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INTRODUZIONE
Questa tesi vuole essere uno stimolo, un incipit, uno spunto per chiunque creda
nell’evoluzione dell’Infermieristica nelle sue componenti clinico-assistenziali e
nel miglioramento dei percorsi di Pronto Soccorso di tutta Italia. In questa tesi
verrà affrontato il percorso del See and Treat, andremo cioè a vedere
specificatamente in che cosa consiste il S&T, quali patologie e casi clinici
vengono trattati, come vengono trattati; vedremo poi la reportistica ufficiale del
Laboratorio MES (Management & Sanità) della Scuola Superiore Sant’Anna di
Pisa relativa a tale percorso durante il periodo di Ottobre – Novembre 2012,
integrati con dei questionari di gradimento da me somministrati all’utenza
durante il mio tirocinio all’ambulatorio S&T. Inoltre vedremo l’esposto
dell’Ordine dei Medici di Bologna, l’offensiva mediatica scatenata da esso, in
contrapposizione la risposta della Regione Toscana (con delibera attuativa) e la
risposta dell’Ordine dei Medici di Firenze, dal quale è partita l’iniziativa per la
costruzione di questo percorso, volto in primis a migliorare l’attesa nei Pronto
Soccorso e a valorizzare le competenze infermieristiche, dando allo stesso
tempo una risposta efficace ai bisogni della popolazione. E’ da sottolineare che
l’iniziativa della Regione Toscana riguardo l’apertura del percorso See and Treat
è innovativa per quanto riguarda la situazione dei Pronto Soccorso italiani, ma
datata per quanto riguarda l’esperienza estera di tutta Europa e degli Stati Uniti,
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che hanno proposto e collaudato il sistema anglo-sassone di gestione dei codici
minori con notevole successo oramai da più di 40 anni.
Questa tesi è di tipo compilativo, di raccolta dati e di elaborazione, non vengono
proposti piani di assistenza infermieristica ma vengono portati, dati alla mano, i
risultati positivi conseguiti dall’adozione di questo percorso e le future – molto
probabili – implementazioni ed estensioni di questo modello nei Pronto
Soccorso di tutta Italia.
Premesso che per il sottoscritto l’Infermieristica è un punto di partenza e non di
arrivo, che rimarrà come una parte complementare in me se in futuro dovessi
cambiare professione, sono sicuro che gli Infermieri costituiscono – ad oggi – la
speranza per la nostra sanità in crisi d’identità, rappresentando, assieme alle altre
professioni Sanitarie, il fulcro fondamentale sul quale si svolgeranno nuove
innovazioni, nuove acquisizioni di competenze, un nuovo modo di vedere il
paziente anteponendo la sua centralità nel percorso di cura a tutto il resto.
Altresì bisogna stare attenti a non estremizzare: infatti stiamo passando da un
sistema di sanità medico-centrico ad uno paziente-centrico (o meglio utente-
centrico) dove il paziente diventa “consumatore” di prestazioni mediche, e
l’ospedale diventa “supermercato” dove acquistare, come “prodotti” gli esami
diagnostici, strumentali e compagnia bella. Il compito della sanità moderna è
trovare un equilibro, una via di mezzo tra queste due correnti, il
medicocentrismo che sta decadendo e l’utentecentrismo che sta guadagnando
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proporzioni inusitate con il problema della medicina difensiva e del Burn-out
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da
parte dei Professionisti Sanitari; inoltre questo sistema sta diventando
eticamente e moralmente molto discutibile, ma questo è un argomento da
affrontare in altre sedi.
La rivoluzione sta nel fatto che ora più che mai la cooperazione tra le figure
professionali, l’equipe multi-disciplinare e la presa in carico del paziente
rappresentano i 3 must del Sistema Sanitario Nazionale. Ogni professionista
intellettualmente onesto deve del resto riconoscere che molti progressi sono stati
fatti nel campo della medicina e che molti altri ne verranno (il bello della
medicina è proprio il suo continuo evolversi), e che per dare adito a tale scoperte
e rivoluzioni non bisogna arroccarsi sulle proprie posizioni, talora anacronistiche,
ma cercare invece una soluzione al fine di migliorare il SSN, partendo dai
professionisti sanitari, passando dai Pronto Soccorso e arrivando direttamente al
paziente.
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Boccalon P, Boccalon R, Bianco IG “Burn-out in the human service professions: four experiences”,
Italy, 2010 Jul-Sep; Sindrome di Burn-out, cfr. Bibliografia.; R. Barresi e altri, “Impatto sociale, economico e
giuridico della pratica della medicina difensiva in Italia e negli Stati Uniti”, Stresa, Settembre 2011.
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CAPITOLO I: Il See and Treat modello di Sperimentazione
1.1 Riferimenti Normativi
In passato, le attività svolte dall’infermiere erano solo la mera esecuzione di
ordini impartiti dai medici, mentre oggi con l’abrogazione del Mansionario si è
aperta una nuova stagione per la responsabilizzazione della professione. La
legge sulle “Disposizioni in materia di professioni sanitarie” (L.26/2/99, n.42),
ha abolito il termine “professioni sanitarie ausiliarie” e lo ha trasformato in
“professioni sanitarie”, eliminando definitivamente il mansionario (regolamento
approvato con D.P.R. 14 marzo 1974 n. 225”), in quanto non rispondente
all’attività professionale di allora. Nella legge summenzionata è possibile
riassumere tre punti nevralgici:
1) Formazione di base e post base: un altro importante salto di qualità nella
professione infermieristica è rappresentato dalle novità apportate nella
formazione universitaria con la Riforma degli studi universitari e l’introduzione
di una serie di diplomi (L. n° 341/90), e dalla Riforma del Sistema Sanitario (D.
Lgs. n° 502/92), che sancisce la titolarità dell’università nel rilascio di diplomi
come quello di infermiere.
La formazione post-base, normata dalla legge 43/2006, prevede la
specializzazione dell’infermiere in specifici ambiti (alcuni già individuati ed
altri che verranno individuati sulla base delle necessità della popolazione),
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sviluppando conoscenze e capacità avanzate per fornire specifiche prestazioni
infermieristiche in determinate aree.
Tutti i cambiamenti avvenuti hanno posto, anche, le basi per poter sviluppare il
tema della consulenza infermieristica, ad esempio gli infermieri Stomaterapisti
oppure specializzati nel Wound Care offrono la loro consulenza ad aziende
sanitarie pubbliche e private.
2) Codice deontologico che si trova ed essere così considerato come guida
ed espressione dell’etica professionale e “condivisione di valori da parte del
gruppo”, considerato che “la deontologia è espressione dell’etica professionale
in quanto traduce in norme le istanze morali”.
3) Profilo Professionale: Con l’approvazione e l’attuazione del “Regolamento
concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale
dell’infermiere” (D.M. 14 settembre 1994, n.739), più conosciuto come Profilo
Professionale, lo scenario è molto cambiato. Sono state introdotte delle
importanti innovazioni che hanno portato ad un notevole cambiamento e alla
valorizzazione della figura professionale dell’infermiere. Oggi quindi
l’infermiere è responsabile ed autonomo nella sua attività di assistenza e fonda il
proprio operato su evidenze scientifiche. Nell’art. 1 del Profilo Professionale, si
sottolinea la completa responsabilità concernente l’assistenza generale
infermieristica e, di seguito, vengono specificati gli ambiti in cui questi si
esplicitano.
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“L’infermiere è l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario
(o titolo equipollente) e dell’iscrizione all’albo IPASVI è il responsabile
dell’assistenza generale infermieristica. L’opera dell’infermiere è di natura
preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa.” Inoltre l’infermiere è in grado di
istruite e gestire il personale di supporto, svolgendo al contempo attività di
formazione, aggiornamento e ricerca. Il Profilo prevede una formazione
infermieristica post-base per la pratica
specialistica riferita ad alcune aree già individuate dal Ministero della Salute.
Questo è un aspetto molto importante: un infermiere che possiede competenze
specifiche in un certo settore può non averne in altri, ed essendo specialista e/o
esperto, secondo il percorso di studi relativo all’acquisizione delle competenze,
può fornire consulenza ai colleghi appartenenti ad altre aree di assistenza e
richiedere e ricevere consulenza da altri colleghi specialisti.
Con la Legge n° 251/00 “Laurea e dirigenza infermieristica”, oggi è possibile,
anche se non obbligatorio per tutte le Aziende, avere Dirigenti Infermieristici
autonomi nella gestione delle risorse del personale, e di conseguenza, con la
maggior possibilità di valorizzare l’intera professione ed in particolare gli
infermieri specialisti.
A queste si aggiunge la Legge N. 43 del 1 febbraio 2006, riguardante la
trasformazione del Collegio in Ordine Professionale, in cui si parla di
“…professionisti specialisti in possesso del master di primo livello per le
funzioni specialistiche rilasciato dall’università…”
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A tutt’oggi ancora non esiste un inquadramento di tutti quei professionisti che
hanno conseguito un master specialistico come quello in “Terapia Intensiva”,
“Area Critica”, ”Geriatria”, “Metodologia e Responsabilità Professionale”,
“Infermieristica legale”, ecc. L’unico master spendibile, al momento, in termini
di acquisizione di nuove competenze e remunerazione adeguata è il famoso
Master in Coordinamento. Alcune aziende ASL hanno adottato, tramite la
dicitura “Categoria DS Professional”, un nuovo modo di valorizzare le
competenze acquisite tramite Master o laurea di Secondo Livello. Il DS
Professional rappresenta quindi un adeguamento economico, professionale e
contrattuale direttamente proporzionale al livello di competenze e conoscenze
raggiunto dall’infermiere.
1.2 Presupposti per un modello anglosassone di DEU
Fin dagli anni ’70 vi è stata una continua importazione del sistema di gestione
del paziente critico nel Dipartimento di Emergenza Urgenza, iniziato con la
trasposizione del Sistema Triage, coordinato e gestito dal personale
infermieristico, il quale, come visto precedentemente, ha i presupposti
metodologici, professionali e conoscitivi per svolgere una valutazione clinica
avanzata sul paziente che si reca al Pronto Soccorso.
Le linee guida sul Triage intraospedaliero vengono stabilite dall’Accordo Stato-
Regioni del 25/10/2001:
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“Considerazioni generali. Il sistema di "triage" e' uno strumento organizzativo
rivolto al governo degli accessi non programmati ad un servizio per acuti.
Questo processo, con cui i pazienti vengono selezionati e classificati in base al
tipo e all'urgenza delle loro condizioni, e' da distinguere dalla visita medica, in
quanto l'obiettivo del "triage" e' proprio la definizione della priorità con cui il
paziente verrà visitato dal medico.
Il triage, come sistema operativo, può essere svolto con diverse modalità a
seconda dei campi in cui viene applicato: in centrale operativa, in pronto
soccorso, sul territorio o nelle maxiemergenze e catastrofi.
Il termine triage deriva dal verbo francese "trier" e significa scegliere,
classificare e indica quindi il metodo di valutazione e selezione immediata usato
per assegnare il grado di priorità, per il trattamento quando si e' in presenza di
molti pazienti.
Il presente documento intende affrontare specificatamente la funzione di triage a
livello ospedaliero ed in particolare nelle strutture complesse di pronto soccorso,
come previsto dall'atto di intesa Stato regioni sulle linee guida in materia di
requisiti organizzativi e funzionali della rete di emergenza-urgenza, in
applicazione del decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992
laddove recita "all'interno del D.E.A. deve essere prevista la funzione di triage,
come primo momento di accoglienza e valutazione dei pazienti in base a criteri
definiti che consentano di stabilire le priorità di intervento. Tale funzione e'
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svolta da personale infermieristico adeguatamente formato, che opera secondo i
protocolli prestabiliti dal dirigente del servizio".
La tendenza in crescita e comune a tutte le realtà sanitarie di ricorrere al pronto
soccorso da parte di un numero sempre maggiore di cittadini crea l'esigenza di
utilizzare il triage nel pronto soccorso ad elevato numero di accessi.
A livello ospedaliero, la funzione di triage deve essere attivata in tutte le unità
operative di pronto soccorso - accettazione, purché correlata al numero degli
accessi. Le aziende sanitarie devono garantire le risorse per assicurare la
funzione di triage.
Tale funzione dovrà essere assicurata in ogni caso e continuamente in quei
presidi con oltre 25.000 accessi per anno. Gli ospedali che, pur essendo al di
sotto dei 25.000 accessi per anno, si trovano ad operare in condizioni di flussi
periodicamente elevati ed irregolari (turismo stagionale, fiere, manifestazioni,
ecc.) devono garantire la funzione di triage proporzionalmente alle necessità.
Personale
Il triage deve essere svolto da un infermiere esperto e specificatamente formato,
sempre presente nella zona di accoglimento del pronto soccorso ed in grado di
considerare i segni e sintomi del paziente per identificare condizioni
potenzialmente pericolose per la vita e determinare un codice di gravità per
ciascun paziente al fine di stabilire le priorità di accesso alla visita medica.