4
Il settore vitivinicolo italiano, nell’ultimo decennio, è stato protagonista di
trasformazioni produttive e nei comportamenti dei consumatori che lo hanno reso
importante e indubbiamente meritevole di approfondimenti nell’ambito
dell’economia italiana. Esso ha saputo rispondere con successo a sfide difficili
provenienti da altre nazioni, utilizzando come chiave del successo l’innovazione.
Non dimenticando però, che nelle imprese leader del settore il fattore che più ha
inciso sulla crescita del fatturato italiano di questi ultimi anni risiede nelle
competenze del marketing, tecnologiche e produttive.
Le aziende vitivinicole italiane assumono, in questo senso, un obiettivo
certamente importante: “per vincere le sfide del futuro si deve lavorare sulla qualità,
quella percepita dai consumatori, e sull’organizzazione efficiente delle filiere, anche
costruendo nuovi rapporti con i canali commerciali e la distribuzione moderna”
3
.
L’obiettivo del lavoro è quello di mettere in evidenza le caratteristiche
strutturali del settore vitivinicolo italiano ed individuarne le tendenze attuali e future.
I dati presi in esame riguardano l’anno 2006 e a volte è stato possibile reperire quelli
del 2007 grazie ad alcuni siti internet specializzati in questo.
Nel primo capitolo si metterà in evidenza la logica che è alla base delle analisi
di settore e quindi gli strumenti e le procedure per lo studio delle sue dinamiche
attraverso l’analisi statistica dei bilanci aziendali.
Nel secondo si tratterà del settore vitivinicolo e quindi dei suoi aspetti
strutturali, degli andamenti per quanto concerne i consumi, le esportazioni, la
distribuzione; inquadrate in un contesto mondiale per poi confluire nell’ambito
italiano e poi pugliese.
3
Rapporto sul settore vitivinicolo 2007: “Vino: la qualità spinge il Made in Italy sui mercati
mondiali”, Unione Italiana delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura
(Unioncamere), Roma, 3 luglio 2007.
5
Da questo sguardo d’insieme si procederà poi, nel terzo capitolo, all’analisi
statistica di bilanci delle principali aziende vinicole italiane secondo i dati
Mediobanca, dopo una breve sintesi sugli aspetti strutturali di tali aziende e sul
confronto con le medie del settore. Si procederà poi ad una analisi della realtà più
vicina e cioè quella pugliese, in particolare analizzando cooperativa ruvese.
6
Capitolo I
LE ANALISI DI SETTORE
1. Il settore
L’ambiente in cui opera un’impresa è l’insieme di condizioni e di fenomeni
esterni alla stessa e che ne influenzano significativamente la struttura e la dinamica Il
nucleo centrale dell’ambiente di riferimento dell’impresa è formato dalle sue
relazioni con i clienti,i fornitori e i concorrenti. A questi si aggiungono i fattori a
livello macro quali le tendenze generali dell’economia, gli orientamenti politici, la
struttura demografica…
Nell’analisi economica si fa ampio ricorso al concetto di settore. In generale,
esso viene inteso come un insieme omogeneo di aziende legate da relazioni di
interdipendenza (come la concorrenza)
4
.
La prima area di ricerche che hanno avuto come oggetto di studio i settori,
sono quelle rivolte da interventi di politica economica in specifici settori; proprio a
questo ambito si utilizzano i concetti di “economia industriale” e di “politica
industriale”. In tali campi il settore è l’insieme delle aziende di produzione che, in un
dato Paese, producono e vendono una certa categoria di beni. L’analisi riguarda
soprattutto la struttura del settore, in particolare, il grado di concentrazione del
settore (cioè se si hanno comportamenti di monopolio, eccessivo frazionamento del
settore o concorrenza accentuata). Per i settori giudicati critici per il sistema
economico e politico del Paese, si fa riferimento anche al contesto internazionale per
evidenziare minacce alla sopravvivenza o allo sviluppo delle aziende del settore.
Una seconda area di utilizzo del concetto di settore è quella dell’analisi delle
interdipendenze settoriali in termini di flussi di produzione e di consumo e di mezzi
monetari. Il sistema economico di un Paese (o di altro aggregato) è rappresentato in
4
G. AIROLDI, G. BRUNETTI, V. CODA: Corso di economia aziendale, il Mulino, Bologna, 2005,
pag. 313.
7
forma di “matrici” di settori che evidenziano i flussi in entrata ed in uscita (input-
output) di ciascun settore rispetto agli altri
5
. In questo contesto i settori risultano
essere insiemi di aziende uniformi sotto le caratteristiche degli input e degli output;
tale analisi non si riferisce solo alle aziende di produzione ma si estende alla
generalità delle aziende (come quelle pubbliche). Nota importante di tale analisi è
che l’attenzione è volta alle relazioni tra settori.
La terza area di utilizzo del concetto di settore è quella dello studio del contesto
competitivo delle aziende di produzione. A differenza della prima area, qui il settore
è definito come un insieme di aziende di produzione concorrenti in uno stesso
mercato e l’attenzione confluisce sul comportamento competitivo delle aziende del
settore. Ci si domanda quali stimoli e quali vincoli, derivanti dalla struttura del
settore, condizionino il comportamento delle aziende e, quindi, quali risultati
(redditività, sviluppo) si possano conseguire nel medesimo settore. L’ipotesi che sta
alla base è che la compagine del settore deve essere assunta come variabile
dominante; variabile indipendente dalla quale derivano i comportamenti delle
aziende. Si potrebbe dire che la redditività delle aziende di un dato settore dipende
essenzialmente dalla struttura del settore stesso.
Inoltre, c’è da dire, che un concetto simile al settore è il mercato. Un mercato è
un complesso dinamico di negoziazioni che hanno per oggetto una determinata classe
di beni e che si manifestano in maniera continuativa, con caratteri omogenei e con
elevata interazione reciproca.
Gli economisti per definire i due concetti (settore e mercato) si basano su tre
caratteri:
1. similitudine tra processi produttivi (sostituibilità dal lato dell’offerta);
2. similitudine tra i prodotti (sostituibilità dal lato della domanda);
3. interdipendenza tra operatori.
Il concetto di settore tiene conto del primo carattere mentre il secondo sta alla
base della definizione di mercato. Oltre a ciò, vi sono altri concetti che sembrano
collegarsi al settore di attività economica, come la filiera produttiva e il distretto
industriale, che raffigurano, relativamente, raggruppamenti di aziende che svolgono
operazioni complementari o connesse alla produzione di un bene ed aggregati
territoriali di aziende che svolgono produzioni simili.
5
G. AIROLDI, G. BRUNETTI, V. CODA: Corso di economia aziendale, il Mulino, Bologna, 2005,
pag. 314.
8
2. Il classico modello “struttura-comportamenti-risultati”
Nel campo degli studi di settore come contesto competitivo dell’impresa,
occupa una posizione importante il classico modello “struttura-comportamenti-
risultati”.
I settori di aziende concorrenti sono insiemi di aziende di produzione che
producono beni equivalenti riguardo alla loro funzione di utilizzo e che indirizzano la
loro offerta a insiemi omogenei di potenziali clienti (ma anche di aziende clienti).
Si analizza la struttura del settore secondo tre variabili che tra loro assumono
una parziale correlazione:
a) il grado di concentrazione del settore: esso risulta elevato se un piccolo
numero di aziende copre una quota elevatissima dell’offerta complessiva,
risulta basso se il settore è composto da numerose aziende ciascuna delle
quali ha una piccola quota dell’offerta complessiva;
b) la struttura dei costi delle aziende: si intende valutare se e come al crescere
dei volumi di produzione i costi unitari diminuiscono;
c) il livello delle “barriere all’entrata”: cioè il livello degli ostacoli di vario
ordine che dovrebbero essere superati da un’azienda esterna la settore per
entrare nello stesso.
Tale modello presenta alcuni limiti. Esso offre scarso spazio alla
differenziazione delle aziende nell’ambito del settore e alle trasformazioni aziendali
e settoriali introdotte dall’innovazione. Infatti vi è una teoria che ha ampliato il
modello “struttura-comportamenti-risultati” ed è il modello della concorrenza
allargata (le 5 forze di Porter) noto per la rappresentazione della struttura del sistema
competitivo.
In questa sede però la dinamica da esaminare è alquanto diversa. Ci si propone
infatti di partire come primo passo dai “risultati”, rappresentati dai bilanci e dagli
indici degli stessi nelle aziende. Infatti, ponendo in relazione alcuni di tali valori si
tenta di fare emergere i legami fra “struttura” aziendale, “processo” produttivo e
“risultati”, per potere esprimere apprezzamenti sugli stessi e sugli elementi dai quali
scaturiscono
6
. In poche parole, analizzando i risultati si cerca di capire la logica della
gestione di una azienda e, in definitiva, la struttura sulla quale si sviluppa.
6
S. TROIANI: Corso di Statistica Aziendale (appunti dalle lezioni). A.A. 2006-2007
9
3. Le analisi di settore e l’analisi statistica dei bilanci aziendali
Il bilancio d’esercizio svolge un importante ruolo nell’ambito dell’informativa
sulla gestione aziendale perché fornisce informazioni essenziali in merito alla
consistenza patrimoniale e agli andamenti finanziari ed economici dell’impresa. Esso
viene definito come “il documento redatto dagli organi amministrativi ala termine
del periodo amministrativo, con cui si rappresenta la situazione patrimoniale e
finanziaria dell’azienda e il risultato economico d’esercizio” oppure come
“rendiconto” della gestione.
L’attuale normativa sul bilancio d’esercizio è stata stabilita con un decreto
legislativo, che ha modificato numerose disposizioni del Codice Civile dando
attuazione alla IV direttiva CEE in materia societaria. Tale decreto ha armonizzato e
reso omogenei i contenuti e le modalità di esposizione dei valori in bilancio per tutte
le società di capitali facenti parte dei paesi membri dell’Unione Europea.
Il bilancio è composto da tre documenti: lo Stato Patrimoniale, il Conto
Economico e la Nota Integrativa, ai quali si potrebbero aggiungere la Relazione sulla
Gestione e la Relazione dei sindaci e del soggetto incaricato del controllo contabile e
deposito del bilancio; questi ultimi assumono la dicitura di “relazioni
accompagnatorie”.
Il bilancio d’esercizio viene inteso anche come un modello di rappresentazione
della economicità di un’azienda, cioè della capacità dell’azienda di perdurare
massimizzando l'utilità delle risorse impiegate e dipende congiuntamente dalle
performance aziendali e dal rispetto delle condizioni di equilibrio che consentono il
funzionamento delle aziende.
L’impresa, intesa come sistema di più elementi tra loro interagenti, coinvolge
una molteplicità di soggetti che, direttamente o indirettamente, sono interessati alle
sue vicende. Tali soggetti ottengono le informazioni desiderate attraverso i
documenti con i quali l’impresa stessa diffonde all’interno e all’esterno le
comunicazioni richieste, soprattutto attraverso il bilancio.
All’interpretazione dei dati di bilancio sono interessati, come soggetti esterni
all’impresa, i portatori del capitale di rischio (i quali necessitano di informazioni per
decidere se acquistare, conservare o vendere le azioni o quote di capitale
dell’impresa), i finanziatori (per valutare se i loro prestiti, e i relativi interessi,
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saranno pagati alle scadenze pattuite), i fornitori, i clienti e gli uffici fiscali. Tra gli
interessati si possono includere anche i diretti concorrenti. Infatti, in molte imprese si
è sviluppata una tecnica di management denominata benchmarking la quale munisce
un sistema di misurazioni per valutare le proprie performance rispetto alle aziende
leader per migliorarsi
7
.
3.1. Le analisi di bilancio
Il puro esame dei valori di un bilancio non può condurre a conclusioni definite
riguardanti la situazione economico-finanziaria dell’impresa e quindi per
incrementare il grado di informazione di quei valori (assoluti) è di rigore correlarli
per mezzo di una costruzione di un insieme di “indici”. La costruzione degli indici di
bilancio ha proprio i seguenti obiettivi:
- consentire una più facile lettura ed interpretazione di taluni dati;
- consentire l’individuazione di collegamenti non evidenziati da soli valori
assoluti;
- consentire la costruzione di indicatori di sintesi che consentono il controllo
dei fattori chiave dell’attività aziendale, attraverso un quadro di controllo
composto da pochi elementi significativi;
- ricercare forme di presentazione dei dati facilmente interpretabile.
Nasce così l’esigenza delle “analisi di bilancio”.
L'analisi di bilancio mira a comprendere la gestione economica, finanziaria e
patrimoniale di un'azienda tramite lo studio del bilancio di esercizio e dei dati da
questo ricavabili. L'analisi può essere di due tipi: statica, basata sullo studio di indici
e dinamica, detta analisi per flussi.
L’analisi per indici è effettuata sulla base di rapporti (denominati indici o
ratios) tra valori, opportunamente raggruppati. Tali valori possono essere tratti
direttamente dal bilancio d’esercizio, oppure possono provenire da altre fonti
7
Il Benchmarking è un processo che stimola all’apprendimento organizzativo ed aiuta a sviluppare
una cultura basata sul cambiamento e sul miglioramento continuo. La tecnica si fonda sulla
misurazione della performance aziendale attraverso un confronto continuo con i punti di forza sia
delle imprese concorrenti leader del settore, sia di imprese di altri settori che si distinguono sul
mercato per l’applicazione di best practices in alcuni specifici processi aziendali. Cfr S. LA ROSA:
Metodi e tecniche di gestione della qualità (Learning Organization, Benchmarking, Balanced
Scorecard, Yield Mnagement), Università degli Studi di Bari, Corso di Alta Formazione in Cultura e
Gestione della Qualità, Quaderno n. 10 del laboratorio, 2003.
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contabili o extracontabili (capacità produttiva dei reparti, giorni lavorati, carichi di
lavoro per linea di prodotto, ecc). In pratica si tratta di mettere a confronto più voci
di bilancio, o valori, scelti e accorpati secondo logiche, così da ottenere rapporti o
proporzioni tali da evidenziare la situazione su cui si sta indagando.
Questo tipo di analisi ha la caratteristica di essere statica perché effettuata alla
fine dell’esercizio amministrativo, o meglio quando il bilancio è già stato redatto,
senza tener conto delle dinamiche avvenute durante l’esercizio.
L’analisi per flussi è basata sullo studio dei movimenti finanziari (fonti e
impieghi) che avvengono durante la gestione. Analizzando i flussi è possibile
individuare le modifiche intervenute nella struttura finanziaria e pervenire alla
redazione del rendiconto finanziario. Quindi, a differenza dell’analisi per indici,
l’analisi per flussi risulta essere dinamica.
Entrambi i tipi di analisi presentano dei limiti che possono rendere “poco
sicura” la conseguente interpretazione dei risultati delle indagini. In particolare va
sottolineato che i valori segnaletici desumibili dai dati di bilancio non hanno
significato autonomo. Infatti, la loro interpretazione deve considerare:
le molteplici relazioni esistenti tra loro: i dati dello Stato Patrimoniale non
possono essere interpretati ignorando i dati del Conto Economico (e
viceversa);
i valori di più esercizi (indagine temporale) ed effettuando i raffronti con i
medesimi valori ottenuti dalla media delle imprese operanti nello stesso
settore (indagine spaziale);
integrando le informazioni ricavabili dai dati di bilancio con informazioni
di natura macroeconomica (dati che descrivono il contesto storico-
economico in cui opera l’impresa).
Il presupposto indispensabile per trarre dal bilancio le informazioni
prospettiche desiderate, attraverso l’analisi, è costituito dalla rielaborazione del
bilancio stesso.
La rielaborazione dei documenti contabili del bilancio consiste in una
riclassificazione e riaggregazione delle voci dello Stato Patrimoniale e del Conto
Economico effettuate al fine di disporre di dati più significativi agli effetti della
successiva analisi di bilancio.
Per lo Stato Patrimoniale l’obiettivo della rielaborazione è di evidenziare la
struttura degli impieghi e la composizione delle fonti di finanziamento. Tale