Il ruolo della fascia di piano negli edifici in muratura:indagine teorico-sperimentale
dell’edificio occultando significative testimonianze di civiltà e
di scienza. Troppo frequentemente sono stati attuati degli
interventi invasivi nelle strutture murarie di importanti edifici
senza aver valutato accuratamente le risorse meccaniche dei
materiali, nell’intento di privilegiare il rispetto delle
caratteristiche originarie. In alcuni casi sono stati realizzati degli
interventi che hanno addirittura peggiorato la statica
dell’edificio ricorrendo a tecniche che seppur valide non
risultavano necessarie per l’edificio.
Lo studio oggetto della tesi si colloca nella complessa ricerca di
interventi sostenibili che si pongono l’obiettivo di raggiungere
un difficile punto di equilibrio tra le esigenze della
conservazione della struttura originaria, da un lato, e quelle, non
meno importanti, della sicurezza strutturale e della risposta
sismica, dall’altro.
Spesso la necessità di attuare radicali interventi non nasce dalla
constatazione di carenze statiche ineliminabili senza ricorso a
massicci interventi, ma dalle limitate conoscenze delle
caratteristiche costitutive del materiale. Le scarse risorse
meccaniche attribuite alle murature derivano, in alcuni casi,
dalla scarsità di approfonditi studi sia teorici che sperimentali
atti a valorizzare caratteristiche meccaniche come la duttilità
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sulla quale si basano le più recenti normative in materia di
protezione sismica degli edifici.
Il presente studio è dedicato agli edifici in muratura ordinaria destinati in
genere a funzione residenziale, articolati su un numero spesso consistente di
piani e con una configurazione distributiva in pianta che si ripete con
sostanziale regolarità in altezza (piano tipo). In particolare viene studiato un
elemento strutturale fondamentale, quale è la fascia di piano, che riveste un
ruolo strategico nell’analisi sismica degli edifici in muratura.
La funzione strutturale delle fasce è per nulla secondaria come si potrebbe
pensare data la scarsa attenzione che la normativa rivolge a tale argomento.
Infatti, le travi di piano, fornendo l'accoppiamento fra i montanti murari,
possono influenzare considerevolmente il meccanismo di risposta di una
parete multipiano.
Punto cruciale nello studio della vulnerabilità sismica degli edifici in
muratura è la capacità di simularne numericamente la risposta. Mentre per i
maschi murari si dispone di studi sperimentali orientati a valutare in modo
approfondito la resistenza, il comportamento deformativo e la capacità
dissipativi, per le fasce murarie ci si è limitati ad assimilarle, sia come
meccanismi di collasso che come comportamento ciclico, ai maschi murari.
In questo lavoro di tesi viene quindi studiato ed approfondito il
comportamento della fascia di piano, prima attraverso una modellazione
teorica con un programma agli elementi finiti(ABAQUS) e poi attraverso
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una modellazione sperimentale in scala ridotta, che si è resa necessaria per
estrapolare dei risultati che la modellazione teorica non è stata in grado di
fornire per problemi legati essenzialmente al comportamento non lineare del
materiale.
Con la modellazione sperimentale in scala ridotta sono stati ottenuti risultati
notevoli. In particolare è stato riscontrato che per le tre tipologie di provini
sottoposti a prove sperimentali, si riscontra una duttilità non indifferente
prima che lo stesso provino giunga a rottura. Inoltre la capacità di
deformarsi in campo plastico è accentuata ancora di più nel caso in cui i
provini siano confinati da cordoli armati.
Infine, una volta noto il comportamento dell’elemento fascia di piano in
termini di resistenza, capacità deformativa e dissipativa, si passa allo studio
della vulnerabilità sismica di una parete, modellata a telaio con Sap2000,
attraverso una analisi dinamica non lineare con un modello a plasticità
concentrata, mettendo in luce i problemi che ha il programma nell’affrontare
una analisi di questo tipo e trovando un modo alternativo per tenere conto
della non linearità del modello.
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CAPITOLO 1
LA RISPOSTA SISMICA DEGLI EDIFICI IN MURATURA
1.1 Introduzione
La vulnerabilità sismica, generalmente elevata, degli edifici in muratura è
stata messa in luce dall’analisi degli effetti di numerosi terremoti storici
come da quello di eventi recenti.
L’importanza che questo problema riveste, dipende in larga parte dalla
grande diffusione sul territorio, in particolare in Europa e nel bacino del
Mediterraneo, di questa tipologia costruttiva: si tratta sovente di zone ad
elevata pericolosità sismica o, comunque, soggette a grande rischio.
All’edificio in muratura, alla salvaguardia delle persone che possono
occuparlo, spesso è associato anche un valore aggiunto che può essere
inestimabile, un valore storico, artistico, archeologico o paesaggistico che
deve essere necessariamente tutelato.
Al termine edificio in muratura, poi, possono essere associate forme di
edilizia molto diverse fra loro a cui corrispondono differenti comportamenti
sismici: la varietà di tipologie è principalmente legata a caratteri tecnologici
generalmente dipendenti dal sito di costruzione, dall’epoca storica e dalla
destinazione d’uso originaria.
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1.2 Meccanismi di collasso
Dall’osservazione del danno, interpretata con gli strumenti della meccanica e
della scienza delle costruzioni, è possibile evidenziare come, a differenti
caratteristiche tipologico–costruttive, corrisponda una diversità di
comportamento delle struttura sollecitata dall’azione sismica.
I danni tipici del costruito in muratura possono essere distinti secondo due
fondamentali modalità di collasso: i cosiddetti meccanismi di primo e
secondo modo.
Per meccanismi di I modo si intendono quei cinematismi di collasso
connessi al comportamento delle pareti in muratura fuori dal proprio piano,
quindi con comportamento flessionale e ribaltamento (rocking).
I meccanismi di II modo riguardano invece la risposta della parete nel
proprio piano, con tipici danneggiamenti per taglio e flessione.
L’attivazione di tali modalità di collasso è, però, strettamente dipendente dal
comportamento globale dell’edificio, che a sua volta dipende dalle
caratteristiche tipologiche e tecnologiche.
In una costruzione in muratura è possibile identificare molteplici strutture
resistenti a seconda della condizione di carico considerata, tuttavia, secondo
una semplice schematizzazione, sia pure con diverso comportamento a
seconda della sollecitazione considerata, possono essere identificati come
elementi resistenti le pareti e gli orizzontamenti (solai, volte, coperture).
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Il comportamento globale della struttura all’azione sismica è fortemente
influenzato, ancor prima che dalle caratteristiche intrinseche dei singoli
elementi strutturali, dal grado di connessione presente tra essi.
Carenze nel collegamento tra pareti ortogonali e tra pareti ed orizzontamenti
fanno sì che la struttura non sia in grado di sviluppare, durante il terremoto,
una risposta globale che chiami a collaborare fra loro i le diverse pareti ed a
ripartire tra esse le sollecitazioni indotte. In questo caso, infatti, si ha una
risposta pressoché indipendente della singola parete con una limitata
interazione con il resto della fabbrica.
La risposta che la parete tende ad avere è allora ovviamente dominata dal
comportamento fuori piano, esibendo, nei riguardi dei meccanismi di I
modo, una evidente maggiore vulnerabilità.
La presenza di un buon ammorsamento tra pareti o di connessioni anche
puntuali, ottenibili ad esempio con l’inserimento di catene metalliche,
innesca invece la collaborazione nella risposta tra le varie componenti della
fabbrica. L’edificio ha, perciò, un comportamento d’insieme che lo porta
poter ricorrere alle maggiori risorse di rigidezza e resistenza delle pareti nel
proprio piano.
La probabilità di insorgenza di meccanismi di ribaltamento fuori piano viene
decisamente ridotta dalle diverse condizioni di vincolo in cui si viene ora a
trovare la parete e può ulteriormente ridursi nel caso di un buon
collegamento ad esse degli orizzontamenti.
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In questo caso, in cui si realizza il cosiddetto comportamento scatolare,
assume un ruolo fondamentale, ai fini della risposta sismica, la rigidezza dei
solai nel proprio piano: solai molto rigidi ripartiscono le azioni fra le pareti
in base alla loro rigidezza ed alla posizione in pianta.
Nella figura 1.1 è schematizzata la variazione del comportamento strutturale
indotta dal diverso grado di collegamento tra le parti e dalla differente
rigidezza dei solai.
Figura 1.1
(a) pareti non vincolate o ammorsate; (b) pareti ammorsate con orizzontamenti flessibili;
(c) pareti ammorsate con orizzontamenti rigidi.
Le figure 1.2 e 1.3 mostrano invece come, anche con interventi puntuali, sia
possibile limitare l’occorrenza di meccanismi di I modo e ridurne la
vulnerabilità associata trasferendo la risposta fuori piano della facciata alla
risposta nel piano delle pareti di spina.
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Figura 1.2
Meccanismi di ribaltamento della facciata: 1) senza ammorsamento;
2) con ammorsamento; 3)con l’inserimento di una catena.
Figura 1.3
Modifica di meccanismi di collasso attraverso l’inserimento di catene
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La realizzazione del comportamento scatolare fa sì che per l’edificio si possa
definire una vulnerabilità globale che dipende dalla risposta sismica di tutto
il sistema strutturale, governata dalla risposta nel piano delle pareti e
dall’azione di collegamento e ripartizione esercitata dagli orizzontamenti.
Risulta dunque fondamentale analizzare la risposta della parete nel proprio
piano, studiare i possibili meccanismi di danneggiamento e valutare
l’interazione con il resto della costruzione.
1.3 La parete nel proprio piano
Nei confronti delle azioni orizzontali, ed in particolare riguardo al
funzionamento strutturale durante l’azione sismica, è possibile assimilare il
comportamento di una parete in muratura a quello di un assemblaggio di
pannelli. In particolare, anche dall’osservazione dei danni riscontrati sia su
casi reali che sperimentali, si evidenzia come tipicamente il danneggiamento
sia generalmente concentrato in porzioni ben definite della parete: i maschi
murari e le fasce di piano. Mentre nelle zone di connessione tra fasce e
maschi si riscontra l’assenza di sistematici fenomeni di danno. Ciò consente
di supporre che lo stato deformativo si mantenga sempre entro i limiti
elastici e, quindi, possa essere considerato trascurabile nella valutazione
complessiva della parete in cui sono determinanti le deformazioni non
lineari delle altre parti.
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1.3.1 Maschi murari
La risposta dei maschi murari è stata ampiamente descritta e studiata
analiticamente, numericamente e sperimentalmente.
I meccanismi di danno connessi all’azione orizzontale, tipici per i maschi in
muratura sono in generale suddivisibili in due categorie: meccanismi
di rottura per flessione-ribaltamento(a), taglio-scorrimento(b)-(c).
Figura 1.4
1.3.2 Fasce murarie
La funzione strutturale delle fasce è tutt'altro che secondaria in quanto,
fornendo l'accoppiamento fra i montanti murari, possono influenzare
considerevolmente il meccanismo di risposta di una parete multipiano sia
sotto l’aspetto della resistenza laterale che della duttilità.
L'accoppiamento che può essere fornito dalle fasce è principalmente
funzione della compressione a cui esse sono soggette in direzione
orizzontale. Solo questa compressione infatti fornisce la resistenza
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"flessionale" che contrasta l'attivazione del meccanismo di ribaltamento
delle colonne di muratura che possono formarsi tra aperture verticalmente
allineate. È quindi molto importante l’effetto di elementi resistenti a trazione
disposti al livello delle fasce stesse, quali catene o cordoli in c.a., che si
oppongano a tale meccanismo.
Le catene o i cordoli, opponendosi all’allontanamento delle colonne,
generano un incremento di compressione delle fasce, che aumenta la
resistenza a flessione delle stesse, e instaura un funzionamento a puntone
inclinato che garantisce l'accoppiamento dei montanti murari.
1.4 Conclusioni
Dalle considerazioni esposte emergono alcune caratteristiche essenziali della
risposta degli edifici in muratura all’azione sismica.
Lo sviluppo di una risposta globale appare legato alla presenza o alla
realizzazione di dettagli costruttivi, in genere di entità limitata, atti a
collegare ed a far collaborare le varie parti della costruzione.
Lo studio del comportamento dell’intero edificio può in tal caso essere
ricondotto allo studio dei meccanismi di II modo divenuti predominanti nella
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risposta: l’analisi globale può allora essere ricondotta all’analisi del
comportamento delle singole pareti nel proprio piano tenendo conto del
ruolo di ripartizione effettuato dagli orizzontamenti.
All’interno della parete si individuano veri e propri elementi strutturali
costituiti da maschi e fasce: in essi è possibile ritenere concentrato il
comportamento non lineare e valutarlo opportunamente.
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