15
1.3 Effetto del salario minimo sull’equilibrio del mercato del lavoro
1.3.1 Il mercato del lavoro: caratteri generali
Non vi è consenso unanime sulla definizione di mercato del lavoro. La nozione
comunemente proposta, fa esclusivo riferimento al modello neoclassico ed è dunque
soltanto una delle possibili definizioni che derivano dalle teorie della determinazione di
salari e occupazione.
In ambito neoclassico il mercato del lavoro può essere definito come il luogo figurato
nel quale si realizza lo scambio tra offerta di prestazioni lavorative, espressa dai lavoratori,
e loro domanda, espressa dalle imprese. La retribuzione di servizi lavorativi viene definita
salario, corrisposto in termini monetari. Si definisce domanda di lavoro la relazione tra
quantità di lavoro che le imprese sono disposte ad impiegare e il salario al quale l’impiego
della forza lavoro è realizzabile. Si definisce offerta di lavoro la relazione tra quantità di
lavoro che si è disposti a fornire e il salario corrisposto per quel servizio
31
.
In un mercato perfettamente concorrenziale, in cui sussiste parità contrattuale tra
imprese e lavoratori, flessibilità salariale e assenza di interventi esterni (ad esempio azione
sindacale o fissazione di salari minimi da parte dello Stato) avviene un processo di
aggiustamento automatico della domanda e dell’offerta di lavoro fino ad un punto in cui le
scelte delle imprese, riguardanti il numero di lavoratori da impiegare, sono compatibili con
le decisioni dei lavoratori sulla quantità di lavoro da erogare. In altre parole, il meccanismo
di mercato fa sì che il salario si stabilizzi ad un livello (il salario di equilibrio) per il quale
la domanda di lavoro è uguale all’offerta di lavoro (market clearing). Si individua così un
livello ottimo di salario a cui corrisponde una quantità ottima di lavoro
32
.
31
Davanzati G. F., appunti di Elementi di economia del lavoro, Lecce, 2016, p. 18.
32
Hicks J., La teoria dei salari, Utet, Torino, 1936. Di seguito, per completezza, verrà menzionata, la prima
parte di una famosa citazione contenuta nel testo: "La teoria della determinazione dei salari in un libero
16
Fatte le dovute premesse, si può facilmente intuire che la fissazione imperativa di un
“prezzo minimo” per il lavoro, può alterare l’equilibrio di mercato, incontrando, quindi, la
netta opposizione della scuola di pensiero liberista neoclassica
33
.
La ricerca economica discute da decenni su quali siano gli effetti di un salario minimo:
se sia, ad esempio, un freno all’occupazione, se favorisca l’investimento in formazione e
tecnologia e quindi la produttività o se si traduca soltanto in maggiore costo del lavoro con
il trasferimento sui prezzi dei prodotti e un pressoché immutato potere d’acquisto dei
lavoratori/consumatori
34
. In seguito, si analizzeranno le relazioni tra salario minimo e
disoccupazione, costo del lavoro e produttività.
1.3.2 Salario minimo e disoccupazione
Completato il quadro teorico sul funzionamento del mercato del lavoro (secondo una
buona dose di semplificazione), si possono realizzare delle previsioni circa gli effetti
dell’introduzione di un salario minimo.
Rimanendo nell’assunto di un mercato perfettamente concorrenziale, l’introduzione di
un salario minimo al di sopra del punto di equilibrio, cioè quello determinato dalle leggi
della domanda e dell’offerta, crea una distorsione nel mercato che avrà come conseguenza
la disoccupazione
35
. In breve: quando il salario viene aumentato, fissato arbitrariamente
senza rispettare l’equilibrio automatico del mercato, ci saranno più individui disposti ad
offrire lavoro (incrementandone l’offerta), mentre le imprese, che in questo modo sono
obbligate a rispettare l’imposizione salariale decidendo il livello di impiego in base ad
essa, sono meno disposte a chiedere lavoro (diminuendone la domanda).
mercato è semplicemente un caso speciale della teoria generale del valore. Il salario è il prezzo del lavoro, e
quindi, in assenza di controlli, è determinato, come tutti i prezzi, dalla domanda e dall'offerta".
33
Ricardo D., Principi dell’economia politica e dell’imposta, Utet, Torino, 2006, p. 421.
34
Garnero A., Chi ha paura del salario minimo?, in “lavoce.info”, 2018, su: www.lavoce.info.
35
McConnell C.R., Brue S.L., Economics: Principles, Problems and Policies, The McGraw-Hill Economics
Series, New York, 1999, p. 594.
17
Fonte: Boeri T., Van Ours J., The economics of imperfect labor market, Princeton University Press, 2008.
Come si vede dal grafico 1, fissando un livello di salario pari a wˈ, maggiore di quello di
equilibrio w*, non viene più rispettato il livello ottimale stabilito dal mercato. L’offerta di
lavoro incrementa (fino alla quantità L₂), perché i lavoratori tendono ad offrire più lavoro,
inclusi anche coloro che non erano occupati e che sono allettati dal salario più alto, mentre
la domanda dei datori di lavoro tende a decrescere (fino alla quantità L₀). La
sovrabbondanza di lavoro che si viene a creare si traduce in disoccupazione per i
lavoratori, primi tra tutti i meno produttivi e qualificati
36
. La disoccupazione sarà pari al
segmento µ. Inoltre, nei mercati del lavoro “caratterizzati da una grande rilevanza
dell’economia informale” (come accade nel nostro Paese), “la fissazione di un salario
minimo, al di sopra di una data soglia di equilibrio, potrebbe aumentare il transito dei
lavoratori verso l’economia informale, dove l’aumento dell’offerta di lavoro potrebbe, a
sua volta determinare, una diminuzione dei salari”
37
.
36
Si veda lo studio condotto da Gramlich E., Flanagan R., Wachter M., Impact of Minimum Wages on Other
Wages, Employment, and Family Incomes, in “Brookings Papers on Economic Activity”, 1976, pp. 409 ss.
37
Boeri T., Van Ours J., Economia dei mercati del lavoro imperfetti, op. cit., p. 43; Menegatti E., Il Salario
minimo legale, Aspettative e prospettive, op. cit., p. 4.
18
Il semplice ragionamento economico qui considerato sembrerebbe evidenziare gli effetti
negativi del salario minimo sulla disoccupazione.
Conclusioni però riconsiderate soprattutto all’inizio degli anni ’90, quando iniziarono ad
emergere nuove tecniche di misurazione per condurre analisi empiriche che mossero aspre
critiche al modello teorico neoclassico appena illustrato, basato su un’analisi parziale della
realtà
38
. Le critiche maggiori arrivarono principalmente da economisti che si rifacevano
alle opere di Piero Sraffa, tra i quali Chima Anyadike Danes, Wynne Godley e Gary
Fields
39
, citando soprattutto gli studi di David Card e Alan Krueger, che negarono la
correlazione positiva tra salario minimo e disoccupazione. Raccogliendo i dati su salario,
occupazione e prezzi di vendita nel settore dei fast food per New Jersey e Pennsylvania,
Krueger e Card provano con rigore e innovazione come una delle principali convinzioni
economiche venga meno. Determinano, cioè, come l’aumento del salario minimo non
abbia alcun effetto negativo sulla domanda di lavoro (e nemmeno su retribuzioni
accessorie o profili salariali), al contrario, si osserva un aumento nei livelli occupazionali
40
.
38
In particolare, citiamo l’economista statunitense A. Krueger che rivoluziona l’approccio empirico,
applicandolo allo studio del mercato del lavoro, di cui diviene uno dei massimi esperti. Riconoscimento che
gli viene conferito da Angrist J. e Pischke J. S. che riportano il suo approccio nell’articolo The credibility
revolution in empirical economics: how better research design is taking the con out of econometrics, Journal
of Economic Perspectives, American Economic Association, vol. 24(2), 2010, pp. 3-30. Spesso, infatti, lo
studio causale è suscettibile di assunzioni e conclusioni precostruite dal ricercatore che utilizza i dati, non
tanto per verificare una teoria ma, al contrario, per evidenziare la conferma di quanto sostenuto. Krueger è
fautore di un metodo opposto: sono i dati, espressione dei fatti reali, che bisogna osservare ed analizzare
senza manipolazioni. Con gli studi di Krueger inizia a diffondersi l’utilizzo dei natural experiments anche
per gli studi sul mercato del lavoro. Il vantaggio principale degli esperimenti naturali è quello di riuscire a
isolare l’impatto di un evento dalle altre variabili di quel fenomeno. Tale metodo sperimentale permette di
sottrarre discrezionalità al ricercatore sfruttando fattori al di fuori del suo controllo, naturali o non.
39
Menegatti E., Il Salario minimo legale, Aspettative e prospettive, op. cit., p. 2.
40
Card D., Krueger A. B., Minimum Wages and Employment: A Case Study of the Fast-Food Industry in
New Jersey and Pennsylvania: Reply, American Economic Review 90, 2000, pp. 1397-1420.
Katz L. F., Krueger A. B., The Effect of the Minimum Wage on the Fast-Food Industry, Industrial and
Labor, Relations Review 46, 1992, pp. 6-21.
Krueger A., in collaborazione con Card D., combina una serie di microdati e natural experiment in cui si
indaga sugli effetti dell’incremento del salario minimo, sui ristoranti fast food in New Jersey e Pennsylvania.
Nell’aprile 1992, infatti, il New Jersey aumentò il salario minimo da 4.25$ a 5.05$ l’ora, mentre in
Pennsylvania (stato confinante) rimase, nello stesso periodo, fissato a 4.25$. Si trattò di un evento esogeno
importante per valutare l’impatto causale della politica adottata e stabilire cioè se da questa dipendevano
19
Nella letteratura dominante, invece, il salario minimo era ed è tutt’oggi considerato
come una rigidità che ostacolerebbe l’occupazione. Da un lato, infatti, il maggior costo del
lavoro è trasferito sui prezzi finali, determinando una caduta della domanda aggregata e
una conseguente riduzione dell’occupazione, dall’altro, costituisce un incentivo per
impiegare più capitale. Accettare la prima risposta, però, significherebbe rifiutare che il
lavoratore è anche consumatore e sono soprattutto i lavoratori nei decili più bassi del
reddito ad avere una maggiore propensione al consumo e a sostenere, quindi, la domanda
41
.
Ulteriore conferma è giunta dai primi dati disponibili dalla Germania che, nel 2015, ha
introdotto un salario minimo nazionale
42
. Le analisi empiriche condotte, utilizzando la
stessa tecnica di Krueger, mostrano come non ci sia alcun effetto negativo
sull’occupazione, soprattutto nelle regioni caratterizzate da una maggior presenza di
lavoratori che in precedenza erano sotto la soglia del salario minimo
43
.
I numerosi studi empirici condotti sugli effetti economici del salario minimo, sembrano
mostrare, quindi, effetti non-negativi sull’occupazione
44
e, al contrario, positivi su salari e
redditi, con un incremento del potere di acquisto dei lavoratori/consumatori, fungendo, in
direttamente altri effetti sul mercato del lavoro, come un aumento della disoccupazione. Sulla base dei dati
raccolti, prima e dopo l’incremento del salario minimo, l’occupazione nei due Stati risultò leggermente
incrementata.
41
Fana M., Giangregorio L., L’uomo che insegnò ai liberali il salario minimo, in “Jacobin Italia”, Marzo
2019. Disponibile su: www.jacobinitalia.it.
42
Con la legge del 11 agosto 2014 “Gesetz zur Regelung eines allgemeinen Mindestlohns –
Mindestlohngesetz”.
43
Ahlfeldt G., Roth D., Seidel T., The regional effects of Germany’s national minimum wage, articolo in
Economics Letters, Vol. 172, 2018, pp. 127-130.
44
Gli studi empirici più citati in letteratura sono sicuramente quelli provenienti dagli Stati Uniti. Di seguito
per approfondimenti: Dube A., Lester T. W., Reich M., Minimum Wage Effects Across State Borders:
Estimates Using Contiguous Counties, The Review of Economics and Statistics 92, 2010, pp. 945–964; Dube
A., Lester T. W., Reich M., Do Frictions in the Labor Market? Accessions, Separations and Minimum Wage
Effects, Working Paper 5811, IZA Discussion Paper Series, 2011; Allegretto S. A., Dube A., Reich M., Do
Minimum Wages Really Reduce Teen Employment? Accounting for Heterogeneity and Selectivity in State
Panel Data, Industrial Relations 50, 2011, pp. 205-240.
20
questo modo, da strumento di sostegno per i consumi, secondo la visione keynesiana
45
.
Dagli studi emerge, inoltre, che qualora il salario minimo vada ad incidere sul tasso di
disoccupazione generale, questo sarebbe di gran lunga modesto, con il risultato, soprattutto
se posto in relazione ad altri fattori che producono cambiamenti nei livelli occupazionali,
di essere difficilmente misurabile e valutabile
46
o addirittura trascurabile, se il livello del
minimo è ragionevolmente fissato. A preoccupare maggiormente infatti, sono i risvolti
occupazionali dovuti dalla fissazione di un salario minimo ad un livello troppo elevato,
soprattutto per quanto riguarda l’occupazione dei giovani e dei lavoratori meno
qualificati
47
.
1.3.3 Salario minimo, costo del lavoro e produttività
Le imprese, per far fronte al maggior costo del lavoro causato dall’introduzione di un
salario minimo, possono reagire fondamentalmente in tre modi: diminuire il personale o le
ore di lavoro, aumentare i prezzi dei prodotti o servizi, (scaricando il maggior costo sui
clienti), diminuire i margini di profitto (con il rischio di non coprire del tutto i costi e
presentare delle perdite).
Significativa, in questo senso, appare l’analisi condotta nel Regno Unito da parte della
Low Pay Commission (organizzazione indipendente che fornisce consulenza al governo
britannico sul salario minimo nazionale) sugli effetti prodotti dall’introduzione del
National Minimum Wage. Nell’ultimo report del 2018 si sottolinea come le imprese di
diversi settori registrano riduzioni di profitto in seguito all’imposizione salariale. Risultano
maggiormente colpite le imprese del commercio al dettaglio, pulizia, produzione
45
Keynes J. M., Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, a cura di Cozzi T. e
traduzione di Campolongo A., Utet, 2017.
46
Belman D., Wolfson P.J., What does the minimum wage do?, Kalamazoo, 2014.
47
Boeri T., Lucifora C., Salario minimo e legge delega, 26/09/14, in “lavoce.info”, disponibile su:
www.lavoce.info.
21
alimentare, commercio all'ingrosso, orticoltura, alberghiero e ristorazione, dove il salario
minimo è destinato ad avere maggior impatto viste le retribuzioni particolarmente basse
praticate prima della sua introduzione
48
. Per completezza, bisogna sottolineare che, in
alcuni casi, questo effetto possa essere stato causato da fattori diversi e ancora più influenti
del salario minimo. Attualmente però, non si dispongono analisi corrette e specifiche dato
che, soprattutto in ambito socioeconomico, molti meccanismi operano
contemporaneamente e dipendono fortemente dal contesto storico-politico entro cui ci si
muove.
Il secondo effetto registrato, oltre all’erosione dei margini di profitto, risulta essere il
trasferimento dei costi sui clienti, sotto forma di prezzi più elevati. Lo studio è stato
condotto analizzando gli indici di prezzi al consumo, Consumer Price Index (Cpi), Retail
Price Index (RPI) e Services producer price index (SPPI), che confermano tale
fenomeno
49
.
In alcuni studi più recenti condotti in Regno Unito
50
e Stati Uniti
51
, inoltre, si osserva
un’interessante relazione positiva tra salario minimo e produttività, anche se non si hanno
dati e prove esplicite circa le modalità con cui ciò avviene. L’esistenza di prove indirette
però, su salari, occupazione, profitti, investimenti in formazione, grado di autonomia dei
dipendenti e assenteismo, sembrano confermare che il salario minimo abbia influenzato il
48
Si veda il report della Low Pay Commission: “National Minimum Wage. Low Py Commission Report
2018”, visionabile su: www.gov.uk.
49
Il CPI e RPI forniscono informazioni sui prezzi per i consumatori, mentre il SPPI è l'indice dei prezzi dei
produttori di servizi che raccoglie informazioni sulle transazioni business-to-business. Dall'introduzione del
salario minimo nell'aprile 1999, il SPPI è aumentato del 33%, mentre CPI e RPI sono aumentate più
rapidamente, rispettivamente del 40% e del 58%. Dai dati, nella maggior parte dei casi, sembra che le
aziende hanno trovato più semplice aumentare i prezzi dei beni e dei servizi rivolti ai consumatori piuttosto
che quelli rivolti ad altre imprese. Però, fattori diversi dal salario minimo potrebbero essere stati ancora più
influenti, ma non si dispongono, attualmente, analisi corrette e specifiche.
50
Bernini M., Riley R., Exploring the relationship between the national minimum wage and productivity,
LPC Workshop, London, September 2015.
51
Hirsch B.T., Kaufman B.E., Zelenska, T., Minimum wage channels of adjustment, in Industrial Relations
54, 2015, pp. 199-239.
22
rapporto capitale/lavoro
52
e ci suggeriscono che i salari minimi possono aumentare la
produttività totale dei fattori. Le imprese, ad esempio, tendono a diminuire la quota di
lavoratori con basse qualifiche all’interno dei loro organici e a ridurre la probabilità di
licenziamento dei lavoratori ad alte competenze, mentre, di contro, sono indotte ad
investire in processi produttivi a più alta intensità di capitale. Così, se da un lato il salario
minimo provocherà dei costi più elevati, dall’altro la sostituzione di lavoro con capitale
sarebbe il meccanismo di regolazione prevalente che potrebbe portare a miglioramenti
della produttività
53
. Si tratta di una funzione di incentivazione agli investimenti in capitale,
sia materiale (macchine, innovazione di prodotto e processo) che immateriale (conoscenza,
professionalità), secondo il principio della frusta salariale (wage whip) di Sylos Labini
54
che spinge la singola impresa alla continua riorganizzazione e al tempo stesso, moltiplicata
per tutte le imprese che riesce a raggiungere, sostiene attraverso i salari la crescita dei
consumi e del mercato interno
55
. Soltanto salari più alti spingono l’impresa a ricercare
maggiore valore aggiunto e maggiore produttività nell’organizzazione di impresa e in
nuovi processi e prodotti. Come sottolineato dai coniugi Webb in Industrial democracy del
1897
56
, “quando il costo del lavoro aumenta, le imprese cercano modi più efficienti nel fare
le cose”.
52
Rizov M., Croucher R., Lange T., The UK National Minimum Wage’s impact on productivity, in British
Journal of Management, Vol. 00, 2016, disponibile su: www.researchgate.net.
53
Machin S., Manning A., The effects of minimum wages on wage distribution and employment: Evidence
from the U.K. wages councils, Industrial and Labor Relations Review, 47 (2), 1994, pp. 319-329.
54
Tronti L., Una nuova politica salariale: se il sindacato impugna la frusta salariale, articolo in Diario del
lavoro, 2017. Si cita, di seguito, un passaggio significativo presente nell’articolo: “Va anche ricordato che
Paolo Sylos Labini si è inutilmente battuto per vent'anni (le sue pubblicazioni sul tema spaziano dal 1984 al
2004) per far comprendere a tutti la portata delle analisi di Adam Smith e David Ricardo (ma poi anche di
Verdoorn, Kaldor e Okun), che la crescita della produttività dipende, secondo diversi canali di attrazione e di
spinta, dalla crescita dei salari e del costo del lavoro, e non viceversa. Ragione per la quale una delle ragioni
principali del “male oscuro” della modestissima dinamica della produttività che affligge dal 1995 l’economia
italiana risiede proprio nella stagnazione dei salari reali”.
55
Tronti L., Perché i salari non crescono?, in “keynesblog.com”, 2017, www.keynesblog.com.
56
Webb B., Webb S., Democrazia industriale, (Traduzione italiana), Torino, 1912, p. 710.
23
Le analisi condotte empiricamente sembrerebbero escludere, o per lo meno
minimizzare, gli effetti negativi del salario minimo. Una sua particolare criticità, come
accennato, può derivare, al più, dal livello monetario al quale viene fissato, ma i possibili
effetti negativi che si avrebbero sembrano essere ben compensati da quelli positivi
57
.
A differenza di quanto enunciato dalla teoria neoclassica, le esperienze empiriche
sembrano suggerire miglioramenti occupazionali quantitativi e qualitativi. Inoltre, se è pur
vero che il salario minimo è causa di un incremento del costo del lavoro, può altresì porsi
come strumento di prevenzione del fenomeno di social dumping
58
, espressione con cui
viene indicata la pratica di alcune imprese (soprattutto multinazionali) di localizzare la
propria attività in aree in cui possono beneficiare di disposizioni meno restrittive in materia
di lavoro o in cui il costo del lavoro è inferiore. In quest’ottica le imprese che non
riconoscono retribuzioni minime accettabili ai lavoratori attuano comportamenti
opportunistici e parassitari, dannosi per la competizione. Avendo a disposizione lavoratori
sotto remunerati, compensano le inefficienze organizzative e manageriali, ritardando
riorganizzazioni e ristrutturazioni con l’impiego di beni tecnologici performanti, oltre
all’impiego di risorse umane più qualificate. In questo modo si limita l’espansione e la
crescita delle imprese più moderne e meglio organizzate
59
. L’effetto finale sarà una
produttività del lavoro notevolmente più bassa con una lenta introduzione di nuove
tecnologie e innovazioni di prodotto.
57
Dalle analisi empiriche emerge l’incidenza positiva su produttività, salari e occupazione, oltre alla
funzione, universalmente condivisa, di contrasto della povertà garantita dal salario minimo. Si veda, a questo
proposito, lo studio di Addison J., Blackburn L., Minimum wages and poverty, in Industrial and Labour
Relations Review, 1999, vol. 52, n. 3, p. 393, in cui si rileva che gli incrementi di salario minimo avvenuti
negli Stati Uniti negli anni ’90 hanno contribuito a ridurre la povertà e Stiglitz J. E., Le nuove regole
dell’economia, Milano, 2016, in cui si indaga e chiarisce come si sia arrivato all’attuale situazione di
concentrazione della ricchezza.
58
Alber J., Standing G., Social dumping, catch-up, or convergence? Europe in a comparative global context,
Journal of European Social Policy, 2000.
59
Deakin S., Wilkinson F., Labour standards: essential to economic and social progress, London, 1996, p.
15.