilotica da Assuan al Mediterraneo, appare come una lunga oasi che si sviluppa per
quasi 1200 Km con una larghezza media dai 10 ai 15 Km; a valle del Cairo comincia il
delta del grande fiume, con i due rami principali di Damietta e di Rosetta, utilizzati dalla
navigazione. Nel tronco egiziano del fiume sono memorabili le piene fecondanti, che
avvengono regolarmente ogni anno in seguito alle copiosissime piogge tropicali.
L’Egitto ha frontiere politiche ad est con Israele (per circa 255 Km) e con la striscia di
Gaza (per circa 11 Km), al sud con la Repubblica del Sudan e ad ovest con la Libia. Tra
il giugno del 1967 e l’ottobre del 1973 la frontiera de facto con Israele era il Canale di
Suez; quale risultato del Trattato di Pace del 1979, la frontiera è cambiata con una linea
più a est.
Da un punto di vista storico, Paese di antichissima civiltà, la regione del Nilo risulta
abitata fin dai primi tempi del Paleolitico. L’Egitto, è il Paese che in Africa può vantare
la storia più lunga come uno stato organizzato.
La costruzione del Canale di Suez, portata a termine nel 1869, fece dell’Egitto un grande
scalo verso le Indie e accrebbe la sua importanza nel Mediterraneo: quest’opera fu voluta
fermamente dall’Egitto e fu grazie a questa politica che iniziò ad affermarsi di nuovo
agli occhi degli altri Paesi nel mondo; al tempo stesso, però, i debiti rilevanti provocati
dalle spese straordinarie e dall’attrezzatura utilizzata per la costruzione del canale,
esposero il Paese alle pressioni delle grandi potenze. Infatti nel 1882 la Gran Bretagna
intervenne militarmente in Egitto e instaurò la propria supremazia sulla Valle del Nilo. Il
Paese diventò di conseguenza una colonia economica, totalmente dipendente dalle
importazioni delle merci inglesi e dalle esportazioni di cotone. Questo breve conflitto
fornì nuova consistenza e linfa al nazionalismo. In realtà, gli anni a cavallo fra i due
5
secoli rappresentarono un periodo ricco di fermenti, dal punto di vista del rigoglio
culturale e delle idee. Ai primi del Novecento sorse l’Università del Cairo. Ma fu con la
fine della prima guerra mondiale e il crollo dell’impero ottomano che si aprì la strada per
l’indipendenza dell’Egitto. Nel 1922 la Gran Bretagna pose fine al suo protettorato e
l’Egitto fu proclamato formalmente indipendente sotto il re Fuad I. In verità, si trattò di
un successo parziale, poiché la sovranità del nuovo Stato fu limitata dalla presenza delle
truppe inglesi, cui spettò tutelare gli “interessi europei”, il Canale di Suez e l’integrità
dell’Egitto contro ogni aggressione. Gli anni che seguirono furono caratterizzati da una
lotta per il potere ripartita fra gli Inglesi, re Fuad I e il partito nazionalista - Wafd - che
godeva dell’appoggio della popolazione.
A cavallo fra gli anni venti e trenta, avvenne una modificazione nell’idea di
nazionalismo, che si fece più ampia e aperta, più universalista e conciliatrice tanto da
rendere possibile con la seconda guerra mondiale, la nascita nel Medio Oriente, della
Lega Araba. Tuttavia l’epoca coloniale fu contrassegnata da gravi squilibri sul piano
interno. Nonostante l’indubbio progresso, soprattutto in materia idraulica con la
costruzione della prima diga di Assuan e l’aumento della produzione agricola, la
pressione demografica fu tale da diminuire il reddito netto per abitante rurale. Nelle città,
l’artigianato conobbe un indiscutibile sviluppo, grazie soprattutto alla partecipazione di
ingenti capitali e alla fondazione del gruppo bancario Misr nel 1920. Predominante fu,
invece, la funzione svolta dal capitale straniero sempre pronto a facilitare l’esportazione
e a controllare le principali vie di transito. Al contrario, l’aumento demografico, il
ristagno nel settore amministrativo, la spinta inflazionistica e, infine l’aumento della
disoccupazione, caratterizzarono profondamente le difficoltà economiche dell’Egitto alla
vigilia della seconda guerra mondiale. Le tensioni politiche e sociali che ne derivarono,
6
sembrarono tuttavia, essere disinnescate dall’accordo anglo-egiziano del 1936, grazie al
quale gli Inglesi avrebbero dovuto ritirare le proprie truppe, tranne che dalla zona del
Canale dove la loro permanenza si sarebbe protratta per altri vent’anni. L’ascesa al trono
del nuovo re Faruk e l’ammissione dell’Egitto alla Società delle Nazioni l’anno
successivo, parvero confermare questa tendenza. Entro un anno dalla sua elezione, Faruk
aveva firmato il Trattato Anglo-Egiziano che dava alle forze inglesi il diritto di rimanere
nella zona del Canale di Suez, mentre apparentemente terminava l’occupazione inglese
in Egitto.
La formazione dello stato di Israele e la bruciante sconfitta subita nella guerra di
Palestina fra il 1947 e il 1948 furono fonti di nuove e più profonde delusioni.
Nel 1952 l’Egitto diventa repubblica: si pensa che con la riorganizzazione e le riforme in
campo economico e sociale, si risolveranno i problemi interni. Nello stesso anno scoppia
un colpo di stato guidato da Nasser: re Faruq, è destituito ed esiliato in Italia. Finalmente
il 18 giugno dell’anno successivo l’Egitto viene proclamato repubblica.
2
La caduta della
monarchia e la rapida ascesa di Gamal Abd en-Nasser (1956-1970), divenuto nel 1954
presidente della repubblica, segnarono l’inizio di una nuova fase nella storia dell’Egitto.
Una radicale riforma agraria venne presto varata con lo scopo di dividere le grandi
proprietà terriere dei latifondisti in piccoli appezzamenti per ridistribuirli tra i piccoli
coltivatori. Quando la diga di Assuan fu portata a termine, la terra coltivabile nella Valle
del Nilo aumentò del 15%. Nel periodo nasseriano divenne sempre più preponderante il
ruolo svolto dallo Stato nella società egiziana: l’approvazione di piani quinquennali e la
politica delle nazionalizzazioni sembrarono, anzi, per un certo periodo dare vita a una
2
Fonte: Internet. ArabNet. Egypt History, 1996.
7
forma originale di socialismo. Nel 1955 l’Egitto abbraccia la politica terzomondista di
“non allineamento”, con un conseguente allontanamento dalle potenze occidentali e la
perdita del supporto economico degli Stati Uniti e dell’Europa per la costruzione della
diga di Assuan, e il contemporaneo miglioramento dei rapporti con l’Unione Sovietica e
la Repubblica Popolare Cinese. Tuttavia, la crisi fra l’Egitto e l’Occidente scoppiò -
politicamente - in seguito alla nazionalizzazione del Canale di Suez e all’intervento
militare di Francia e Gran Bretagna nell’autunno del 1956. Le parti in causa si
accordarono sul diritto di libera navigazione nel canale, mentre le truppe dell’ONU
restavano a presidio di Porto Said. Nel 1958 Siria ed Egitto si unificarono nella
Repubblica Araba Unita (RAU), alla quale in seguito si associò anche lo Yemen. Tra il
1960 e il 1965 venne avviato il primo piano quinquennale secondo l’esempio sovietico,
con la nazionalizzazione del sistema bancario e dell’industria. Il cosiddetto ‘socialismo
arabo’ di Nasser sarebbe dovuto diventare un modello per tutto il mondo islamico;
tuttavia la repressione politica e la censura aumentarono. Nel 1961 la Siria uscì dalla
RAU. Nel 1964 in base a una Costituzione provvisoria, l’Egitto divenne uno stato
democratico socialista e l’Islam diviene religione di stato. Il partito unico, asse portante
della vita statale, era diventato l’Unione Socialista Araba.
La nuova sconfitta militare subita nel 1967 ad opera di Israele nonché la conseguente
chiusura del traffico nel canale di Suez, misero in luce i limiti profondi dell’esperienza
nasseriana. Il venir meno della valuta pregiata a causa di questa situazione nonché la
perdita dei giacimenti petroliferi del Sinai, incisero in modo estremamente negativo
sull’economia egiziana. L’intero impianto politico andava modificato, anche per dare
fiato ad un’economia sempre più asfittica e incapace di imprimere un vero e proprio
decollo al Paese. Verso quali prospettive avrebbe dovuto muoversi la società egiziana,
8
Nasser non ebbe tempo di indicarlo, poiché la morte lo colse improvvisa nel settembre
del 1970 e toccò, pertanto, a Sadat (1970-1981) tentare nuove vie. Con il nuovo
presidente il Paese ebbe un’apertura del mercato all’Occidente nella speranza di veder
crescere gli investimenti stranieri. Nel 1971 Sadat cercò di superare le difficoltà
economiche operando un avvicinamento all’Occidente ed eliminando così ogni influenza
sovietica, pur concludendo un trattato di amicizia con l’URSS. Istituì l’Infitah (Politica
della porta aperta) incoraggiando gli investimenti stranieri e lo sviluppo del settore
privato. Gli investimenti dal Golfo Arabo incominciarono ad affluire nel Paese e gli
investimenti stranieri ed internazionali aumentarono. Quella che in passato era la RAU,
era ora diventata la Repubblica Araba d’Egitto e si concepiva come Stato democratico-
socialista. Nel novembre del 1977 Sadat effettuò un viaggio a Gerusalemme come primo
segno di una volontà di rappacificazione. La grande maggioranza della popolazione
dimostrò di essere essenzialmente d’accordo per la pace con Israele, aspramente
avversata invece negli altri Paesi arabi; la Lega Araba cambiò sede, dal Cairo venne
spostata a Tunisi e molti Paesi arabi interruppero le relazioni diplomatiche e commerciali
con l’Egitto. Finalmente il 26 marzo 1979 venne stilato il trattato di pace con Israele
sulla base degli accordi di Camp David (Maryland, USA); il trattato di pace a cui si era
giunti grazie alla mediazione del presidente americano Carter, prevedeva la graduale
restituzione delle zone egiziane occupate dagli Israeliani (tranne la striscia di Gaza) entro
il 1982. In questo periodo ebbe inizio una parziale privatizzazione delle imprese
nazionalizzate; contemporaneamente si instaurarono rapporti diplomatici e si andò verso
una normalizzazione degli scambi con Israele. La liberalizzazione economica del Paese
portò da un lato a un miglioramento nelle condizioni di vita delle classi medio-alte, ma
9
ebbe conseguenze inflazionistiche con un conseguente aumento della povertà nelle classi
meno agiate.
Il 6 ottobre del 1981, Sadat cadde vittima di un attentato nel corso di una parata militare,
senza essere riuscito a portare la pace in una regione tanto tormentata come il Medio
Oriente. Egli lasciò al suo successore Mubarak uno Stato in preda a uno sviluppo caotico
e selvaggio, in cui la caduta dei prezzi del petrolio rischiava di vanificare molti degli
sforzi di modernizzazione compiuti nel corso degli anni settanta. Con Mubarak
l’atmosfera politica del Paese pare più libera e tollerante. All’inizio egli continuò la
politica di Sadat, con più sensibilità per i problemi del Paese; accelerò il processo di
privatizzazione e incrementò le infrastrutture turistiche in Egitto in modo da migliorarne
l’industria; cercò di riprendere le relazioni diplomatiche e commerciali con i Paesi arabi
moderati da una parte, mantenendo valido dall’altra il trattato con Israele.
Il ruolo vitale dell’Egitto nel supporto all’Arabia Saudita e al Kuwait nella Guerra del
Golfo insieme al termine dell’influenza socialista-comunista nel mondo arabo, riportò il
Paese ad avere un ruolo centrale nella politica del Medio Oriente. La situazione interna
dell’Egitto è comunque ancora lontana dalla stabilità. Le riforme economiche del Paese e
lo sviluppo delle infrastrutture, non possono far fronte all’esplosione demografica e alla
crescente inflazione. Tra il 1992 e l’inizio del 1994, gruppi di estremisti mussulmani
lanciarono una campagna terroristica contro gli stranieri che paralizzò il Governo e
danneggiò il turismo. Ma le forze di sicurezza ne frantumarono i principali gruppi
terroristici del Cairo e dell’Alto Egitto e l’estate del 1994 fu testimone di una
spettacolare ripresa del turismo, proveniente dall’Arabia Saudita e dagli Stati del Golfo.
Non bisogna però dimenticare gli attentati avvenuti davanti al Museo Egizio al Cairo e
nella famosa Valle dei Templi, negli ultimi mesi del 1997, dove sono rimasti coinvolti
10
numerosi turisti. Sebbene molti ufficiali dei terroristi siano stati imprigionati e molti
siano stati condannati a morte, la minaccia alla stabilità dell’Egitto resta, come il
fondamentalismo islamico, profondamente radicata nelle società arabe.
In base a stime dell’anno finanziario
3
1996/97, la popolazione dell’Egitto è di oltre 61
milioni di abitanti (circa 61.400.000)
4
, contro i 60.2 milioni del precedente anno; ad
eccezione dei governatorati urbani del Cairo, di Alessandria, di Porto Said e di Suez che
ne comprendono più di un quinto, la popolazione risulta distribuita in relazione
all’estensione delle aree coltivate, con una prevalenza quindi per la parte settentrionale
del Paese (indicata storicamente come il Basso Egitto), che comprende l’ampio delta del
Nilo intensamente coltivato e irrigato da una fitta rete di canali.
L’esplosione demografica è uno dei problemi più scottanti del Paese. Con un tasso di
crescita annuale dell’1.9%, i matrimoni precoci e l’intransigenza religiosa, ogni sforzo
teso a far diminuire sensibilmente il tasso di natalità pare sia destinato a fallire. Con una
densità media di circa 56,6 abitanti per Kmq (stime a metà del 1993), l’Egitto fa parte
delle nazioni più densamente popolate del mondo. Agglomerati ad altissima
concentrazione si hanno attorno al Cairo (6.850.000 abitanti nel 1994) e ad Alessandria
(3.380.000 abitanti nel 1994). La struttura sociale del paese è caratterizzata da un netto
divario tra il ceto elevato, scarso numericamente, ma molto facoltoso, la classe media
che conduce una vita piuttosto modesta e la grande massa di persone praticamente prive
di mezzi, che vegetano in condizioni estremamente primitive. La disoccupazione e la
penuria di abitazioni hanno raggiunto livelli inimmaginabili. La forza lavoro con 17,378
3
L’anno finanziario in Egitto va dal 1° Luglio al 30 Giugno dell’anno successivo.
4
Stime del Piano per lo Sviluppo Economico e Sociale per il 1996/97 (con esclusione degli Egiziani
espatriati).
11
milioni di individui (il cui tasso di crescita è di 2.9%) costituisce il 28.3% dell’intera
popolazione: questo significa un alto tasso di partecipanti alle attività economiche. Il
tasso di occupazione delle donne rispetto agli uomini è cambiato: infatti queste
rappresentano il 14.2% rispetto al 13.8% dell’anno precedente. Il numero degli occupati
è aumentato del 3.1% fino ad un totale di 15,862 milioni di lavoratori. In altre parole,
sono state create 461.000 nuove opportunità di lavoro, insieme ad altre che sono da
ricollocare a causa di lavoratori morti o ritirati dal lavoro. Di conseguenza il tasso di
disoccupazione è diminuito passando dal 9.4% all’8.7%; questo è in parte dovuto agli
estenuanti sforzi costantemente esercitati per ridurre la disoccupazione, mediante
l’offerta di finanziamenti per incoraggiare le piccole imprese appena costituite, e
l’allocazione di terreni come pure di infrastrutture, per realizzare nuovi progetti di
lavoro. La maggior parte delle nuove opportunità di lavoro, è stata offerta dai settori dei
beni di prima necessità e da quelli relativi ai servizi sociali.
(1.1.a) Popolazione, Occupazione e Disoccupazione in Egitto.
5
Numero di individui Tasso di crescita %
giugno giugno
1995/96 1996/97 1995/96 1996/97
Popolazione 60,2 mn. 61,4 mn. 2,1 1,9
Forza lavoro (x1000) 16,925 17,378
Numero di lavoratori 15,340 15,862
Numero di disoccupati 1,585 1,516
Tasso di disoccupazione % 9,4 8,7
Circa il 90% della popolazione discende dagli antichi Egizi; prevale la popolazione
rurale arabizzata, che costituisce circa i quattro quinti della popolazione globale e vive
5
Fonte: National Bank of Egypt. Annual Report 1996/97.
12
in grande semplicità e povertà. Ci sono poi i copti, cristiani, che costituiscono circa il
7% della popolazione e abitano nei centri urbani, soprattutto dell’Alto Egitto. Dal sud si
è aggiunta l’immigrazione di nubiani, camitico-negridi. Arabi ‘purosangue’ sono
considerati i beduini, la maggioranza dei quali ha abbandonato la vita nomade. Gli ebrei
sono ormai solo poche centinaia, in seguito alle emigrazioni verificatesi nel Paese come
conseguenza dei conflitti militari avvenuti nel recente passato. La stragrande
maggioranza della popolazione professa la fede islamica (circa il 93%), il resto
abbraccia il cristianesimo, in particolare la Chiesa copta. Lingua ufficiale e di uso
comune è l’arabo; in ambienti del ceto elevato e medio, è diffusa una buona conoscenza
del francese e dell’inglese. Il copto, derivato dall’antico egizio, si è conservato soltanto
come lingua liturgica; il nubiano e alcuni dialetti berberi hanno solo una rilevanza
prettamente locale.
13
(1.2) ECONOMIA
INTRODUZIONE
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(1.2.1) AGRICOLTURA.
L’agricoltura egiziana è strettamente legata al Nilo e alla necessità di irrigazione. Il
terreno coltivato (2.800.000 ha = 2,8% del territorio) è limitato al Delta e alla valle del
Nilo; solo circa 400.000 ha sono sottoposti alla pratica dell’inondazione annuale del
Nilo, mentre estensione maggiore hanno le terre irrigate permanentemente.
L’irrigazione perenne permette di ottenere anche tre raccolti all’anno; conseguentemente
le varie colture sono state distinte con nomi speciali: scitui le colture invernali (grano,
fagioli, orzo, fave, cipolle, lino, ecc.), sefi quelle estive (cotone, riso, mais, miglio,
canna, arachidi, sesamo), nili (o dell’inondazione del Nilo) e le autunnali (riso, mais,
miglio, ecc.).
La superficie seminata è di conseguenza molto più estesa di quella posta a coltura.
Principali colture sono il cotone (303.000 ha nel 1994), il frumento (887.000 ha nel
1994) e il mais (731.000 ha). Seguono l’orzo (62.000 ha nel 1994), più diffuso nelle
zone verso il deserto; il riso (579.000 ha nel 1994), più coltivato nel Delta; il sorgo
(154.000 ha nel 1994), nell’Alto Egitto; la patata e la patata dolce (75.000 ha nel 1994).
Al cotone, che prevale nel Delta, subentra nell’Alto Egitto la canna da zucchero. Fra le
colture oleifere sono da segnalare: il lino (12.000 ha), il girasole (480.000 ha), il sesamo
(25.000 ha), l’olivo (1.170.000 q. di olive nel 1994), la soia e l’arachide; fra le orticole
quelle delle fave secche, delle lenticchie, della barbabietola, dei pomodori, dei cavoli e
della cipolla, largamente esportata.
6
6
Fonte: Calendario De Agostini 1997. Istituto Geografico De Agostini, Novara.
15
Mentre l’Egitto è autosufficiente nella produzione di frutta (agrumi, datteri, banane,
mele, pere, pesche, prugne, uva e albicocche) e nell’orticoltura, di cui alcuni prodotti
vengono esportati nei Paesi dell’Unione Europea, per la produzione di grano e frumento
deve fare ricorso anche alle importazioni.
Durante gli anni settanta il contributo dell’agricoltura al PIL rimase abbastanza costante
intorno a circa il 30% del PIL, per poi subire un calo negli anni ottanta fino a
raggiungere il 17% nel 1990. Attualmente questo rapporto è intorno al 16%
7
.
Il totale della terra coltivata è di 7.300 mila feddans
8
(30.7 mila kmq)
9
, circa il 3.1% del
totale dei terreni disponibili, e non più di un terzo di questa è servita da canali per
l’irrigazione. Questa deficienza è significativa, perché un effetto inatteso della grande
diga di Assuan è stato quello di fare crescere la superficie freatica (a causa di abbondante
acqua e coltivazioni intensive) e portare ad un estesa saturazione di acqua e ad un alto
grado di salinità nel suolo. Inoltre un insufficiente attenzione agli scarichi dell’acqua,
costituisce tuttora un serio problema per la pianificazione agricola.
L’estensione delle aree coltivabili tramite bonifica è stata lenta, difficoltosa e costosa,
ma rimane uno dei principali progetti della politica del Governo. L’aumentata pressione
esercitata sulla terra dalla popolazione in continua crescita, ha portato ad
un’intensificazione senza precedenti delle colture in altre zone. Dighe, sbarramenti,
pompe e un’intricata rete di canali di scolo e per l’irrigazione, permettono un perenne
rifornimento di acqua in tutte le aree coltivate. Lo stretto impiego della rotazione delle
colture, l’abbondante uso di fertilizzanti e pesticidi, e la paziente applicazione della
7
Fonte: Central Bank of Egypt. Annual Report 1995/96
8
Feddan = 24 kirats = 576 sahms = 1.05 acri = 4,201 metri quadrati. Acri = 4,000 metri quadrati.
9
Fonte: Annual Report of CBE 1995/96
16
manodopera, non solo rendono possibile avere più raccolti, ma anche avere una più
elevata resa dei terreni. La maggior parte della produzione agricola ottenuta in seguito
alle bonifiche, viene indirizzata verso i mercati e non per il sostentamento della
popolazione. Quasi tre quarti dei redditi provenienti dal settore agricolo derivano dai
raccolti dei campi, il rimanente dalla coltivazione di frutta e ortaggi, dall’allevamento di
bestiame e dai derivati del latte. Il cotone è uno dei più importanti prodotti derivanti
dall’agricoltura, ma l’area ad esso destinata, ha incominciato a diminuire fin dalla fine
degli anni ‘60. L’Egitto produce circa un terzo del totale mondiale di cotone; questa
produzione arriva ad impiegare circa il 15% del totale della manodopera impiegata
nell’agricoltura e fornisce un supporto importante all’industria tessile. Molti fattori si
combinano per fornire gli elevati rendimenti e l’eccellente qualità del cotone egiziano;
tra questi il clima, il terreno e le condizioni di lavoro, e una lunga esperienza nella cura
delle varie fasi di crescita dei raccolti; inoltre sono sempre stati rilevanti l’assistenza e la
supervisione del Governo. Fertilizzanti e pesticidi sono distribuiti attraverso banche di
credito agricolo sostenute dal Governo e da cooperative agricole. Tuttavia, gli
investimenti effettuati nella produzione del cotone sono stati inadeguati a sviluppare il
pieno potenziale di questa industria. La produzione totale di cotone nel 1992 ammontava
a 348.000 tonnellate; in anni più recenti l’industria tessile egiziana ha assorbito circa
l’80% dei raccolti di cotone dell’intero Paese, e il volume disponibile per le esportazioni
è stato spesso insufficiente a coprire la rilevante domanda mondiale. Secondo dopo il
cotone il riso è importante tanto quanto la frutta nel settore agricolo come fonte di entrate
di valute straniere.