2
Il 1 Maggio 1997, dopo diciotto anni di dominio conservatore, il nuovo
Labour Party ottiene il 44.3% dei consensi realizzando una vittoria di entità
sino a quel momento sconosciuta alla storia dei partiti politici inglesi.
Questa affermazione di strapotere fornita dal Labour Party è stata resa
possibile grazie alla concomitanza di innumerevoli fattori e condizioni.
Sin dalla metà degli anni ’80 i cambiamenti culturali associati alla
trasformazione della costituzione della forza lavoro, l’assottigliamento della
tradizionale divisione nel mercato del lavoro tra ruoli maschili e femminili,
il raggiungimento da parte delle donne di professioni considerate
tradizionalmente maschili e il congruente conseguimento di posizioni a
livello dirigenziale, il più elevato grado di istruzione e, non ultimo,
l’inesorabile restringimento della tradizionale working-class, ha portato il
Labour Party a doversi confrontare con una conseguente metamorfosi della
sua base elettorale e a dover riconoscere il bisogno di mettere in atto nuove
politiche per allargare tale base.
Il Labour Party percepisce la indispensabile necessità di un radicale
rinnovamento e a partire dal 1983 attraverso la tenacia di Kinnock prima, le
sapienti mani di Smith poi, e alla freschezza della conclusione della intera
opera da parte di Blair, il suo ultimo magistrale orchestratore, il Labour
Party diviene il partito nuovo, non solo nella forma, ma anche nella
sostanza, che il tradizionale elettorato britannico vuole alla guida del proprio
paese. Il rinnovamento generazionale dell’elettorato, la mobilità sociale,
l’aumento salariale, la diminuzione delle tensioni sociali e l’immagine del
Labour Party meno incentrata sull’aspetto classista del comportamento
elettorale, il ruolo delle donne nella società, nel mercato del lavoro e nella
politica fanno il resto, rendendolo ora il partito più appetibile alla
maggioranza dell’elettorato britannico.
Un ruolo di fondamentale importanza in questa vittoria annunciata è stato
giocato dalle donne: elettrici ed elette. L’elezione del 1997 ha visto una
3
inversione di tendenza nel comportamento elettorale della popolazione
femminile: nonostante i partiti di sinistra abbiano sempre generalmente
mostrato maggior interesse e rivolto maggiore attenzione nei confronti delle
donne e delle loro problematiche, il comportamento elettorale delle donne
nelle società industrializzate, dove le donne vivono ancora una realtà quasi
esclusivamente legata al lavoro casalingo e il ruolo giocato nel mercato del
lavoro è altamente marginale, oscilla tendenzialmente nei confronti dei
partiti che si collocano alla destra del dicotomico spettro politico. Le
elezioni inglesi del 1997 svelano un atteggiamento dell’elettorato femminile
già enucleatosi dal comportamento elettorale in altre società post-industriali:
la tendenza all’annullamento del gender gap ed il contestuale evidenziarsi di
un gender generation gap. L’ingresso delle donne nel mondo del lavoro fa
vivere loro esperienze legate a problemi che i partiti di sinistra affrontano e
condividono, le esperienze dei movimenti femministi di liberazione fanno
vivere alle donne, specialmente delle generazioni più recenti una revisione
delle loro scelte elettorali, spostandosi verso i partiti di sinistra. Se si
considera che nella elezione del 1997 le donne hanno costituito il 51.7% dei
votanti, diventa evidente come nessun partito si possa esimere dal
considerare le donne uno dei maggiori gruppi di potenziali sostenitori.
Il tentativo, riuscito, del Labour Party di allargare il suo supporto elettorale
corteggiando l’elettorato femminile è stato uno dei cavalli di battaglia della
campagna elettorale del 1997: il Labour Party ha posto nel suo ordine del
giorno le donne, le loro richieste, le loro problematiche e preoccupazioni. Ha
intuito l’importanza delle donne quale forza in grado di far oscillare l’ago
della bilancia politica dalla loro parte e ha cercato di affascinare l’elettorato
femminile con una serie di politiche ad esse dedicate e con l’aumento del
numero dei candidati donne e, soprattutto, delle donne elette in Parlamento.
L’impegno per il sostegno delle donne è cominciato dall’interno stesso del
partito con politiche di discriminazione positiva a favore delle donne
4
candidate al Parlamento, per aumentarne in un primo momento il numero
nelle proprie fila, ma soprattutto per fornire loro concrete possibilità di
venire elette posizionandole in seggi sicuri o dove le probabilità di vittoria
erano elevate. Grazie a questo sistema, la elezione del 1997 ha portato
all’ingresso in Parlamento del più alto numero di donne da quando, nel
1918, è stato concesso il diritto di voto alle donne di età superiore ai
trent’anni. Si tratta di un enorme successo che, con 120 donne membri del
Parlamento, ha allineato l’Inghilterra agli altri paesi europei in quanto a
rappresentanza femminile in Parlamento. Alle soglie del terzo millennio la
classe politica inglese sta lentamente cominciando a riflettere al suo interno
la diversità e molteplicità della società inglese.
Ma cosa sta facendo questo Governo delle donne per le donne ?
Lo scopo di questa ricerca diventa proprio quello di osservare da vicino
questo Governo e cercare di analizzare quello che sta realizzando per quella
parte di popolazione che è stata così importante per la sua elezione ed il
ruolo che le donne rivestono al suo interno. Una analisi incrociata su cosa
significhi l’aumento della rappresentanza femminile in Parlamento e
l’impegno di questo Governo nei confronti delle donne.
In quest’ottica la prima parte della ricerca sarà dedicata alla collocazione
della scalata al Governo da parte del Labour Party nel panorama culturale,
politico e sociale della Gran Bretagna, per cercare di analizzarne motivi e
premesse. La seconda parte della ricerca focalizzerà la sua attenzione
sull’operato del Governo, su tutto ciò che il Governo si propone di realizzare
a favore delle donne, sulla analisi di quanto questo Governo stia
soddisfacendo le aspettative create nell’elettorato femminile durante la sua
ambiziosa campagna elettorale, insomma per dirla all’inglese: “Can this
Government deliver?”
1
. La costituzione di una Women’s Unit all’interno del
Cabinet Office dimostra l’intento del Governo di concretizzare il suo
5
operato nei confronti delle donne attraverso una entità che segua
trasversalmente all’interno e dall’interno del Governo tutte le questioni
riguardanti le donne, lavorando di comune accordo e apportando sostegno
ad hoc a tutti quei dipartimenti la cui attività è connessa a politiche
riguardanti le donne e agli interessi delle donne in generale, costituendo,
inoltre, il ponte di comunicazione tra cittadine e Governo, dando voce
all’elettorato femminile all’interno stesso del Governo.
Nostro compito sarà analizzarne gli obiettivi, i mezzi per raggiungerli e le
modalità lavorative, per renderci conto se effettivamente le promesse fatte
dal New Labour stanno realmente trovando un reale riscontro nell’operato
del Governo.
1
“Può questo Governo tener fede alle promesse fatte?”
2. Il Labour Party
ed il Governo Blair
nella cultura britannica
7
2.1. Società britannica, comportamento elettorale e
gender gap
Le istituzioni politiche e governative di qualsiasi paese ed il loro modo di
operare sono in stretta relazione con quella che è la natura della società in
cui si sono sviluppate e che governano e riflettono le abitudini e le credenze
dei cittadini e le relazioni sociali che esistono tra loro. Analizzando la
struttura sociale britannica potremo meglio capire il perché di una tale
struttura politica e governativa, il ruolo che i due maggiori partiti politici
giocano in essa ed il comportamento elettorale dei cittadini inglesi.
La Gran Bretagna è un paese di dimensioni contenute, fortemente unito ed
altamente omogeneo che non vede al suo interno pericolose divisioni o
insidiose crepe che potrebbero turbare l’equilibrio sociale.
Non sono presenti spaccature linguistiche
1
se si esclude il fatto che in alcune
parti del Galles quello che ammonta ad un trascurabile 1% della intera
popolazione britannica parla il gallese allo stesso modo dell’inglese, non
rappresentando perciò una minaccia per la integrità linguistica e alla
stabilità politica.
Nemmeno le separazioni religiose
2
tra cattolici e protestanti sono più di
alcuna rilevanza: solo un marginale 10% della popolazione è praticante e la
attitudine della maggioranza delle persone nei confronti della religione è di
assoluta indifferenza tanto che gli elettori non si preoccupano nemmeno di
sapere quale sia il credo religioso dei candidati a cariche pubbliche.
La questione razziale
3
appare un po’ più delicata. Per molti secoli la Gran
Bretagna ha goduto di un elevato grado di omogeneità etnica. Dal 1955 la
1
“British Society and British People” in “The British System of Government”, Anthony
H.Birch, 1984.
2
Anthony H.Birch, 1984.
3
Anthony H.Birch, 1984.
8
situazione è, però, stata modificata dall’arrivo di un considerevole numero
di immigrati provenenti dal Pakistan, dall’India e dalle Indie Occidentali,
che fino al 1962 hanno avuto il diritto, privo di alcuna restrizione né
regolamentazione, di entrare in Gran Bretagna come cittadini dei paesi del
Commonwealth. Nel 1962 si arrivò alla stesura di una normativa per
regolamentare gli ingressi nel paese ed i controlli furono irrigiditi, ma
nonostante ciò il numero ufficiale degli immigrati del Commonwealth è
arrivato, negli ultimi anni, a quasi 4 milioni. La comparsa di queste nuove
minoranze etniche diede luogo a diffuse preoccupazioni: molte persone
temettero che le città britanniche potessero sperimentare la esperienza delle
rivolte razziali che avevano afflitto altri stati, ma grazie alle generose
politiche del Welfare State insieme ad una estesa legislazione atta a
scoraggiare la discriminazione razziale tali pericoli sono stati scongiurati.
Anche dal punto di vista economico
4
la eterogeneità non è elevata: la Gran
Bretagna è uno dei paesi più urbanizzati del mondo e la distinzione tra aree
rurali ed urbane risulta, quindi, di relativa scarsa importanza, tanto che nelle
politiche dei governi britannici non esiste un accentuato conflitto di interessi
fra i rappresentanti delle due aree. Più interessante è, invece, il fatto che la
maggiore ricchezza di alcune regioni rispetto ad altre, abbia portato, dopo il
declino di alcuni dei prodotti principali dell’industria britannica, quali
l’estrazione del carbone, la cantieristica navale e l’industria tessile,
prevalentemente situate nel Galles, in Scozia e nell’Inghilterra del Nord, ad
un massiccio spostamento dei loro abitanti verso le zone più agiate del
centro e sud-est dell’Inghilterra.
Ma grazie al fatto che la Gran Bretagna è, come detto, un paese
notevolmente omogeneo, anche i due maggiori partiti politici inglesi hanno
molto in comune e propongono uniformità di pensiero e politiche non
dissimili nel momento in cui si presentino situazioni che potrebbero creare
4
Anthony H.Birch, 1984.
9
tensioni nel tessuto sociale. Nei casi sopra citati i due partiti principali
hanno sostanzialmente avuto lo stesso atteggiamento e proposto le stesse
soluzioni sia per quanto riguarda il problema della immigrazione dalle ex-
colonie sia nel considerare di vitale importanza lo sviluppo industriale di
zone depresse e con tasso di disoccupazione molto elevato.
Sebbene la struttura di classe sia molto simile in tutto il paese, le
proporzioni di classe in ogni circoscrizione variano. Il fattore delle classi
sociali spiega come in un sistema elettorale che favorisce esclusivamente il
vincitore, ci siano seggi così detti sicuri sia per il Labour Party che per i
Conservatori e, nonostante il pendolo elettorale dondoli tra un partito e
l’altro, nessuno dei due venga spazzato fuori. La composizione sociale delle
635 circoscrizioni è sufficientemente irregolare per assicurare che il sistema
favorisca ancora il Labour Party in alcuni seggi anche quando i
Conservatori sono all’apice della loro popolarità e viceversa i Conservatori
quando sono i Laburisti ad esserlo.
Gli elettori appartenenti alla working-class sono stati tradizionalmente più
propensi a pensare in termini di classe e a considerare che il compito del
Labour Party fosse quello di proteggere i loro interessi, mentre gli elettori
conservatori della middle-class tendevano a porvi molta meno enfasi,
spiegando le loro scelte politiche maggiormente in termini di cosa fosse
giusto e favorevole per il paese.
Poiché l’elettore sceglie non solo in base ad una atavica affezione al partito,
ma anche in base a quelle che sono le priorità che individua nel partito,
appare ragionevolmente importante che questo ricerchi la propria identità e
la conseguente identificazione con la questione che diventerà quella
principale e conseguentemente il proprio segno distintivo. Ogni partito
cerca, quindi, di identificarsi con quelle che sono le propensioni
10
dell’elettorato riguardo alle questioni principali, cercando di mettere in
cattiva luce l’avversario
5
.
Il partito Conservatore ha cercato di identificarsi con una politica di
riduzione della tassazione e con l’immagine di governi efficienti e ha
cercato di bollare il Labour come il partito in favore di una legislazione
sociale permissiva e a favore di una statalizzazione forzata che altro non
porterebbe se non al fallimento economico. Il Labour Party, per tutta
risposta, si è sempre dichiarato vicino ai lavoratori e ha costantemente
richiamato alla memoria il conflitto industriale degli ultimi mesi della
amministrazione conservatrice 1970-74, dicendo che il conservatorismo
della Thatcher produsse un imponente numero di disoccupati e l’abbandono
di gran parte del sistema di Welfare introdotto nel dopoguerra e dichiarando
che solo il Labour Party in accordo con i sindacati può governare in uno
stato di ragionevole armonia.
Una propaganda di questo tipo può influenzare il voto solo se le questioni
enunciate sono ritenute serie ed importanti e se le accuse nei confronti
dell’avversario suonano vere. L’evidenza suggerisce che gli elettori legati
ad un determinato partito tendono comunque ad accettare la politica globale
del proprio partito piuttosto che prendere posizione su questioni specifiche e
per questo mettere in discussione la affezione nei confronti del proprio
partito.
Nonostante la società inglese appaia, come dimostrato, estremamente
omogenea ed unita, esiste in essa, come in tutte le società, una polarità
creata dagli stessi cittadini, ovvero dal differente comportamento elettorale
di uomini e donne. Appare, quindi, importante porre la attenzione sulla
evidente correlazione tra sesso dei votanti ed il loro comportamento
elettorale e fondamentale comprendere la complessa interazione tra
5
“The Reason for Changes in Voting Behaviour” in “The Government and Politics of
Britain”, John P.Mackintosh, 1982.
11
comportamento elettorale e strategie di partito per capire come uomini e
donne rispondano ai condizionamenti dati dal contesto in cui vivono ed in
cui emergono le proprie convinzioni politiche.
Gender gap è un termine onnicomprensivo che indica un fenomeno politico
multidimensionale che si riferisce ad ogni differenza politica tra uomini e
donne come: il diverso comportamento nella affezione ad un determinato
partito e le loro conseguenti scelte elettorali, l’impegno politico e civile, le
differenze di genere nel livello di partecipazione elettorale. Il concetto si è
poi ulteriormente allargato fino a coprire un diversificato spettro di
fenomeni sociali per descrivere le differenze tra uomini e donne per quanto
riguarda il livello di scolarizzazione e la partecipazione alla forza lavoro.
Per restare con la Norris
6
, in questa prima fase della ricerca sarà
esclusivamente preso in considerazione l’aspetto strettamente legato al
comportamento elettorale. In quest’ottica per gender gap si intende la
differenza percentuale tra le preferenze elettorali espresse da uomini e
donne in una scala ideologica divisa dicotomicamente tra partiti di destra e
partiti di sinistra, ovvero, precisamente, la differenza tra la percentuale di
come le donne hanno scelto tra partiti di destra e di sinistra e quella che,
invece, è stata la scelta percentuale degli uomini.
Secondo le teorie del gender gap l’atteggiamento di uomini e donne nei
confronti delle loro scelte elettorali si modificherebbe di pari passo con il
cambiamento e la modernizzazione delle strutture sociali e il mutamento dei
valori e della cultura e si potrebbe, perciò, parlare di una teoria dello
sviluppo del gender gap
7
. Se si analizza il comportamento elettorale della
popolazione femminile da quando le è stato accordato il diritto di voto, in
paesi in cui la democrazia è saldamente consolidata e che vivono ora l’era
6
Pippa Norris, ricercatrice associata del centro studi su stampa, politica e politiche
pubbliche Joan Shorenstein e docente al John F.Kennedy, School of Government,
dell’università di Harvard, focalizza le sue ricerche sul comportamento politico comparato
nel corso delle elezioni, sulla comunicazione politica e sulle politiche di genere.
7
“The Developmental Theory of the Gender Gap: Women and Men’s Voting Behaviour in
Global Perspective”, Pippa Norris, 1999.
12
postindustriale, apparirà evidente la tendenza dell’elettorato femminile di
spostarsi dal tradizionale sostegno dato ai partiti di destra al supporto dei
partiti di sinistra. Questo mutamento nel comportamento elettorale si è
verificato prevalentemente dagli anni ‘80 in poi e suggerisce come tendenze
strutturali e culturali di lungo periodo abbiano trasformato la vita delle
donne ed i valori in cui si riconoscevano, particolarmente nelle generazioni
più giovani, producendo gradualmente una modificazione nel loro
atteggiamento elettorale.
Negli anni ’50 e ’60
8
la maggior parte degli elettori rimaneva estremamente
ancorata alle proprie scelte elettorali grazie alla inossidabile fedeltà ed
affezione nei confronti del partito che veniva supportata da un coesivo
processo di socializzazione che rinvigoriva l’allineamento degli ideali del
partito con i valori della famiglia, la struttura del mercato del lavoro e la
divisione in classi sociali. Secondo il modello definito traditional gender
gap
9
le differenze tra i due sessi nelle scelte elettorali tendevano ad essere
piuttosto modeste anche se, ciononostante, le donne si dimostravano più
favorevoli degli uomini a sostenere partiti di destra. Le spiegazioni del
modello enfatizzano le differenze tra i sessi per diversa religiosità, maggiore
longevità delle donne, la minore partecipazione di queste alla forza lavoro e
la conseguente scarsa appartenenza ai sindacati che, congiuntamente, ad
attitudini politico-ideologiche più conservatrici producevano un dislivello
ideologico nelle preferenze politiche di uomini e donne [Tabella 1] .
8
Evans Geoffey, Norris Pippa, “Introduction: Understanding Electoral Change” in “Critical
Election: British Parties and Voters in long-term Perspective”, 1999.
9
Norris Pippa, “Gender and Contemporary British Politics” in “British Politics Today”,
2000.
13
% % %
Nazione Uomini Donne Gap
Italia 44 30 -14
Germania 60 47 -13
Inghilterra 50 41 -9
Belgio 40 36 -6
Francia 54 49 -5
Olanda 47 45 -2
Stati Uniti 32 37 +5
Nota: percentuale sostenitori partiti di sinistra.
Una percentuale negativa indica che le donne sono in misura maggiore
rispetto agli uomini sostenitrici dei partiti di destra (traditional gap), una
percentuale positiva indica che le donne sono in misura maggiore rispetto
agli uomini sostenitrici dei partiti di sinistra (modern gap).
Fonte: http://www.pippanorris.com
Tabella 1: Il Gender Gap nei primi anni ’70
Durante gli anni ’80 il traditional gender gap fu messo in discussione da
modelli di deallineamento dell’elettorato, che allentavano la identità fra
elettore e partito in termini di classe sociale e modificavano le scelte
elettorali di uomini e donne grazie all’indebolimento del tradizionale
14
conservatorismo femminile, rendendo fattori contingenti e di breve periodo
più influenti sul comportamento elettorale e più significanti nelle politiche
di partito. Nessun partito poté da qui innanzi aspettarsi l’appoggio
incondizionato di uomini o donne, gli elettori diventano strumentali e
diventano contingenti alla scelta elettorale fattori quali le prestazioni dei
governi, le politiche dei partiti, l’immagine costruita attorno alla leadership
del partito.
Le circostanze socio-culturali di quegli anni influirono sui comportamenti
elettorali della popolazione di un buon numero di paesi postindustriali e le
donne, che furono il gruppo in maggior misura artefice e testimone di questi
cambiamenti, cominciarono a modificare il proprio comportamento
elettorale. L’indebolimento delle tradizionali connessioni tra partiti e
società, particolarmente in termini di classe e religiosità, le crescenti
similitudini tra gli stili di vita di uomini e donne, la struttura sociale in cui
vivono, la sempre maggior partecipazione delle donne alla forza lavoratrice
salariata e il conseguente interessamento a questioni sindacali, portarono ad
un cambiamento nel voto delle donne, poiché i nuovi ruoli le avvicinarono a
partiti che meglio potevano rispecchiare la loro nuova condizione e le nuove
esigenze ad essa connesse. Le alterazioni della struttura sociale legate al
nuovo ruolo giocato dalle donne all’interno della società portarono, dunque,
ad una metamorfosi del comportamento elettorale: nonostante l’elettorato
femminile rimanesse ancora leggermente di destra rispetto a quello maschile
la distanza dei due gruppi andava assottigliandosi con un consistente
scivolamento dell’elettorato femminile verso sinistra, in questi anni uomini
e donne risultano molto simili per scelte elettorali e posizioni ideologiche.
I cambiamenti strutturali radicatisi nelle società postindustriali dagli anni
’80 in poi hanno condotto nell’ultimo decennio ad un durevole e stabile
mutamento della cultura e dei valori e negli anni ’90 si è assistito ad un
riallineamento tra partiti ed elettorato su questioni e valori profondamente
diversi da quegli degli anni ’50 e ’60 che produsse un durevole e stabile
15
cambiamento nella coalizione della massa di base dei partiti e portò ad un
ulteriore spostamento dell’elettorato femminile verso i partiti di sinistra,
modello che può essere definito modern gender gap
10
. Se la tradizionale
distanza strutturale tra uomo e donna in termini di ruoli sociali si assottiglia,
si allarga contestualmente quella culturale e dei valori. Fattori quali le
differenti esperienze e il diverso trattamento ricevuto da uomini e donne nel
mercato del lavoro, nello Stato e all’interno stesso della famiglia, la
segregazione e le continue disparità di salario che le donne tuttora
sperimentano sui luoghi di lavoro, la loro eccessivamente sproporzionata
rappresentanza nelle fasce dei lavori meno pagati porterebbero sempre di
più le donne ad una affermazione del loro essere diverse dall’uomo per
esigenze, bisogni, valori e produrrebbero diverse priorità ed una diversa
prospettiva politica, ciò potrebbe, quindi, creare le potenziali condizioni per
catalizzare e mobilitare la loro forza elettorale.
Tutto ciò sembra assolutamente rispecchiare la realtà quando si pensa alle
diverse attitudini di uomini e donne nei confronti di questioni riguardanti
l’uso della forza e della violenza. Tali attitudini potrebbero eventualmente
influenzare il supporto a determinate questioni di politica estera ed interna,
ad esempio i costi per difesa ed armamenti, l’appoggio agli interventi
militari e alla costruzione di armamenti nucleari, come alla pena di morte.
Inoltre le donne risultano essere molto più fortemente in favore di politiche
per la protezione ambientale e contro l’energia nucleare e maggiori
sostenitrici di programmi di welfare nei confronti di anziani, ammalati e
poveri e a spese per sostenere programmi atti ad innalzare il livello della
istruzione e del sistema sanitario. Tali diverse attitudini sono
sistematicamente correlate a scelte elettorali diverse.
10
Norris Pippa, 2000.