Capitolo I
INTRODUZIONE AL FENOMENO DEL SEQUESTRO ESTORSIVO 1. Aspetti fenomenologici Il diffuso senso di allarme sociale provocato dall’ampia diffusione dei se -
questri di persona scopo di estorsione a partire dagli anni ’70, ha imposto
tale problema all’attenzione generale. In particolare, oltre che per la mag -
gior frequenza rispetto al passato, il fenomeno ha destato preoccupazioni
nell’opinione pubblica per il progressivo allargarsi delle potenziali tipologie
di vittime e per le tecniche decisamente audaci e spregiudicate utilizzate dai
sequestratori. Il particolare rilievo dato dai mass media a tali fatti, di contro
all’oggettiva assenza di precise informazioni sulla natura e sull’entità del
fenomeno nel suo complesso, ha accresciuto comprensibilmente lo stato di
disagio, acuendo e generalizzando la sensazione di immanenza del pericolo
e determinando sia richieste pressanti e talvolta indiscriminate di decisi in -
terventi istituzionali, sia un frequente ricorso alle più varie modalità di or -
ganizzazione preventiva di una difesa personale nel clima di un’evidente
sfiducia negli organismi investiti dei compiti di prevenzione e di repressio -
ne del crimine 1
.
Infatti, nonostante la progressiva riduzione quantitativa a partire dalla
metà degli anni ottanta, i sequestri di persona a scopo di estorsione hanno
suscitato una rinnovata attenzione da parte degli organi istituzionali, tanto
che il fenomeno è sempre stato accostato alle più pericolose forme di crimi -
nalità organizzata, con le quali concorre ad individuare una grave emergen -
za sociale.
Il nuovo corso assunto dall’andamento del fenomeno negli anni settanta
e la reazione sociale nei confronti del reato hanno connotato il sequestro di
1
Vedi Luberto-Manganelli, I sequestri di persona a scopo di estorsione , Padova 1984, p. 2 ss.
4
persona in termini certamente diversi e più compositi rispetto al passato, e
ciò ha giustificato una riflessione critica sulle varie ipotesi interpretative fi -
nora proposte, anche ai fini della necessaria verifica delle scelte di politica
criminale sinora espresse ed in particolare per la verifica degli strumenti di
intervento più idonei a fronteggiarlo.
Passando quindi all’analisi storica del fenomeno, si sostiene che il seque -
stro di persona a scopo di estorsione sia comparso nell’ambiente pastorale
sardo verso la fine dell’ottocento e, per molto tempo, è stato univocamente
considerato uno dei reati tipici della criminalità isolana, accanto all’omici -
dio per vendetta, all’abigeato e al pascolo abusivo. E’ stato pertanto oppor -
tunamente rilevato che il fenomeno affonda le proprie radici nell’ampia
problematica della criminalità sarda nelle sue espressioni più tipiche del
banditismo e dell’abigeato, che tuttavia presentano molteplici aspetti ancora
non sufficientemente conosciuti 2
.
Storicamente la Sardegna è sempre stata oggetto di mire colonialistiche e
già nel VI secolo a.c. i Cartaginesi invasero l’isola, costringendo gli abitanti
ad una strenua difesa sui monti centro-orientali, che divennero terra di bar -
bari da cui probabilmente la denominazione di ‘Barbagia’. L’attività agrico -
la fu quindi forzatamente convertita in quella pastorale, per la migliore ido -
neità dei terreni, e ciò fu il risultato di una lotta per la sopravvivenza più
che una scelta organizzata. Neppure i Romani riuscirono ad aver ragione
della fiera resistenza degli indigeni e finirono per accettare tacitamente
quella sacca di anarchia, limitandosi a contenere l’esuberanza delle popola -
zioni montane, sempre più organizzate nel loro mondo ‘barbaricino’, con le
sue regole e i suoi valori atavici, impenetrabile alla civiltà.
Nei secoli successivi si sono puntualmente riproposti analoghi atteggia -
menti colonizzatori dell’autorità del tempo e le misure di politica criminale
sono state costantemente ispirate ad impostazioni repressive della criminali -
tà barbaricina. Lo stato sabaudo ha poi acuito il conflitto tra una civiltà pri -
2
Luberto-Manganelli, I sequestri , op. cit., parte I, p. 6 ss.
5
mitiva, che intendeva sopravvivere secondo i suoi schemi, e lo Stato che
mirava ad inglobarla nella propria provocando feroci repressioni che finiro -
no per rinsaldare la solidarietà delle popolazioni montane e per accrescere
l’adesione alle proprie norme ed ai propri valori.
Il consolidato modello culturale pastorale non fu mai adeguatamente
spinto ad evolvere dall’offerta di prospettive valide che non fossero di mero
assoggettamento né un tale processo si verificò spontaneamente: l’affronto
storico che si perpetuava a carico di generazioni barbaricine da parte di ge -
nerazioni di dominatori è probabilmente uno dei fattori che hanno originato
una sottocultura del delitto tutta particolare. La società barbaricina non
emargina il bandito ed ogni pastore sa che potrebbe trovarsi in quella con -
dizione a causa della cattiva sorte o di una disavventura sfortunata; la ven -
detta e il furto per bisogno fanno parte del codice di quella civiltà. In tale
contesto il bandito ha rappresentato a lungo l’unico vero interlocutore della
comunità perché spesso gestiva di fatto la vita del paese avvalendosi della
sua autorità e del timore che ne derivava 3
.
Il sequestro di persona si origina come segno di protesta verso le sopraf -
fazioni e le prime vaghe notizie di sequestri a scopo estorsivo risalgono al
XV secolo. Esso probabilmente deriva dal cosiddetto ‘sequestro breve’ pra -
ticato frequentemente nell’ambito dell’abigeato con l’immobilizzazione del
pastore e la razzia del bestiame; è stato poi praticato a scopo intimidatorio
per ridurre alla ragione chi non voleva riconoscere l’autorità del bandito,
ma è esploso in tutta la sua gravità nel novecento, connotandosi sempre più
esclusivamente in senso estorsivo e patrimoniale.
Stando alle cronache giudiziarie il primo sequestro di persona di cui si
hanno notizie precise e dettagliate risale al luglio 1894 quando furono se -
questrati due imprenditori francesi ed un sardo che li accompagnava, arre -
stato poi per complicità, e fu richiesto come riscatto la sbalorditiva cifra di
un milione. In esito ad una lunga trattativa vennero però pagate quindicimi -
3
Luberto-Manganelli, I sequestri, op. cit., parte I, p. 9.
6
la lire, anche grazie alla mediazione di un famoso brigante dell’epoca, e gli
ostaggi furono liberati, indenni, il giorno dopo.
Pur non escludendo che reati analoghi siano stati commessi anche in epo -
ca precedente e forse non solo in Sardegna, si può far risalire al riferito se -
questro l’inizio del fenomeno nel senso proprio in cui è venuto a definirsi in
tempi più recenti, posto che le modalità di esecuzione sono diventate da al -
lora in poi caratteristiche obbligate dei rapimenti a scopo estorsivo 4
.
Negli anni successivi si sono verificati in Sardegna diversi sequestri ma
con frequenza irregolarmente crescente tanto che nella relazione della Com -
missione parlamentare di inchiesta sui fenomeni di criminalità sardi 5
, istitui -
ta nel 1969, si afferma che fino al 1965 i sequestri di persona a scopo di
estorsione furono sporadici anche se relativamente ai periodi precedenti non
si dispone di dati certi visto che alcune volte sono riunite più ipotesi di reato
nella stessa voce, altre volte si fa riferimento al numero di reati denunciati
anziché a quelli accertati e inoltre si pone anche il problema dei cosiddetti
‘sequestri lampo’, che per la brevissima durata possono porre problemi di
rubricazione o di rilevazione del reato, e il problema della cifra oscura che è
stato probabilmente di entità non modesta, tenuto conto della natura del rea -
to e del particolare ambito di pertinenza.
Tuttavia le difficoltà di registrazione del fenomeno non inficiano l’assun -
to in ordine alla matrice culturale sarda di tale reato, che solo negli anni ’60
incominciò a diffondersi progressivamente a tutte le altre regioni italiane.
Le principali ipotesi interpretative del fenomeno, tutte correlabili alle pecu -
liari caratteristiche socio-culturali ed etniche del mondo pastorale sardo,
sono due 6
.
4
D. Brunelli, Il sequestro di persona a scopo di estorsione, Padova, 1995, p. 11.
5
Vedi R. Bertoni, I sequestri di persona tra normativa vigente e prospettive di riforma, in Cassa -
zione penale 1984-I, p. 1029 ss.
6
Così in Luberto-Manganelli, op. cit., parte I, p. 10 ss.
7
Secondo una prima ipotesi interpretativa 7
, il progressivo incremento dei
sequestri di persona a scopo estorsivo nascerebbe dalla tendenza di tale rea -
to a sostituire l’abigeato, con il quale condivide molteplici fattori di ordine
criminogenetico e criminodinamico. La particolare caratterizzazione patri -
moniale di entrambi i reati, le analoghe possibilità di utilizzare tecniche di
esecuzione ormai consolidate e le crescenti difficoltà nella pratica dell’abi -
geato potrebbero render conto della tendenza a passare dall’una all’altra
forma di reato, soprattutto alla luce della particolare percezione del reato
patrimoniale nel mondo pastorale sardo. Un recente studio ha rilevato che
nel periodo 1959-1970 al progressivo decremento dell’abigeato ha fatto ri -
scontro una tendenza opposta dei sequestri a scopo estorsivo; ulteriore con -
ferma di ciò è tratta dall’analisi spaziale dei due fenomeni, che dimostra una
buona sovrapponibilità topografica delle aree dei due reati e dal fatto che le
trasformazioni strutturali dell’economia sarda hanno acuito il contrasto tra
la povertà delle zone interne e la maggior ricchezza di quelle costiere, favo -
rendo l’accumulo di disponibilità monetaria in certe aree di tipo prevalente -
mente urbano, processo che ha costituito un ulteriore fattore facilitante la
tendenza sostitutiva del sequestro. Tuttavia la maggior parte degli studiosi
di criminalità sarda sottolinea la complessità del problema e mette in guar -
dia dal rischio di schematizzazioni semplicistiche e da interpretazioni intui -
tive data la carenza di analisi complete ed esaustive del fenomeno crimino -
so sardo ed in particolare del banditismo, nonostante i numerosi e autorevo -
li contributi di ricerca effettuati però in epoca relativamente recente.
Altri studiosi 8
ritengono invece improbabile la correlazione tra abigeato e
sequestri, rilevando che le difficoltà logistiche per il furto di bestiame han -
no preceduto di molto l’esplosione del fenomeno dei sequestri e sottolinea -
no le scarse probabilità di impunità per tali reati. Essi propongono così
7
Ipotesi sostenuta da alcuni studiosi di storia della criminalità sarda, tra cui Rudas e Puggioni, la
cui opinione è richiamata in Luberto-Manganelli, op. cit., parte I, p. 9.
8
La voce più autorevole a sostegno di tale tesi è quella di Ledda, come si rinviene in Luberto-
Manganelli, op. cit., parte I, p. 10.
8
un’interpretazione autonoma del reato, che è inteso come una istintiva rea -
zione locale ad una provocazione storica, privilegiando in tal modo l’ipotesi
socio-economica fondata sull’emergenza del fenomeno dei sequestri conte -
stualmente al rapido processo di industrializzazione e di sviluppo turistico
delle fasce costiere con il conseguente acuirsi del contrasto tra la maggior
ricchezza di certe aree rispetto alla povertà di sempre delle zone interne.
Evidentemente non è agevole formulare ipotesi interpretative sicure del
fenomeno data la sua natura complessa e composita, tuttavia è un fatto che i
sequestri hanno avuto origine nello stesso contesto culturale che per secoli
ha riconosciuto nell’abigeato uno dei reati più tipici, che i due reati presen -
tano molti caratteri analoghi, che hanno avuto un andamento inverso, che a
lungo sono stati coesistenti e che sono stati spesso commessi da soggetti
con caratteristiche similari.
Non deve però essere tralasciato il fatto che tale fenomeno, seppur gra -
vissimo, ha presentato fino agli anni ’60 caratteristiche qualitative e quanti -
tative molto diverse rispetto al decennio successivo, tanto che ad un quaran -
tennio di silenzio legislativo è seguita una convulsa attività normativa e che
sequestri di persona si sono verificati anche in altre regioni, in particolare in
Sicilia e in Calabria, sia pure in numero molto limitato; fenomeno che non
può essere semplicisticamente ascritto ad una esportazione dalla Sardegna
ma di cui va messa in rilievo l’origine pluricentrica.
In tali regioni infatti peculiari fattori di costume e di ambiente possono
render conto più adeguatamente del fenomeno che assume un sostanziale
carattere di autonomia, anche se non mancano riferimenti storici e leggen -
dari che possono render conto dell’emergenza di una simile tipologia delit -
tuosa, più scarsamente rappresentata però fino agli anni ’60, rispetto alla
Sardegna, dove il fenomeno ha avuto un’indubbia maggior consistenza.
Per quanto riguarda la distribuzione numerica del fenomeno, può rilevar -
si che ad un primo irregolare andamento crescente negli anni 1968-1972 se -
gue un più deciso e costante aumento che raggiunge il valore massimo nel
9
1977. Dai dieci sequestri del 1970 si passò infatti nel 1974 a trentadue e co -
minciarono a verificarsi, con ritmo crescente, i rapimenti commessi da ban -
de di destra e di sinistra 9
; in questi casi i terroristi agirono talvolta per auto -
finanziare altre loro imprese criminose ma spesso si determinarono al se -
questro, per motivi esclusivamente politici, di attacco allo Stato democrati -
co, così come fu, ad esempio, per il dirigente del Sit-Siemens, Idalgo Mac -
chiarini, per il giudice Mario Sossi e così per altri, come sarebbe stato in se -
guito, nel 1978, per l’onorevole Aldo Moro. Negli anni successivi si verifi -
ca una lenta ed irregolare inversione di tendenza e solo a partire dal 1984 si
può constatare una effettiva riduzione del numero dei reati 10
.
Analizzando invece la distribuzione geografica del fenomeno a partire
dal 1968 i reati si concentrano in Sardegna, Sicilia e Calabria mentre nel pe -
riodo precedente del fascismo e della seconda guerra mondiale non esistono
dati statistici ma può comunque ritenersi certo, sulla base degli episodi che
si conoscono, che i rapimenti praticati in quell’epoca, e allora limitati a due
sole regioni, la Sardegna e la Sicilia, si caratterizzavano tutti o nella mag -
gior parte, per la crudeltà usata contro le persone sequestrate e talvolta per
la conclusione tragica che ebbero 11
.
Nel 1974 la geografia del reato viene sconvolta perché si verifica un evi -
dente interessamento delle regioni settentrionali: si delinea così una nuova
dimensione del fenomeno, difficilmente interpretabile secondo gli schemi
fino ad allora proposti perché certamente più complesso, più articolato e
tecnicamente diverso. L’imponente flusso migratorio dal sud e dalle isole
verso le regioni più industrializzate ha indubbiamente comportato una serie
di importanti modifiche della realtà sociale che hanno favorito fenomeni di
9
R. Bertoni, op. cit., p.1030.
10
Sempre Luberto-Manganelli, op. cit., parte I, p. 15 ss. e, gli stessi autori, I sequestri di persona
a scopo di estorsione, parte II, Padova 1990, p. 4 ss.. Tali autori hanno condotto un’indagine
avente ad oggetto la frequenza e la diffusione di tale reato in Italia, prima relativamente al perio -
do 1968-1983, e poi al periodo 1984-1990.
11
Vedi R. Bertoni, op. cit., p.1029. Prima della seconda guerra mondiale furono uccise in Sarde -
gna due bambine, nonostante il pagamento del riscatto; inoltre la mafia siciliana e in misura mi -
nore quella calabrese, subito dopo la guerra, ricorsero con frequenza ai sequestri estorsivi, con -
cepiti come una scommessa sulla vita umana.
10
emarginazione, creato situazioni frustranti e diffuso tipologie criminose ti -
piche della zona di provenienza. La proliferazione dei sequestri di persona a
scopo estorsivo in tali aree geografiche sembra ascrivibile, almeno nella
fase iniziale del fenomeno, a piccoli gruppi di emigrati di origine sarda, si -
ciliana e calabrese provenienti da organizzazioni criminali ad alta pericolo -
sità sociale che hanno creato focolai dai quali sono poi scaturiti nuclei di
aggregazione e di ramificazione di organizzazioni criminose, che hanno
concorso alle sostanziali modificazioni delle tipologie criminose e hanno fa -
vorito altri flussi migratori. Ciò sta a significare che vi è stata una progressi -
va collusione di delinquenti del sud e delle isole con elementi di altre regio -
ni cosicché è nata una vera e propria ‘industria’ dei sequestri all’interno del -
la quale ognuno svolge uno specifico compito.
A partire dal 1984 la distribuzione geografica del fenomeno conferma so -
stanzialmente la sua persistente diffusione su gran parte del territorio nazio -
nale, ma rivela una netta maggior prevalenza nelle aree tradizionalmente in -
teressate a tale tipologia delittuosa, che riconquistano il triste primato a
fronte della scomparsa o della riduzione del fenomeno in altre aree.
2. Aspetti criminologici Il fenomeno in esame propone, quindi, problemi criminologici complessi
riguardanti la sua origine e il suo progressivo sviluppo che, come già rileva -
to, derivano non solo da peculiari motivazioni storiche e socio-economiche
che sono divenute criminogene quando si sono strutturate in senso sottocul -
turale, ma anche dal particolare clima sociale degli anni ’70 e dalla sua al -
tissima resa economica. Nato come atto di ricatto, il sequestro di persona è
stato spesso motivato dalla reazione di gruppi etnici minoritari a provoca -
zioni storiche ed ha assunto a volte carattere di vendetta o di mezzo di per -
suasione per poi diventare, in tempi recenti, una sofisticata attività impren -
ditoriale. I pastori sardi emigrati nell’Italia centro-settentrionale, affiliati
alla mafia siciliana o alla ‘ndrangheta calabrese sono i più frequenti autori
11
di tale reato; non mancano però soggetti appartenenti a gruppi terroristici la
cui attività, finalizzata per lo più all’autofinanziamento, ha messo in eviden -
za le enormi potenzialità economiche delle rapine e dei sequestri.
Una prima modalità di diffusione del fenomeno dei sequestri è legata agli
insediamenti di pastori sardi in Toscana e nel Lazio negli anni ’60, dove è
stato trapiantato un modello culturale atavico che forse non ne ha favorito la
piena integrazione nelle nuove comunità, verificandosi così una sovrapposi -
zione di aree culturali differenziate. Negli anni ’70 anche in queste regioni
sono comparsi i sequestri di persona a scopo di estorsione, che però non
sono esclusivamente riferibili ai tradizionali fattori sottoculturali dovendo
considerare anche l’intervento di fattori scatenanti, o comunque facilitanti,
la trasposizione e la recrudescenza di tale tipologia criminosa in quel parti -
colare momento storico.
Invece la criminalità nel Veneto è in larga misura riferibile al nomadi -
smo, particolarmente rappresentato in questa regione, ed anche in questo
caso il fenomeno deriva dal sequestro semplice da tempo praticato dai no -
madi per depredare una regione in cui la classe imprenditoriale aveva con -
seguito un notevole benessere, ma in cui permanevano vaste aree di depres -
sione e sacche di povertà. Anche nel caso del nomadismo entrano in discus -
sione fattori di ordine culturale e sociale: l’alto tasso di disoccupazione, le
scarse possibilità di promozione sociale, la bassa scolarità ed il crescente
stato di emarginazione sociale possono concorrere a render conto delle dif -
ficoltà di integrazione dei nomadi, che solo nell’ambiente malavitoso trova -
vano interlocutori disponibili, identità di obiettivi e opportunità di consegui -
re traguardi altrimenti loro preclusi. La canalizzazione delle attività crimi -
nose verso i sequestri di persona può essere vista come un’evoluzione delle
tipiche condotte appropriative dei nomadi verso tipologie delittuose più red -
ditizie; inoltre le caratteristiche di tale reato appaiono adeguatamente con -
gruenti con le abitudini e con i modelli culturali propri dei nomadi e ciò si
va ad aggiungere alla presenza dei fattori contingenti sopra richiamati.
12