Parte prima
Capitolo primo
Il relationship marketing: caratteristiche e
nuovi approcci.
1.1. Premessa
Termini come “Marketing Relazionale”, Customer
Relationship Management, oggi sono sulla bocca di tutti.
A questa grande popolarità non corrisponde però una
chiara definizione del loro esatto significato. I termini in
questione vengono usati perlopiù in modo intercambiabile e a
seconda dei contesti. Il marketing relazionale, può essere
definito come: lo studio teorico delle relazioni che le imprese
possono intessere con gli stakeholder (in modo particolare con
i clienti) e dei network definiti dall‟intreccio di tali relazioni.
Il CRM (Customer Relationship Management), invece,
può essere definito come: l‟insieme di strategie attraverso le
quali l‟impresa può costruire, mantenere, sviluppare o
interrompere relazioni stabili, leali con i propri clienti.
Le risorse che l‟impresa deve sviluppare sono risorse di
conoscenza e di fiducia, così da soddisfare le esigenze del
consumatore in modo diverso rispetto alla concorrenza,
attraverso il miglioramento continuo delle relazioni con i
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clienti, il quale consente all‟impresa di accrescere risorse
immateriali, come la fiducia. Da qui l‟attenzione alle relazioni
che, partendo da una critica al marketing tradizionale, porta ad
un nuovo approccio.
1.2. Relationship marketing:
origini e definizioni.
Il marketing nasce ( come disciplina accademica) nei
primi anni del XX secolo. In particolare i primi corsi
universitari esplicitamente dedicati a questa materia furono
offerti dalla University of Michigan e dalla Ohio State
University, rispettivamente nel 1902 e nel 1906. tuttavia questi
corsi trattavano una materia che noi oggi faticheremo e definire
“marketing” tanto erano diversi i contenuti. Ne consegue che le
due date proposte non costituiscono un valido riferimento
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temporale…
Nel 1954 Peter Drucker, un celebre economista
americano di origini austriache pubblicò “The Practice of
Management”, un “manuale” in cui affermava che un‟impresa
ha due obiettivi fondamentali: innovare e soddisfare il cliente, a
patto di ottenere un profitto. Questa definizione si avvicina
molto a quella, oggi dominante, di Philip Kotler, secondo il
quale “marketing is meeting needs at a profit”. Non a caso
Drucker viene considerato il padre accademico del marketing.
La soddisfazione del cliente ed il suo inevitabile presupposto,
l‟analisi dei suoi bisogni e delle sue aspettative, costituiscono
ancora oggi il principio cardine del marketing. Un altro step
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Bottinelli L., La nascita e lo sviluppo del marketing relazionale,
Quaderno di ricerca n.5, Università degli studi di Pavia
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fondamentale per lo sviluppo del marketing si ebbe grazie a
Borden che nel 1964 introdusse il marketing mix, uno dei
concetti dominanti del marketing moderno. A seguito delle
riflessioni che hanno interessato il paradigma tradizionale di
marketing si sviluppa, a partire dalla seconda metà degli anni
settanta, un approccio innovativo, il relationship marketing. Lo
spunto proviene da costatazioni, nella fase iniziale
prevalentemente di carattere empirico, sull‟inadeguatezza del
marketing management ad essere applicato efficacemente sia al
settore dei servizi, che a quello dei beni industriali. Il
marketing relazionale si sviluppa quindi, quasi
contemporaneamente, in questi due ambiti e si propone come
obiettivo “ iniziare, negoziare e gestire le relazioni di scambio
con gruppi chiave di interesse al fine di conseguire vantaggi
competitivi sostenibili in specifici mercati, sulla base di accordi
a lungo termine con clienti e fornitori”.
Secondo questa impostazione il marketing andrebbe
inteso come management delle relazioni, dovrebbe essere cioè
rivolto a creare, mantenere e gestire un network di rapporti di
lungo periodo.
Elemento innovativo è la centralità e l‟interattività dei
rapporti che si sviluppano tra le parti: entrambi gli attori
coinvolti ricoprono, infatti, un ruolo attivo nelle transazioni
poste in essere. Il modello di scambio preso a riferimento si
caratterizza per la bidirezionalità, assumendo, in questo modo,
caratteristiche di maggiore complessità in quanto non riguarda
più solamente beni e denaro, ma anche informazioni e rapporti
di natura sociale. Ulteriore elemento distintivo è l‟evoluzione
dell‟orizzonte temporale di riferimento che in questo ambito si
individua nel medio/lungo periodo in quanto le relazioni
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richiedono tempo per essere analizzate, costruite e mantenute.
3
Kotler P., 1976, Marketing Management, ISEDI, Milano.
VaraldoR., Stanton W., 1987, Marketing, Il Mulino, Bologna.
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1.3. Caratteristiche distintive e determinanti del
relationship marketing
L‟obiettivo principale del relationship marketing è di
mantenere e sviluppare il rapporto con i clienti attuali, piuttosto
che acquisirne di nuovi. Tutti gli studi concordano nel ritenere
più profittevole per l‟impresa il mantenimento di un “buon
cliente”, piuttosto che l‟acquisizione di uno nuovo.
Il marketing relazionale individua nelle relazioni di
lungo termine l‟elemento fondamentale del rapporto
impresa/cliente, dove fondamentale è la fiducia, ossia la
soddisfazione dei clienti nel tempo. Per raggiungere tale
obiettivo, è richiesto un rapporto personalizzato, one to one, tra
impresa e cliente.
Tutti i principali studi di marketing relazionale hanno
evidenziato il ruolo centrale della fiducia, come una risorsa
intangibile per consentire il successo dei processi di scambio. Il
consolidamento e lo sviluppo delle relazioni hanno origine
dalla soddisfazione dei clienti cumulata nel tempo, ossia dalla
fiducia, che a sua volta, costituisce un indispensabile
componente dell‟indagine di marca, determinante per
l‟attivazione di nuove relazioni. Il commitment, definito come
“il desiderio di mantenere una relazione importante” o come la
“volontà di sostenere sacrifici nel breve periodo pur di
realizzare benefici nel lungo termine” può essere interpretato
come la dimensione della fedeltà e rappresenta un indicatore
dell‟orientamento futuro dei soggetti coinvolti nella relazione
di lungo periodo, cioè sintetizza la previsione relativa alla
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durata, alla stabilità e alla qualità della relazione.
Borden N., 1964, “The Concept of the Marketing Mix”, in Journal of
Advertising
Research, vol. 4, pp. 2-7.
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Cfr. Quintano M., op. cit., 2001, p. 87
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1.4. I potenziali vantaggi e svantaggi dell’impresa
relazionale.
L‟adozione di un approccio relazionale consente
all‟impresa di avere una serie di vantaggi di costo, derivanti da
una maggiore stabilità della customer base (riduzione del
turnover dei clienti) e di incrementi di ricavi, grazie alla
migliore comprensione ed al conseguente valore offerto ai
clienti.
La costruzione di un rapporto di lungo termine con i
clienti selezionati, consente all‟impresa di ottenere risultati
economici superiori, in quanto:
Comporta costi inferiori, perché richiede minori
spese promozionali.
Risulta essere una fonte di vantaggi competitivi,
poiché la migliore conoscenza delle esigenze del
cliente, permette di garantire livelli di
soddisfazione più elevati.
Realizza una base di fatturati stabili, che può
essere incrementata nel tempo ampliando la
gamma ed elevando la qualità dei prodotti
venduti ai clienti fedeli.
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Migliora l‟immagine dell‟impresa mediante
giudizi positivi che si diffondono con il
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passaparola.
Le imprese investono nel marketing relazionale la
possibilità di mantenere, rispetto ai concorrenti, un vantaggio
nella determinazione del prezzo, poiché il cliente riconosce
loro una diversa qualità del servizio.
Il ricorso a tale approccio comporta benefici, ma ha
come contropartita, la necessità di investimenti consistenti e
tempi lunghi.
È, quindi, essenziale valutare la convenienza economica
derivante dall‟adozione di un approccio relazionale.
1.5. Il contributo dell’approccio relazionale allo
sviluppo della fidelizzazione della clientela e le motivazioni
che spingono a tale approccio.
I più recenti studi di marketing relazionale, con
riferimento al settore dei servizi, si stanno focalizzando
soprattutto sulla tematica della fidelizzazione della clientela
che, dato il mutato contesto competitivo in cui queste aziende
si trovano oggi ad operare, riveste per gli operatori
un‟importanza strategica crescente. Il contributo più
significativo di questo ambito di studio è rappresentato dal
lavoro di Bendapudi e Berry. Gli autori hanno elaborato un
modello interpretativo che si propone di individuare le variabili
che agiscono sulle motivazioni dei consumatori a mantenere
relazioni di lungo periodo con i fornitori di servizi. Le
caratteristiche di queste ultime, sono influenzate in maniera
rilevante dalle motivazioni che guidano l‟agire dei potenziali
5
Cfr. Cozzi G., Ferrero G., op. cit., 2004, p. 170
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consumatori. In particolare, gli operatori devono prendere in
considerazione due principali aspetti: il desiderio del cliente di
stabilire un rapporto di lungo periodo con la controparte e il
loro grado di dipendenza. Facendo riferimento ad una
prospettiva di analisi economica questi aspetti si traducono in
termini di costi che il consumatore ha già sostenuto per dare
avvio al rapporto con il fornitore di servizi, e costi che
dovrebbe sostenere nel caso che decidesse di cambiare
controparte. In alcuni casi i consumatori mantengono relazioni
stabili con i loro fornitori solamente perché hanno sviluppato
un alto grado di dipendenza da loro e/o non si presentano
concrete alternative. In questo caso la mancanza di un clima
collaborativi di fiducia tra le parti favorirà l‟assunzione di
comportamenti opportunistici tra le stesse, minando la stabilità
del rapporto di lungo periodo. Nel caso contrario in cui la
scelta di mantenere una relazione di lungo periodo sia guidata,
principalmente, dalla volontà delle parti si genera un clima di
lealtà tra le stesse che riduce in maniera rilevante i costi di
negoziazione. Il modello elaborato da Bendapudi e Berry
individua quattro differenti variabili in grado di influire sulle
caratteristiche delle relazioni: le variabili ambientali, le
caratteristiche dell‟erogatore di servizi, le caratteristiche del
consumatore e le variabili di interazione. Ognuna di queste
variabili esercita la sua influenza sul clima di
dipendenza/fiducia che caratterizza la relazione posta in essere
e sul suo diverso grado di costrizione/volontarietà.
Con riferimento alle condizioni ambientali in cui le
parti sono chiamate ad operare il modello considera alcune
variabili: il dinamismo, la complessità e la capacità di sostenere
la crescita degli operatori (enviromental munificence).
Il dinamismo dell‟ambiente di riferimento esercita la
sua influenza, principalmente, sulla capacità revisionale delle
imprese. Per ridurre il livello di incertezza le parti possono
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