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INTRODUZIONE
Obiettivi della Ricerca
La finalità di questo lavoro è l’individuazione e lo studio dei
prodotti litici scaturiti dal débitage Kombewa e la definizione degli
elementi naturali e tecnici che ne hanno condizionato la produzione e la
gestione all’interno di un sito in stratigrafia e di tre siti di superficie del
Paleolitico medio.
L’osservazione si è basata unicamente su quei materiali che
presentavano resti di faccia ventrale riferibili al metodo Kombewa,
recuperati all’interno degli insiemi litici di superficie (nuclei e schegge
ritoccate e non ritoccate) ed all’interno dei materiali del sito in
stratigrafia, quali nuclei, schegge e strumenti. Sono stati esclusi, per
quanto concerne quest’ultimo, tutti quei reperti considerati come débris.
La tesi si sviluppa seguendo una linea guida che parte con
l’introduzione dell’attività svolta, seguita dall’analisi dei materiali e dei
metodi di studio impiegati per svolgere tale compito. È stato realizzato,
anche, un esame complessivo delle materie prime con le quali sono stati
fabbricati i materiali Kombewa. Dopo aver sinteticamente delineato la
storia degli studi e delle linee di ricerca sul débitage Kombewa ed aver
trattato il suo funzionamento, è stata sviluppata l’attenta considerazione
tecnologica di tutto il materiale litico Kombewa recuperato.
Infine, il lavoro è proseguito con i risultati e le osservazioni sulla
gestione del metodo Kombewa, le conclusioni finali e le prospettive di
studio. A chiusura della tesi, sono state allegate 2 appendici: A, con
disegni e foto dei nuclei e delle schegge esaminate; B, con la legenda
delle schede Excel ed il database Excel dei materiali indagati.
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1. MATERIALI e METODI DI STUDIO
1.1 Materiali
Il materiale analizzato in questo lavoro di tesi comprende un
totale di 82 reperti Kombewa: 27 nuclei e 55 schegge. Tali reperti
provengono da 4 siti italiani: Riparo Tagliente (VR) in stratigrafia e le 3
raccolte di superficie di Carapia (RA), Podere Camponi (BO) e Fossato
Conca d’Oro (MT).
Dell’industria litica di Riparo Tagliente, sono stati esaminati i
prodotti litici relativi a 22 unità stratigrafiche del Paleolitico medio (US
34, 35, 36, 37, 40, 41, 42, 42 , 42 , 42 , 42-43, 43, 44, 45, 46, 47,
48, 49, 50, 51, 52 e 54) per un totale di 2908 manufatti visionati. Da
questi, sono stati rinvenuti 46 pezzi inerenti al metodo Kombewa: 1
nucleo e 45 schegge.
Dell’industria litica di superficie di Carapia, sono stati analizzati
tutti i prodotti litici recuperati nel terreno per un totale di 2058
manufatti controllati. Da questi, sono stati ritrovati 26 pezzi riferibili al
metodo Kombewa: 19 nuclei e 7 schegge.
Dell’industria litica di superficie di Podere Camponi, sono stati
osservati tutti i prodotti litici rintracciati nel terreno per un totale di 217
manufatti esaminati. Da questi, sono stati reperiti solo 4 pezzi relativi al
metodo Kombewa, tutti nuclei.
Dell’industria litica di superficie di Fossato Conca d’Oro, sono stati
indagati tutti i prodotti litici rinvenuti nel terreno per un totale di 248
manufatti osservati. Da questi, sono stati rintracciati 6 pezzi attinenti al
metodo Kombewa: 3 nuclei e 3 schegge.
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1.2 Metodi di Studio
I manufatti sono stati recuperati tramite un’attenta ispezione di
tutti gli insiemi litici, volta alla ricerca di quei materiali che
presentavano resti di faccia ventrale riferibili al metodo Kombewa. Sono
stati esclusi dalla ricerca tutti quei reperti considerati come débris. Si
ricorda che i prodotti ed i nuclei derivanti da un débitage su scheggia,
mirante all’esaurimento della materia prima o ad un suo sfruttamento
intensivo, non possono essere più identificati dopo l’asportazione di
tutta la faccia ventrale del nucleo scheggia. Di conseguenza, i prodotti
del débitage su scheggia sono sempre sottovalutati numericamente.
L’insieme è stato raggruppato, classificato e schedato. I dati
relativi ad esso sono stati trasferiti su un supporto informatico
(database), utilizzando un diffuso programma elettronico (Microsoft
Excel Mac 2004), consentendo così una rapida consultazione ed
elaborazione numerica dei dati raccolti. L’impiego di tale programma
elettronico si è rivelato utile anche per la creazione di grafici e tabelle.
Per lo studio dei manufatti Kombewa sono state create
appositamente 2 schede di raccolta dati, una per le schegge ed una per
i nuclei (Appendice B), con varie voci che rispondevano alle peculiarità
tecniche a cui si voleva prestare attenzione: morfologia della scheggia,
orientamento del debordamento, misurazione angolo faccia dorsale e
tallone, direzione degli stacchi, tipo di piano di percussione, ecc..
L'analisi dei materiali è stata integrata, anche, dalla raccolta di dati
dimensionali e dal tipo di materia prima utilizzata.
Al fine di meglio illustrare le caratteristiche morfo-tecniche dei
nuclei studiati per questo lavoro, sono stati realizzati i disegni dei 27
nuclei (Appendice A). I disegni sono stati eseguiti dall’autore a mano e
con l’ausilio di uno scanner:
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• disegno del pezzo (faccia ventrale, faccia dorsale, profilo e sezione
del nucleo);
• scansione del disegno con lo scanner;
• creazione delle tavole con Adobe Photoshop.
Si è deciso di procedere ad un disegno tecnologico al fine di
rendere possibile la raffigurazione di ogni singolo stacco presente sui
nuclei, ritenendo inutile una rappresentazione convenzionale (Figura 1).
Figura 1 – Schema adottato per la rappresentazione grafica dei nuclei.
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1.3 Definizione delle Materie Prime
Le materie prime impiegate nella Preistoria comprendono una
grande varietà di rocce e minerali. Le scelte dell’uomo, di utilizzarne
una piuttosto che un’altra, sono state dettate da diverse variabili, quali
il contesto geologico, la facilità di reperimento, il raggio di spostamento
per l’approvvigionamento, la necessità e le preferenze dello
scheggiatore. Si presenta di seguito una breve descrizione relativa alla
formazione ed alle caratteristiche delle materie prime interessate in
questo studio.
Arenaria Quarzosa Arenaria Quarzosa: detta anche arenaria silicea o quarzite,
anche se quest’ultimo termine è da riservare solo a rocce di origine
metamorfica. Si tratta di un tipo di arenaria composto da almeno l’85%
di quarzo o frammenti di roccia quarzosa con legante siliceo. Il suo
aspetto dipende dalle dimensioni dei granuli, dalla loro forma, dal tipo di
componenti e dalla loro distribuzione, dal colore e dal tipo di massa di
fondo. Presenta spesso fratture ortogonali alla stratificazione
suddividendosi facilmente in blocchi, come tutte le arenarie più o meno
stratificate (PRISMA, 2007).
Diaspro Diaspro: roccia sedimentaria di composizione silicea (SiO
2
).
Appare generalmente di colore rosso mattone (inclusioni di ossidi di
ferro come ematite Fe
2
O
3
) o verde con varie tonalità (inclusioni di
anfiboli o pirosseni); può assumere, anche, tonalità giallastre e nere
(inclusione di ossidi di manganese). Presenta fratture concoidi ed è
molto compatto e resistente, tanto da risultare un materiale utile per la
produzione di punte, lame ed altri manufatti; è una roccia del tutto
simile alla selce. Il diaspro studiato si presenta duro, opaco e di colore
molto variabile: rosso (diaspro sanguigno), variegato (diaspro fiorito o
onice), nero, verde (pietra di Calandrino) o zonato (diaspro agata). La
sua tessitura può essere compatta o microfibrosa, con frattura
scheggiosa o concoide; la stratificazione è sottile, spesso a zone di vari
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colori con pieghe e strozzature. I diaspri in questione sono stati
individuati a livello macroscopico e sono risultati anche molto differenti
tra loro (PRISMA, 2007).
Ftanite Ftanite: roccia sedimentaria organogena. La sua formazione
segue gli stessi processi della selce ma la differenza tra i due materiali
sta nelle loro proprietà: la ftanite risulta possedere una durevolezza
maggiore rispetto alla selce che, al contrario, possiede una maggior
lavorabilità. La ftanite è presente in quantità ridotta rispetto alla selce;
il suo colore va dal bruno-rossastro alla varietà grigiastra ed, in alcuni
casi, si evidenzia la presenza di inclusioni. La superficie dei prodotti è
spesso ruvida e granulosa (TRAVAGLINI, 2008).
Selce Selce: roccia sedimentaria organogena. La sua formazione è
dovuta a microrganismi marini (radiolari) che si sedimentano in modo
monospecifico e danno origine alla selce. Il colore varia da bruno-
rossastro a giallognolo e grigio ma si riscontrato selci policrome sia a
venature sia a macchie. All’interno della materia prima si evidenziano, a
volte, inclusioni probabilmente calcaree che hanno spesso causato la
frammentazione dei nuclei con il conseguente abbandono. La quasi
totalità dei prodotti in selce presenta una grande omogeneità che
determina una superficie levigata e lucida (TRAVAGLINI, 2008).
Selce Selce del Biancone del Biancone: selce proveniente dalla formazione del
Biancone (Cretaceo inferiore e medio). Il suo colore è variabile dal
grigio chiaro al grigio scuro o giallastro. È una materia prima a tessitura
molto fine, vitrea, criptocristallina ed elastica. La selce del Biancone è
estremamente abbondante e si presenta sotto forma di noduli (al
massimo di 30 cm), lenti e strati colorati diversamente, a seconda delle
caratteristiche locali, età e luogo (BERTOLA, 2001).
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Selce della Scaglia Variegata Selce della Scaglia Variegata: selce proveniente dalla
formazione della Scaglia Variegata (Cretaceo superiore). È
caratterizzata da una tessitura molto fine e da un colore giallo, ocra o
grigio-verde e risulta opaca. La selce è presente sotto forma di noduli
bruno-rossastri al massimo di 10 cm nei livelli inferiori e nei livelli
superiori, aumentando la componente argillosa, la selce diventa
pressoché assente. Al tetto della formazione sono presenti caratteristici
noduli e strati di selce di colore giallo ocra (BERTOLA, 2001).
Selce della Scaglia Rossa Selce della Scaglia Rossa: selce proveniente dalla formazione
della Scaglia Rossa (Cretaceo superiore). La selce presenta tessitura
molto fine e si trova solo nel membro inferiore della formazione,
all’interno di calcari rosso mattone ben stratificati. È una selce nodulare,
o raramente stratiforme, al massimo di 25 cm, di colore da bruno-
rossastro a rosso scuro omogeneo, opaca, elastica e criptocristallina. Al
tetto è caratteristica la presenza di livelli hard-ground forse da
relazionare alle prime manifestazioni eruttive di età senoniana (BERTOLA,
2001).
Selce o Selce organogena del Tenno rganogena del Tenno: selce proveniente dalla
formazione del Tenno (Eocene medio) all’interno del Gruppo di S.
Vigilio. È caratterizzata da un tessitura variabile a seconda della litologia
del calcare incassante. È una selce nodulare al massimo di 30-40 cm, di
colore bruno-ruggine, grigio-bruno o nerastro, opaca, poco elastica,
microcristallina ed al suo interno sono riconoscibili numerosi macro- e
micro-fossili (BERTOLA, 2001).