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Capitolo 1
Immaginazione e simbolismo acquatico
1.1 Funzione del simbolo
Acqua, aria, fuoco e terra: sono questi i quattro elementi da cui
secondo ogni teoria cosmogonica il mondo ebbe origine. Il primo a
parlarne fu il filosofo greco Empedocle, secondo cui vita e morte sulla
terra sono determinate dall’unione e dalla separazione di queste quattro
“radici”. Gli oggetti che ci circondano non sono che il risultato delle
mescolanze delle quattro radici sulla base di diverse proporzioni, e le loro
aggregazioni e disgregazioni sono dettate da due forze che il filosofo
identifica con Amore ed Odio.
Per secoli adorati come Divinità, considerati minacce pericolose per
l’umanità e temuti per la loro scatenata forza che si manifesta sottoforma
di terremoti, eruzioni vulcaniche, uragani, tempeste e maremoti, ma al
tempo stesso amati perché permettono ogni giorno la sopravvivenza
umana, questi quattro elementi sono oggetto di grande interesse poiché
dotati di fascino misterioso ed ancestrale. Per questa ragione possiamo
ritrovarli nella letteratura di ogni civiltà ad interpretare i più svariati ruoli,
sia positivi che negativi: il fuoco che permette la vita e che al tempo stesso
può distruggerla, l’acqua che disseta, che purifica, che da vita ad una
creatura, come vedremo nel racconto di Eminescu che analizzeremo, o
l’acqua che inonda e uccide, come accade al personaggio di una delle
leggende di Bécquer che studieremo.
Qualcuno potrebbe credere di trovarsi di fronte ad arcaiche
superstizioni o complicate ed astratte filosofie: oggi infatti l’acqua, come
gli altri elementi naturali, è stata “desacralizzata”, razionalizzata. Con il
progresso della civiltà è cambiata la percezione che l’uomo ha della
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Natura, perciò l’acqua non è più divina, non è più magica come lo era nei
tempi antichi; la società moderna vede in questo elemento solo il suo
aspetto utilitaristico per l’igiene materiale e per dissetarsi.
Tuttavia, nel corso delle analisi mostreremo come al giorno d’oggi
esiste ancora nell’immaginario umano, seppur nascosto, una sorta di
“culto”, se così possiamo definirlo, dei quattro elementi e in particolare
dell’acqua; esiste ancora un insieme di credenze e tradizioni legate ad essa.
L’indagine verterà quindi su aspetti e proprietà dell’acqua accettate senza
più chiedersi il perché e senza chiedersi il modo in cui hanno dato vita a
credenze anche molto vicine a noi: a molti sarà capitato di visitare Roma,
passare davanti alla celeberrima Fontana di Trevi e gettarvi dentro una
monetina, con le spalle rivolte verso la fonte. Ma ci siamo mai chiesti
quale sia il motivo di questo nostro gesto? Cosa si nasconde dietro questo
piccolo rito? La tradizione vuole che compiendo questo gesto ci si propizi
il ritorno nella città. Questo è solo uno dei mille esempi che potremmo fare
sui riti legati all’acqua praticati ancora oggi. È necessario tuttavia partire
da molto lontano per comprendere a fondo i significati simbolici di questa
risorsa naturale.
In primo luogo va illustrato il concetto di simbolo ed immaginazione
simbolica. L’uomo possiede due modalità di rappresentazione del mondo:
una diretta, quando l’oggetto in questione si presenta in carne ed ossa di
fronte a lui ed è quindi empiricamente conoscibile; l’altra indiretta, quando
esso non può manifestarsi materialmente, ed è quindi riproposto attraverso
un’immagine. Un simbolo è dunque un segno che rinvia ad un significato;
“L’immaginazione simbolica diventa trasfigurazione di una
rappresentazione concreta in funzione di un senso sempre astratto. Il
simbolo dunque è una rappresentazione che fa apparire, cioè manifesta un
significato nascosto, è l’epifania di un mistero”
2
.
Un simbolo si sviluppa su tre dimensioni: una cosmica, in quanto
connesso alla realtà empirica; una onirica, perché si ricollega ai nostri
2
G. Durand, op. cit., p. 14.
8
sogni ed infine una terza dimensione, quella poetica, in quanto ogni
simbolo si serve del linguaggio per esplicitarsi.
Due insigni studiosi quali Gilbert Durand e Mircea Eliade, grazie ai
loro preziosissimi studi sulle strutture dell’immaginario, ci aiutano a
comprendere l’importanza dei simboli e la loro funzione nella vita
dell’uomo. Eliade, il grande storico delle religioni rumeno, interpreta il
simbolo come una “ierofania”
3
in quanto “rivela una realtà sacra o
cosmologica che nessun’altra 'manifestazione' è capace di rivelare”
4
; il
simbolo inoltre permette all’uomo di sanare la frattura tra sacro e profano,
proiettandosi egli stesso in una realtà sacra. Il simbolo rimanda ad un
sistema unitario costruito da elementi connessi tra loro, tra cui vi è anche
l’uomo; il simbolismo allora aiuta l’uomo a comprendere che esso è
partecipe dei processi naturali e cosmici, ed a capire la sua posizione
all’interno del Cosmo. “L’uomo non sente più di essere un frammento
impermeabile, è invece un Cosmo vivo, aperto a tutti gli altri Cosmi vivi
che lo circondano. Le esperienze macrocosmiche non sono più esterne per
lui, non sono in fin dei conti 'estranee' e 'oggettive', non lo estraniano da se
stesso, al contrario lo guidano verso se stesso, gli rivelano la propria
esistenza e il proprio destino”
5
.
I simboli, dunque, sono capaci di collegare realtà diverse tra loro;
cosicché si può parlare, per esempio, di simbolismo lunare, che lega tra
loro le acque, la donna, la morte, la fertilità, la vegetazione… o di
simbolismo acquatico. Secondo le affermazioni di Mircea Eliade: “ la
sacralità delle Acque e la struttura delle Cosmologie e delle Apocalissi
acquatiche potrebbero rivelarsi integralmente soltanto attraverso il
simbolismo acquatico, che è il solo 'sistema' capace di integrare tutte le
rivelazioni particolari delle innumerevoli ierofanie. Naturalmente questo
simbolismo acquatico non è manifestato in nessun luogo in modo
concreto, non ha un 'sostegno', è formato da un insieme di simboli
3
Si tratta di un concetto proprio della storia delle religioni, e sarà anche il centro degli studi
di Eliade; con questo temine si indica una manifestazione del sacro, del divino.
4
M. Eliade, Trattato di storia delle religioni, Torino, Boringhieri, 1976, p. 463.
5
M. Eliade, op. cit. pp. 473-474.
9
interdipendenti e integrabili in un sistema; nondimeno è reale. Basta
ricordare la coerenza del simbolismo dell’immersione nelle Acque
(battesimo, diluvio, 'Atlantide'), della purificazione mediante l’acqua
(battesimo, libazioni funerarie), della precosmogonia (le Acque, il 'loto' o
l’'isola', ecc.) per intendere che siamo di fronte ad un 'sistema' ben
articolato”
6
. Potremmo accostare questo concetto all’idea di Durand di
una rete di simboli, afferenti ad uno specifico archetipo: “Questa funzione
unificatrice ha certo un’importanza notevole, non soltanto nell’esperienza
magico-religiosa dell’uomo, ma anche per la sua esperienza totale. Un
simbolo rivela sempre, quale che sia il suo contesto, l’unità fondamentale
di parecchie zone del reale”
7
. Oltre alle immagini dettate dal cuore,
immagini formali, esistono anche immagini ispirate direttamente dalla
materia: “anche le immagini poetiche, infatti, hanno una materia”
8
. Da
sempre i quattro elementi sono stati l’origine delle fantasticherie, il germe
dell’immaginario. L’immaginazione materiale può essere inoltre
classificata a seconda che si riferisca all’elemento acqua, aria, fuoco o
terra.
Come afferma Gaston Bachelard, “perché una rêverie abbia
sufficiente continuità per produrre un’opera scritta, perché non sia solo lo
svago di un’ora fugace, occorre che essa trovi la sua materia, che un
elemento materiale le dia la propria sostanza, la propria regola, la sua
poetica specifica. […] Per avere questa costanza del sogno che produce
poesia, bisogna avere davanti agli occhi più che immagini reali. Bisogna
seguire quelle immagini che nascono in noi stessi e vivono nei nostri
sogni, quelle immagini cariche di una materia onirica ricca e densa che è
un alimento inesauribile per l’immaginazione materiale. […] L’acqua,
dunque, ci apparirà come un essere totale: essa ha un corpo, un’anima, una
voce. Forse più di ogni altro elemento, l’acqua è una realtà poetica
6
M. Eliade, op. cit., p. 466.
7
M. Eliade, op. cit., p. 469.
8
G. Bachelard, Psicanalisi delle acque: purificazione, morte e rinascita, Como, Red, 1992,
p .13.
10
completa. Una poetica dell’acqua, nonostante la varietà dei suoi spettacoli,
ha un’unità salda”
9
.
L’immaginazione materiale di interesse per il nostro studio, la
rêverie acquatica, è un tema ricorrente negli scrittori romantici: “il
romanticismo infatti ha 'scoperto' l’oceano, è stato sensibile alla sua magia,
ne ha interpretato il simbolismo”
10
. Se quindi le immagini suggerite dalla
materia e dagli elementi naturali sono fondamentali per comprendere a
fondo la psicologia delle creazioni letterarie che ispirano, proseguiamo con
l’analizzare le immagini e la psicologia dell’elemento acquatico.
1.2 Le immagini e i simboli dell’acqua
Si potrebbe semplicisticamente ridurre i significati simbolici
dell’elemento liquido a due concetti antitetici: vita e morte; ma l’acqua è
molto di più: può ringiovanire, è magica, è terapeutica, è cosmogonica e il
suo simbolismo assume miriadi di sfumature. L’elemento acquatico è un
continuo divenire, non possiede forma, o meglio, essa deriva dal suo
movimento; l’acqua è anche l’unico degli elementi che può presentarsi
sotto forma solida, liquida o gassosa. Senza fine sono i miti, i personaggi,
gli dei, i passi biblici e del Corano legati a questo elemento. “Il ruolo
dell’acqua è sempre fondamentale non solo nel sistema di pensiero che
regge rispettivamente ebraismo, cristianesimo e Islam, ma anche nei riti
che ne sono loro specifici”
11
.
Data la complessità della sua “psicologia”, possiamo qui limitarci ad
illustrare gli aspetti più considerevoli per dare un’idea di cosa questo
elemento possa significare. L’immaginazione materiale, anche se si
concentra su un elemento in particolare, non esclude mai gli altri, anzi è
sempre ben predisposta ad una rêverie delle combinazioni tra di essi.
9
G. Bachelard, op. cit., p. 14, p. 31, p. 27.
10
M. Eliade, L’isola di Euthanasius, in M. Eminescu, La mia ombra e altri racconti,
Milano, Rizzoli, 2000, p. 12.
11
P. Hidiroglou, Acqua divina. Miti, riti, simboli, Edizioni Mediterranee, Roma, 2007,
p. 10.
11
L’acqua è forse il più incline degli elementi a combinarsi con altre
sostanze, per le sua proprietà di “assorbire” ogni forma e ogni essenza.
Mai si tratterà però, di un miscuglio di tre o più elementi: l’immaginazione
materiale è capace di creare solo immagini unitarie o binarie; ciò accade in
quanto, nel momento in cui due sostanze si uniscono, si presuppone siano
di sesso opposto e se la fusione riguarda elementi di sesso uguale, per
esempio acqua e terra di sesso femminile, una delle due dovrà assumere
caratteri del sesso opposto per dominare sull’altra.
Il connubio probabilmente più interessante è quello che coinvolge
acqua e fuoco, i due elementi antagonisti per eccellenza nel regno della
natura. “ Quando l’immaginazione sogna l’unione duratura fra fuoco e
acqua, dà vita a un’immagine materiale mista di singolare potenza. Si
tratta dell’immagine materiale dell’umidità calda. Per molte rêveries
cosmologiche l’umidità calda è un principio fondamentale: animerebbe la
terra inerte e provocherebbe la nascita delle forme viventi”
12
.
Nel caso dell’unione tra acqua e terra, viene a generarsi un impasto:
grazie alla sua viscosità, l’acqua è in grado di far presa e legare con molte
sostanze; è paragonabile ad una sorta di colla speciale, utile per moltissimi
tipi di materia. L’esperienza dell’impasto non è soltanto un’esperienza
visiva, ma anche e soprattutto tattile.
L’immaginazione materiale è in grado di fondere insieme anche
l’acqua e la notte, intesa come vera e propria sostanza che penetra
l’elemento liquido e lo fa impregnare della sua essenza. Con il calar del
sole, l’acqua assume un colore scuro e talvolta questa unione è talmente
forte che per l’immaginazione, il lago, il fiume o il mare, mantengono le
tenebre notturne al loro interno, anche di giorno. L’oscurità delle acque,
tranne qualche eccezione, è solita suscitare un sentimento di paura
nell’uomo. Avremo modo di riscontrare più avanti, come gli scenari
notturni di distese d’acqua sono tipici della letteratura fantastica; sono le
ambientazioni migliori per l’avvenimento di fatti incredibili e la
presentazione di singolari personaggi.
12
G. Bachelard, op. cit., p. 120.
12
1.3 Acque chiare, acque positive
Il primo aggettivo che l’inconscio associa al sostantivo acqua è
certamente di natura positiva: “acqua fresca” sembra essere un’espressione
da sempre esistita, sembrano essere due parole nate insieme, legate
inscindibilmente; “l’acqua diventa per certi versi, freschezza
sostantivata”
13
. Fresco è anche il rumore di un ruscello che scorre; un
suono piacevole e dolce che fa pensare alle risate di bambini, che sembra
essere la voce della natura. Se quindi freschezza, trasparenza, leggerezza
sono le prime qualità che ci evoca l’acqua, cominceremo col trattare i suoi
aspetti e le sue funzioni positive, lasciando ad un secondo momento le
riflessioni sui suoi lati più cupi. Come già accennato infatti questo
elemento possiede una valenza doppia; l’acqua è insieme vita e morte,
forza creatrice e forza distruttrice: “l’acqua, sostanza della vita, è anche
sostanza della morte per la rêverie ambivalente”
14
.
L’acqua è innanzitutto materia primordiale da cui venne creato il
cosmo: già le credenze egiziane attribuivano a Nun, elemento acquoso,
l’origine della terra; gli Egizi infatti lo veneravano come un Dio in quanto
la fertilità delle loro terre era legata alle acque del fiume Nilo; anche il
filosofo greco Talete da Mileto sosteneva che l’acqua fosse all’origine di
ogni forma di vita; essa permette la sopravvivenza umana, rende feconda
la natura, nutre le piante. Nel salmo 24,2 si dice che Jhwh ha fondato la
terra sui mari e sui fiumi l’ha stabilita
15
.
Ebrei, aztechi, babilonesi, cristiani, non c’è distinzione: per tutti i
popoli di tutte le epoche la creazione del cosmo avvenne grazie all’acqua.
Tertulliano addirittura affermò che lo spirito divino creatore del mondo
preferì l’acqua agli altri elementi “perché essa appare fin dalle origini
materia perfetta, feconda e semplice, assolutamente trasparente”
16
.
13
G. Bachelard, op. cit., p. 47.
14
G. Bachelard, op. cit., pp. 90-91.
15
Cfr. M. Lurker, Dizionario delle immagini e dei simboli biblici, Milano, Mondadori,
1994, pp. 4-5.
16
J. Chevalier – Alain Gheebrant, Dizionario dei simboli. Miti, sogni, costumi, gesti, forme,
figure, colori, numeri, Milano, Rizzoli, 1986, p. 7.