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Introduzione
Il mar Mediterraneo è una delle entità geografiche più volubili ed
eterogenee che caratterizzano l’attualità del nostro pianeta e,
parlare di esso, non significa trattare soltanto la nostra storia ma
quella di tutta l’umanità.
Infatti, all’interno di questo bacino, che pur rappresenta una
Regione per dimensioni inferiore rispetto ad altre riscontrabili a
livello globale, ritroviamo una varietà di culture ed esperienze così
ampia e concentrata che finisce per renderlo unico nel suo genere e
di notevole interesse, sia storico che moderno, per ogni settore
socialmente rilevante.
Alla luce delle nuove rotte, provenienti soprattutto dall’Asia,
che stanno contrassegnando gli attuali traffici produttivi e
commerciali mondiali, esso sta riacquistando una fondamentale
importanza ed una considerazione, di carattere sia strategico che
logistico, di cui forse sentiva la mancanza rispetto ai secoli
precedenti.
L’Italia, in quest’ottica, appare come un Paese che possiede
tutte le caratteristiche utili e favorevoli affinché si possa candidare
quale protagonista di spicco nel panorama dei processi volti a creare
delle sinergie tra le varie sponde del bacino. E questo non deriva
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soltanto da una posizione privilegiata, di cui dispone in maniera
geograficamente naturale, ma è ben collegata all’evidenza del fatto
che la nostra Nazione, nella sua storia, è sempre risultata essere un
partner preferenziale e abile nella realizzazione di rapporti, umani e
non solo, con i Popoli delle varie comunità presenti nell’Area
mediterranea e, soprattutto, con quelle relative alla sponda
nordafricana.
Una delle principali armi su cui lo “stivale” deve fare
affidamento, per fungere da collante nell’intera Regione e
garantirne uno sviluppo equo e prosperoso, è senz’altro
rappresentata dall’impresa. Il settore dell’imprenditoria, infatti, sta
ricoprendo un ruolo sempre più importante ed in esso, le piccole e
medie imprese (PMI), in quanto soggetti in crescita sempre più
esponenziale sui mercati, figurano come quelle realtà che, non
rispecchiandosi nelle politiche espansionistiche, di profitto a tutti i
costi e di sfruttamento che caratterizzano la fase economica attuale
condotta dalle società multinazionali, si presentano in una veste più
accomodante e, dunque, più vicina alle realtà economiche locali
che, partendo dal “piccolo” possono diventare “grande”,
accingendosi meglio ad affrontare le occasioni ed i rischi insiti nelle
congiunzioni economiche contemporanee. Il tutto badando in
maniera accurata al fatto che si è appena usciti dalla morsa di una
delle crisi globali più aspre che abbiano mai caratterizzato le
congetture di carattere economico-finanziario mondiali, e che
l’Italia, data comunque dalle statistiche come tra i Paesi che
recupererà prima e meglio, e tutti gli altri Stati si stanno avviando
verso il tragitto che condurrà ad una lenta ma inevitabile ripresa.
Verranno ora presentati, in estrema sintesi, le singole
introduzioni dei vari capitoli che si incontreranno nella lettura, al
fine di offrire un quadro generale sul percorso offerto dal presente
esposto.
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Nel primo capitolo verrà trattato il ruolo dell’Italia alla luce
della sua posizione geostrategica nel cuore del Mediterraneo. Essa,
infatti, proprio per il suo posizionamento ha l’opportunità di
sfruttare in maniera favorevole i flussi internazionali di transito delle
merci di ogni sorta che, transitando per il canale di Suez e
provenienti dall’Asia e dal Medio-Oriente, si dirigono in direzione
dell’Europa. In tale ottica si rileva, dunque, la preminenza di un
elemento di grande utilità e vantaggio che accompagna le
operazioni economico-commerciali moderne e costituito dalla
logistica.
Nel secondo capitolo, inizialmente si discuterà delle
caratteristiche proprie del sistema industriale italiano e del ruolo,
quasi totale, che in esso giocano le PMI in quanto elemento basico
costitutivo del nostro tessuto produttivo. In seguito verranno
analizzati i Paesi terzi mediterranei (PTM) che rappresentano uno
sbocco naturale per la nostra Nazione al fine di creare quel tessuto
imprenditoriale sinergico che sia utile ad avvantaggiare entrambe le
sponde del bacino in un’ottica di scambio e cooperazione. Ciò verrà
fatto sia nei confronti dell’ambito europeo, in quanto non dobbiamo
dimenticarci di come le nostre appartenenze comunitarie implichino
delle questioni a cui dobbiamo attenerci nello svolgimento delle
attività desiderate, sia nell’ambito dei confini più strettamente
nazionali, per dimostrare come l’Italia si debba proporre quale
perno della politica europea nel Mediterraneo anche in vista degli
scenari recenti e futuri. Infine, si volgerà lo sguardo verso quegli
argomenti che il sistema-Italia è stato in grado di affrontare in
questo suo progetto, sia rilevando gli obiettivi raggiunti in tal senso
sia mettendo in evidenza quali sono gli ostacoli che tuttavia si
frappongono ad una completa realizzazione di programma.
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Nel terzo capitolo verrà dato adito al tema
dell’internazionalizzazione in quanto fattore utile per ogni Paese, nel
nostro caso ovviamente l’Italia, nella sua evoluzione in senso
adattivo alle condizioni globali poste dall’economia e di crescita per
quel che riguarda i propri introiti materiali ed i benefici anche non
materiali. In seguito verranno descritti quelli che sono, sia a livello
europeo che a livello nazionale, gli strumenti idoneamente preposti
a supporto delle PMI nel loro processo di crescita ed espansione
nonché facilitanti il loro accesso a nuovi o difficili mercati esteri. Si
tratta di mezzi che spesso diverse aziende neanche conoscono o
fanno utilizzo e ciò finisce col risultare controproducente per le
stesse poiché grazie ad una loro corretta applicazione potrebbero
godere di maggiori vantaggi. Successivamente, si aprirà la
questione legata agli investimenti diretti esteri (IDE), elemento-
chiave per la creazione di un ambiente florido e attraente per
l’imprenditoria in generale nonché fattore da non sottovalutare per i
possibili ritorni che una loro ingente e accurata propensione di
utilizzo può arrecare agli interessi degli investitori stessi che però, di
sicuro, necessitano di un ceto grado di fiducia nei mercati di
riferimento affinché ciò si possa concretamente realizzare e, come
vedremo, non sempre risulta possibile. Infine, si farà un breve
cenno alla situazione del sistema bancario italiano ed alle sue
connessioni nei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo per
valutare l’applicabilità effettiva e le problematiche intestine degli
strumenti a sostengo delle imprese interessate ad operare
all’estero.
Il quarto capitolo sarà l’esposizione di un case study concreto.
In seguito alle numerose ricerche relative a questo lavoro, che
hanno visto la scansione e l’analisi di varie tipologie di azienda per
settori ed interessi, si è deciso di riferirsi all’impresa di costruzione
di macchine ed impianti per l’estrazione dell’olio Officine Meccaniche
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Toscane S.p.A. (O.M.T.) come esempio reale di quel tipo di società
che, grazie agli scambi commerciali ed alle politiche cooperative con
attori facenti capo ai mercati dell’altra sponda, rappresenta il caso a
supporto della presente tesi. Ovvero, si tratta di esprimere la
manifestazione di una possibile sinergia a livello dell’intero bacino
mediterraneo per quanto concerne il settore imprenditoriale che
fungerebbe, così, da collante unitario per l’intero settore di stampo
produttivo-commerciale migliorandone la qualità e la quantità per
quanto riguarda la sponda Nord e, al contempo, aiutando lo
sviluppo e l’implemento di integrazione dei mercati della sponda
Sud. Tale azienda, pertanto, si potrebbe candidare quale punto di
riferimento da seguire per molte altre imprese che ancora non
hanno giovato dei benefici relativi ad una loro internazionalizzazione
preferendo rimanere rinchiuse, spesso, in dei preconcetti di tipo
provinciale legati alla cultura propria del nostro Paese.
Più in generale, col presente lavoro, si vuole dimostrare come
l’Italia, tra vocazioni ed occasioni e tra punti di forza e fragilità,
abbia le capacità di proiettarsi verso il sud del Mediterraneo per fare
da ponte di leva alla creazione di una florida area comune tra
Europa ed Africa da cui tutti ne possano giovare e che possa legare
una volta per tutte, dopo tante parole e tentativi, le varie sponde
che si affacciano nel bacino.
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Capitolo
1
Il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo con la globalizzazione
gestita da Oriente
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1.1
L’Italia nel nuovo asse del sistema economico e
commerciale proveniente dall’Asia.
Il mar Mediterraneo è uno dei bacini più eterogenei e complicati del
nostro pianeta, nel quale realtà simili e differenti tra loro si
affiancano, si incontrano, si scontrano ma che, in ultima istanza,
finiscono con l’intersecarsi. Qui, una moltitudine di civiltà e culture,
guidate da diverse religioni, società ed interessi, si riversano lungo
le proprie coste, vaste ma tuttavia ben limitate.
Infatti, all’interno del Mediterraneo sicuramente non ci si può
perdere, come può accadere ad esempio in un contesto oceanico,
eppure molto estese ed evidenti possono essere le distanze che
separano tali società in qualsiasi ambito. Ritroviamo le distanze
religiose, che trovano il loro clou nelle diatribe tra cristiani, ebrei e
musulmani; ma vi sono anche distanze che sono dettate da secolari
percorsi storici, pensiamo all’Impero ottomano ma anche a quello
asburgico e alle varie potenze europee. Insomma, tutti questi
soggetti affondano le proprie radici nel Mare Nostrum, un posto in
cui le distanze sono ben marcate ma non illimitate poiché al finale ci
si incontra sempre.
A cavallo tra XIX e XX secolo nel Mediterraneo hanno luogo
dei grandi cambiamenti. Le realtà e gli ideali degli Stati crearono dei
sussulti nazionalisti all’interno delle varie comunità che scossero in
profondità i vari Imperi dominanti portando gli Stati europei a
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proiettarsi, alla ricerca di controllo di nuovi territori, verso la sponda
Sud del bacino e facendo cosi diventare il Mediterraneo ancora di
più un mare delle Nazioni, comprese sia quelle nate da poco che
quelle europee dalla lunga storia.
L’Italia in tutto ciò è senz’altro una Nazione europea, ma
comparandola con le altre ha sicuramente una storia molto più
breve in quanto si tratta di uno Stato che è frutto di un recente
processo che ha condotto all’unificazione nazionale.
E’ a partire da questo momento che l’Italia cerca una sua
collocazione all’interno dell’Area del bacino, dato che appare come
soggetto nuovo nell’ambito della vecchia storia mediterranea ma
che, allo stesso tempo, porta nella sua cultura varie tracce del
passato. Ciò in quanto, già prima della nascita del Paese, degli
italiani vivevano sparsi lungo le rive orientali e meridionali del
Mediterraneo stesso, imprimendo cosi nella nuova classe politica la
tendenza ad avere quasi una vocazione mediterranea per la
Nazione.
A detta di una celebre lettura di Fernand Braudel
1
, la storia
economica e capitalistica è volta alla globalizzazione dei sistemi
produttivi, commerciali e finanziari da circa cinquecento anni. Con
questo si vuole sostenere, insomma, che quello che ci appare oggi
un fenomeno relativamente recente, la globalizzazione, in realtà
dimostra di contaminare le nostre vite e società ben da più lontano
nel passato che di quanto si voglia credere nella nostra storia
attuale. Tuttavia sembra evidente la necessità di una
contestualizzazione di tale fenomeno che porti a rilevare come esso
obiettivamente ha subito una difficile ed elaborata evoluzione,
spesso contraddittoria, nel corso dei secoli tanto da poter sostenere
che abbia avuto diverse fasi.
1
Braudel
F.
(1987),
Il
Mediterraneo.
Lo
spazio,
la
storia,
gli
uomini,
le
tradizioni,
Bompiani,
Milano.
12