INTRODUZIONE
Dopo gli sconvolgimenti causati dalle crisi petrolifere degli anni settanta, il mercato
energetico mondiale ha conosciuto un lungo periodo di stabilità sino al 2000, quando la
crisi del greggio ha fatto ritornare l’energia al centro dell’interesse mondiale.
La crisi energetica che stiamo attraversando da quel momento ha assunto caratteristiche
nuove dovute a processi di causa-effetto più intensi, per la globalizzazione dei mercati, e
più complessi, per la reciproca interazione di molteplici cause, concatenate a più livelli.
Il problema energetico interessa contemporaneamente diversi aspetti.
Sul piano economico la rapida e considerevole ascesa del prezzo del greggio, che nel corso
del 2008 ha toccato picchi di quasi 150 $ al barile per poi scendere negli ultimi mesi, ha
mostrato senza mezzi termini le debolezze della dipendenza dall’”oro nero” che
caratterizza i Paesi industrializzati. Anzitutto gli effetti di simili quotazioni del petrolio
sull’economia internazionale hanno dimostrato la necessità di fissare prezzi stabili e
contenuti; inoltre la crescita della domanda, sostenuta dallo sviluppo di colossi quali la
Cina e l’India, ha esposto la ridotta capacità di riserva del sistema petrolifero. Sul piano
sociale ed economico l’aumento spropositato delle quotazioni del petrolio ha palesato
l’insostenibilità di tali prezzi per i consumatori finali.
Sul piano geopolitico la sicurezza energetica ha progressivamente acquisito importanza:
assicurarsi forniture energetiche, certe e adeguate nei tempi e nelle quantità necessari a
sostenere la crescita interna, diviene un imperativo categorico da perseguire in una
prospettiva di difesa nazionale. La penuria nella dotazione di risorse energetiche va
compensata con la capacità di garantirsi approvvigionamenti affidabili e abbondanti. A tale
proposito è rilevante notare come la dipendenza della maggior parte dei Paesi dagli
idrocarburi si scontri con la concentrazione geografica delle riserve di queste risorse in
poche aree, spesso in condizioni politiche precarie, e si traduca in una dipendenza dalle
importazioni.
Se in tempi passati i Paesi importatori di risorse fossili erano in grado di influire sulla
politica dei Paesi esportatori e di assicurarsi in tal modo forniture abbondanti e
convenienti, le posizioni oggi si sono invertite. La presenza di ingenti risorse fossili nel
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proprio territorio conferisce al Paese che le detiene un potere non indifferente,
assicurandogli un ruolo nuovo e di primo piano sulla scena politica internazionale.
Petrolio e gas naturale sono usati sempre più come armi di pressione politica verso i Paesi
che ne sono importatori, e sin dalla metà degli anni Novanta è in atto una corsa
all’accaparramento delle licenze per la ricerca e lo sfruttamento di nuovi giacimenti.
Per questo aree ricche di petrolio come il Golfo di Guinea stanno diventando sempre più
strategicamente importanti per paesi come gli Stati Uniti, che vedranno crescere nei
prossimi dieci anni le proprie importazioni dall’Africa occidentale dall’attuale 15% al
25%.
Nel presente lavoro viene illustrata la situazione energetica attuale a livello mondiale e
vengono esaminate le ragioni che hanno spinto gli Stati Uniti ad un cambiamento
strategico delle proprie attenzioni energetiche dal Golfo Persico al Golfo di Guinea.
Nel primo capitolo viene preso in esame il panorama energetico odierno, cominciando con
la domanda e l’offerta mondiale di energia, vengono esaminate le fonti più presenti
nell’attuale mix energetico mondiale: il petrolio e il gas naturale. Quest’ultimo sta
raggiungendo l’importanza del petrolio e nei prossimi anni lo supererà, in termini
percentuali, sul totale di energia consumata.
Nel secondo capitolo vengono analizzate le scelte strategiche per la sicurezza energetica
degli Stati Uniti in Africa e in particolare in Africa occidentale, in concorrenza con la Cina,
per mantenere la loro economia solida, con la consapevolezza che le riserve del paese sono
in via di esaurimento, e quindi la necessità di controllare i paesi esportatori di petrolio per
non dipendere dalle economie estere e condizionare i prezzi di vendita.
Nel terzo capitolo vengono esaminati gli effetti del petrolio sui paesi produttori del Golfo
di Guinea, che sta suscitando interessi crescenti da parte dell’amministrazione americana,
soprattutto dopo l’11 settembre 2001 e dall’introduzione di innovazioni tecnologiche
offshore. Vengono approfonditi inoltre i vantaggi e i rischi per le compagnie derivanti dallo
sfruttamento dei giacimenti della regione, in particolare nel Delta del Niger e in Angola,
rispetto ad aree come il Medio Oriente e le prospettive future per i Paesi della regione nel
panorama energetico internazionale.
Nel quarto capitolo infine vengono analizzati due casi studio riguardanti i paesi produttori
del Golfo più recenti: gli effetti del boom petrolifero in Guinea Equatoriale, governata da
una delle peggiori dittature africane, e le ragioni che hanno spinto gli Stati Uniti ad
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installare un comando militare permanente nel piccolo arcipelago di Sao Tomè e Principe,
fra i più vantaggiosi in quanto a termini contrattuali per le compagnie e posto
strategicamente al centro del golfo.
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CAPITOLO I
SISTEMA ENERGETICO E GEOPOLITICA
DELL’ENERGIA: PETROLIO E GAS NATURALE
1. Mercato e domanda di energia
Gli idrocarburi vengono oggi scambiati nelle borse merci come altre materie prime. Essi
sono diventati beni standardizzati, che possono essere prodotti con criteri qualitativi
equivalenti, nonché stoccati facilmente e conservati nel tempo.
1
Nel 2006 il mondo ha consumato 11,7 miliardi di TEP, di questi la metà è stata assorbita
dai Paesi OCSE, il 10% dalle economie in transizione e il 40% dai Paesi in via di
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sviluppo. Dagli anni ‟80 in poi il consumo di energia è cresciuto al tasso medio annuo del
2%, ma in passato aveva visto fasi altalenanti: picchi di incremento annuo del 6% negli
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anni ‟50 e ‟60, e momenti di stallo in corrispondenza di crisi petrolifere e finanziarie.
Nonostante tali irregolarità di breve periodo, la domanda di energia è cresciuta in misura
sempre maggiore e con una tendenza all‟accelerazione. Non tutti gli scenari concordano
sull‟entità della crescita futura della domanda di energia, ma essi evidenziano
complessivamente le stesse tendenze di fondo. Per esaminare tali tendenze si prendono
come riferimento gli scenari elaborati nel 2007 dall‟Agenzia Internazionale dell‟Energia di
Parigi per gli anni dal 2005 al 2030. Si considerino quali determinanti: il reddito
complessivo, la dinamica demografica, il reddito pro capite, i processi di urbanizzazione, la
mobilità, la produzione di elettricità e il progresso tecnologico.
Il reddito è la variabile più significativa, in quanto riassume approssimativamente
le altre. Si prevede che il reddito mondiale cresca ad un tasso medio annuo del
1
Tonnellata equivalente di petrolio, è l‟unità di misura utilizzata per omogeneizzare il contributo delle
diverse fonti energetiche. 1 TOE (tonne oil equivalent) = 1 TEP (tonnellata equivalente di petrolio) = 7,3
barili (1 barile =159 litri) di petrolio = 4400 GWh. BP(British Petroleum), BP Statistical Review of World
Energy June 2008, BP,London, June 2008, p.44.
2
Precisamente: OCSE 48,2%, Pvs 9,7%, economie in transizione 42,1%. AIE(Agenzia Internazionale
dell‟energia), Key World Energy statistics 2008, AIE, Paris, 2008 (a), p.30-31.
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In particolare si ricordano le crisi petrolifere del 1973 e del 1976, nonché le crisi finanziarie del 1997 (tigri
asiatiche) e del 2001 (in seguito all‟attacco alle torri gemelle). Nel 2002 esso è salito nuovamente al 5% per
poi tornare intorno 2% dopo il 2005. Maugeri L., Petrolio, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 2001, p. 7;
AIE, World Energy Outlook 2007, AIE, Paris, 2007.
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3,6%, trainato dai Paesi in via di sviluppo (5,1%), tra i quali la Cina, che intorno al
2016 supererà gli Stati Uniti in termini di potere d‟acquisto, e frenato dai Paesi
industrializzati (2,2%).
La dinamica demografica continuerà a rallentare in termini percentuali, ma ad
aumentare in termini assoluti: è prevista una crescita complessiva di 1,8 miliardi di
persone, che porterà la popolazione mondiale a 8,2 miliardi nel 2030, con una
prevedibile pressione sull‟uso delle risorse naturali. All‟aumentare della
popolazione aumenteranno anche i processi di urbanizzazione, per incremento
naturale della natalità per chi già abita in città e per i flussi migratori dalle
campagne.
Il reddito pro capite crescerà più del doppio entro il 2030 arrivando a 17.200 $,
prezzi costanti 2005. Il divario tra Paesi ricchi e poveri diminuirà, benché il valore
dei primi resterà di quattro volte superiore a quello dei secondi. L‟aumento della
capacità di spesa spingerà miliardi di persone a sostituire le fonti energetiche
tradizionali con fonti energetiche commerciali, aumentando ulteriormente la
domanda di energia.
La mobilità sarà insieme alla produzione di elettricità il settore che più peserà
sull‟aumento della domanda: continuerà ad essere spinta dall‟utilizzo delle auto
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private (67%) e da un significativo incremento degli aerei, i cui passeggeri sono
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aumentati nell‟ultimo mezzo secolo di 60 volte.
In sintesi, secondo gli scenari dell‟AIE, si prevede che la domanda di energia aumenterà
dal 2005 al 2030 di 6,3 miliardi di TEP (+55%), raggiungendo quota 17,7 miliardi di TEP.
6
Tale incremento sarà dovuto in larga parte ai Paesi in via di sviluppo (74%), ragione che
sposterà il baricentro dei mercati energetici internazionali verso oriente.
4
Nel secolo scorso domanda e offerta di mobilità sono aumentate in modo esponenziale, trainate soprattutto
dall‟uso privato di automobili nei Paesi industrializzati: 435 auto su 1000 abitanti contro le 28 su 1000 dei
Pvs. Si veda Opec, (Organization of Petroleum Exporting Countries), World Oil Outlook, OPEC, Vienna,
2007.
5
Ai fini della struttura della domanda di energia è importante sottolineare che il settore della mobilità attinge
quasi esclusivamente ai derivati del petrolio quali carburanti. A tale proposito è fondamentale ricordare la
non perfetta fungibilità delle fonti di energia, in ragione delle loro specificità tecnico-fisiche e benché
esistano delle fonti alternative o addirittura dei carburanti alternativi, per il momento questi non risultano
essere economicamente vantaggiosi. Clô A., Il rebus energetico, Il Mulino, Bologna, 2008 p.28-30
6
AIE, World Energy Outlook 2007, AIE, Paris, 2007.
5
MONDO: REDDITO, ENERGIA, PETROLIO, POPOLAZIONE (1900-2030)
ANNI REDDITO* CONSUMO ENERGIA CONSUMO PETROLIO SUL CONSUMO D'ENERGIA
1900 1,1 0,55 3%
1950 6,7 1,85 28%
1960 10,7 3,01 36%
1970 17,5 5,02 45%
1980 25,3 6,64 45%
1990 34,2 8,12 39%
2000 46 9,08 39%
2005 52,1 11,43 35%
2006 54,9 11,7 35%
2030 128,3 17,72 32%
FONTI: REDDITO: FMI, 2008; ENERGIA:AIE, 2008
*MIGLIAIA MLD $ 2001
1.1. Offerta di energia
Nel 1956 il geofisico americano Marion King Hubbert formulò la teoria del “picco”
riguardante l‟evoluzione temporale della produzione di una qualsiasi risorsa mineraria o
energetica esauribile. Secondo tale teoria, una volta raggiunto il momento di massima
7
produzione, quest‟ultima cala precipitosamente con effetti rovinosi sui prezzi. Partendo
dai dati storici della produzione petrolifera, Hubbert previde che il picco della produzione
petrolifera americana sarebbe stato raggiunto tra il 1966 e il 1971. Inizialmente
sottovalutata, la teoria di Hubbert acquisì credito quando effettivamente la produzione
petrolifera americana raggiunse il picco nel 1971. Riguardo alla produzione petrolifera
mondiale Hubbert fece una prima stima e situò il momento del picco tra il 1990 e il 2000,
con molta probabilità nel 1995. Tale previsione è stata smentita dai fatti e benché la stima
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sia stata rivista alla luce delle successive scoperte da molti altri scienziati e posticipata più
volte perdendo credibilità, il picco non è stato individuato concordemente: le stime
7
La teoria dell‟altopiano ondulato, sostenuta dal Cambridge Energy Research Associates del Massachussets,
presieduto dal premio Pulitzer Daniel Yergin (The Prize, 1991), è avversa all‟idea di un picco e ritiene che
una volta raggiunto il livello di massima produzione, questo diminuisca lentamente, senza traumi improvvisi.
Angoli S., Pireddu G., Il Prezzo da pagare, Baldini Castoldi Dalai Editore, Milano, 2008, p.221.
8
Fra i discepoli della scuola del “picco”: Colin Campbell, creatore dell‟ASPO (Association for the study of
Peak Oil), coautore con J. Laherrére di The end of cheap Oil, 1998; Matthew Simmons, autore di Twilight in
the Desert: the Coming Saudi Oil Shock and the World Economy, 2005, che nel 2004 mise apertamente in
discussione l‟integrità dei maggiori giacimenti sauditi “ormai in fase matura, super sfruttati e rovinati
dall‟acqua pompata per migliorarne la resa” in Il prezzo da pagare di Angoli S., Pireddu G., Baldini Castoldi
Dalai Editore, Milano, 2008 p. 218-220.
6
oscillano tra il 2006 (data dimostratasi scorretta) e il 2020, con massimi di ottimismo che
non superano il 2030.
Sappiamo che le fonti fossili sono risorse finite e un giorno dovranno essere sostituite con
altre fonti energetiche, ma secondo le stime fornite dagli stessi produttori, ammesso che
queste siano affidabili, il rischio di esaurimento è relativamente lontano: il problema
attuale non riguarda infatti la capacità dell‟offerta di rispondere quantitativamente alla
domanda, ma piuttosto qualitativamente.
Secondo l‟AIE fino al 2030 il contributo dominante delle fonti fossili (84%) sarà solo
minimamente scalfito dal contributo di tutte le altre fonti (16%) a causa della non
fungibilità di queste. Il petrolio resterà la fonte leader, nonché pivot dei prezzi energetici.
I Paesi OPEC copriranno il 52% dell‟offerta totale e gli scambi internazionali
raddoppieranno al 55%24. Provenendo dal settore dei trasporti la domanda potenziale sarà
per la maggior parte di carattere obbligatorio: benzina e gasolio. Per contro, l‟offerta
potenziale di petrolio sarà di qualità sempre più bassa: greggi e sabbie bituminose che
richiederanno una maggiore lavorazione mettendo a nudo l‟insufficienza della capacità
mondiale di raffinazione e l‟inadeguatezza della dotazione tecnologica rispetto alla
struttura della domanda di derivati, con conseguenze sui prezzi.
Il gas metano rappresenterà il 22% dell‟offerta totale, subendo un incremento del 68% con
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forniture provenienti perlopiù da Russia e Medio Oriente; data la distribuzione geografica
delle riserve, la maggior parte dei Paesi sviluppati conoscerà una forte crescita nel grado di
dipendenza dall‟estero.
1.2. Mix ideale e mix energetico
Considerando che le fonti tradizionali hanno riserve che possono soddisfare la domanda
energetica mondiale per tempi che vanno dai 40 anni del petrolio ai 60 del gas naturale, ha
senso continuare a sfruttarle, essendo al momento le fonti che presentano il migliore
rapporto rendimento energetico/prezzo.
Il mix energetico che caratterizza il mondo industrializzato d‟oggi è pesantemente
sbilanciato a favore del petrolio (35%). Data la finitezza delle riserve di petrolio, i crescenti
costi e difficoltà di estrazione, nonché la decrescente qualità, questo sarà gradualmente
9
Tratto da AIE, World Energy Outlook 2007, AIE, Paris, 2007.
7
sostituito prima di arrivare ad esaurimento: infatti nell‟età moderna nessuna energia è
decollata aspettando la fine di quella precedente e vi sono sempre state fonti che hanno
erogato contemporaneamente.
Il primo a sostituirsi al petrolio sarà il gas naturale, i cui vantaggi sono:
una maggiore sicurezza energetica rispetto al petrolio data dalla loro distribuzione
geografica;
minori emissioni inquinanti rispetto al petrolio grazie alle nuove tecnologie;
facile estrazione (eccezione fatta per i giacimenti offshore profondi di gas), costi di
produzione, trasporto e distribuzione contenuti.
Il rapporto tra le diverse fonti energetiche all‟interno del consumo complessivo di energia
10
primaria è detto mix energetico. La proprietà di una fonte energetica di essere sostituibile
con altre è detta fungibilità: ad esempio il petrolio ha una scarsa fungibilità relativamente
al settore della mobilità, ma un‟alta fungibilità relativamente alla produzione di energia
elettrica poiché è possibile produrla con molte altre fonti.
Il mercato svolge un‟azione fondamentale ai fini della trasformazione della domanda di
energia: mette in relazione la domanda con l‟offerta in modo da formare il prezzo di
mercato, sopra il quale una fonte non è economicamente vantaggiosa e viene di solito
tralasciata in favore di altre.
Ogni Stato cerca di garantire livelli di approvvigionamento e di disponibilità sufficienti, e
se possibile in surplus, di risorse energetiche, intenzione che si esplica nella politica
energetica. Qualora lo Stato in questione sia povero di fonti di energia, deve preoccuparsi
di importarle da fornitori affidabili, attraverso vie sicure, in quantità tali da poter coprire
anche picchi imprevisti della domanda. Deve inoltre generare al suo interno processi
indipendenti di produzione di energia e promuovere usi razionali delle risorse disponibili.
Gli attori atipici sono un altro elemento importante nel processo della trasformazione della
domanda di energia: essi sono tutti quegli attori che hanno un certo potere sul mercato e
11
sulle istituzioni sensibilmente maggiore di quello del singolo privato cittadino.
Vi sono principalmente tre criteri secondo i quali diversi attori operano per la formazione
del mix energetico:
10
Enea Bari, 2004, p. 3; Mandil C., The Energy Mix of a Sustainable Future, “Delhi Sustainable
Development Summit”, Nuova Delhi, febbraio 2006.
11
Si tratta di lobby del mondo dell‟economia e della politica, produttori ed esportatori di risorse fossili o di
tecnologie, grandi aziende automobilistiche, movimenti ambientalisti, produttori di generatori di energia
elettrica che sfruttano risorse rinnovabili.
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