PRESENTAZIONE
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Per far questo mi sono inserita nell’ottica specifica rappresentata dalla
Media Education, una disciplina in cui ho avuto la fortuna di imbattermi
più di una volta durante gli studi universitari, che mi ha incuriosito e
appassionato e con la quale, secondo l’espressione di Mario Morcellini,
«è scattato un gioco di percezioni e sensibilità»
**
.
Dopo una breve presentazione della Media Education e dell’Educazione
degli Adulti, affrontata nel primo capitolo, il lavoro si svolge presentando
innanzitutto i punti di contatto tra le due discipline in gioco, sui quali
poter basare un’effettiva ipotesi di intersezione e collaborazione. Nello
specifico, si sono evidenziate le attività e gli interventi tipici
dell’Educazione degli Adulti che fossero in sintonia con le funzioni
principali della Media Education; ne è nata una griglia, dalla quale si
sono poi enucleate tre differenti dimensioni, tecnica, valoriale e
pedagogico-funzionale, ciascuna focalizzata su un target specifico,
rispettivamente l’individuo, il rapporto fra individuo e società, e la
società stessa.
A seguito di una rapida panoramica sulla situazione europea, sia della
diffusione della Media Education che del suo rapporto con l’educazione
degli adulti, è stata posta maggiore attenzione al contesto italiano,
mantenendo sullo sfondo dell’analisi la griglia precedentemente
elaborata.
A conclusione della ricerca si è scelto di analizzare nel dettaglio una
delle esperienze formative riscontrate, e di valutare in quale modo possa
essere assimilata a un intervento di Media Education.
La scelta è caduta su Intrage, un portale specificamente rivolto ad utenti
ultracinquantenni, pensato per offrire un punto di incontro adatto a loro,
oltre alla possibilità di avvicinare al mondo dell’informatica e di Internet
**
M. Morcellini, Media Education, in «INTERMED», VII, 2, Settembre 2002, p. 3.
PRESENTAZIONE
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anche chi non ne ha mai avuto l’occasione, attraverso i corsi organizzati
nelle cosiddette Cambuse. Queste sono sostanzialmente degli Internet
Point messi a disposizione e gestiti in franchising dalla società Intrage,
ma si rivelano anche vivaci e interessanti punti di incontro e
apprendimento, sia formale che informale, per coloro che le
frequentano.
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CAPITOLO 1
DEFINIZIONE DEI TERMINI
IN GIOCO
CAPITOLO 1
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DEFINIZIONE DEI TERMINI IN GIOCO
1.1. La Media Education
1.1.1 Definizione e questioni relative alla traduzione
Come ricorda Nicoletta Pavesi
1
, risulta difficile trovare una definizione di
Media Education
2
perfettamente calzante, che aiuti a delimitare i confini
della disciplina, i suoi contenuti e la sua posizione all’interno di un iter
formativo, anche perché spesso, «soprattutto in Europa, si lavora
pedagogicamente sui media prima ancora che una definizione della ME
venga formalizzata»
3
. C’è poi da considerare come, effettivamente, ogni
Paese intenda la ME: nell’accezione inglese, ad esempio, si pone
l’accento sul fatto che «la ME si propone di capire come funzionano i
media e come comunicano informazioni e intrattenimento. Tenta anche
di aiutare le persone a imparare a sviluppare la loro abilità nell'utilizzare
i media per comunicare davvero le loro idee»
4
.
A livello internazionale si è cercato di trovare una definizione comune e
conciliante attraverso un cammino laborioso. Nel 1973 il Conseil
International du Cinéma et de la Télévision (CICT), organizzazione
legata all’UNESCO, definisce la ME come «lo studio, l’insegnamento e
l’apprendimento dei moderni mezzi di comunicazione considerati come
specifica ed autonoma disciplina nell’ambito della teoria e della pratica
pedagogiche, in opposizione all’uso di questi mezzi come sussidi didattici
per le aree consuete del sapere, come ad esempio la matematica, le
scienze e la geografia»
5
.
1
N. Pavesi, Media Education, Franco Angeli, Milano 2001.
2
D’ora in avanti ME.
3
P.C. Rivoltella, Media Education, Carocci, Roma 2001, p. 17.
4
Da MediaEd, in Internet URL: http://www.mediaed.org.uk/whatis.php (traduzione mia).
5
B. Pavlic, UNESCO and Media Education, in “Educational Media International”, 24, 1987, p. 32,
cit in P.C. Rivoltella, Media Education, op. cit., p. 21.
CAPITOLO 1
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A partire da tale definizione, dunque, si inizia a considerare i mezzi di
comunicazione non più come mezzo per favorire l’insegnamento e
l’apprendimento di determinate discipline, ma come l’oggetto di uno
studio specifico, che va annoverato alla pari delle altre materie
scolastiche.
Qualche anno più tardi, nel 1979, lo stesso CICT riformula la definizione
di ME, introducendo delle significative precisazioni: «la Media Education
comprende lo studio – e per esso si intende il suo apprendimento e
insegnamento in vari modi e ad ogni livello: primario, secondario,
postsecondario, nell’educazione degli adulti e nell’educazione continua e
in ogni circostanza – della storia, della creatività, dell’uso e della
valutazione dei media come arti pratiche e tecniche; così come del ruolo
svolto dai media nella società, del loro impatto sociale, delle implicazioni
che derivano dalla comunicazione, dalla partecipazione e dalla
modificazione delle modalità di percezione che i media comportano;
nonché dell’accesso ai media e del lavoro creativo che con essi si può
svolgere»
6
. Con questa successiva definizione viene quindi affermata la
pervasiva onnipresenza dei media nella società contemporanea e la
concezione di ME si ritrova allargata, non essendo più, innanzitutto,
circoscritta all’ambito scolastico, che considera i media come “arti
pratiche e tecniche”, ma arrivando a comprendere anche l’educazione
degli adulti e la formazione permanente.
L’allargamento a una dimensione più ampia, inoltre, la porta a
considerare altre problematiche, come l’impatto dei mezzi di
comunicazione e dei loro messaggi sulla società, oppure le differenze
create dalla effettiva possibilità di accesso ai media.
Negli anni Novanta emergono le linee programmatiche di Len
Masterman, il quale vede nella ME un curriculum indispensabile a livello
6
V. Ranucci, I media nel curricolo scolastico, in R. Maragliano, O. Martini, S. Penge, I media e la
formazione, Carocci, Roma 1994, p. 201.
CAPITOLO 1
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scolastico, in cui si trovino coinvolti sia gli insegnanti che i genitori, ma
anche i professionisti della comunicazione; sottolinea inoltre l’importanza
che deve avere la considerazione della ME vista come «un processo che
dura tutta la vita»
7
.
La posizione che manterremo sullo sfondo in questo lavoro sarà quella
di P. C. Rivoltella, il quale definisce la ME «come quel particolare ambito
delle scienze dell’educazione e del lavoro educativo che consiste nel
produrre riflessione e strategie operative in ordine ai media, intesi come
risorsa integrale per l’intervento formativo»
8
; con questo intendiamo
non limitarci all’ambito scolastico, già abbastanza studiato, per dedicarci
a quello, finora meno approfondito, relativo all’educazione degli adulti.
Oltre alla definizione, la ME può creare anche qualche problema relativo
alla traduzione: da questo punto di vista mantenere il termine in lingua
originale permette di comprendere in un’unica parola le diverse
dimensioni di cui si occupa, oltre a risolvere il problema della
trasposizione in italiano.
Innanzitutto il termine education non può essere sostituito
semplicemente con il nostro educazione, dato che il suo significato
letterale equivarrebbe piuttosto a istruzione. Il passaggio alla lingua
italiana, inoltre, ci obbligherebbe alla scelta di un’unica preposizione,
limitando l’ampio significato dell’espressione inglese, che «come quella
tedesca di Medienerziehung, si presta meglio di altre usate nelle lingue
latine (come: educazione ai media, éducation à l’actualité, educación
para los medios, lectura critica, ecc.) per indicare, in modo diretto e
sintetico, la molteplicità degli approcci che si devono stabilire tra
educazione e media»
9
.
7
L. Masterman, A scuola di media, La Scuola, Brescia 1997, p. 73.
8
P.C. Rivoltella, Media Education, op. cit., p. 37.
9
R. Giannatelli, Perché la Media Education e perché il MED, in Intermed VI, 3, dicembre 2002.
CAPITOLO 1
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Una traduzione completa, dunque, dovrebbe riuscire a sottolineare la
centralità dei media
- sia come STRUMENTO da utilizzare nei processi di insegnamento,
apprendimento ed intervento educativo in genere (educazione
CON i media),
- che come OGGETTO, «con un riferimento più ampio alla capacità
critica, alla responsabilità etica, alla gestione democratica del
sistema dei media»
10
, oltre cha all’analisi del consumo
(educazione AI media),
- e anche come FINE (educazione PER i media). Questo
«rappresenta il settore meno indagato della media education, e
mette in gioco una doppia sfida: la prima, di carattere
professionale, riguardante la formazione di figure specifiche che
operino nel settore dei media; la seconda, in parte collegata con
la prima, riguarda la dimensione etica delle professioni
mediali»
11
; a ciò si aggiunge l’intervento di alfabetizzazione ai
media, che ha lo scopo di creare quelle abilità che nell’attuale
società sono necessarie quasi come il leggere e lo scrivere.
1.1.2 Lo statuto epistemologico della Media Education
Nata come insieme di entusiasmi e attività pratiche, cresciuta
nell’incontro fra Scienze dell’Educazione e Scienze della Comunicazione,
ora la ME cerca una sua identità di disciplina, corredata di teorie messe
già in atto sul campo.
Nel suo intervento al seminario di studi promosso dal MED e dal Centro
Studi Cinematografici e tenutosi a Milano il 13 e 14 ottobre 2000,
Geneviève Jacquinot analizza l’incontro e il dialogo fra le Scienze
10
Ibidem.
11
N. Pavesi, Media Education, op. cit., p. 51.
CAPITOLO 1
- 12 -
dell’Educazione e le Scienze della Comunicazione: sorto inizialmente da
una affine trasversalità nei confronti di altre scienze, come, ad esempio,
sociologia, filosofia, economia, psicologia, è poi spontaneamente
proseguito «per illustrare i fenomeni complessi che si vengono ad
instaurare nell’ambito dei rapporti tra i mezzi di informazione e di
comunicazione e l’educazione»
12
.
Queste due discipline hanno sempre più bisogno l’una dell’altra per
evitare una estremizzazione dei propri ambiti di studio; del resto, ormai,
hanno in comune diversi aspetti, e sarebbe difficile non pensarle
interdipendenti: condividono oggetto di studio e ricerca, concetti base,
istituzioni, associazioni, progetti e realizzazioni. Tutto questo, oltre a
testimoniare il dialogo fra Scienze dell’Educazione e Scienze della
Comunicazione, costituisce una tappa fondamentale nella loro
integrazione, già ben avviata, come può provare l’esistenza della ME. È
aperta la strada alla nascita di una nuova «interdisciplina» sempre più
delineata fino a divenire, un domani, una disciplina autonoma.
C’è chi, però, come Antonio Calvani, consiglia di soffermarsi a riflettere
sulla necessità di continuare a sottolineare anche le differenze fra
queste due aree, per non dimenticare i “problemi cruciali” che da questa
distinzione possono emergere, soprattutto per l’educazione. Infatti «se
la comunicazione entra necessariamente in gioco nella formazione, e per
certi aspetti ne è il presupposto, non può certamente essere identificata
con la formazione stessa: […] informazione e comunicazione non
significano tout court conoscenza e apprendimento, possono anzi
costituire un ostacolo verso di esso»
13
: l’intrattenimento puro e semplice
12
A. Mattelart, citato in G. Jacquinot, Le Scienze dell’Educazione (Sed) e le Scienze
dell’Informazione e della Comunicazione (SIC). Prospettive per un incontro, in «INTERMED» V,
3, ottobre 2000, pp 4-7.
13
A. Calvani, Educazione e comunicazione, due mondi in avvicinamento:convergenze e criticità,
in «INTERMED» VI, 1, marzo 2001, in Internet, URL: http://www.medmediaeducation.it .
CAPITOLO 1
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o il sovraccarico di informazioni sono alcuni esempi di comunicazione
fine a se stessa, dissociata dall’educazione.
Anche questo rendersi conto delle differenze, tuttavia, diventa ricchezza
e forza per la ME: «proprio in questo intreccio di collusione e
contrastività che si viene generando tra Scienze dell’Educazione e
Scienze della Comunicazione la Media Education trova la ragione del suo
affermarsi»
14
.
Nell’ottica di Pier Cesare Rivoltella le basi della ME come scienza
sarebbero già presenti. Per definirla tale, infatti, occorrerebbero:
- un OGGETTO specifico;
- delle RADICI TEORICHE ben precise, che la mettano in un rapporto
di confine con le altre discipline;
- un PERCORSO STORICO;
- delle METODOLOGIE di lavoro.
Nell’analisi proposta tali elementi emergono chiaramente e, verificandoli,
ci consegnano «l’idea che la ME costituisca un campo di ricerca in via di
disciplinarizzazione»
15
.
Consideriamoli uno alla volta.
OGGETTO
Affermare che la ME studia i mezzi di comunicazione nel loro essere
risorsa per la formazione implica delle precisazioni.
Innanzitutto si parla di comunicazione a tutto tondo, in senso ecologico,
comprendendo strumenti e processi di ogni tipo, senza limitarsi ad
alcuni media particolari, ma sapendo cogliere di ciascuno le
caratteristiche che lo rendono peculiare e adatto alla situazione di volta
14
Ibidem.
15
P.C. Rivoltella, Media Education, op. cit, p. 139.
CAPITOLO 1
- 14 -
in volta in esame.
Anche il termine formazione è usato in un’ottica globale, inclusiva sia
dell’istruzione fornita in contesti istituzionali che dei momenti di
educazione non formale e personale: spesso, infatti, si tende a
considerare formative solo le occasioni esplicitamente dichiarate tali, a
cui si aderisce più o meno liberamente, dimenticando che il soggetto
viene coinvolto in un processo formativo, per quanto informale, anche
nel momento in cui guarda un film, legge un articolo di giornale,
partecipa ad una chat.
Unire questi due ambiti, quello dei media e quello della formazione,
tradizionalmente ritenuti antitetici, risulta ormai necessario: da una
parte, infatti, è diventato quasi impossibile escludere i mezzi
comunicativi dalla vita quotidiana, dall’altra non si può fare a meno di
osservare come, negli ultimi anni, la formazione abbia subito una
trasformazione che, da una condizione di policentrismo formativo, la
porta ora ad integrare fra loro molteplici ambiti e soggetti formativi e, di
conseguenza, anche i media
16
. «La MEDIA EDUCATION è importante
per le parole che compongono questo singolare mix. Ebbene, media è
importante per noi perché sappiamo quanto la comunicazione è
l'elemento centrale della modernità e, dunque, la MEDIA EDUCATION è
decisiva proprio perché agisce dentro il terreno della comunicazione,
senza condividerne un giudizio di luttuosità e di maledizione, ma
entrando nel merito della produzione e dei contenuti. Ma anche la parola
Education ha per noi particolari risonanze: interpella la nostra fede nel
cambiamento, cioè il fatto che il cambiamento sia possibile. Offre
all'educazione la possibilità di tornare al centro della scena.
Nel suo complesso, dunque, la MEDIA EDUCATION si alimenta della
16
cfr E. Besozzi, Sociologia dell’educazione, Carocci, Roma 1999.
CAPITOLO 1
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forza e del fervore dell'educazione»
17
.
Lo studio dei mezzi di comunicazione, inoltre, si declina in vari modi a
seconda delle prospettive: è differente, infatti, considerarli come
strumenti da adoperare nella pratica formativa, o come tema,
argomento da studiare. Una buona pratica di ME, tuttavia, vedrebbe una
proficua unione dei due aspetti, perché l’uno non esclude l’altro, anzi, lo
completa: la strada ideale presupporrebbe di «assumere una prospettiva
integrata capace di pensare i media come risorse globali per
l’educazione, sia perché interpretabili e criticabili, sia perché utilizzabili
come linguaggi per mezzo dei quali articolare la propria visione del
mondo»
18
.
D’altra parte, se si considera lo scopo per cui ci si occupa dei media
emergono due opzioni: pare si debba scegliere tra insegnare a
comunicare e, quindi, saper usare i media per costruire i messaggi
oppure aiutare a costruire e sviluppare il senso critico di ciascuno. Anche
in questo caso risulta evidente come insegnare a comunicare implichi
altresì l’educare a un corretto uso dei propri messaggi e a una corretta
interpretazione di quelli altrui. «I destinatari della comunicazione devono
essere “alfabetizzati” in materia di media, saper valutare, discernere,
formarsi dei criteri di buon gusto, compiere scelte responsabili»
19
.
Allo stesso modo non vanno viste come antitetiche le due anime della
ME: la teoria e la prassi. Esse hanno il compito di sostenersi e
alimentarsi a vicenda: su determinate teorie si fonda la pratica, la quale
a sua volta stimola e arricchisce la riflessione.
Una soluzione possibile potrebbe essere quella promossa dal MED,
Associazione italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione, che
17
M. Morcellini, Media Education, in «INTERMED», VII, 2, settembre 2002, p. 5, in Internet,
URL: http://www.medmediaeducation.it .
18
P.C. Rivoltella, Media Education, op. cit., p. 35.
19
R. Giannatelli, Il secolo dei media e la questione educativa, editoriale di «INTERMED» IV, 3,
ottobre 1999, in Internet, URL: http://www.medmediaeducation.it.
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da anni applica, soprattutto nelle scuole, il metodo della ricerca-azione.
Tale metodo, introdotto nelle scienze sociali da Kurt Lewin, permette di
coniugare teoria e pratica attraverso una concreta azione sul campo,
finalizzata alla produzione di un cambiamento e supportata da un
modello teorico elaborato precedentemente e ad essa sottostante. La
caratteristica principale della ricerca-azione, infatti, consiste nel
coinvolgimento dell'educatore nel ruolo di ricercatore allo scopo di
ottenere una profonda compenetrazione tra riflessione teorica e lavoro
educativo. «Essa si pone alla base delle innovazioni perché consente di
verificare, di aggiornare e di ridimensionare quei percorsi teorici, spesso
troppo idealistici e astratti. La ricerca può essere uno strumento di
certificazione e di autoverifica, o di verifica esterna»
20
.
Un esempio di ricerca-azione ci viene fornito dalla testimonianza di R.
Giannatelli: «Il modello che ho adottato nel Laboratorio di Media
education (Roma, 1991-1995) prevedeva tre fasi di intervento:
• Fase della preparazione: formazione del gruppo degli insegnanti;
approfondimento delle motivazioni, acquisizione delle competenze di
base; promozione di un’interdisciplinarietà e affiatamento del
gruppo; studio del disegno di ricerca (contenuti da sperimentare,
obiettivi delle unità didattiche, scelta delle attività degli alunni,
definizione dei criteri per la valutazione);
• Fase della ricerca: si trattava di assegnare compiti differenziati agli
insegnanti che partecipavano alla ricerca (l’analisi semiotica dei testi
al docente di lettere, gli aspetti tecnici all’insegnante di educazione
tecnica…), di organizzare la raccolta della documentazione (si è data
importanza al “quaderno di classe” e alla produzione degli alunni),
concordare come si sarebbero attuati il monitoraggio e la
valutazione del processo di apprendimento e delle produzioni, ecc.;
20
M. Morcellini, intervento alla Prima Convention Nazionale sulla Media Education – Bellaria Igea
Marina, aprile 2000, in Internet URL: www.mediatando.it.
CAPITOLO 1
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• Fase dell’azione: si trattava di coinvolgere i genitori e gli altri
insegnanti della scuola, partecipare a eventuali concorsi indetti
localmente e riguardanti le produzioni degli alunni, interessare le
autorità locali, preparare relazioni e articoli per i giornali locali e le
riviste specializzate, organizzare la presentazione dei lavori degli
alunni in occasione del Communications day (o Forum della Media
education)»
21
.
RADICI TEORICHE
Il corpus teorico, del resto, è il secondo dei requisiti per ottenere alla ME
dignità di scienza.
In quanto disciplina di intersezione tra le Scienze dell’Educazione e le
Scienze della Comunicazione la ME risulta debitrice di teorie dall’uno e
dall’altro campo.
Fig. 1. Le origini della ME dall’intersezione fra Scienze dell’Educazione e Scienze della
Comunicazione (Immagine adattata da P.C. Rivoltella, 2001)
21
R. Giannatelli, La proposta della Media education per la nuova scuola in Italia, Summit 2000
on Media education, sabato 13 maggio 2000, cfr Internet, URL:
http://www.medmediaeducation.it.
Scienze
dell’Educazione
MEDIA
EDUCATION
Scienze
della
Comunicazione
CAPITOLO 1
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Dalle Scienze della Comunicazione ha mutuato innanzitutto i risultati
degli studi semiotici, rispetto all’analisi del testo. Le riflessioni di U. Eco e
di R. Barthes, infatti, portano a due importanti conseguenze:
innanzitutto la confutazione dell’idea, diffusasi soprattutto con l’aumento
del successo della televisione, che i media siano “trasparenti”, come
delle finestre aperte sul mondo. Il medium, al contrario, è opaco, e
l’immagine che fornisce della realtà non è necessariamente fedele, ma è
solo il risultato della costruzione simbolica operata da un altro soggetto,
che in questo modo trasmette ad altri la propria visione del reale.
Gli studi semiotici, inoltre, allargando la concezione di “testo”
permettono di condurre l’analisi testuale anche su prodotti culturali
tradizionalmente non considerati tali. Questo fa sì che cada la classica
distinzione fra cultura alta e cultura bassa e rende possibile, pertanto,
l’applicazione dei metodi di analisi strutturale, analisi del racconto e
analisi pragmatica anche a film, spot pubblicitari, spettacoli, con lo
scopo di scoprirne i linguaggi e le intenzioni comunicative di chi ha
realizzato il messaggio.
Quest’ultimo tema è rilevante anche nella corrente dei Cultural Studies,
interessata ad analizzare i rapporti di potere tra gruppi culturali
predominanti in lotta per l’egemonia che, da culturale, diventa
necessariamente anche economica e politica. L’analisi di un testo
mediale, quindi, non si limita più alla struttura visibile, ma anche ai
sottintesi simbolici che possono rivelare le logiche di azione di tali gruppi
e, di conseguenza, alle loro strategie comunicative, messe in atto allo
scopo di perpetuare il dominio sulle classi subalterne. L’attenzione ai
messaggi di questo tipo e la preoccupazione di smascherare le intenzioni
in essi nascoste ha dato il via all’apertura di una dimensione della ME
volta a diffondere i valori della democrazia e della cittadinanza.