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l’individuo ha una sua razionalità che può modificare i meccanismi fissi
dell’economia. Non si può più ritenere che l’individuo agisca
meccanicamente governato dal fluire, consequenziale, degli aggregati
economici. La razionalità e le aspettative degli individui entrano in capo
prepotentemente. Certamente l’individuo non possiede l’ultrarazionalità
delineata da Barro, ma non può certamente essere del tutto inconsapevole
della gravità e delle problematiche legate al debito pubblico, o comunque
ritenuto privo di una sua razionalità, di sue aspettative in grado di
portarlo ad agire contrariamente a quanto dettato dalle leggi economiche.
A tale proposito lo scritto di Barro è da ritenersi
illuminante e portatore di preziosi stimoli.
Il presente lavoro si propone di realizzare un’analisi della
politica fiscale basata su valutazioni diverse sia da quella classica sia da
quella Keynesiana. L’approccio seguito è quello introdotto da Ricardo ed
in seguito rivisto ed approfondito da Barro.
Il lavoro sarà diviso in due parti. Nella prima
presenteremo un approfondimento teorico analizzando il teorema
dell’equivalenza Ricardiana ed il conseguente punto di vista di Barro.
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Nella seconda parte presenteremo un’analisi delle più
recenti applicazioni pratiche e dei riscontri di quest'innovativa teoria.
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PRIMA PARTE
“EVIDENZA TEORICA”
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CAPITOLO I
L’ANALISI DI RICARDO
PAR. 1 - “TEOREMA DELL’EQUIVALENZA RICARDIANA”
È convinzione comune che il modo più sicuro per incrementare il
risparmio nazionale sia quello di incrementare il risparmio pubblico tramite un
aumento dell’imposizione fiscale. La tesi di Ricardo nel XIX secolo, poi
incisivamente ripresa da Barro nel 1974 afferma, viceversa, che variazioni
delle imposte sarebbero esattamente compensate da una variazione di segno
opposto del risparmio privato.
È bene notare che lo stesso Ricardo si dimostra da subito scettico
sulla rilevanza pratica della sua teoria.
L’ipotesi di Ricardo, conosciuta come teorema dell’equivalenza
ricardiana, mostra come, a determinate condizioni, una diminuzione delle
imposte nel periodo corrente ed un loro aumento in uno o più periodi futuri,
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non abbia alcun impatto sulla spesa privata, e non eserciti quindi alcun effetto
sul risparmio, sulla spesa per investimenti o sul saldo delle partite correnti.
Più compiutamente si può supporre che, partendo da una
situazione d'equilibrio del bilancio pubblico, il governo decide di ridurre le
imposte. In tale maniera si ha un disavanzo di bilancio che può essere
finanziato tramite l’indebitamento. L’indebitamento attuale del settore pubblico
dovrà essere ripagato l’anno prossimo, o comunque in futuro, unitamente agli
interessi maturati su di esso.
Per rientrare dalla situazione d'indebitamento il governo dovrà
aumentare le imposte in futuro. Quindi una riduzione delle imposte oggi
implica un aumento delle imposte in futuro. I consumatori risparmiano
l’ammontare in questione per poter pagare le più elevate imposte future.
La tesi di Ricardo mette in evidenza l’importanza delle aspettative
dei consumatori: questi, infatti, consapevoli che la diminuzione delle imposte è
solo momentanea e che queste torneranno in futuro a salire per risanare il
debito non faranno avere alla politica fiscale gli effetti sperati.
Molti economisti sostengono che è difficile che il governo
annunci contemporaneamente una diminuzione attuale delle imposte ed un loro
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futuro aumento e che quindi le aspettative degli individui siano di difficile
formulazione. Ma è pur vero che le aspettative possano essere frutto di varie
osservazioni da parte dei soggetti economici su numerosi segnali della
quotidianità economica.
Inoltre è da considerare che indipendentemente da quando avrà
luogo l’aumento delle imposte, il vincolo di bilancio del governo comporta
comunque che il valore presente scontato degli aumenti futuri delle imposte sia
uguale alla riduzione delle imposte correnti. Il loro effetto sarà comunque
sempre nullo.
Barro, come evidenzieremo in seguito grazie alle “over laping
generations” mette in evidenza che gli individui si preoccupano di lasciare alla
loro morte eredità positive, rimanendo sempre attenti alla “qualità” del debito
pubblico. Gli individui percepiranno i titoli di stato come ricchezze nette solo
se il loro valore eccede il valore capitalizzato del flusso provocato dal debito
per tasse future.
Un aumento del deficit pubblico cui non fanno seguito riduzioni
delle spesa pubblica dovrà portare a un incremento dei risparmi tali da
compensare esattamente il disavanzo.
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PAR. 2 - “DIMOSTRAZIONE FORMALE DELL’EQUIVALENZA
RICARDIANA”
Per un evidenziazione formale dell’equivalenza ricardiana
partiamo dal vincolo di bilancio di un consumatore che per ipotesi è
rappresentativo di tutti i consumatori nell’economia. Per semplicità
ipotizziamo che il suo orizzonte temporale sia pari a soli due periodi. Avremo
che:
(c
2
– t
2
) y
2
(c
1
– t
1
) + = y
1
+
1 + r 1 + r
In cui: c = consumo di ciascun periodo;
y = reddito del periodo;
t = tasso di interesse, per
ipotesi costante.
A fronte di questo avremo il vincolo di bilancio del governo,
sempre orientato su due periodi:
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t
2
g
2
t
1
+ = g
1
+
1 + r 1 + r
In cui: g = spesa pubblica.
È da notare che un vincolo di bilancio del governo così strutturato non
comporta che in ciascun periodo le imposte coprano la spesa pubblica ossia
che:
g
1
= t
1
g
2
= t
2
Ma potrebbe anche essere che il governo finanzi tutta la spesa
pubblica del primo periodo indebitandosi, emettendo un ammontare pari a b di
titoli rimborsabili nel successivo periodo ad un tasso pari a r; ed in seguito
aumenti l’imposizione per un ammontare sufficiente a pagare il debito con gli
interessi pari al costo del rimborso. In cifre quindi:
t
2
= b (1 + r) + g
2
t
1
= 0
con
g
1
= b
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Ricardo quindi ipotizza che i consumatori si rendono conto
perfettamente del vincolo di bilancio cui è soggetto il governo e che prendono
le loro decisioni consci del fatto che il vincolo di bilancio del governo debba
essere sempre rispettato. Formalmente ciò può essere ottenuto inserendo il
vincolo di bilancio del governo in quello del consumatore:
c
2
y
2
g
2
c
1
+ = (y
1
+ ) - (g
1
+ )
1 + r 1 + r 1 + r
Il consumo totale nei due periodi è pari al reddito totale meno il
valore presente scontato della spesa pubblica. Meglio ancora il consumo è
uguale alla quantità di beni disponibili nell’economia al netto di quelli di cui si
appropria il governo e che trasforma in spesa pubblica. Il modo in cui il
governo finanzia la spesa pubblica è irrilevante.
Le conclusioni di Ricardo portano a ritenere che il livello di
debito pubblico sia irrilevante. Un elevato livello di debito pubblico è solo il
frutto delle decisioni di spostare le imposte dal presente al futuro e non ha
alcun effetto sul comportamento delle famiglie.
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PAR. 3 – “LIMITI ED OBIEZIONI ALLA TEORIA RICARDIANA”
Sono state sollevate due principali obiezioni alla proposizione di
Ricardo. La prima, partendo dal presupposto che gli individui hanno un
orizzonte temporale limitato pari alla loro vita, è che le persone che
usufruiscono oggi dei tagli fiscali non dovranno ripagare il debito domani.
Quest'affermazione ipotizza che gli individui attualmente in vita
non tengono conto delle maggiori imposte che i loro discendenti dovranno
pagare in futuro. Barro, però, a questo riguardo sottolinea l’importanza della
volontà di lasciare alle generazioni future eredità positive da parte delle
generazioni presenti.
La seconda obiezione si fonda sul fatto che molte persone non
possono prendere a prestito perciò non consumano secondo il proprio reddito
permanente. Esse vorrebbero consumare di più oggi, però a causa dei vincoli di
liquidità sono costrette a consumare meno di quanto avrebbero desiderato sulla
base del proprio reddito permanente.
Per queste persone quindi, una riduzione delle imposte allenta i
propri vincoli di liquidità, permettendo loro un maggior consumo. Questi
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consumatori però non si rendono conto che una riduzione delle imposte, a
parità di spese pubblica, implica per il vincolo di bilancio del governo un
futuro aumento delle imposte.
Oltre a queste obiezioni, sembra essere l’evidenza empirica a
minare la validità della teoria di Ricardo e delle future osservazioni di Barro.
Due studiosi T. Summers e J. Poterba nel 1987 hanno studiato la rilevanza
empirica dell’equivalenza ricardiana prendendo come periodo campionario gli
anni ’80. Negli USA in tale periodo si ebbe una successione di deficit di
bilancio di dimensioni piuttosto ampie, attribuibili almeno in parte alla
riduzione delle imposte attuate dall’amministrazione Reagan durante il suo
primo mandato secondo le intuizioni di Ricardo questo avrebbe dovuto
determinare un aumento del risparmio privato poiché le famiglie, prevenendo
un futuro aumento della pressione fiscale, avrebbero così cercato di garantire a
se stesse e ai propri discendenti un certo livello di benessere.
I risultati ottenuti dai due studiosi sembrano invece indicare che
durante il periodo in esame il risparmio privato non è aumentato, anzi è quasi
certamente diminuito. Un risultato che è coerente con la presenza di un numero
significativo di famiglie sottoposte a vincoli di liquidità.
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Vi è però, teoricamente un’altra possibile spiegazione di queste
osservazioni empiriche: le famiglie avrebbero potuto essere convinte che alla
riduzione delle imposte avrebbe fatto seguito in futuro un'analoga riduzione
della spesa pubblica. Come previsto dal modello relativo ad un paese “grande”
quale gli Stati Uniti, il declino del risparmio nazionale statunitense fu
accompagnato da un deterioramento del saldo delle partite correnti degli Stati
uniti e da un aumento dei tassi di interesse.
Esaminate le principali obiezioni alla teoria Ricardiana,
l’evidenza empirica e le conclusioni da quest’ultima tratte, ci sembra di poter
dire che, visti i successivi studiosi Barro e le ultime esperienze riscontrate in
alcuni paesi europei, sui quali ci soffermeremo in seguito, la teoria di politica
fiscale da noi studiata non sia stato ancora verificato definitivamente.