INTRODUZIONE
L’obiettivo della prova finale consiste nel prendere in considerazione il
panorama sportivo italiano, nello specifico quello calcistico, e di
analizzarlo in profondità al fine di mettere in rilievo non solo la sua
dimensione spettacolare ma soprattutto quella economica. Infatti, il
calcio, si sta evolvendo sempre più in una vera e propria industria,
lasciando poche tracce della ormai vecchia dimensione associativa.
Occorre tenere presente che da attività social-oriented la sfera
agonistica è diventata negli ultimi anni business-oriented. E’
necessario quindi andare a esaminare come si suddivide il panorama
sportivo italiano, le voci di finanziamento del settore calcistico e infine
quali sono i nuovi scenari verso i quali il settore si sta dirigendo.
La tesi si inserisce in un contesto in continua evoluzione, poiché il
calcio ha subito, e sta tuttora subendo, rilevanti trasformazioni, con
l’area business sempre più invadente. Lo sport, inteso come pratica
pura e semplice, ha abbandonato i livelli agonistici nazionali e
internazionali per lasciar spazio ad attività con scopi di lucro. Tenendo
presente lo scenario, il primo capitolo concerne l’analisi della
domanda e dell’offerta dello sport nel suo complesso, intendendo
come domanda la sfera del pubblico, suddivisa in spettatori e
praticanti, più i mass-media, anch’essi soggetti che fruiscono dello
sport, offrendolo successivamente al proprio audience; come offerta
l’insieme degli impianti sportivi sul territorio e gli organi di
organizzazione e gestione delle diverse pratiche sportive (CONI,
federazioni nazionali, etc.).
Il secondo capitolo ha come argomento il finanziamento delle società
calcistiche, con le principali attività che concorrono a formare il
bilancio di una società, il loro peso sugli stessi e un confronto con il
panorama europeo; questo confronto ha lo scopo di identificare in
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quali settori i club italiani perdono di competitività, rispetto ai
maggiori club europei, nell’ottenimento dei ricavi e che cosa si
potrebbe mettere in atto per ridurre questo gap.
Infine il terzo capitolo tratta le nuove frontiere del calcio: attraverso
una comparazione col mondo anglosassone, vengono approfondite le
tematiche principali degli impianti sportivi italiani e inglesi, le logiche
di gestione ad essi sottese, il panorama italiano attuale ed la
progettazione di nuovi impianti per il futuro, il disegno di legge del
sottosegretario allo sport Rocco Crimi che permetterà una rivoluzione
delle infrastrutture sportive italiane. E’ altresì significativo
l’approfondimento sull’area marketing; questa disciplina è diventata,
col tempo, sempre più importante nella diversificazione dei ricavi
(Naming Rights) e nell’andare incontro ad esigenze sempre più
stratificate del pubblico. Infine è stato analizzato il caso Emirates
Stadium, un modello dimostrativo delle politiche inglesi di costruzione
degli impianti, politiche indirizzate ad una logica di multifunzionalità.
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Cap. 1 IL SETTORE SPORTIVO: DOMANDA E OFFERTA
1.1 LA DOMANDA DI SPORT DEL PUBBLICO: PRATICANTI
Per l’analisi di questo segmento di pubblico ho preso come punto di
riferimento il “Primo Rapporto Sport & Società” commissionato e
pubblicato dal CONI.
Lo sport è un’attività rilevante nella vita dei cittadini; i numeri
riportati dall’Indagine Istat Multiscopo “I cittadini e il tempo libero”
dimostrano che si parla di cifre estremamente consistenti: nel 2006
sono stati circa 17.000.000 i cittadini italiani che hanno praticato, con
continuità o saltuariamente, uno o più sport, pari a poco più del 30%
del totale della popolazione. La quota del 30,2% è la risultante della
somma della percentuale dei praticanti in modo continuativo (20,1) e
saltuario (10,1).
Graf. 1.1 Modalità di svolgimento della pratica sportiva
(per 100 persone di 3 anni e più)
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Il trend dal 1995 al 2006 è in costante crescita: nel giro di 5 anni si è
verificato un aumento del 3,4% dei praticanti. Meno consistente è,
invece, l’aumento di tale percentuale dal 2000 al 2006 (solo +0,2%).
Qualche altro numero per inquadrare meglio la situazione: sono
16.120.000 i cittadini che non praticano nessuna disciplina sportiva,
ma svolgono comunque un qualche tipo d’attività fisica. Per i non
praticanti, i cosiddetti sedentari, notiamo un aumento in 11 anni del
3,2%. Le cifre parlano di 23.300.000 individui, ossia il 41% del totale
della popolazione italiana. Attualmente non sono note le motivazioni
di questo aumento dei non praticanti, ma l’indagine del CONI
sottolinea come la quota dei non praticanti vada ad erodere quella dei
praticanti di qualche attività fisica. S’ipotizza che si tratti di persone
che non riescano a trovare canali e strumenti idonei per la pratica di
forme elementari e non strutturate di attività fisica, e, così,
cesserebbero totalmente di praticarne. Come soluzione si propone
“oltre alla realizzazione d’iniziative di tipo promozionale rivolte a
valorizzare l’importanza dell’attività fisica presso le fasce di
popolazione interessate, operare nella direzione di fornire aree,
ambiti e ambienti attrezzati in grado di favorire lo sviluppo
dell’attività fisica all’aria aperta, svolta senza i vincoli propri della
pratica sportiva organizzata o comunque soggetta a regole e codici
precostituiti.” (Primo Rapporto Sport & Società, CONI)
1.1.1 CARATTERISTICHE SOCIODEMOGRAFICHE DEI
PRATICANTI
Distinguendo per sesso gli uomini sono più propensi a svolgere
attività sportiva rispetto alle donne. Dalla tabella 1.1 vediamo come
nel 2006 siano più di 10 milioni gli uomini che dichiarano d praticare
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uno o più sport con continuità o saltuariamente, quasi il 37% della
popolazione maschile.
Le donne che praticano sport sono, invece, circa 7 milioni, il 24%
della popolazione femminile nazionale. Questo divario diminuisce
sensibilmente nel decennio 1995-2006: se nel 1995 il gap era di circa
16 punti percentuali nel 2006 si riduce a 13.
Sempre nel decennio precedentemente citato si assiste ad una
contrazione del numero di cittadini che svolgono solo qualche tipo di
attività fisica (dal 31% al 28%): è una diminuzione che coinvolge
però, entrambi i sessi.
L’indice di inattività, invece, risulta aumentare molto più per gli
uomini che per le donne ( 3 punti percentuali contro 2)
Tab. 1.1 – Modalità di svolgimento della pratica sportiva per sesso
(per 100 persone di 3 anni e più dello stesso sesso)
Anni 1995-2000-2006 – Val.%
Per quanto concerne un altro fattore significativo, l’età, i maggiori
livelli di pratica si registrano nella fascia d’età compresa tra i 6 e i 14
anni; nella fascia d’età compresa tra gli 11 e i 14 anni si contano circa
1,5 milioni di praticanti, quasi il 10% del totale di coloro che
praticano sport con continuità o saltuariamente. Dopo questa fascia
d’età è palese l’alto tasso d’abbandono che, a partire dai 15 anni
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aumenta con il crescere dell’età: abbandoni che paiono quindi
interessare soprattutto i ragazzi che frequentano o che hanno appena
concluso la scuola media superiore, quando l’esistenza di
sollecitazioni di vario genere e la presenza di un’offerta di consumi
molto più ampia e diffusa entra oggettivamente in concorrenza con la
pratica sportiva (ibidem).
Gli indici di attivazione verso lo sport diminuiscono in modo correlato
all’aumento dell’età. Il dato, altresì interessante, risulta essere quello
dell’attivazione in fasce d’età molto avanzate.
Tab. 1.2 – Modalità di svolgimento della pratica sportiva per classi d’età
(per 100 persone di 3 anni e più della stessa classe d’età)
Anni 1995-2000-2006 – Val.%
Soprattutto la fascia d’età 60-64 risulta avere valori più alti per
quanto concerne la partecipazione, fascia in cui vengono rilevati nel
tempo gli incrementi proporzionalmente più significativi.
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I dati di cui sopra ci consentono di asserire che esistono difficoltà nel
fidelizzare alcuni segmenti di sportivi che, arrivati ad una certa età,
abbandonano la pratica. Allo stesso tempo ricaviamo l’ aumento della
domanda di fasce generazionali (over 60) rimaste finora in ombra
rispetto alla pratica sportiva.
1.1.2 PERCHE’ FACCIAMO SPORT?
Le motivazioni che ci spingono a praticare attività sportive di vario
genere sono sostanzialmente due: da una parte il desiderio di svago,
evasione e dell’altro la cura del proprio corpo o in taluni casi recupero
da infortuni fisici.
Tab. 1.3 – Motivazioni alla pratica sportiva per sesso
(per 100 persone dello stesso sesso che praticano sport con continuità o
saltuariamente ) – Val. %
Dalla tabella 1.3 possiamo notare come vi siano anche altri motivi per
cui si pratica sport: dai già citati svago, scopo terapeutico si passa a
piacere\passione, tenersi in forma, frequentare altre persone, stare in
mezzo alla natura, stare al passo coi tempi, scaricare lo stress e,
infine, per i valori che trasmette. La voce che riscuote maggiore
successo è piacere/passione con il 63.8% del totale dei praticanti,
segue con il 53.6% tenersi in forma; molto rilevante è la percentuale
dei praticanti per i quali il motivo principale è lo svago, 50.4%. Il
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ruolo esercitato dallo sport per scaricare lo stress e l’opportunità di
frequentare altre persone viene indicato rispettivamente dal 30.4% e
25%. Dall’Indagine dell’Istat “I cittadini e il tempo libero” del 2007
possiamo allora dedurre che il tenersi in forma e il piacere di praticare
uno sport sono le due principali motivazioni alla pratica sportiva.
La differenziazione per sesso della tabella ci consente di analizzare le
differenze tra uomini e donne. La sfera femminile pratica sport
soprattutto per tenersi in forma a differenza di quella maschile che
vede, invece, nella passione e il piacere della pratica sportiva il
motivo principale.
1.1.3 GLI SPORT PRATICATI
Contrariamente a quanto si possa pensare il calcio non è al primo
posto nella classifica degli sport più praticati, o meglio non lo è più
dal 2006. Secondo il rapporto Sport & Società infatti il calcio,
praticato da 4.152.000 persone (rispettivamente 2.844.000 per il
calcio e 1.308.000 per il calcetto), ha ceduto il primato ad attività
sportive quali ginnastica, fitness, aerobica e cultura i cui sportivi
praticanti sono stimati in 4.320.000; sono fette importanti del totale
dei sportivi praticanti se consideriamo che il calcio attrae il 24.2% del
totale mentre la ginnastica il 25.2%. Le attività calcistiche hanno
registrato una contrazione del 3.2% nel periodo 2000-2006 a
differenza delle attività ginniche le quali incrementano i propri
praticanti del 1.6%: la ginnastica, quindi, risulta oggi l’attività fisica
più praticata in Italia.
Al terzo posto troviamo gli sport acquatici, subacquei e il nuoto, con
3.914000 praticanti, pari al 22.8% del totale (+6.4% rispetto al
valore rilevato nel 2000).
Immediatamente dopo troviamo sport ciclistici praticati da più di
2.000.000 di persone (notevole il balzo in avanti del 17.2% rispetto al
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2000), l’Atletica leggera, che comprende anche footing, jogging e
altre attività atletiche con 1947000 sportivi (+30% rispetto al 2000)
e gli Sport invernali, su ghiaccio e altri sport di montagna con
1937000 praticanti, a fronte però di una diminuzione del 15.2%
rispetto all’anno 2000
Il tennis viene praticato da 1.109.000 di persone, segue la danza con
poco più di un milione; proprio la danza merita un piccolo
approfondimento in quanto è lo sport che ha visto l’incremento più
alto fra i suoi praticanti (più che raddoppiato con un + 115.1%
rispetto al 2000)
La pallavolo vede diminuire il suo peso con una contrazione pari al
12.6% scendendo sotto la quota del milione di praticanti.
Arti marziali e Pallacanestro rimangono stabili piazzandosi di poco al
di sopra della soglia dei 600000 praticanti.
Caccia e Bocce, Bowling e Biliardo risultano essere gli sport meno
praticati.
Possiamo affermare che la pratica sportiva in Italia stia cambiando,
evolvendosi verso altre modalità di consumo: l’aumento significativo
di attività quali footing, jogging, ciclismo denotano un maggior
bisogno di fare sport all’aria aperta, a contatto con la natura. Nello
specifico ci riferiamo ad una concezione della pratica sportiva che
esula dagli schemi tradizionali propri dello sport classico, privilegiando
valori più legati al rapporto con l’ambiente e a motivazioni di
carattere ecologico e naturalistico. D’altronde i dati parlano chiaro: gli
sport ciclistici come Cicloturismo, Cyclette, Mountain Bike,
passeggiate in bicicletta ecc. registrano oltre 800000 sportivi,
mentre, sono 600.000 coloro i quali svolgono attività di jogging e
footing nei parchi, in città, sulla spiaggia ecc.: insieme arrivano a
toccare l’8% del totale dei praticanti. La parziale trasformazione dei
consumi sportivi ci dice di una coesistenza tra tradizione e
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