6
In particolare si farà riferimento, per quanto riguarda i prodotti a stampa, a
Erasmo, quotidiano di informazione di attualità per ragazzi distribuito in tutto il
paese dal 1999, e a Popotus inserto bisettimanale del quotidiano Avvenire che
offre, dal 1996, informazione ai ragazzi. Per quanto riguarda la televisione, invece,
attualmente in Italia l’unico programma specifico in quest’ambito a diffusione
nazionale è il Gt Ragazzi, in onda sui canali Rai dal 1998.
Individuato genericamente l’oggetto di analisi si è poi dovuto scegliere da
quale punto di vista considerare tali prodotti. I giornali, così come i programmi
televisivi, sono stati definiti e analizzati, nel corso della storia, in modi molto diversi
a seconda delle discipline, degli orientamenti teorici, dei metodi, ecc.
In questo caso si è scelto di considerare un giornale (o un programma
televisivo) come l’integrazione di tre elementi: i contenuti, la configurazione grafica
o strutturale e la componente linguistica e discorsiva. Essi si influenzano e
integrano a vicenda permettendo ai lettori di percepire il giornale come un
“discorso unitario”. I giornali e le trasmissioni televisive risultano quindi assimilabili
a un testo in senso lato, cioè come “realizzazioni linguistiche e comunicative, cioè
veri e propri costrutti che lavorano su materiale simbolico, obbediscono a precise
regole di composizione e producono determinati effetti di senso”
1
.
Si è poi scelto, per l’impossibilità di analizzare nel dettaglio tutti e tre gli
elementi sopraccitati, di focalizzare l’attenzione su uno solo di essi, e in particolare
su quello che è stato indicato come la “configurazione grafica e strutturale”, ma
che potrebbe essere più correttamente assimilato a quello che Genette
2
definisce
il “paratesto”.
1
Francesco Casetti, Federico Di Chio, Analisi della televisione, Milano, Bompiani, 1997, p. 210
2
Gérard Genette, Seuils, Paris, Éditions de Seuil, 1987. Ed. it.: Soglie. I dintorni del testo, Torino,
Einaudi, 1989
7
Questo autore osserva che un testo “raramente si presenta nella sua
nudità, senza il rinforzo o l’accompagnamento di un certo numero di produzioni,
esse stesse verbali o non verbali […] Questo accompagnamento, d’ampiezza e
modalità variabili, costituisce […] il paratesto dell’opera.”
3
Questa definizione si
può estendere a tutti gli elementi che compongono i quotidiani e i telegiornali,
sebbene questi ultimi non siano “testi” nel senso stretto del termine.
L’analisi del paratesto realizzata da Genette si riferisce specificatamente ai
libri e quindi gli elementi paratestuali vanno dalla dimensione del libro al suo titolo,
dal nome dell’autore alle dediche, ecc. Nei testi “particolari” che si analizzeranno
non si ritroveranno gli stessi elementi paratestuali di cui ha parlato Genette, ma
altri ad essi accomunati da due caratteristiche, una molto concreta, il fatto di “stare
attorno al testo” e una più teorica, legata alle loro funzioni.
Come vedremo, infatti, anche per gli elementi che vanno a costituire il
paratesto dei giornali e dei telegiornali, vale quanto detto da Genette:
Questa frangia, in effetti, sempre portatrice di un commento autoriale, o più o
meno legittimato dall’autore, costituisce tra il testo e ciò che ne è al di fuori, una
zona non solo di transizione, ma di transazione: luogo privilegiato di una
pragmatica e di una strategia di azione sul pubblico, con il compito, più o meno
ben compreso e realizzato, di far meglio accogliere il testo e di sviluppare una
lettura più pertinente, agli occhi, si intende, dell’autore e dei suoi alleati.
4
Gli elementi del paratesto che via via verranno considerati hanno, già nelle
produzioni per adulti, un ruolo assimilabile a quello indicato nel testo di Genette.
Per questo motivo si ritiene che essi, ancora prima del contenuto o del linguaggio,
permettano di caratterizzare i prodotti per ragazzi, differenziandoli da quelli per
adulti. Prima della lettura dei testi, e quindi del contatto con il linguaggio e i
3
Gérard Genette, op. cit., p. 3
4
Gérard Genette, op. cit., p. 4
8
contenuti, i ragazzi, così come anche gli adulti, vengono colpiti da altri elementi,
che contribuiscono a fornire loro una chiave di lettura di tutto ciò che il “testo”
proporrà loro. Sono quindi gli elementi paratestuali che, per primi, presentano ai
bambini le caratteristiche del prodotto con il quale entreranno in contatto,
mettendo in luce sia gli elementi che li accomunano con le produzioni per adulti
(gli obiettivi, la professionalità, ecc.), sia quelli che spesso li differenziano
nettamente (la vivacità, l’ottimismo, ecc.).
Nel lavoro che seguirà saranno, inizialmente, presentati i prodotti che
forniscono informazione di attualità per adulti nella stampa e nella televisione; ne
sarà messo in luce lo sviluppo storico e poi analizzati singolarmente gli elementi
che oggi ne costituiscono il paratesto. Nella descrizione di tali elementi si cercherà
di individuare le diverse funzioni che possono essere attribuite loro dalle redazioni.
Sarà poi ricostruito brevemente un quadro storico delle esperienze italiane
di prodotti a stampa o televisivi per ragazzi le cui intenzioni erano in qualche modo
riconducibili al diffondere anche tra i ragazzi l’interesse per l’attualità. Sebbene
non vi siano stati casi di prodotti esclusivamente volti a tale obiettivo, non sono rari
i casi in cui giornali di intrattenimento abbiano dedicato spazio anche
all’informazione.
Prima di entrare nel merito delle esperienze specifiche citate
precedentemente e di cui si realizzerà un’analisi dettagliata, si fornirà anche un
quadro delle esperienze europee di telegiornali per ragazzi. Esse, infatti, sono
state utilizzate inizialmente dalla redazione del Gt Ragazzi come ispirazione per la
realizzazione del programma.
La seconda parte del lavoro sarà dedicata all’analisi dei prodotti per ragazzi
precedentemente citati (Erasmo, Popotus e il Gt Ragazzi). La loro scelta non è
9
stata guidata da criteri particolari, poiché essi erano gli unici prodotti di questo tipo
diffusi a livello nazionale.
Nei capitoli riguardanti i singoli prodotti si presenteranno sinteticamente i
loro obiettivi e la loro storia e poi saranno analizzati gli elementi paratestuali
utilizzando la stessa classificazione proposta nei capitoli relativi ai prodotti per
adulti. Questo permetterà di mettere il luce con più facilità le differenze tra i due
tipi di prodotto e di evidenziare il ruolo che in questo ha ciascun elemento del
paratesto.
Il confronto tra le scelte fatte dalle diverse redazione in merito agli elementi
paratestuali, permetterà di comprendere quali siano le differenze principali tra i
prodotti per adulti e quelli per ragazzi e quale sia il ruolo del paratesto nella
realizzazione di prodotti per ragazzi contemporaneamente piacevoli per il pubblico
e funzionali ai loro obiettivi.
10
CAPITOLO 1
LA STAMPA
1.1 Il genere informativo nella stampa
La carta stampata è uno dei media attraverso i quali le informazioni di
attualità, redatte sotto forma di articoli giornalistici, raggiungono i loro destinatari.
Parlando di carta stampata in quest’ambito si fa riferimento principalmente
a due tipi di prodotti: i quotidiani e i periodici. Nonostante essi abbiano lo stesso
obiettivo di fondo, fornire informazioni a determinati soggetti, hanno caratteristiche
che li rendono profondamente diversi nel modo di perseguire tale scopo.
1.1.1 I Periodici
La periodicità con cui vengono stampati i diversi prodotti è un primo
elemento di cui devono tenere conto i giornalisti nella redazione degli articoli. Sia il
contenuto sia la struttura di un articolo scritto per un periodico sono influenzati da
alcuni fattori ad essa collegati. L’argomento trattato è, probabilmente, già noto al
pubblico (la televisione o i quotidiani hanno già diffuso la notizia), ma è necessario
11
comunque sintetizzare gli elementi principali dell’informazione (il lettore potrebbe
averli dimenticati) e bisogna trovare strade nuove per parlare di un certo
argomento (interviste ai protagonisti, retroscena delle vicende, nuove ipotesi
interpretative,…).
I periodici, siano essi di attualità, familiari, popolari, settoriali o locali,
rispetto ai quotidiani sembrano essere maggiormente influenzati dalle regole del
mercato: sia nei contenuti sia nell’aspetto cercano di rispondere il più possibile alle
esigenze e agli interessi del pubblico. Per esempio, dal punto di vista del
contenuto, si è calcolato che all’inizio del 1995 due periodici definibili “di attualità”,
Panorama e L’Espresso, dedicavano il 30% delle pagine alla politica, mentre il
restante 70% era rivolto a notizie di varietà, di costume, di scienza e di cultura.
1
Dal punto di vista grafico i periodici utilizzano molto più dei quotidiani fotografie,
grafici o disegni di vario tipo. Gianni Faustini, nel suo articolo “I diversi linguaggi
giornalistici”, rileva come “sui periodici la notizia è sempre meno raccontata; si
punta invece molto sull’immagine:[…] si osservano i movimenti dei protagonisti
della politica con il cronista che garantisce al lettore quel ‘posto in prima fila’”
2
.
Il linguaggio, seppur differente a seconda del tipo di periodico, è
tendenzialmente semplificato e quando utilizza una terminologia complessa, cerca
di definirla; questo è dovuto al fatto che, soprattutto in Italia, i periodici sono
acquistati da un numero elevato di lettori culturalmente eterogenei.
1
Gianni Faustini , “I diversi linguaggi giornalistici”, in Gianni Faustini (a cura di), Le tecniche del
linguaggio giornalistico, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1995, p. 127.
2
Gianni Faustini, op. cit., p. 134.
12
1.1.2 I quotidiani: la storia
Il quotidiano italiano ha anch’esso delle caratteristiche, soprattutto legate
alle sue funzioni e alla sua storia, che influenzano fortemente sia la sua
strutturazione grafica sia il linguaggio utilizzato.
Iniziando dalla storia, la nascita del giornalismo italiano si può far risalire
agli inizi del Settecento. Sin da allora si è sempre caratterizzato per la sua
propensione ad uno stile letterario-culturale ed è sempre stato tendenzialmente
rivolto ad una stretta élite di lettori colti.
Anche verso la fine del ‘700, quando in altri paesi europei come la Francia e
l’Inghilterra iniziano i primi tentativi di pubblicazione di discorsi di tipo politico o
sociale, i quotidiani italiani rimangono legati ad un’esigua minoranza di dotti e ciò
che viene pubblicato è espressione degli interessi e dei gusti di tale gruppo.
Agli inizi del diciannovesimo secolo, mentre all’estero la stampa si sta
battendo per un definitivo riconoscimento del diritto alla piena libertà di
espressione, aiutata in questo anche dall’ascesa al potere delle borghesie
nazionali, in Italia la situazione è più arretrata soprattutto a causa di un clima
politico decisamente contrario alla libertà di opinione e al ruolo ancora troppo
modesto svolto dalla borghesia in ambito politico.
Quando verso la metà del secolo si fa urgente l’azione politica tendente
all’unificazione, la stampa si trova a svolgere un ruolo politico moraleggiante. Non
rappresenta uno strumento di dialogo con il popolo italiano, ma finisce per
diventare la voce di un’avanguardia minoritaria e borghese.
3
3
Paola Ricci, “Stampa italiana: le radici del presente” in: Alberto Pesce, Anna Massenti,
Tuttogiornale, Brescia, La Scuola, 1986, pp.16-18.
13
Durante il secolo diciannovesimo
4
, anche in Italia la stampa diviene un
importante settore dell’industria culturale, anche se con modalità differenti rispetto
agli altri paesi europei e agli Stati Uniti. Gli imprenditori che la sostengono, infatti,
non hanno solo interessi in ambito editoriale, ma sono spesso grandi imprese già
affermate che cercano di trarre benefici dal possesso di tale strumento di
informazione. La commistione tra editori e altri imprenditori contribuisce a
rafforzare l’intreccio tra i giornali e l’attività politica.
Il grave ritardo della scolarizzazione e il basso tenore di vita, soprattutto nel
sud del paese, sono le principali cause della scarsa diffusione dei quotidiani in
Italia.
Questa situazione e il suo evolversi con estrema lentezza, fanno sì che gli
editori mantengano, seppur con alcuni arricchimenti, il modello dei primi quotidiani:
prevalentemente con contenuti elitari, destinati a lettori con un buon livello
culturale e partecipazione all’attività politica. Gli “arricchimenti” puntano a
aggiungere una serie di informazioni e di servizi che attirino anche le persone
meno colte (cronaca cittadina, servizi sportivi, racconti di processi passionali…).
Paolo Murialdi , giornalista e storico del giornalismo, definisce “formula omnibus”
questo tipo di quotidiano che al suo interno contiene parti che cercano di
rispondere alle esigenze di tutti i suoi possibili lettori. In Italia questa formula sarà
una costante nella storia della stampa e farà sì che non si venga mai a creare la
distinzione, molto netta in altri paesi europei e negli Stati Uniti, tra quotidiani
autorevoli e di qualità e quotidiani popolari.
4
Tra gli studiosi vi sono opinioni diverse relativamente al momento del passaggio da una
produzione artigianale ad una vera e propria industria culturale (Cfr. Andrea Bernardelli, Roberto
Pellerey, Il parlato e lo scritto, Milano, Bompiani, 1999; Fausto Colombo, La cultura sottile, Milano,
Bompiani, 1998; David Forgacs, Italian culture in the industrial era, Manchester, Manchester
University Press, 1990. Ed. it.: L’industrializzazione della cultura italiana 1880-1980, Bologna, Il
Mulino, 1992; Paola Ricci, op. cit.).
14
Nel complesso, la maggioranza dei quotidiani con i quali il fascismo si
troverà a fare i conti è di tendenza monarchico-costituzionale, conservatrice e
legata al grosso capitale. Per questo risulta molto facile al regime renderla
strumentale agli interessi della dittatura. L’unica eccezione è rappresentata dai
giornali cattolici e socialisti, quantitativamente poco rilevanti.
Il controllo esercitato dal regime sugli organi di stampa fa sì che il contenuto
di questi sia assolutamente rispondente alle ideologie della dittatura: tutti i giornali
pubblicano le informazione riportate dagli uffici stampa del regime, tutti cercano di
sopperire alla perdita della loro funzione critica e dialettica con la retorica a
sostegno del regime. I vari giornali finiscono quindi per offrire al pubblico prodotti
molto simili: questo causa una diminuzione delle testate e una perdita di credibilità
verso il pubblico, che diminuisce ulteriormente.
Alla fine del fascismo le testate crescono nuovamente in numero e anche
quelle che erano state assoggettate al regime ricominciano ad essere pubblicate,
ma difficilmente riescono a riconquistare la fiducia di tutto il loro pubblico o ad
attirare classi tradizionalmente subalterne. Anche la nuova editoria, però, non è
del tutto indipendente, ma sottoposta al controllo o di partiti o di gruppi industriali;
nella maggior parte dei casi, pur non dichiarandolo esplicitamente, i quotidiani
offrono il loro sostegno al governo evitando di prendere posizioni contrarie a quelle
ufficiali. Tale atteggiamento non è seguito soltanto da alcune testate
dichiaratamente di opposizione. Altro fattore che nel dopo guerra ha
probabilmente contribuito ad una riduzione del campo d’azione dei quotidiani è la
diffusione della radio e della televisione.
5
5
Piero Bianucci, “Sviluppo storico quasi sempre in ritardo”, in: Alberto Pesce, Anna Massenti op.
cit., pp.19-23.
15
Dopo il ritorno della libertà anche i contenuti e la struttura dei quotidiani si
sono lentamente modificati. Il primo giornale a intraprendere tale strada è stato Il
Giorno, uscito per la prima volta a Milano nel 1956.
Il Giorno ha cercato di attrarre a sé i lettori normalmente interessati più ai
rotocalchi che ai quotidiani, questo utilizzando un linguaggio più diretto e
scegliendo argomenti propri dei settimanali; anche graficamente l’aspetto si
modifica: le colonne scendono da nove a otto, l’impaginazione tradizionale è
rivoluzionata, si fa un maggior uso delle immagini, vengono inseriti supplementi a
colori. Nel complesso risulta essere rafforzata la formula omnibus.
Il rinnovamento delle testate giornalistiche è avvenuto in modo molto lento e
per trovare un nuovo esempio di netta rottura con la tradizione si deve attendere il
1976, quando, a Roma, esce il primo numero di La Repubblica.
La Repubblica è stato un tentativo di diffondere un quotidiano nazionale,
privo cioè di radici locali e di un bacino di utenza predeterminato: viene quindi
abolita la parte relativa alla cronaca locale. Il giornale inoltre ha cercato di
rispondere alle esigenza di un pubblico preparato, di cultura medio-alta, che
richiedeva un’informazione più approfondita e coraggiosa che permettesse di
capire più a fondo gli avvenimenti. I contenuti erano prevalentemente di politica,
economia, cultura e spettacoli di livello, scritti, però, cercando di utilizzare lo stile e
il linguaggio dei settimanali (L’Espresso).
Forti intenti politici o culturali sono stati alla base di altri esempi di rottura
rispetto al profilo editoriale tradizionale (scelta di un basso numero di pagine,
rinuncia alle immagini), come per esempio Il Manifesto, nato nel 1972 e Il Foglio
uscito nel 1996.
16
È poi nel corso degli anni Ottanta che avvengono, nella maggior parte delle
testate, i mutamenti più marcati, sia nel contenuto, sia nell’immagine, anche grazie
alle nuove tecnologie e ad un intervento finanziario dello Stato
6
.
Il rinnovamento tecnologico permette un aumento delle pagine (dedicate
soprattutto alla politica, alla cronaca, agli spettacoli, ai programmi televisivi di
successo e allo sport) e una presentazione grafica molto più dinamica. Cresce
anche la tendenza all’utilizzo di espedienti promozionali di vario tipo, come per
esempio i giochi a premi. La Repubblica aderisce decisamente a questo
crescendo promozionale e abbandona la formula iniziale per adattarsi anch’essa
alla formula omnibus.
In questo periodo le vendite crescono notevolmente e non solo quelle delle
testate più autorevoli, ma tale crescita si arresta poi bruscamente nel 1990.
A seguito di questa crisi il panorama dei quotidiani italiani si è nuovamente
modificato, non tanto per quanto riguarda il numero delle testate, quanto nei loro
tratti qualificanti. “I grandi quotidiani diventano più grossi, seguendo tendenze da
supermarket; gli intermedi cercano di tenere il passo dopo aver perduto più copie
degli altri (fino all’8% nel 1995). Tra i locali, alcuni appaiono ben radicati nella loro
zona ma non pochi sono in difficoltà perché frutto di iniziativa avventurose.
Qualche testata sopravvive perché accoppiata a quotidiani nazionali”
7
.
Per rispondere al calo delle vendite, due sono state le strategie che la
maggior parte dei quotidiani ha adottato nel corso degli ultimi anni. Innanzitutto
un’apertura verso la cronaca locale, o tramite inserti del giornale stesso o tramite
accoppiamenti con quotidiani locali, e un sempre maggiore utilizzo di iniziative
promozionali che portano ai lettori, in regalo o a prezzo leggermente maggiorato,
6
Legge n. 416 del 05.08.1981, (Gazzetta Ufficiale 6 agosto 1981, n. 215): “Disciplina delle imprese
editrici e provvidenze per l'editoria. TITOLO II:Provvidenze per l’editoria”.
7
Paolo Murialdi, Il giornale, Bologna, Il Mulino, 1998, p. 29.
17
inserti specializzati, fascicoli di enciclopedie, atlanti storici o geografici,
supplementi settimanali a colori, videocassette con film di qualità, ecc. Queste
iniziative si sono susseguite numerose nel tempo e ad oggi rimangono ancora
molto diffusi gli abbinamenti delle testate con rotocalchi settimanali.
Sembra che all’inizio del 2000 i grandi giornali abbiano ripreso fiato: il
Corriere della Sera diffonde circa 740 mila copie, La Repubblica 670 mila, La
gazzetta dello Sport 435 mila, Il Sole-24 Ore 426 mila e La Stampa 390 mila.
8
1.1.3 I quotidiani: le funzioni
Per quanto riguarda le funzioni dei quotidiani possiamo distinguere tra
funzioni comunemente condivise e accettate e altre delle quali i soggetti,
soprattutto i lettori, sono meno consapevoli, ma che influenzano comunque il
lavoro delle redazioni e l’aspetto dei quotidiani. Tra le prime la più ovvia è
certamente quella di fornire delle notizie. Negli ultimi decenni i giornali contendono
questa funzione alla televisione che, in quanto a rapidità nel trasmettere le ultime
notizie, è indubbiamente avvantaggiata. Per questo i quotidiani si stanno
dedicando con sempre maggiore attenzione a quella che potremmo indicare come
una loro seconda funzione: fornire spiegazioni e commenti in merito alle notizie
date. È lo spazio a loro disposizione, maggiore di quello che ha un telegiornale,
che permette di approfondire gli argomenti trattati. Due funzioni forse meno
“classiche”, ma non meno rilevanti, sono quella di intrattenere e divertire il lettore e
quella di fungere da veicolo pubblicitario.
Il quotidiano, e qui passiamo alle funzioni di cui i lettori sono poco
consapevoli, fa anche da tramite per i contatti sociali tra i vari soggetti, funge da
8
Vittorio Roidi, La fabbrica delle notizie, Roma-Bari, Laterza, 2001, p. 29.
18
strumento di identificazione sociale e infine persegue scopi commerciali e politici.
9
Queste ultime funzioni sono legate soprattutto alla storia del quotidiano italiano
che, come abbiamo visto, lo lega spesso in un rapporto di dipendenza al potere
politico o economico.
Un altro elemento influenza il lavoro redazionale e possiamo vederlo come
il presupposto fondamentale per l’esistenza dei quotidiani specificatamente per
l’infanzia che analizzeremo in seguito: questo “elemento” è il pubblico, i lettori.
Tutte le scelte fatte dalla redazione (grafiche, linguistiche o di contenuto) sono
influenzate da quelli che saranno i lettori del prodotto finale. Il linguaggio utilizzato
dovrebbe dipendere direttamente da quello che si ritiene possa essere il livello
culturale dei lettori e i contenuti trasmessi dovrebbero tenere conto sia degli
interessi del pubblico sia del loro livello informativo
10
. L’aspetto grafico deve tenere
conto della tendenza dei lettori a ricercare una certa familiarità con il prodotto
(modifiche troppo evidenti o improvvise di aspetti grafici sembra che infastidiscano
il lettore che non ritrova il “suo” giornale).
Tutti e tre gli elementi sono inoltre influenzati dalle caratteristiche
psicologiche del pubblico. In particolare nel caso della lettura è importante tenere
conto dei tempi di attenzione. Mediamente un lettore dedica alla lettura di un
pezzo tra i 30 e i 90 secondi dopodiché la sua attenzione si sposta su di un altro
testo; ciò può non avvenire nel caso in cui ci sia qualcosa che trattiene il lettore.
Questo “qualcosa” può dipendere dal soggetto (un interesse o una motivazione
particolare) oppure può essere creato dal testo stesso: dal suo contenuto
(rispondente o meno agli interessi del lettore), dalla sua struttura (l’ordine in cui
9
Murialdi Paolo, Come si legge un giornale, Roma-Bari, Laterza, 1975 (8°ed.1978).
10
Per “livello informativo” di un soggetto si intende la quantità di informazioni di cui è già in
possesso e che gli permettono di comprendere, grazie ad un lavoro di integrazione, le nuove
notizie.
19
sono disposte le informazioni), dalla presentazione grafica (tipo di carattere,
larghezza della colonna, corredo fotografico,…) o dal tipo di linguaggio utilizzato.