5
l'influenza dei sequestri sull'economia della Barbagia. Nel
secondo capitolo, dopo aver esaminato l'esistenza in Barbagia di
un ordinamento giuridico autonomo, l'ordinamento barbaricino, e
di un codice "della vendetta", teoria proposta dal Pigliaru
nell'alveo della "pluralità degli ordinamenti giuridici" del
Santi Romano, analizzeremo la figura del furto nell'ambito
giuridico barbaricino e la sua "irrilevanza" dal punto di vista
etico e penale; le ragioni della mancanza di riprovazione pel
furto, ci permetteranno di affrontare l'esame della teoria del
"passaggio dall'abigeato al sequestro di persona"; i limiti
della cennata costruzione teorica, pertanto, rappresenteranno i
punti di partenza nell'elaborazione della teoria del risentimento.
Il terzo capitolo sarà dedicato all'esame statistico
dei sequestri di persona, sulla base dei dati acquisiti presso
la Sezione Anticrimine di Cagliari dell'Arma dei Carabinieri;
lo studio statistico, altresì, ci permetterà di verificare la
validità delle conclusioni proposte dalla teoria del
risentimento. Il quarto ed ultimo capitolo sarà dedicato alla
formulazione di ipotesi circa lo sviluppo del sequestro di persona
ed all'esame delle modalità di prevenzione e repressione adottate
nel corso del tempo; verrà svolta, nel contempo, una disamina
degli interventi correttivi auspicabili da parte dello Stato,
evidenziando i limiti delle soluzioni formulate ed adottate
dall'ordinamento statuale e dalle Forze di polizia, in generale.
6
Capitolo 1.
IL SEQUESTRO DI PERSONA IN SARDEGNA. FENOMENOLOGIA.
I. Area d'interesse per lo studio del fenomeno.
Il sequestro di persona a scopo di estorsione è divenuto
negli ultimi decenni, il reato caratterizzante la criminalità
rurale in Sardegna, manifestandosi come l'espressione più
eclatante della particolare "sottocultura" criminale presente
nell'Isola.
Dall'analisi del fenomeno emerge con chiarezza ed
evidenza, come tale delitto e la stessa criminalità, sia
intimamente connesso alla sottocultura barbaricina, espressione
della civiltà tipica della sottoregione della Sardegna detta
"BARBAGIA".
La Barbagia, in provincia di Nuoro, corrisponde,
all'incirca, alla zona centrale dell'Isola che si estende sul
massiccio del Gennargentu, confinando a Nord, col "Nuorese",
col quale ha finito storicamente e culturalmente per
identificarsi.
A causa della sua posizione geografica, isolata e
difficilmente accessibile dalla pianura, la Barbagia ha
rappresentato la zona geografica e morale delle ultime
resistenze autoctone alle varie invasioni e dominazioni
7
succedutesi nella storia sarda, conservando più fedelmente i
costumi ed i dialetti, mantenendo una cultura popolare più
organica, elaborata su basi autonome e caratterizzando,
persino, lo stesso tipo umano, "il barbaricino", rispetto alle
popolazioni delle altre sottoregioni della Sardegna
(sottoregioni in senso geografico, economico, storico e
culturale). Se il sequestro di persona, quindi, viene generalmente
considerato fenomeno caratterizzante la Sardegna, in realtà il
suo appartenere alla civiltà barbaricina ed alla Barbagia, viene
evidenziato dal fatto che, ad eccezione di pochi e ristretti
episodi (occorsi nelle altre sottoregioni dell'Isola) la gran parte
dei delitti vi trova la sua origine, i suoi autori (il 95 per
cento delle persona condannate in qualità di autori di sequestri
sono originari di centri barbaricini), le sue motivazioni e
giustificazioni.
L'area d'interesse per lo studio del sequestro di
persona si deve, pertanto, individuare e circoscrivere alla
Barbagia, zona culturalmente ed eticamente versata allo
svolgimento del reato, terra di sequestratori, di emissari e
pastori.
Le motivazioni della preminenza della "Barbagia",
rispetto alle altre sottoregioni sarde, nei sequestri e, più
generalmente, nelle manifestazioni criminali, sono molteplici,
legate comunque alle cause più profonde di una lotta per la
sopravvivenza, di una sfida allo Stato che risale al sesto
secolo avanti Cristo; per secoli, infatti, la Barbagia ha
8
rappresentato un ostacolo continuo agli invasori della
Sardegna, inaccessibile ai nuovi venuti, sempre pronta ad
offensive violente per spezzare l'accerchiamento cui era
costretta e costantemente in attrito con le rimanenti zone
dell'Isola, evidenziando una civiltà, che come afferma uno dei
suoi massimi studiosi, Antonio Pigliaru, "è in continua attitudine
al combattimento"
1
.
In tale contesto di lotta per la sopravvivenza, lotta
per l'autonomia e la conservazione di un patrimonio etnico,
sociale e giuridico autoctono, la Barbagia, pel tramite del suo
rappresentante, il pastore rappresenta secondo il Crespi
2
:-
"la raffigurazione umana di un fatto culturale, di un modo di
essere , di agire, di esistere e di pensare".
In effetti parlare di civiltà barbaricina o "civiltà di montagna",
equivale ad individuare nel contesto della storia sarda , "un
sistema di vita delle popolazioni montane vincolato politicamente
ad un irriducibile spirito d'indipendenza, che si concretizza
in una sistematica riottosità di fronte a tutti i colonialismi
succedutisi in Sardegna, impostato economicamente su
un'attività pastorale nomade il cui conflitto col mondo agricolo
ha costituito nei secoli
---------------
1. ANTONIO PIGLIARU, La vendetta barbaricina come ordinamento
giuridico, Giuffrè, Milano, 1959.
2. Relazione PIETRO CRESPI, Atti del Convegno Internazionale
sull’abigeato, Cagliari, 1969.
9
la questione cruciale delle zone interne dell'Isola"
3
.
Al di là della stretta relazione causale col secolare
fenomeno del banditismo, il modo di pensare del pastore
barbaricino ha avuto, tuttavia, un influenza politica positiva e
rilevante sulla storia sarda. Infatti:-
"L'antica civiltà pastorale ha assicurato con la transumanza,
nella divisione politica, l'unità e l'integrità etnica, culturale
e storica dei sardi, in altre parole i pastori sono stati i
portatori del mondo e dell'autonomia sarda"
4
.
Certamente nel contesto criminale dei sequestri, le
particolarità della civiltà barbaricina, le caratteristiche del
mondo pastorale, hanno rappresentato le ragioni più intime
della nascita di un delitto, elaborato e vissuto in un contesto
culturale arcaico ed arretrato, cresciuto nell'ambito di una
civiltà che, lungi dall'essere travolta dal progresso moderno (in
ossequio al noto assioma dettato dal TOYNBEE nel suo "Study of
History"), sopravvive nel cuore del XX° secolo, perfettamente
conservata ed ancora in "attitudine al combattimento".
---------------
3. ALBERTO LEDDA, Il banditismo sardo - la civiltà fuorilegge,
Mursia, Milano, 1971.
4. GIOVANNI LILLIU, Relazione per la Commissione regionale
d'inchiesta sulla criminalità rurale.
10
Un contesto sociale di siffatta natura:-
"non è nemmeno da Terzo Mondo, è semplicemente fuori dal
mondo di oggi, è un meraviglioso oggetto etnografico"
5
.
Nella ricerca delle motivazioni che rendono la Barbagia
culla dei sequestri di persona, si dovranno quindi
(necessariamente) esaminare le ragioni geografiche, storiche
e socio-politiche che stanno alla base della sua civiltà,
ragioni che sottendono, ed anzi anticipano, le cause dello
sviluppo del sequestro nell'area centrale della Sardegna.
a. GEOGRAFIA E CONFORMAZIONE DEL TERRITORIO
L'ambito geografico della Barbagia è costituito dalla
zona del massiccio montuoso centrale, che corrisponde a quel
gruppo degli "Insani Montes" che i Romani chiamarono "Barbaria",
coincidente con l'attuale area dell'isolamento o "zona del
malessere", caratterizzata dalla scarsa densità demografica,
dalle grandi distanze desertiche intercorrenti fra i vari
abitati, la cui popolazione raramente supera le 4.000 unità.
---------------
5. GIOVANNI LILLIU, op. cit.
La sottoregione è costituita essenzialmente da montagne
11
aspre, valli profonde, grotte ed anfratti nascosti, risulta
solcata da torrenti a carattere stagionale e presenta un
terreno prevalentemente sassoso, con strati ridotti di
terreno fertile; questa conformazione orografica, come
vedremo in seguito, sarà una delle ragioni che
condizioneranno, inevitabilmente, lo sviluppo economico della
società barbaricina, in quanto, l'oggettiva impossibilità di
praticare l'agricoltura, attività scarsamente idonea al
sostentamento della popolazione ed alla produzione di ricchezza,
determinerà la predominanza assoluta dell'allevamento ovino
come unica attività produttiva.
Un territorio come quello "Barbaricino" aspro, isolato,
con poche vie di comunicazione, non poteva non influenzare lo
sviluppo di una civiltà, il cui isolamento rappresentava la
principale arma di difesa, inducendo, altresì, nell'animo del
"barbaricino" la propensione all'isolamento, alla riservatezza
nei rapporti interpersonali e, soprattutto, un forte senso della
famiglia e del paese d'origine ("BIDDA").
La Barbagia, aspra e selvaggia, veniva mirabilmente
delineata dal Sen.Emilio Lussu che, in un suo discorso al Senato
della Repubblica, il 16 dicembre 1953, raccontava:
"le nostre zone inabitate sono realmente deserte, in montagna, in
collina e in pianura: roccia e magri pascoli. E' in questa
solitudine che conduce la sua vita primitiva il pastore. Trenta,
sessantamila ettari di terreno senza una casa. Splendide
12
terre, gloriosi paesaggi di rocce dolomitiche e granitiche
illuminate dal sole, conche aspre, bellissimi colori per i
turisti, per i poeti e per gli artisti...Ma soltanto per essi".
In effetti in questi deserti dirupati, frastagliati,
rocciosi e boscosi di querce, lecci e lentischi, su cui in
millenni il vento si è battuto impietosamente, in questo
ambiente ostile e duro, la natura, l'orografia, consentono di
nascondere latitanti e greggi rubate, occultare sequestrati con
una facilità pressoché estrema, in un paesaggio così difficile,
ove l'insediamento permanente di popolazione nelle campagne è
pressoché nullo, l'unico a potersi muovere e conoscere il
territorio è il pastore che, conducendo le greggi al pascolo,
vive in continua simbiosi con l'ambiente naturale che lo ospita,
in un rapporto intimo e naturalistico. Il fattore ambientale si
evidenzia, già in questa fase, come uno dei fattori
condizionanti la genesi del sequestro, poichè la conformazione
del territorio, con le sue intrinseche potenzialità,
consentendo l'occultamento agevole di persone ed animali, in una
cornice di sicurezza ed isolamento, fornisce il terreno ideale per
tutte le fasi esecutive del sequestro.
b. MOTIVAZIONI STORICHE
Le motivazioni storiche che possono spiegare la
particolare importanza della Barbagia nell'ambito dei sequestri,
ed in generale nell'economia del crimine sardo, sono
molteplici, tutte collegate ad un unico filo conduttore, quello
13
della "resistenza all'invasore".
Per tale motivo l'asserzione usata, molto frequentemente,
dai mass-media di "sfida della Barbagia allo Stato", appare
frutto di una errata interpretazione storica dei rapporti fra
Barbagia e Stato (intendendo con tale termine le varie entità
statuali succedutesi nel governo e dominazione dell'Isola). In
effetti, nell'ambito dei rapporti secolari, sempre
conflittuali, "il ruolo dello sfidante è stato difatti
sostenuto dallo Stato"
6
; in particolare, osserva il Ledda:
"La civiltà barbaricina, per converso, è nata e sopravvissuta con
caratteristiche precipue di civiltà difensiva”.
La civiltà Barbaricina, dopo aver subito nel sesto
secolo A.C. un trauma collettivo terribile, dovuto alla fuga sui
monti della Barbagia delle antiche popolazioni Iliesi, in seguito
alla cruenta invasione delle zone interne della Sardegna da parte
dei Cartaginesi, impostava tutta la sua storia rifacendosi
all'imperativo categorico dell'allarme permanente contro le
invasioni ed i pericoli di sterminio.
---------------------
6. Alberto Ledda, op. cit.
14
Rimasta costantemente chiusa ed ostile, questa civiltà
sviluppava un 'unica economia, la pastorizia, orientando la sua
stessa struttura politico-sociale in funzione dell'allevamento
ovino; a partire dal VI° secolo, A.C., infatti, l'unità
politica fondamentale risulterà il villaggio mentre i pascoli
risulteranno comunitari, esprimendo così una delle prime forme di
proprietà collettiva. Nel corso della sua storia la Barbagia,
chiusa fra i monti alle continue invasioni (Romani - Visigoti -
Bizantini - Pisani - Aragonesi - Piemontesi), si manifesterà,
si proporrà in forme ostili, quasi esclusivamente violente, nei
confronti del mondo esterno, con continue scorribande nelle terre
di pianura, con bardane, furti di bestiame ecc., ovverosia
con atti di autoconservazione e di reazione all'isolamento
nel tempo, in un contesto di forzata esclusione dalla vita isolana
ed emarginazione economica.
Le "zone interne", storicamente terra di conquista e
di ribellione, nemmeno con l'unità d'Italia riusciranno a
tornare nel contesto sociale, politico ed economico della
Sardegna e dell'Italia, risultando sempre emarginate in
ragione di politiche economiche e sociali errate; concezioni
politiche distorte, teorie economiche sbagliate, impediranno la
formazione di corretti rapporti fra la nuova entità statuale
e le genti della Barbagia, poiché le ideologie dominanti,
nazionalismo prima e fascismo poi, riusciranno a proporre
solamente rimedi di ordine militare/repressivo ai problemi
barbaricini.
15
Mentre i precedenti colonizzatori (a partire dai Romani),
dopo aver tentato invano di domare la fiera resistenza
barbaricina, considerarono il problema delle zone interne una
questione non affrontabile compiutamente, interessandosi
essenzialmente al consolidamento dei domini sulla fascia
costiera, accettando le scorrerie barbaricine come fatto
fisiologico ed inevitabile, lo Stato italiano, nonostante
l'evidente incapacità ad affrontare l'arretratezza sarda,
instaurerà, con metodi autoritari, una politica coloniale tesa
allo sfruttamento di tutta l'Isola, imponendo un modello economico
di sviluppo irrealizzabile in Sardegna, tendente all'eliminazione
della pastorizia ed allo sfruttamento agrario dei pascoli. In
tale occasione, il mondo barbaricino, abbarbicato sulle sue
montagne, atavicamente legato alle sue pecore, reagirà con una
violenta risposta di massa, la latitanza ed il banditismo
(precursori dell'estorsioni e dei sequestri di persona), fenomeni
di ribellione verso un'entità statuale sconosciuta, non
accettata ed ostile. Storicamente si evidenzia come tutte le
svolte economiche imposte dallo Stato Italiano nel corso degli
anni, non siano riuscite affatto a risollevare le sorti
economiche dell'Isola, divenendo, piuttosto, agli occhi degli
abitanti la Barbagia nuovi ed ulteriori esempi di
colonialismo, maldestri tentativi di deviare il flusso di risorse
dalle attività congeniali e tipiche della Sardegna, la pastorizia,
verso attività non consone all'Isola, come le industrie
chimiche, estrattive e petrolchimiche.