3
Introduzione
Il presente elaborato si propone di trattare temi estremamente complessi e attuali, su
cui la ricerca sta concentrando particolare attenzione, al fine di individuare i legami che
intercorrono tra essi. Il primo tema sono le migrazioni internazionali, fenomeno epocale
che ha segnato l’intera storia umana e che adesso sta riguardando in maniera particolare
l’Europa, luogo di destinazione di consistenti flussi provenienti da Africa e Asia. Il
secondo tema è la criminalità organizzata transnazionale, vista come una minaccia per la
sicurezza dei paesi di destinazione dei flussi migratori, fenomeno che in virtù della
dimensione di transnazionalità diviene ancora più difficile da affrontare.
Di seguito vi sono altri temi, di certo non secondari per importanza, che emergono
nella discussione quali il soccorso umanitario, le previsioni del diritto internazionale,
l’integrazione europea e le innumerevoli questioni relative all’Africa, dalla sua arretratezza
economica alla sua instabilità politica e sociale. Sarebbe impossibile qui affrontare ognuno
di essi con l’attenzione che necessitano; infatti la presente tesi ne contiene solo dei cenni,
sufficienti almeno a poterne qualificare l’importanza.
La criminalità è spesso studiata in congiunzione all’immigrazione, al fine di poter
valutare il tipo di nesso che esiste tra loro. In questo caso si studia la propensione
dell’immigrato a delinquere e a diventare soggetto criminale. È opportuno sottolineare che
non sarà questo l’oggetto di studio di questo lavoro. Né tantomeno lo sarà l’immigrazione
in senso stretto, ovvero la presenza e l’insediamento di persone in un paese diverso da
quello di origine. Sarà invece oggetto di studio la migrazione, vale a dire la fase del
movimento del migrante dal suo paese di origine a quello di destinazione: è in questo
ambito che si esamineranno i ruoli delle organizzazioni criminali transnazionali,
considerate separatamente rispetto ai migranti. I movimenti migratori qui analizzati hanno
la caratteristica essenziale di essere irregolari: i migranti non sono in possesso di validi
titoli per l’ingresso nel paese di destinazione e spesso anche per l’attraversamento di quelli
di transito.
L’obiettivo di questo lavoro è fornire un’analisi oggettiva e scientifica sul legame
che intercorre tra migrazioni, traffico di esseri umani e criminalità organizzata, senza
pregiudizi e strumentalizzazioni, come invece avviene sovente nel dibattito pubblico, in
quello politico e sui mass media. Comprensibilmente, temi così delicati e polarizzanti
hanno in sé questo rischio ed è compito della ricerca fornire le più corrette spiegazioni. A
4
tal fine, il presente studio guarda ai fenomeni partendo dalla loro origine, sia storica che
geografica, andando a ritroso nel tempo e allargando la visione nello spazio per individuare
le cause prime, l’insieme di fattori che ne determinano il risultato. Per quanto riguarda le
migrazioni, dunque, questa tesi considera la loro ineluttabilità storica e, in particolare per i
flussi migratori dall’Africa all’Europa, dando uno sguardo ai paesi di origine e di transito,
al contesto sociale ed ambientale e agli attori coinvolti, alle loro relazioni e ai loro
comportamenti.
Il presente elaborato prende in esame un caso specifico, che è quello della
migrazione nigeriana verso l’Europa, indagando il ruolo delle organizzazioni criminali
nigeriane in questo processo e il loro radicamento nei paesi di destinazione, in particolare
l’Italia. Si è scelta la Nigeria per due precisi motivi: primo, la migrazione nigeriana è tra le
più consistenti negli ultimi anni, soprattutto verso l’Italia; secondo, le organizzazioni
criminali nigeriane, radicate sia nel paese di origine che in quelli di destinazione, risultano
avere un certo ruolo in questo movimento di persone. Il tenore e la specificità di questo
ruolo sono oggetto d’indagine.
La metodologia seguita è di tipo deduttiva, basata sulla letteratura esistente e
soprattutto sui documenti prodotti da enti e da organizzazioni pubbliche o private (governi,
organizzazioni internazionali e non governative), la cosiddetta “letteratura grigia”, non
pubblicata in canali tradizionali e commerciali, la quale è fonte preziosa di dati, di analisi e
commenti, frutto del lavoro di esperti. Premesso che è difficile svolgere indagini empiriche
sul campo, sia per l’elevato rischio cui si potrebbe incorrere in quanto trattasi di fenomeni
pur sempre criminali, sia per l’elevata impermeabilità del sistema, in studi di questo genere
ci si affida principalmente al lavoro di organizzazioni internazionali e non governative
effettivamente presenti in loco o a quello delle forze dell’ordine impegnate nelle
operazioni di contrasto (preziose in questo caso sono le informazioni tratte dai report della
DIA e dell’EUROPOL, solo per citarne alcune).
La presente tesi è strutturata in quattro capitoli. Il primo è dedicato alle migrazioni
e al loro rapporto con il traffico di esseri umani. Il fenomeno della migrazione è esaminato
partendo da un quadro storico e geografico e poi attraverso una rassegna delle varie teorie
che, nel corso del tempo, hanno cercato di spiegare cause e conseguenze dello stesso. Da
quella più improntata a logiche economiche a quella più sociologica-relazionale, si vedrà
che le teorie sulle migrazioni elaborate sono numerose e diverse l’una dall’altra, ognuna
con valide argomentazioni. Nel discorso sulle migrazioni la teoria si è esercitata anche
sulla distinzione tra migrazioni volontarie e migrazioni forzate, cercando in un primo
5
momento di scavare un profondo solco tra le due e poi di assimilarle, identificandone punti
di comunanza. Nel primo capitolo sarà trattata anche la questione relativa a questa
distinzione.
Altra differenziazione di fondamentale importanza è quella che riguarda traffico e
tratta di esseri umani. I due fenomeni, molto spesso confusi e resi sinonimi nel dibattito
comune, sono in realtà differenti. La tratta prevede lo sfruttamento del migrante nel paese
di destinazione mentre il traffico no. Lo studio qui condotto riguarda il traffico di esseri
umani, che poi caratterizza la maggior parte dei movimenti di persone verso l’Europa.
Tuttavia, gli accenni alla tratta saranno comunque frequenti, in quanto trattasi comunque di
due fenomeni di tipo criminale e di processi che, per quanto concerne il contesto qui preso
in esame, spesso utilizzano le stesse rotte, gli stessi mezzi e sono gestiti dalle stesse
organizzazioni criminali.
Dopo aver affrontato questa distinzione, il secondo capitolo si concentrerà sul
concetto di criminalità organizzata transnazionale e sul ruolo delle organizzazioni criminali
operanti in Africa nel traffico di esseri umani. Il quadro teorico sarà qui di nuovo utile e
sarà opportunamente presentato, non prima però di aver affrontato il tema dal punto di
vista giuridico internazionale, che definisce la criminalità organizzata transnazionale
all’interno della Convenzione Onu del 2000. Sarà evidenziato che il tema della criminalità
organizzata transnazionale è stato tardivamente preso in considerazione sia dall’accademia
che dal diritto internazionale, generando delle lacune che ancora oggi non sono state
colmate e che sono di impedimento alla comprensione di fenomeni quali il traffico di
esseri umani e al relativo contrasto da parte delle autorità.
Le politiche di contrasto al traffico di esseri umani sono argomento del terzo
capitolo. Il loro esame è diviso in base al livello geografico, vale dire politiche
internazionali, europee, italiane e africane. Lo strumento a livello internazionale più
importante è il protocollo aggiuntivo alla suddetta Convenzione Onu del 2000 sul traffico
di migranti via aria, terra e mare. Tale protocollo contiene la definizione del fenomeno che,
in precedenza non era ancora stata stabilita, e sostanzialmente invita i paesi aderenti ad
agire in merito. L’azione dell’Unione Europea si è espressa con maggiore evidenza
successivamente ai massicci flussi in arrivo dall’Africa degli ultimi anni. Di particolare
rilevanza è rimasta però l’azione dei singoli Stati Membri e, infatti, si vedrà come l’Italia
abbia agito per fermare i flussi che la riguardavano da vicino. Sarà anche dedicato spazio
alle politiche africane nel contrasto al traffico di esseri umani, specialmente all’azione di
Nigeria e Niger, paesi di origine e di transito di un gran numero di migranti, che
6
recentemente, anche grazie all’impulso ricevuto dall’Unione Europea, hanno adottato
importanti misure in merito.
Il quarto capitolo sarà dedicato all’analisi del caso specifico, quello del traffico
proveniente dalla Nigeria. Paese più popoloso dell’Africa e ricco di risorse energetiche,
con un PIL in costante crescita, ma al tempo stesso affetto da una forte disuguaglianza e da
una elevata corruzione, la Nigeria è un esempio perfetto delle contraddizioni tipiche del
continente africano ed è particolarmente adatto allo studio delle dinamiche migratorie e
criminali. Uno spazio particolare sarà dedicato anche all’insediamento delle mafie
nigeriane in Italia, al loro profilo criminale e alla loro pericolosità, ciò sotto il punto di
osservazione dell’ampio quadro di traffici illegali internazionali.
Infine saranno tratte alcune conclusioni, tentando di fare ordine nei numerosi temi
trattati e nelle valutazioni espresse. In particolare, si cercherà di definire quale sia la posta
in gioco, e quali, nel grande intrecciarsi di immigrazione, traffico e criminalità, siano le
riflessioni opportune da fare, cercando di tenere ben in considerazione, in maniera saggia
ed equilibrata tra loro, le ragioni del contrasto alla criminalità e quelle della protezione a
chi cerca rifugio da violenze.
7
CAPITOLO I -
IMMIGRAZIONE E TRAFFICO DI ESSERI UMANI
1.1 Il fenomeno migratorio. Un quadro storico e geografico
L’analisi del fenomeno migratorio è strettamente legata alla storia dell’umanità. Fin
da quando l’uomo è comparso sul pianeta Terra, infatti, si è sempre spostato alla ricerca di
condizioni più favorevoli alla propria esistenza. Volendo andare indietro fino agli albori
dell’umanità, studi genetici dimostrano che grandi movimenti migratori hanno permesso il
popolamento di tutto il pianeta Terra a partire da un unico punto geografico che è l’Africa,
e che quindi la specie umana discenderebbe da antenati comuni
1
.
A migrare fu già l’homo erectus più di un milione di anni fa
2
, un’azione che lo
portò a lasciare l’Africa per diffondersi in Asia ed Europa, costituendo quella che gli
scienziati riconoscono come Out of Africa I, la prima ondata migratoria che superò i
confini del continente africano. La migrazione dell’homo sapiens, la specie a cui
appartengono gli attuali esseri umani, migrò dall’Africa in una epoca relativamente molto
più recente, in un arco temporale che va dai 300.000 ai 70.000 anni fa
3
. Questa ondata
migratoria è conosciuta come Out of Africa II.
La principale causa che innescò questa grande migrazione furono le gravissime
siccità che investirono l’Africa a quei tempi, e che costrinsero gli esseri umani prima ad
avvicinarsi alle zone costiere e poi a lasciare il continente. Lo spostamento avvenne
attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb, che divide l’Africa dalla penisola arabica
nell’estremo Sud del Mar Rosso, e che all’epoca presentava una distanza molto inferiore
agli attuali 30 km e acque meno profonde.
1
Si tratta delle teorie dell’”Eva mitocondriale” e dell’”Adamo cromosomico-Y”, che individuano gli antenati
comuni a noi più vicini, vissuti in Africa, probabilmente nello stesso periodo storico, intorno a 120 mila anni
fa. Cann R. L., Stoneking M., Wilson A.C., "Mitochondrial DNA and human evolution", Nature, 325 (6099),
1987, pp. 31–36; Francalacci, P., et al. “Low-Pass DNA Sequencing of 1200 Sardinians Reconstructs
European Y-Chromosome Phylogeny.” Science, vol. 341, no. 6145, American Association for the
Advancement of Science (AAAS), Aug. 2013, pp. 565–569.
2
Antón, Susan C., "Natural History Of Homo Erectus". Yearbook Of Physical Anthropology, 2003, pp. 126-
170.
3
Wells, Spencer. The Journey Of Man. Random House Trade Paperbacks, 2004.
8
L’homo sapiens, dunque, raggiunse l’Arabia e da lì si espanse in tempi
relativamente molto rapidi in tutto il resto del pianeta, fino a raggiungere l’Australia tra i
65.000 mila e i 50.000 anni fa. Solo più tardi l’uomo occupò anche le regioni interne
dell’Europa e dell’Asia, più fredde rispetto alle altre con clima tropicale lungo le quali il
cammino dei primi uomini vide le proprie tracce. Il cosiddetto Vecchio Continente,
dunque, fu tra gli ultimi a conoscere la presenza umana, nonostante il nome con cui viene
identificato oggi. L’ultimo continente ad essere raggiunto è stata l’America, tra i 30 mila e
i 15 mila anni fa, attraverso lo stretto di Bering completamente ghiacciato che ha permesso
la congiunzione con l’Asia nell’estremo Nord. La migrazione in questo caso è stata molto
difficile, vista la condizione climatica, e per questo si presume che gli uomini migrati siano
stati in possesso di conoscenze e capacità già abbastanza avanzate.
A riguardo, è fondamentale sottolineare come, secondo alcune ricerche, i più grandi
movimenti migratori siano nella maggior parte dei casi conseguenze di importanti sviluppi
tecnologici. Infatti, si possono collegare ondate migratorie a tre principali fasi storiche di
avanzamento tecnologico e di invenzioni: la prima con l’avvento dell’agricoltura, tra i 10 e
gli 8mila anni fa, la seconda con la scoperta dell’utilizzo del bronzo, circa 5000 anni fa, e
l’ultima con la diffusione e uso del ferro, attorno a 3000 anni fa
4
.
Una volta occupato tutto il pianeta, in una maniera piuttosto veloce e come mai
nessun altro essere vivente aveva fatto prima d’allora, trovati i climi più favorevoli e gli
ambienti più congeniali, l’uomo sviluppò l’agricoltura e da nomade cominciò a diventare
sedentario. Tuttavia, continuarono ad esserci gruppi di nomadi e, con lo sviluppo delle
prime tecniche di navigazione e la costruzione delle prime imbarcazioni, gli uomini
poterono spostarsi non solo sulla terra ma anche sui mari, così ampliando le possibilità
migratorie. Nomadi e navigatori, dunque, con i loro viaggi fungevano da elemento di
connessione tra le diverse comunità stanziali, favorendo la circolazione di idee e di
pratiche, contribuendo allo sviluppo di innovazioni
5
. In questo senso si deve intendere
l’importanza del migrare considerato in un mondo popolato da gruppi e civiltà diverse: i
migranti, con il loro bagaglio di conoscenze, di esperienza ed il loro dinamismo, portano
4
LOOG L. et al. “Estimating Mobility Using Sparse Data: Application to Human Genetic Variation.”
Proceedings of the National Academy of Sciences, vol. 114, no. 46, Proceedings of the National Academy of
Sciences, Oct. 2017, pp. 12213–12218
5
McNEILL, W. H. “Human Migration in Historical Perspective.” Population and Development Review, vol.
10, no. 1, Mar. 1984, pp. 1-18.
9
avanti lo sviluppo della società; un motivo che ha spinto ragionevolmente alcuni autori a
definirli delle persone “eccezionali”.
6
Furono soprattutto i mercanti ad essere veicolo di importanti scambi culturali
costituendo un fenomeno che nella storiografia è noto con il nome di diaspore commerciali
(o trade diaspora, dall’inglese): si tratta di commercianti che si insediavano in regioni
diverse, dominate da altre civiltà, e nelle quali fungevano da nodi di scambio per i traffici
che giungevano dal loro luogo di origine. Essi rivestivano un ruolo che non era solo di
intermediari commerciali ma anche, e soprattutto, di intermediari culturali
7
.
Seguendo questo lungo percorso storico, si può notare come per migliaia di anni
migrare sia stata parte integrante del vivere dei primi homo sapiens, un’azione necessaria
alla propria evoluzione biologica e sociale mentre adesso, come rileva il grande demografo
italiano Massimo Livi Bacci: “è ormai comune l’idea che le grandi migrazioni non siano
un motore primario della società, ma piuttosto una componente anarchica del cambiamento
del sociale”
8
. È tuttavia vero che l’uomo preistorico migrando incontrava territori vasti e
disabitati, ideali per l’insediamento umano, mentre l’uomo moderno, che ha ormai
occupato tutti i luoghi del pianeta e si è organizzato in comunità stabili identificate come
stato-nazione, trova più difficili le condizioni per i propri spostamenti e insediamenti. Una
situazione che vale ancor di più per le migrazioni di massa, fondamentalmente dovute a
conflitti o a calamità naturali.
È comunque abbastanza radicata nella letteratura l’idea secondo cui i grandi
progressi nella civilizzazione, gli avanzamenti culturali e tecnologici, siano avvenuti a
seguito dell’incontro tra i popoli, della mescolanza delle persone, intesi sia in maniera
pacifica che in maniera conflittuale
9
. L’isolamento, al contrario, comporterebbe una
stagnazione nella vita sociale di un popolo, che renderebbe ogni cambiamento pressoché
impossibile
10
.
Con l’avvento delle grandi civiltà il quadro dei movimenti migratori va a mutarsi,
comprendendo forme migratorie che non prevedono l’istintuale ricerca di nuovi territori,
6
GOLDIN, IAN, et al. Exceptional People: How Migration Shaped Our World and Will Define Our Future.
Princeton University Press, 2011.
7
Curtin, Philip D. Mercanti. Commercio E Cultura Dall'antichità Al XIX Secolo. Laterza, 1999.
8
Livi Bacci M., In cammino. Breve storia delle migrazioni. Il mulino, Bologna, 2014.
9
Per Robert Park “la civilizzazione è il risultato del contatto e della comunicazione tra gli uomini”. PARK
R.E., Human Migration and the Marginal Man, American Journal of Sociology, Vol. 33, No. 6 (May, 1928),
pp. 881-893.
10
WAITZ, Theodor. Introduction to anthropology. Anthropological Society, 1863.
10
tipica del nomadismo, ma che sono relative ai rapporti tra le varie civiltà costituitesi. Come
visto, un ruolo importante gioca l’economia, con il traffico di commerci che vede i
mercanti viaggiare e anche stabilirsi in luoghi diversi da quelli di origine. Ma sono anche e
soprattutto le guerre a incidere pesantemente sui movimenti di popolazione, creando i
primi casi nella storia di migrazioni forzate.
Gli scontri tra tribù di pastori nelle steppe asiatiche risalenti già a diversi migliaia di
anni fa furono un primo esempio di questo tipo: le contese di pascoli erano molto ricorrenti
e la vittoria di una tribù sull’altra costringeva quest’ultima a fuggire e a ricercare un nuovo
territorio dove potervisi insediare
11
. Tra le grandi civiltà sono gli ebrei a subire le prime
grandi forme di migrazioni forzate nella storia, che cominciano nel 700 a.C. con le
deportazioni ad opera degli Assiri, continuano con quelle dei Babilonesi nel secolo
successivo, con i Romani nel 70 d.C. e in epoca moderna con quelle attuate da spagnoli,
portoghesi e infine tedeschi, facendone così il popolo oggetto del maggior numero di
deportazioni nella storia
12
.
Oltre alle migrazioni forzate, si possono rintracciare altri tipi di migrazioni
derivanti da progetti politici messi in atto da imperi e grandi civiltà organizzate. Un
esempio sono le grandi migrazioni di popoli germanici verso Est avvenute a partire dal XII
secolo (conosciute con il nome Ostsiedlung). Il fatto che ad Est vi fossero ancora aree
scarsamente popolate e ideali a dare soluzione alla pressione demografica che stava
investendo i territori dell’attuale Germania occidentale e centrale, fu alla base di un
movimento migratorio particolarmente organizzato dai vertici politici, dal clero e dalla
nobiltà
13
.
È con l’Età Moderna e le grandi scoperte geografiche che la caratterizzano che le
migrazioni assumono forme nuove e chiaramente diverse rispetto al passato e divengono
parte di un unico grande sistema, quello della nascente economia globalizzata. Il viaggio di
Cristoforo Colombo del 1492 inaugurò un’epoca in cui l’intero pianeta divenne spazio
dell’incontrastato dominio economico e militare europeo
14
. In questo contesto cresce
fortemente, e ne alimenta il sistema rappresentando un elemento sostanziale, il fenomeno
11
MCNEILL, William H, 1984.
12
KERMOL E., Le migrazioni forzate: casi di studio, in Migrazioni e identità: analisi multidisciplinari,
Pagano A. (a cura di), Edicusano, Roma, 2017.
13
LIVI BACCI M., 2014.
14
GOLDIN I. et al., 201.
11
delle migrazioni forzate che vede la sua più emblematica nonché tragica rappresentazione
nella tratta degli schiavi.
Il commercio degli schiavi africani, già praticato in precedenza dai mercanti arabi,
assunse dimensioni ben più rilevanti con la colonizzazione dell’America. In questo
continente, inizialmente occupato da portoghesi ed europei, la richiesta di manodopera
nelle piantagioni divenne molto alta. I portoghesi per primi prelevarono un numero
cospicuo di uomini dall’Africa, dove già possedevano insediamenti, e a trasportarlo nelle
colonie americane, seguiti poi dagli spagnoli e dagli inglesi che fecero la stessa cosa ma
verso il Nord America. Non vi è ancora certezza sui numeri, ma si calcola che entro la fine
del XVIII secolo furono circa 10 milioni gli africani deportati nella tratta atlantica
15
.
Le esplorazioni geografiche cominciate nel XV secolo possono essere viste come
una riscoperta del mondo fino ad allora già popolato dagli esseri umani messisi in
cammino qualche migliaio di anni prima. Questa volta, però, l’intento dell’uomo europeo,
che organizza e intraprende questi viaggi, è quello di controllare e assoggettare i territori
scoperti facendone ramificazioni di un centro che è quello del continente di provenienza,
l’Europa
16
. In quest’ottica si delinea il concetto di centro-periferia, che sarà il fulcro di
importanti studi e di elaborazioni teoriche (dette del sistema-mondo) che individuano la
dipendenza di aree periferiche da aree centrali, situazione che ne determina la forte
disuguaglianza
17
.
Ma le migrazioni dell’età moderna non furono solo forzate, anzi, vi fu una forte
componente di migrazione volontaria che attraversò l’Atlantico dall’Europa per
raggiungere l’America. Oltre agli avventurieri e ai conquistatori, partirono verso il Nuovo
Mondo numerose persone attratte dalla possibilità di fare facile fortuna oppure per poter
professare più liberamente la propria religione. L’Europa, infatti, all’epoca stava
attraversando il periodo della Riforma e della successiva Controriforma, situazione che
indusse numerosi gruppi protestanti di recente formazione e di dissidenti religiosi a
lasciare il continente per professore altrove in maniera più libera il proprio culto.
Emblematico è l’episodio della nave Mayflower, che nel 1620 trasportò i padri pellegrini
dall’Inghilterra a Plymouth, in Massachusetts, dove venne fondata una colonia permanente.
15
KLEIN, Herbert S. The Atlantic slave trade. Cambridge University Press, 2010.
16
BRAUDEL, F. Espansione Europea E Capitalismo. Il Mulino, Bologna, 2012.
17
Immanuel Wallerstein è il principale esponente di questo campo di indagine. Per una selezione dei suoi
scritti si veda WALLERSTEIN, I.M. Alla Scoperta Del Sistema Mondo. Manifestolibri, 2010.