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INTRODUZIONE
Il presente lavoro di tesi s inserisce all interno di un piø ampio progetto il cui
obiettivo Ł quello di individuare le funzioni cognitive utili a predire il futuro sviluppo
delle abilit di lettura. Tale progetto di ricerca, a disegno longitudinale, si prefigge di
seguire l acquisizione delle abilit di lettura in un arco temporale che va dall ultimo
anno della Scuola dell Infanzia fino al secondo anno della Scuola Primaria. Un
simile disegno Ł richiesto, infatti, per analizzare quali possono essere le funzioni che
stanno alla base dell apprendimento della lettura.
Dopo aver descritto il ruolo dell attenzione visiva spaziale (AVS) nel processo di
lettura e nell insorgenza del suo specifico disturbo (i.e. dislessia evolutiva, DE),
verrano considerati i principali modelli attualmente disponibili che tentano di
spiegare i meccanismi attraverso cui leggiamo e come impariamo farlo.
Sar dedicato ampio spazio alla definizione del disturbo d apprendimento della
lettura (DE), alla descrizione delle diverse tipologie di dislessia evolutiva proposte
dai vari autori ed all esemplificazione delle teorie eziologiche piø accreditate. In
seguito verranno riassunti i principali risultati provenienti dalla ricerca sui predittori
delle abilit di lettura.
A questa iniziale rassegna della letteratura in materia, seguir la presentazione dei
risultati dello studio condotto, cercando di evidenziare il ruolo svolto dall AVS nel
processo di segregazione grafemica prima fondamentale tappa del normale
apprendimento delle abilit di lettura. Saranno confrontate le prestazioni dei bambini
in diversi compiti visuo-spaziali ed uditivo-fonologici misurate all ultimo anno della
Scuola dell Infanzia con il grado di competenza nella lettura, misurato alla fine del
primo anno di Scuola Primaria.
Infine, i dati raccolti saranno discussi alla luce dei possibili risvolti educativi, non
solo per quanto riguarda il processo di apprendimento della lettura in sØ, ma anche
relativamente al ruolo che tali abilit ricoprono nel favorire un adeguato adattamento
del bambino al contesto scolastico-educativo in cui Ł inserito.
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L’ATTENZIONE VISIVA SPAZIALE
L attenzione visiva spaziale (AVS) pu essere definita come l elaborazione selettiva
delle informazioni provenienti da una specifica porzione dello spazio, detta regione
attesa o fuoco dell attenzione. Il nostro sistema cognitivo Ł bersagliato da un infinit
d informazioni concomitanti provenienti dall ambiente circostante, ma la ridotta
capacit di elaborazione di cui Ł dotato non consente di processare simultaneamente
tutte le informazioni e si rende, perci , necessaria la scelta delle piø rilevanti. Questa
selezione Ł resa possibile proprio dall AVS che permette cos di elaborare le
informazioni rilevanti, limitando l interferenza causata da informazioni irrilevanti
(i.e. esclusione del rumore dall elaborazione del segnale).
L orientamento esplicito dell AVS consiste nello spostamento volontario dello
sguardo su una regione del campo visivo mediante una saccade. Tuttavia, l AVS pu
essere orientata indipendentemente dalla direzione dello sguardo: nell orientamento
implicito, l AVS viene spostata senza alcun movimento oculare (Posner, 1980).
Numerosi studi suggeriscono che il movimento saccadico non possa essere eseguito
se l AVS non Ł stata precedentemente focalizzata sulla regione bersaglio (e.g.
Mcpeek, Malikovic & Nakayama, 1999). Ci indica che l orientamento implicito
dell attenzione anticipa e controlla quello esplicito.
L AVS rende la rappresentazione degli stimoli percepiti piø saliente nella regione
delle aree visive primarie; ci Ł reso possibile dall incremento delle risorse di
elaborazione (i.e. processi eccitatori) nella regione spaziale attesa e da un loro
decremento (i.e. processi inibitori) nelle regioni spaziali non attese. In altre parole,
l AVS sembra funzionare attraverso una sincronia tra processi eccitatori nella
regione fuoco dell attenzione e processi inibitori nelle aree spaziali circostanti, con
l effetto principale di incrementare e migliorare la percezione dello stimolo bersaglio
(i.e. informazione rilevante), producendo:
- Tempi di reazione (TR) piø rapidi per il rilevamento e la discriminazione di
stimoli visivi (e.g. Posner, 1980);
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- Un maggiore sensibilit per gli stimoli visivi (i.e. un abbassamento delle
soglie percettive) (e.g. Carrasco, Ling & Read, 2004);
- Una ridotta interferenza da parte degli stimoli laterali o vicini nello spazio
(i.e.riduzione del mascheramento laterale; e.g., Facoetti e Molteni, 2000) e
nel tempo (i.e. riduzione del mascheramento temporale; Enns, 2004)
mediante meccanismi inibitori di esclusione del rumore circostante.
Attraverso queste modificazioni, l AVS influenza tutti i processi post-sensoriali, tra
cui la memoria a breve termine, i giudizi percettivi e le risposte volontarie (Facoetti,
2004).
Il funzionamento dell AVS pu essere descritto come l insieme di tre distinte
operazioni cognitive: il disancoraggio, lo spostamento e l ancoraggio del fuoco
attentivo. L AVS deve, infatti, essere sganciata (i.e. disancorata) dalla porzione di
spazio in cui era stata ancorata in precedenza, dopodichŁ deve essere spostata verso
la regione spaziale nuovo oggetto d interesse, nella quale verr quindi nuovamente
agganciata (i.e. ancorata). Solitamente, le prime due operazioni (i.e. disancoraggio e
spostamento) sono ritenute alla base del meccanismo di orientamento dell attenzione,
mentre l ancoraggio costituisce il meccanismo di focalizzazione dell AVS (Castello
& Umilt , 1990).
1.1 L’ORIENTAMENTO DELL’ATTENZIONE VISIVA SPAZIALE
L orientamento dell AVS consiste nello spostamento del fuoco dell attenzione nel
campo visivo (e.g. Posner, 1980); tale spostamento Ł misurato attraverso il
paradigma sperimentale dell indizio spaziale (i.e. effetto Posner). Lo scopo di questa
procedura Ł di indurre, attraverso la comparsa di uno stimolo visivo (indizio spaziale
o cue, ad esempio una freccia), lo spostamento del fuoco dell attenzione verso una
specifica regione spaziale. Dopo un intervallo di tempo variabile (ad esempio, 100
oppure 500 ms) comparir uno stimolo bersaglio (o target, ad es. un piccolo cerchio
luminoso) al quale il soggetto dovr rispondere il piø velocemente possibile. Lo
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stimolo bersaglio pu comparire nella posizione suggerita dall indizio (i.e. indizio
valido) oppure in una posizione diversa (i.e. indizio invalido). Quando lo stimolo
viene presentato nella posizione in cui il soggetto ha orientato l attenzione
(condizione valida), il processamento del target Ł piø rapido rispetto alla condizione
in cui lo stimolo compare in una posizione diversa da quella segnalata dall indizio
visivo (condizione invalida). Lo scarto tra le due diverse condizioni, in termini di
accuratezza o tempi di reazione, Ł dovuto al fatto che nelle prove invalide Ł richiesto
uno spostamento dell attenzione dalla regione in cui era comparso l indizio alla
posizione in cui Ł comparso il target. Tale scarto Ł denominato effetto dell indizio
spaziale ed Ł spiegato come una facilitazione percettivo-motoria per gli stimoli che
cadono nella regione del campo visivo in cui il soggetto ha gi orientato la propria
AVS (Posner, 1980).
L AVS pu essere orientata in modo automatico attraverso un indizio che attrae
l AVS per le sue caratteristiche percettive (e.g. luminosit ), oppure in modo
volontario sotto la guida di un indizio simbolico e informativo (ad esempio, una
freccia).
1.2 LA FOCALIZZAZIONE DELL’ATTENZIONE VISIVA SPAZIALE
In seguito all orientamento in una specifica porzione spaziale, il fuoco
dell attenzione pu subire un aggiustamento della sua estensione nello spazio.
Quest operazione Ł detta focalizzazione dell attenzione visiva spaziale (e.g. Turatto,
Benso, Facoetti, Galfano, Mascetti, Umilt , 2000) ed Ł studiata tramite la procedura
sperimentale della dimensione dell indizio spaziale. Al soggetto Ł chiesto di rilevare
la comparsa di uno stimolo bersaglio (ad esempio, un piccolo cerchio luminoso) che
verr presentato sempre nella medesima posizione (di solito in fovea, in
corrispondenza del punto di fissazione), ma che verr preceduto (ad esempio, 100 o
500 ms prima) da un indizio spaziale (ad esempio un cerchio) grande oppure piccolo.
L indizio piccolo facilita il rilevamento del bersaglio rispetto a quello grande: in
termini di tempi di reazione, il soggetto sar piø rapido nel rilevare il bersaglio
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quando questo Ł preceduto da un indizio piccolo piuttosto che da uno grande. Questa
agevolazione Ł denominata effetto della dimensione dell indizio ed Ł spiegata come
una facilitazione percettivo-motoria per gli stimoli che cadono all interno di una
regione del campo visivo in cui il soggetto ha maggiormente focalizzato la propria
AVS (Eriksen & St.James, 1986; Castello & Umilt , 1990, Turatto e coll., 2000). In
altre parole, essendo le risorse di elaborazione piø concentrate all interno dell area
piccola rispetto a quella grande, inducono una maggiore velocit di elaborazione
degli stimoli visivi.
Come l orientamento dell AVS anche la focalizzazione Ł composta da due
distinti meccanismi: uno precoce, in cui la semplice comparsa di un indizio nel
campo visivo produce un aggiustamento automatico del fuoco dell attenzione (i.e.
meccanismo esogeno-automatico) e uno piø tardivo, in cui l accomodamento del
fuoco viene operato volontariamente (i.e. meccanismo endogeno-volontario) (Benso,
Turatto, Mascetti & Umilt , 1998; Turatto e coll.,2000).
Da alcuni studi (Benso e coll., 1998) Ł emerso che la focalizzazione richiede dai
33 ai 66 ms per essere realizzata. Una focalizzazione piø rapida garantisce una
migliore elaborazione degli stimoli visivi, poichŁ un rallentamento della
focalizzazione esporrebbe per un tempo maggiore il sistema visivo all interferenza di
stimoli laterali, disturbando cos il processamento dello stimolo rilevante centrale.
Per quanto riguarda il mantenimento di uno stato focalizzato, sembrerebbe che la
focalizzazione non sia mantenuta per piø di 500 ms dallo stesso soggetto (Benso e
coll., 1998). D altronde, una focalizzazione eccessivamente potratta nel tempo,
potrebbe impedire l elaborazione di stimoli che, benchŁ irrilevanti in precedenza,
potrebbero acquisire in seguito una certa rilevanza.
Oltre ai meccanismi eccitatori che consentono la focalizzazione dell AVS
concentrando le risorse di elaborazione sugli stimoli visivi focalizzati, esiste anche
un meccanismo di natura inibitoria che opera riducendo le risorse di elaborazione
all interno delle regioni spaziali non rilevanti. L esistenza di tale meccanismo
inibitorio Ł stata avvalorata da uno studio che mostra che l effetto di un distrattore
laterale sul riconoscimento di un target si estingueva quando il primo cadeva
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all esterno del fuoco attentivo (Facoetti & Molteni, 2000). Recentemente Ł stato
suggerito che il filtro che favorisce l informazione rilevante ed esclude quelle
irrilevanti possa agire sugli stadi precoci di elaborazione dell informazione: uno
studio elettrofisiologico ha dimostrato che l effetto della focalizzazione dell AVS
modula l attivit neurale nelle aree visive primarie. Inoltre, sembra che all aumentare
della dimensione del fuoco attentivo, diminuisca l attivit elettrofisiologica e nello
specifico l ampiezza della N1 , il potenziale negativo evento-relato che si manifesta
dopo 100 ms dalla presentazione dello stimolo visivo (Lou, Greenwood,
Parasuraman, 2001).
Muller e collaboratori (2003) hanno indagato la base neuroanatomica del
processo di focalizzazione dell AVS attraverso l utilizzo della risonanza magnetica
funzionale. Le risorse di elaborazione possono essere focalizzate su una piccola
regione spaziale, permettendo il processamento preciso e veloce degli stimoli che
cadono al suo interno, oppure possono essere distribuite a scapito sia della precisione
che della rapidit di elaborazione. Considerando che l attivit neurale delle aree
visive pu rispecchiare anche la capacit di elaborazione delle stesse (maggiore
attivit neurale corrisponderebbe a maggiori capacit di elaborazione, mentre minore
attivit neurale corrisponderebbe a minori capacit di elaborazione), la relazione
inversamente proporzionale tra l estensione delle aree attivate e l accuratezza o la
velocit di elaborazione pu essere considerata una buona evidenza neurobiologica
del processo di focalizzazione (Muller e coll., 2003). La modulazione neurale legata
alla dimensione del fuoco era evidente gi nelle aree visive primarie, confermando
nuovamente che la focalizzazione dell AVS agirebbe come filtro precoce
sull elaborazione dell informazione (Muller e coll ., 2003).
1.3 L’ATTENZIONE VISIVA SPAZIALE E LA LETTURA
Secondo il modello della lettura a due vie (e.g., Coltheart, Rastle, Perry, Langdon,
Ziegler, 2001) le parole scritte possono essere lette tramite la via sub-lessicale,
basata sulle corrispondenze grafema-fonema che permette la lettura di parole non
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conosciute e non-parole, oppure tramite la via lessicale, basata sul riconoscimento
visivo di intere unit lessicali, il cui uso Ł quindi limitato alla lettura di parole
conosciute. E importante notare che ai primi stadi di apprendimento della lettura, la
via lessicale non si Ł ancora sviluppata, di conseguenza per il bambino che sta
imparando a leggere tutte le parole sono inizialmente delle non-parole. Ci Ł
confermato dai dati emersi da alcune ricerche longitudinali, le quali hanno
evidenziato che nei bambini che iniziano a leggere Ł proprio la via sub-lessicale ad
essere utilizzata primariamente sia per la lettura silente che per quella non silente
(e.g. Sprenger-Charolles, Siegel, BØchennec, Serniclaes, 2003; Share, 1995).
evidente, dunque, che la decodifica fonologica, misurata in genere attraverso la
rilevazione delle prestazioni ad un compito di lettura di non-parole, svolge un ruolo
cruciale per l acquisizione di appropriate abilit di lettura (e.g., Frith, 1985; Share,
1995; Ziegler & Goswami, 2005).
I meccanismi dell AVS (focalizzazione e orientamento) svolgono un ruolo
cruciale nella prima fase della via sub-lessicale, denominata segregazione grafemica
(i.e. la segmentazione visiva di una stringa di lettere nei suoi grafemi costituenti)
(Cestnick & Coltheart, 1999; Facoetti, Cestnick, Lorusso, Paganoni, Umilt , Zorzi &
Mascetti, 2006; Perry e coll., 2007) assieme a buone abilit fonologiche (Ramus,
2003; Ziegler & Goswami, 2005) (si veda la Figura 1.1).