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Introduzione
Il presente lavoro vuole studiare il ruolo e l’importanza che le imprese
multinazionali hanno nella nostra società. Sia sotto un punto di vista
economico, sociale ma in particolare politico. Fin da quando sono nate hanno
rivestito un ruolo rilevante nella creazione dei rapporti tra Stati. Con questo
lavoro intendo quindi studiare come e quanto queste imprese abbiano potuto
modificare il contesto internazionale, nel bene e nel male. Inizierò andando a
illustrare nel primo capitolo quello che è il sistema della Global Polity e
Global Governance, nonché brevemente quelli che sono stati gli effetti della
globalizzazione nel contesto internazionale. Successivamente nel secondo
capitolo andrò a concentrarmi su cosa sia una multinazionale, quale sia la sua
storia e le influenze che questa esercita, sia in contesti sviluppati che meno.
Cercherò di spiegare questo fenomeno studiando due casi. Nel terzo capitolo
mi concentrerò sulla capacità e l’influenza che hanno le imprese
multinazionali quando si stipulano i trattati commerciali tra nazioni,
prenderò in esame l’accordo Ceta tra Unione Europea e Canada. Il secondo
caso presente nel quarto capitolo analizza il potere che queste imprese
sfruttano in contesti poco sviluppati. In particolare riporterò quanto accaduto
in Guinea, dove nel 2008 il miliardario franco-israeliano Beny Steinmetz
pagò tangenti al governo ghanese per ottenere dei diritti di estrazioni presso
delle miniere di diamanti. L’obiettivo di questa tesi è dunque quello di
evidenziare il ruolo di questi organismi nell’attuale contesto internazionale,
studiando le relazioni che ci sono con i governi degli stati nazionali e cosa
questi fanno per limitare di essere influenzati.
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Capitolo 1
Globalizzazione, Global Polity e Global Governance
1.1 La globalizzazione: un processo complesso
La globalizzazione intesa come “un insieme assai ampio di fenomeni,
connessi con la crescita dell’integrazione economica, sociale e culturale tra
le diverse aree del mondo”
1
, è un processo nel quale modi di vivere, di
pensare, stili di consumo e di produzione diventano interconnessi su scala
mondiale. Un’altra definizione, data dal sociologo olandese-argentino S.
Sassen, è “una buona parte della globalizzazione consiste di un’enorme
varietà di micro processi che cominciano a de-nazionalizzare quel che è stato
costruito come nazionale”
2
; infatti il processo di globalizzazione ha avuto il
suo maggiore impatto proprio sulle istituzioni e sulle imprese a dimensione
nazionale. La causa sono i continui flussi di scambio che rendono tutti
connessi e interdipendenti. Questo fenomeno è caratterizzato da una forte
crescita dei flussi internazionali di commercio e investimento; ampia
mobilità del fattore lavoro; crescente importanza del settore servizi e
ovviamente una grande diffusione delle comunicazioni e delle tecnologie
informatiche. Negli ultimi anni questo fenomeno è cresciuto fortemente,
anche se molti storici economici sono d’accordo sul fatto che questa attuale
non è stata la prima globalizzazione, ad esempio vi è stata la globalizzazione
a cavallo tra Ottocento e Novecento. Studiando l’attuale globalizzazione
possiamo osservare diversi aspetti positivi come il progresso economico di
tanti paesi prima poco sviluppati o anche l’ampliamento delle possibilità di
1
https://www.treccani.it/vocabolario/globalizzazione/
2
S. Sassen, Territory,authority, rights:from medieval to global assemblages, Princeton University Press,
Princeton, 2008 p 1
5
scelta degli individui legato all’innalzamento dello standard di vita. Tuttavia
troviamo anche aspetti negativi come l’aumento delle diseguaglianze sociali
ed economiche, il peggioramento delle condizioni ambientali, il crescente
potere delle multinazionali, la concorrenza dei lavoratori e la rapida
diffusione di crisi economiche. In questo contesto gli stati possono applicare
diverse politiche macroeconomiche come politiche commerciali e di
cooperazione internazionale. Una domanda molto importante potrebbe essere
“Chi definisce le politiche economiche mondiali?”. Per gestire l’economia
mondiale sotto il profilo finanziario, monetario e commerciale accanto agli
stati nazionali operano istituzioni internazionali multilaterali come l’Unione
Europea, le Nazioni Unite, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca
Mondiale e l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Il motivo della
nascita di queste organizzazioni è semplice, nessuno stato nell’attuale
contesto globale è in grado ottenere risultati globali soddisfacenti, anche
potenti stati come USA, Cina e quelli dell’UE non possono. Obiettivi come
lo sviluppo mondiale, la lotta al cambiamento climatico, la stabilità dei
prezzi e la gestione delle migrazioni hanno bisogno di organizzazioni
internazionali che indirizzino gli sforzi degli stati verso obiettivi comuni. Già
dal xx secolo, la globalizzazione ha messo a dura prova il potere degli stati,
sfidandoli. Questi sembrano essere in declino e non adatti a superare le sfide
che li attendono, tanto è che gli stati nazionali sono stati definiti dinosauri in
via d’estinzione. Apparentemente può sembrare così, ma la verità è che
hanno ancora voce in capitolo sull’economia internazionale. Il loro prodotto
interno lordo cresce, in particolare nell’Asia orientale; anche la loro spesa
pubblica è in espansione, soddisfanno così i bisogni di milioni se non
miliardi di cittadini. La globalizzazione ha portato nel corso degli anni nuovi
modi di produzioni per le imprese pubbliche e private, che accompagnati
dallo sviluppo dei mercati finanziari ha portato ad una maggiore instabilità.
Le gerarchie economiche sono cambiate e stanno tuttora cambiando, dando
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spazio a nuovi attori potenti, come le imprese multinazionali. Alcune di loro
hanno una ricchezza pari o superiore a quella di Stati di media grandezza.
Questo gli permette di essere determinanti sul contesto internazionale,
possono facilmente influenzare la concorrenza e i mercati mondiali, e sono
in grado di condizionare le scelte delle nazioni sotto vari aspetti. Un
importante strumento in questo caso sono gli “Accordi internazionali sugli
investimenti”, sono accordi tra Stati nazionali ma voluti dalle imprese
multinazionali per tutelare i loro investimenti.
1.2 La Global Polity
La global polity è l’insieme delle istituzioni internazionali e delle regolazioni
presenti a livello globale. Quindi abbiamo gli Stati nazionali le
organizzazioni non governative, quelle internazionali e tutti i regolamenti
nazionali e non. Oltre a questo abbiamo un numero imponente di accordi e
trattati siglati dagli stati, che condizionano le loro politiche e le azioni dei
soggetti privati come le multinazionali. Come detto nel paragrafo precedente,
negli ultimi decenni al fianco degli Stati sonno apparsi altri soggetti, come le
imprese multinazionali e le organizzazioni internazionali governative e non
governative. Questi nuovi soggetti, stanno prendendo sempre più potere e
importanza, mettendo così in discussione il potere degli stati nazionali.
Questo nuovo sistema politico mondiale è facilmente definibile come global
polity. Le organizzazione internazionali sono di norma costituite dai governi
nazionali e da accordi tra questi, ma come sempre più spesso accade queste
organizzazioni si riproducono dando vita a nuove istituzioni. Il loro numero
è aumentato negli anni rapidamente, acquisendo autonomia e potere di
influenzare le politiche interne ed estere degli stati. Producono norme che si
vanno ad applicare direttamente agli stati e soggetti privati, e tante volte
queste organizzazioni si “evolvono” in maniera autonoma e si occupano di
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nuovi ambiti
3
. Oramai possiamo dire che ogni attività dell’uomo è sottoposta
a una qualche forma di disciplina ultra statale
4
. Settori che vanno dal
terrorismo, alla finanza, sicurezza alimentare, protezione dei rifugiati,
standard per lavoro, tutela della proprietà…. Nella global polity non esiste un
unico ordine giuridico né un governo globale, bensì molti regimi settoriali,
senza che ve ne sia uno gerarchicamente sovraordinato
5
. La global polity è
nata tramite un processo frammentato, gli Stati hanno spronato lo sviluppo
dei loro concorrenti, ossia organizzazioni intergovernative che esercitando i
loro poteri e limitano le condotte degli Stati stessi. Le istituzioni globali sono
controllate dagli stati, che a loro volta sono monitorati dalle prime; non c’è
quindi una distinzione tra piano globale e nazionale, la global polity non è
ordinata gerarchicamente, ma i vari regimi giuridici si sovrappongono
6
. Un
altro elemento rilevante è che sul piano globale, queste nuove organizzazioni
internazionali non sono fondate sulla democrazia rappresentativa ma da una
di tipo dibattimentale. Altro punto da chiarire è che la global polity non è
necessariamente universale, in quanto ci sono Stati che non hanno aderito ad
alcune organizzazioni e poi ci sono organizzazioni definite globali ma che in
realtà sono regionali (come l’Unione Europea). In questo contesto,
bisognerebbe ora capire quanto potere hanno gli stati sul piano
internazionale e interno. Gli Stati a tal proposito hanno un doppio ruolo,
possono agire come governo e quindi in maniera unitaria, ma anche tramite
le proprie singole amministrazioni nazionali che questo controlla. Tuttavia
delle debolezze possono derivare dalle Ong, le quali operano o cooperano
con gli stati nazionali nei più svariati ambiti. C’è da sottolineare anche, che
queste ultime possono entrare in contatto diretto con la società civile, città,
regione interessata; senza quindi avere il governo come mediatore. “La
3
J.e.Alvarez, International Organizations as law-makers, Oxford, 2016
4
S. Cassese, Chi governa il mondo? Il Mulino, Bologna, 2013 p 19
5
https://legal.un.org/ilc/research.shtml
6
J.Mclean, Divergent legal conceptions of state: implications for global administration law., 2015