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Introduzione
Il presente lavoro è frutto di una ricerca sulle ricchezze di patrimonio culturale immateriale di cui
l'Italia dispone e sul ruolo che le Pro Loco svolgono nella sua tutela, gestione e promozione turistica.
La ricerca svolta intende approfondire tali tematiche secondo le loro molteplici sfaccettature.
L'obiettivo che si intende perseguire con questo elaborato, a sfondo turistico e culturale, è quello di
sottolineare l'importanza della presenza di elementi culturali immateriali nel territorio italiano, oltre
ad analizzare tecnicamente e criticamente il ruolo svolto dalle associazioni di volontariato (le Pro
Loco) nella tutela e nella promozione di queste peculiarità.
L'approccio all'argomento è dovuto ad un interesse personale dell'autrice nei confronti di realtà a
sfondo volontario, di piccole dimensioni, che però apportano benefici di tipo culturale, turistico ed
economico ai territori nei quali operano.
Lo studio del settore turistico, la passione per la scoperta e per il viaggio, la curiosità verso realtà
culturali minori e soprattutto l'attenzione nei confronti degli elementi culturali immateriali, sono tutte
motivazioni che hanno spinto l'interesse verso questa tesi di laurea.
Non vi è in questa sede la pretesa di individuare un modello di sviluppo e tutela culturale che debba
funzionare come dogma nelle realtà territoriali italiane. Quello che ci si propone è l'individuazione di
punti deboli, criticità e difficoltà organizzative delle associazioni Pro Loco che incontrano spesso
problemi nella convivenza con le istituzioni politiche anche locali. Si intende inoltre individuarne lo
sviluppo storico e le possibilità di crescita future di modo da indirizzarne l'operato in un'ottica di
collaborazione turistica mirata al decongestionamento dei flussi dalle grandi città.
Quelle in cui operano le Pro Loco sono realtà marginali, poco conosciute e per le quali si ha una
considerazione relativa, ma che rimangono punti di riferimento importanti per le tradizioni, gli usi, i
costumi e le peculiarità intangibili delle popolazioni. L'interesse nei confronti di queste realtà è sorto
appunto per questa loro importanza non riconosciuta e per la particolarità del fenomeno che si
scoprirà essere di origine e tradizione unicamente italiana, anche se recentemente avvicinata dalla
curiosità di paesi stranieri in via di sviluppo.
Il lavoro è stato reso possibile grazie alla collaborazione e all'interesse manifestato da soci volontari
di Pro Loco, da responsabili nazionali, regionali e provinciali di UNPLI (Unione Nazionale Pro Loco
Italiane) che hanno creduto nell'attività di ricerca proposta, fornendo materiale cartaceo, supporti
audiovisivi e numerose testimonianze ed interviste dal prezioso valore culturale intangibile.
L'idea sarà quella di intrecciare tutto il materiale di tipo intangibile raccolto, con alcuni, seppur
limitati, supporti cartacei: testi principalmente in lingua inglese su Intangible Heritage, nonché
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dettagli legislativi inerenti la convenzione UNESCO che ha riconosciuto l'importanza e la peculiarità
degli elementi di patrimonio culturale immateriale.
Il presente lavoro si propone, dunque, di dipanare un argomento poco discusso e marginalmente
considerato, affrontandolo secondo due approcci differenti: il primo con attenzione al contesto
internazionale e nazionale ed il secondo, più dettagliato, concentrato sulle realtà venete, veneziane e
sul caso studio della cittadina di Mirano, in provincia di Venezia.
L'approccio iniziale dell'elaborato sarà di tipo legislativo e storico, con particolare attenzione al
patrimonio culturale immateriale a livello internazionale, nazionale e locale; si affronterà in maniera
approfondita l'importanza del ruolo dell'UNESCO nella salvaguardia del Intangible Heritage e gli
strumenti utilizzati per la sua tutela. L'interesse si sposterà sul contesto nazionale italiano e sulla
ricchezza immateriale della sua cultura. A tale proposito ci si concentrerà, successivamente, sulla
figura molto particolare di associazioni di volontariato a stampo turistico e culturale: le Pro Loco. Si
vorrà capire in maniera precisa il loro modo di operare e di organizzare il territorio, grazie soprattutto
ai numerosi rapporti in essere con enti ed istituzioni territoriali.
Si approfondirà lo studio e la conoscenza dell'associazione nazionale UNPLI che coordina e gestisce
l'operato delle Pro Loco disseminate capillarmente nel territorio; da qui si partirà con uno studio
approfondito dei progetti attuati dal comitato nazionale a favore del recupero, della tutela e della
valorizzazione di elementi di patrimonio culturale immateriale.
In un secondo momento l'attenzione si sposterà su studi svolti nel territorio veneto, con riferimento ai
casi di salvaguardia immateriale individuati dai progetti UNPLI, si scopriranno realtà minori della
regione degne di nota culturale nonché turistica: Montagnana, Selva di Cadore, l'Altopiano di Asiago
e molte altre.
Nell'ottica di uno sviluppo futuro l'analisi si concentrerà anche sul rapporto di queste realtà con il
web 2.0 e le possibilità di crescita che ne potrebbero derivare.
Infine si intenderà avvicinare l'attenzione ed effettuare uno studio approfondito sulla realtà di
Mirano, un comune di 27 mila abitanti in provincia di Venezia; la scelta per questo caso studio
deriva dal personale interesse dell'autrice che in questo comune è nata e cresciuta, che per diversi
motivi continua a frequentare e per il quale direttamente ed indirettamente viene coinvolta in
iniziative e proposte legate a tradizioni, usi e costumi locali.
L'intento è quello di utilizzare il caso di Mirano come realtà dalla quale trarre esempio, cogliere
spunto e valutare difficoltà e punti critici, essendo essa culturalmente e turisticamente gestita da una
Pro Loco di piccole dimensioni che combatte ogni giorno con le difficoltà territoriali ed istituzionali
proprie di ogni realtà di volontariato turistico del territorio.
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Vista la particolare ricchezza cultuale materiale ed immateriale del territorio miranese e del
circondario si cercheranno delle possibilità di sviluppo turistico ed economico da ritrovarsi anche
nella possibile collaborazione tra Pro Loco limitrofe.
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I. Patrimonio culturale ed Heritage
Il patrimonio culturale, si identifica come l’insieme delle risorse culturali che contribuiscono allo
sviluppo sociale ed economico, implementando il capitale culturale e promuovendo le identità e le
diversità locali. Negli anni, il concetto di patrimonio culturale è andato ampliandosi e dopo una
prima distinzione tra culturale e naturale, si è operata un ulteriore classificazione identificando anche
il patrimonio culturale materiale e quello immateriale.
Possiamo identificare questo nuovo concetto di patrimonio culturale con la parola inglese Heritage,
la quale viene usata per identificare patrimoni culturali e naturali, nonché paesaggi, luoghi storici,
edifici, collezioni, pratiche culturali passate e presenti, conoscenze, saperi ed esperienze; Heritage è
tutto quanto riguarda il lungo processo di sviluppo avvenuto nel corso della storia, costituendo
l’identità di diverse nazioni nonché la forza trainante della loro crescita. Si utilizza spesso la parola
Heritage per definire “ciò che ha valore” e che si desidera trasmettere alle generazioni future.
Il concetto si è evoluto negli anni e viene oggi applicato sia all’ambiente storico che a quello naturale
ed edificato, ma anche ad ogni dimensione della cultura. Tra il termine cultura e l’espressione
Heritage esiste, infatti, un ovvio legame connesso principalmente ai monumenti storici e alle arti che
compongono una buona parte del concetto di patrimonio culturale ma anche dell’accezione di
Heritage; storia, cultura ed individui identificano infatti i punti cardine attorno ai quali si sviluppa il
concetto.
Molti testi concordano sul fatto che si possa parlare di Heritage in riferimento ad un’eredità da
trasmettere alle generazioni future sia come oggetti materiali (Tangible Heritage) sia come tradizioni
culturali (Intangibile Heritage). Una delle caratteristiche essenziali del Heritage è la selettività
perché non tutte le componenti del patrimonio culturale sono ritenute di eguale valore, ma ciò che si
decide di conservare è frutto di una selezione avvenuta nel passato, selezione svolta dalla società che
filtra gli elementi culturali in base a valori ed attributi.
Dall’elaborazione del concetto di Heritage è emerso un importante legame non solo con la cultura,
ma, di conseguenza, anche con il turismo. È stata così coniata la nozione di Heritage Tourism,
collegata al nascere di una nuova idea di turismo, come conseguenza di un più alto livello di
istruzione, maggiori redditi, crescente consapevolezza e l’inevitabile globalizzazione che, grazie
anche alla tecnologia, ha permesso lo sviluppo di una forma di turismo innovativa ed in continua
espansione.
Tra le principali attrazioni oggetto del Heritage Tourism ci sono elementi naturali, scientifici, ma
anche luoghi produttivi come fattorie e caseifici, centri manifatturieri, attrazioni socioculturali come
musei di vario genere, teatri, parchi e giardini, parchi tematici, gallerie, feste e spettacoli, case ed
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edifici antichi, monumenti alla memoria, città e paesaggi urbani, villaggi e borghi, campagne e
paesaggi, località di mare e regioni, luoghi sacri, cultura culinaria, industrie e fabbriche, luoghi e
memorie letterarie, negozi e ristorazione, trasporti ed alloggi nonché itinerari tematici.
Il lungo elenco di attrazioni, da me riassunto, permette di capire la vastità e multidisciplinarietà del
Heritage, oltre a sottolineare un’importante differenziazione operata al suo interno, ovvero quella tra
elementi tangibili ed elementi intangibili che indistintamente vengono riconosciuti come attrazioni
essenziali del Heritage Tourism.
Il patrimonio culturale immateriale diventa quindi parte integrante del capitale culturale ed elemento
essenziale del turismo moderno; si manifesta, pertanto, la necessità di salvaguardarlo e promuoverlo.
I.1 Intangible Heritage
La mia attenzione si concentrerà da questo momento in poi su quanto costituisce oggetto del
Intangible Heritage o ICH (Intangible Cultural Heritage); con un approccio agli strumenti legali e
finanziari utilizzati dai vari paesi per la salvaguardia e la tutela del patrimonio cultuale intangibile.
I.1.1 Che cos’è l’ ICH
Il concetto di Intangible Heritage è pur sempre da attribuire a quanto, tramandato di generazione in
generazione, possiede un valore da trasmettere, ma che esula da tutto ciò che di materiale appartiene
al patrimonio culturale di un luogo. Si considera, infatti, Patrimonio Culturale Intangibile tutto ciò
che viene costantemente ricreato dalle comunità in risposta all’ambiente che le circonda, alla loro
iterazione con la natura e la storia, nonché quanto contribuisce a creare la loro identità e la continuità
con le generazioni passate, con rispetto per la diversità culturale e la creatività.
Ad attirare la mia attenzione e suscitare curiosità per un approfondimento è stata la frase di uno
storico francese che nel definire l' Intangible Heritage afferma:
Credo che il paragone con il DNA permetta di chiarire la vera natura del patrimonio
culturale di una comunità: quest'ultimo è composto dall'insieme di ciò che caratterizza la
comunità e i suoi membri oggi. È il riflesso dell'evoluzione precedente di tale comunità e
può anche trasformarsi per influenze successive provenienti dall'interno e dall'esterno
1
.
1
De Varine H., Le radici del futuro. Il patrimonio culturale al servizio dello sviluppo locale, Bologna, CLUEB, 2005
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Con questo paragone, l'archeologo e museografo francese, sottolinea la centralità nella definizione di
patrimonio culturale di una comunità del suo aspetto immateriale, dando ad esso priorità rispetto al
complementare aspetto materiale.
La tutela e salvaguardia del ICH è oggetto della convenzione UNESCO per la Salvaguardia del
Patrimonio Culturale Immateriale (a cui dedicherò il prossimo paragrafo). Essa all’articolo 2
definisce il Patrimonio Culturale Intangibile come “le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le
conoscenze, il know-how - come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali
associati agli stessi - che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto
parte del loro patrimonio culturale.
2
”
La convenzione stessa afferma che il Patrimonio Culturale Immateriale si ritrova in diversi ambiti,
tra i quali:
Le tradizioni ed espressioni orali, ivi compreso il linguaggio, in quanto veicolo del
patrimonio culturale immateriale;
Le arti dello spettacolo;
Le consuetudini sociali, gli eventi rituali e festivi;
Le cognizioni e le prassi relative alla natura e all’universo;
L’artigianato tradizionale.
La traduzione italiana dell’articolo riporta un errore nell’ultimo punto, identificando come artigianato
locale la dicitura inglese traditional craftsmanship, ovvero le doti e le qualità manuali degli artigiani;
con la dicitura italiana si tenderebbe a concentrare l’attenzione più sull’aspetto materiale
dell’artigianato che sulle doti manuali e le abilità degli artigiani.
All’interno dello stesso articolo viene chiarito il concetto di intangibile con la seguente definizione:
Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è
costantemente ricreato dalle comunità e gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro
interazione con la natura e la loro storia, e fornisce loro un senso di identità e di continuità,
quindi promuove il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana
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Art. 2, Sezione 1 - Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, 17 ottobre 2003, Parigi
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Art. 2, Sezione 1 - Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, 17 ottobre 2003, Parigi
(traduzione dell'autrice)