4
Per dare conto di queste trasformazioni è stata condotta un‟analisi di alcuni dei siti
web riconducibili alla campagna ufficiale dei candidati presidenziali, giudicati più
rilevanti in base a criteri che riguardano il design, l‟organizzazione dei contenuti e
la navigabilità, ma soprattutto la presenza di strumenti di interazione messi a
disposizione degli utenti; questo elemento è stato interpretato come il segnale di
un cambiamento nell‟utilizzo del mezzo in direzione di sempre maggiori
coinvolgimento ed interattività. Sulla base di questi criteri è stata costruita
un‟apposita scheda di rilevazione che, al fine di misurare eventuali cambiamenti
introdotti con l‟avvicinarsi del voto, ha guidato l‟analisi dei siti in tre momenti
diversi: la prima metà di novembre 2007, la prima metà di gennaio 2008 e la
prima metà di marzo 2008.
Nel terzo capitolo saranno esplorate le variazioni che la rete stessa ha subìto
nell‟aspetto, nelle funzioni, e nei suoi rapporti con il sistema d‟informazione: se
prima internet veniva utilizzato principalmente come mezzo di comunicazione per
attingere informazioni, l‟esperienza odierna delle campagne elettorali on line
dimostra come esso si sia trasformato in un vero e proprio strumento di
partecipazione, che consente agli utenti non solo di essere realmente connessi tra
loro attraverso la costruzione di comunità on line, ma anche di interagire con il
mezzo stesso e con la fonte in una maniera inedita. Si considereranno i rapporti
instaurati tra la rete ed il sistema dei media tradizionali nella copertura delle
campagne elettorali. L‟osservazione di alcuni tra i più visitati siti internet di
testate giornalistiche (a stampa e televisive), confermerà la tendenza in atto, che
vede la rete imporsi come un canale prezioso di veicolazione di informazioni
inerenti le campagne elettorali.
Infine, il capitolo quarto indagherà le potenzialità di internet in merito alla
costruzione di un nuovo attivismo, che ha preso il nome di “netroot activism”,
caratterizzato dalla nascita di veri e propri movimenti che compaiono
spontaneamente in rete allo scopo di influire sulle elezioni esercitando una
pressione sull‟opinione pubblica. Sarà preso in considerazione il ruolo che il web
sta ricoprendo nell‟annullamento della mediazione giornalistica, offrendo
strumenti come i blog, i popolarissimi siti di video-sharing e di social networking
You Tube e MeetUp, che consentono di prendere direttamente parte ai dibattiti
per rivolgere domande, critiche e proposte ai candidati, di raccogliere attivisti, di
informarsi ed organizzarsi. Si tratta di una nuova forza sociale che gli attori
tradizionali della comunicazione politica non possono più permettersi di ignorare.
5
CAPITOLO PRIMO:
USO POLITICO DI INTERNET
1.1. La comunicazione politica ed elettorale nell‟età di internet
Nell‟ambito della comunicazione politica, la comunicazione elettorale si conferma
come l‟interesse dominante degli studiosi, specialmente sotto i profili della
copertura mediale delle campagne, e dell‟interazione con il funzionamento del
sistema politico. Durante gli appuntamenti elettorali, infatti, l‟interazione tra i
diversi attori si fa più intensa. Le campagne elettorali corrispondono ad un
“momento simbolico forte”
2
, nel quale si realizzano le dinamiche comunicative
legate alla raccolta del consenso e alla mobilitazione della volontà popolare. La
campagna coincide con lo spazio in cui si misura l‟effettiva capacità dei media di
incidere sulla politica. Per questo, molte ricerche ruotano intorno al tema degli
effetti che i media possono avere sugli elettori e sugli esiti elettorali. Le campagne
elettorali sono innanzitutto campagne di comunicazione, e quindi hanno subito
un‟evoluzione parallela alle trasformazioni avvenute con la diffusione dei mass
media. Nel corso degli anni, la comunicazione politica ha subito trasformazioni
rilevanti, soprattutto nelle democrazie occidentali, che nel corso del Novecento e
nei primi anni del nuovo millennio hanno affrontato un comune percorso di
mutamenti, a volte significativi, anticipati dagli Stati Uniti, che sono quindi
divenuti un importante punto di riferimento. Molti studiosi hanno ricostruito il
percorso evolutivo della comunicazione politica, definita da Mazzoleni come “lo
scambio e il confronto dei contenuti di interesse pubblico-politico prodotti dal
sistema politico, dal sistema dei media e dal cittadino-elettore”
3
, e sono tutti
concordi nel rinvenire al suo interno tre fasi principali: Blumler e Kavanagh
4
parlano di prima, seconda e terza era della comunicazione politica; Pippa Norris
5
,
analizzando i processi di modernizzazione delle campagne in molti paesi
occidentali, ha proposto la seguente periodizzazione storica dell‟evoluzione delle
contese elettorali:
1) Era premoderna (USA: 1850-1950 circa; Italia: 1945-1990 circa): in tale
periodo, definito anche della “comunicazione di apparato”
6
, le campagne elettorali
venivano condotte esclusivamente dai partiti, molto forti perché radicati sul
2
Mazzoleni G., La comunicazione politica, Il Mulino, Bologna, 2004, p. 135
3
Ivi, p. 29
4
Blumler J., Kavanagh M., The Third Age of Political Communication: Influences and Features, in
“Political Communication”, 16, 3, p. 209-230.
5
Norris P., A Virtuous Circle. Political Communications in Postindustrial Societies., Cambridge,
Cambridge University Press, 2000
6
Mancini P., Manuale di comunicazione pubblica, Laterza, Roma-Bari, 2006, p. 145
6
territorio e nelle coscienze degli elettori, che confermavano lo stretto legame
tramite il “voto di appartenenza”. Le campagne, a bassa intensità di capitale e ad
alta intensità di lavoro, erano volte a mobilitare i sostenitori rafforzando le
ideologie di appartenenza, e i politici utilizzavano uno stile comunicativo formale,
denso di arcaismi e spesso comprensibile a pochi. I dibattiti politici affrontavano
problemi a cui sembrava essere interessata solo la classe dirigente del partito, e
risultavano quindi molto articolati e complessi passando, secondo un‟espressione
di Vaccari
7
, “sopra le teste” degli elettori. L‟organizzazione delle campagne era
basata principalmente sui volontari, organizzati per la propaganda porta a porta,
ed era quindi locale e decentrata. Il secondo canale di comunicazione diretta di cui
disponevano i partiti era la stampa di partito, oltre a manifesti, volantini, e alla
radio. Siamo ancora lontani dall‟utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa.
2) Era moderna (USA: 1960-1990 circa; Italia: 1990-2001 circa): è caratterizzata
da un processo di indebolimento che interessa sia la presa che i partiti avevano
sull‟elettorato, sia il controllo che gli stessi esercitavano sulla comunicazione, non
solo negli Stati Uniti, dove i partiti tradizionali (Democratici e Repubblicani) si
vedono affiancare da nuovi partiti “indipendenti”, ma nel panorama complessivo
degli stati occidentali democratici, dove aumentano i soggetti politici in
competizione. La differenziazione sociale e la polverizzazione degli interessi sono
accompagnate da un‟accentuata complessità dell‟arena politica, all‟interno della
quale emergono nuovi gruppi legati all‟associazionismo civile (negli Stati Uniti i
Political Action Committees), tanto che Robert Dahl comincia ad utilizzare il
termine “poliarchia”
8
. Il voto d‟appartenenza viene sostituito dal “voto
d‟opinione”, slegato da rigide appartenenze e vincoli con il partito, con il quale gli
elettori non scelgono più soltanto in base alle tradizionali fedeltà partitiche, ma
tenendo conto anche dei programmi proposti dai candidati e delle loro
caratteristiche personali. Questo cambiamento fu sicuramente incentivato almeno
in parte dalla diffusione della comunicazione di massa, e in particolare della
televisione generalista, che si afferma con prepotenza al centro dei nuovi sistemi
di comunicazione. L‟obiettivo principale delle campagne diventa la persuasione:
l‟esigenza di comprendere gli orientamenti di un elettorato incerto e fluttuante, e
di convincere al voto gli incerti e gli indipendenti, fa sorgere il cosiddetto “partito
elettorale professionale” di cui parla Panebianco
9
, che si avvale di specifiche
competenze, quali esperti di marketing, di comunicazione, di raccolta fondi,
sondaggisti e psicologi, e tutta la nuova schiera di consulenti politici, il cui
compito è quello di indagare le dinamiche del voto. La durata delle campagne si
allunga, e la loro organizzazione si accentra in un quartier generale.
2
Vaccari C., La comunicazione politica negli Usa, Carocci Editore, Roma, 2007, p. 16
8
Dahl R., Polyarchy, Yale University Press, New Haven, 1971 (trad. it. Poliarchia, Angeli, Milano
1986)
9
Panebianco A., Modelli di partito, Il Mulino, Bologna, 1982
7
Allo stesso tempo, i nuovi mezzi di comunicazione di massa come la televisione,
vengono sfruttati per raggiungere il più alto numero di persone con uno stesso
messaggio. Negli Stati Uniti, la campagna elettorale di Eisenhower, presentata nel
1952, sancisce l‟inizio della “New Media Age”, secondo la definizione di
Diamond e Bates
10
, e inaugura la prassi degli spot elettorali a fini propagandistici,
mentre in Italia bisognerà attendere il 1970-80 per le amministrative e il 1983 per
le politiche. Nel 1960 ha inizio invece l‟era dei dibattiti televisivi, con i due
candidati presidenziali Kennedy, ufficialmente consacrato dalla televisione, e
Nixon, in evidente difficoltà di fronte alle telecamere: per la prima volta due
personaggi politici si presentarono e furono giudicati più come persone che come
candidati legati ad un partito. Nel 1968 Nixon, memore di quella disfatta
conseguita nel dibattito con Kennedy, realizzò la prima campagna elettorale
pensata in funzione della televisione, e a tale scopo assunse nel suo staff
produttori e autori televisivi. Grazie alla larga adozione del mezzo televisivo
s‟impone un linguaggio più semplice, molto spesso ridotto a slogan, perché
rivolto ad un elettorato eterogeneo, più vasto, appartenente a diversi livelli
culturali e sempre più desideroso di partecipare alla politica.
3) Era postmoderna (USA: 1990-oggi; Italia: 2002-oggi): l‟ultima delle tre fasi
della comunicazione politica è caratterizzata da una complessità ancora maggiore
dell‟elettorato, il quale esprime il venir meno di forti legami d‟appartenenza con i
partiti e il calo nella fiducia verso le istituzioni governative, i partiti e i politici,
non più soltanto tramite il voto d‟opinione, ma anche attraverso l‟abbandono della
partecipazione politica. Gli elettori indipendenti non si avvalgono più soltanto
della possibilità di mutare il proprio comportamento di voto da un‟elezione
all‟altra, ma di volta in volta decidono se andare o meno alle urne. Tra gli
elementi strategicamente rilevanti nelle campagne elettorali postmoderne quindi,
oltre alla persuasione dell‟elettorato indipendente, che rimane una priorità
fondamentale, subentra la propensione dei cittadini ad esprimere o meno il proprio
voto. A ciò si aggiungono trasformazioni significative nell‟assetto della
comunicazione di massa, con il moltiplicarsi dei mezzi a disposizione: ai
tradizionali canali radiofonici e televisivi generalisti si affiancano offerte
specializzate che utilizzano tecnologie digitali e satellitari, mentre i nuovi media
ampliano la quantità delle informazioni disponibili e le opportunità di
partecipazione per i cittadini. Le campagne elettorali si complicano dal punto di
vista organizzativo, con divisioni specializzate e consulenti con competenze
tecniche e tecnologiche di nicchia, mentre il coordinamento diventa fortemente
decentralizzato, caratterizzato dal ricorso a reti esterne e de-gerarchizzate di
volontari. Come afferma Vaccari, si riscontra una tendenza a centralizzare le
decisioni e a decentralizzarne l‟applicazione. Si riscopre il valore della
comunicazione interpersonale e dei rapporti faccia a faccia, e il marketing
sperimenta nuovi approcci esperienziali e relazionali, introducendo strumenti
tecnologicamente avanzati che favoriscono la personalizzazione dei contenuti e
10
Diamond E., Bates S., The Spot, The Mit Press, Cambridge, 1984
8
forme di discussione orizzontale, tra pari. Le campagne postmoderne uniscono
quindi una grande componente di innovazione tecnologica al recupero di forme di
comunicazione localizzate proprie dell‟era premoderna. L‟utilizzo sempre più
massiccio della tecnologia rende ancora più alto il numero di professionisti
coinvolti nella campagna elettorale, impegnati nella predisposizione di sondaggi
specifici, focus group, siti web; il ricorso a sondaggi e ricerche si fa sempre più
massiccio e costante, non solo nel periodo che precede le elezioni, ma anche nel
corso delle attività di governo, dando vita alla “campagna permanente”.
Il panorama odierno della comunicazione politica è costituito dalla terza fase,
caratterizzata dall‟abbondanza di mezzi di comunicazione, dalla loro pervasività,
dalla velocità e dalla convergenza. I nuovi media si conquistano un posto di
rilievo accanto alla televisione e ai media tradizionali, e sempre maggiore è
l‟attenzione che viene rivolta a internet e alle attività che essa rende possibili,
spesso come alternative all‟informazione ufficiale o mainstream. In letteratura
sono due i modelli della comunicazione politica che si sono imposti. Il primo, il
modello “pubblicistico-dialogico”, inquadra la comunicazione politica all‟interno
di un ampio processo di interazioni tra tutte le componenti dello spazio pubblico
politico, dello spazio pubblico mediatizzato, e della società civile: le istituzioni
politiche, i mass media, e i cittadini, che tra loro sono in un rapporto di primi inter
pares. Secondo questa concezione quindi, i mass media non s‟identificano
semplicemente con il contesto della comunicazione, ma ne sono uno dei principali
promotori, contribuendo con la loro azione alla sua definizione. Quando lo
scambio comunicativo coinvolge contemporaneamente tutti e tre gli attori
dell‟arena politica, si ha la comunicazione politica mediatizzata.
Il secondo modello, o modello “mediatico”, attribuisce ai mass media un valore
aggiunto, e quindi un ruolo più forte rispetto agli altri due attori. Intorno agli anni
‟60, con l‟avvento della televisione, nell‟arena politica viene riconosciuto un ruolo
imprescindibile ai mass media. La prospettiva della mediatizzazione della politica
colloca lo svolgimento dell‟azione politica pubblica all‟interno dello spazio
mediale, o comunque lo considera dipendente in misura rilevante dall‟azione dei
media. L‟interazione tra i tre attori si verifica all‟interno dello spazio pubblico
mediatizzato. Lo spazio pubblico non è più un prodotto delle tre forze, come nel
modello precedente, ma s‟identifica largamente con i mass media. Essi al tempo
stesso fungono da canale tra il sistema politico e i cittadini, ma sono anche
interlocutori di questi ultimi, condizionandone la natura dei rapporti.
La presente ricerca intende analizzare l‟impatto che internet ha avuto nelle
elezioni presidenziali americane 2008 sull‟azione e sul comportamento di questi 3
attori:
ξ Sistema politico: i candidati alle presidenziali;
ξ Sistema dei media: organi d‟informazione con una presenza on line;
ξ Cittadini: elettori singoli o entità collettive.
9
I nuovi media sono considerati un mezzo potenzialmente rivoluzionario nel
mondo dell‟informazione politica, poiché permettono ai cittadini di accedere più
agevolmente all‟informazione politica e di partecipare più attivamente, grazie ad
un accesso più diretto ai leader politici e all‟offerta di maggiori occasioni di
dialogo politico. Internet non è un vero e proprio mezzo, ma una rete, e come tale
implica un complesso sistema di tecnologie, di attori e di contenuti che, grazie alla
crescente convergenza, si integrano con i vecchi media. Per riassumere gli
elementi chiave del ruolo di internet, esso ha stimolato l‟insorgere di nuove forme
di aggregazione del consenso e di mobilitazione politica, ha reso possibili forme
di democrazia diretta, privando il giornalismo tradizionale del monopolio
sull‟informazione, ma ha anche offerto spazi inediti al terrorismo e all‟apologia
dell‟odio, e aggravato il digital divide, cioè il divario tecnologico-culturale tra chi
può e chi non può.
1.2. Gli esordi della campagna elettorale Post-moderna
Le elezioni presidenziali americane del 2004 sono state indubbiamente il primo
vero banco di prova per le campagne elettorali on line e per internet, che si è
dimostrato uno strumento utile, anche se non ancora determinante per
l‟andamento di una competizione elettorale. Il primo a sfruttare a fondo internet a
scopi elettorali nella corsa alla Casa Bianca è stato l‟ex candidato democratico
Howard Dean, che ha costruito la propria base di fedelissimi e ha raccolto on line
decine di milioni di dollari di contributi. La sua campagna sul web ha saputo
creare un‟intensa partecipazione da parte dei suoi sostenitori. L'organizzazione
MoveOn, uno dei veri motori della campagna elettorale dei democratici, ha
caratterizzato le elezioni con la propria capacità di riunire la gente intorno a Dean
prima e a Kerry poi in ogni parte del paese e di trasformarla in gruppi di
pressione, attivisti e addetti alla raccolta di fondi. Con i soldi raccolti on line,
MoveOn ha poi finanziato velenose campagne di spot televisivi contro Bush11.
Ma la vera rivelazione delle elezioni 2004 sono stati i blog. La campagna ha
consacrato lo spessore e il seguito raggiunti da alcuni dei più noti blogger del
paese. Le campagne elettorali hanno dato per la prima volta ai blogger spazi
riservati alle Conventions estive e i grandi network tv hanno fatto a gara ad
assumerli come commentatori o a creare sui loro siti ufficiali dei link ai blog più
seguiti. La lezione di fondo che emerge da questo ingresso corposo della rete nel
destino finale di un‟elezione politica è semplice: i programmi elettorali nascono
con gli elettori, intesi come parte attiva del processo, e non “per” gli elettori.
Successivamente, molti altri Paesi hanno guardato alle presidenziali americane del
2004 come ad un modello da seguire ed imitare, e hanno dato luogo a numerose
sperimentazioni, tanto che si è parlato di “americanizzazione” delle competizioni
elettorali. In Francia, in Gran Bretagna e in Spagna, diversi rappresentanti dei
governi, dei parlamenti e dei partiti hanno iniziato a cogliere le possibilità offerte
11
Cfr. http://www.bushin30seconds.org