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INTRODUZIONE
La devianza in adolescenza è un fenomeno compl esso e in continua evoluzione.
Negli ultimi decenni, è aumentato considerevolmente lo studio sull’adolescenza e
soprattutto sui comportamenti ad alto rischio. L’ad olescenza è una fase evolutiva in
cui il rischio di sviluppo di aspetti psicopatologi ci della personalità e il mettere in atto
comportamenti devianti, fino al punto di diventare antisociali, sono particolarmente
elevati. L'aumento di fenomeni socialmente preoccup anti, che coinvolgono i ragazzi
in età compresa tra i 14 e i 20 anni, ha alimentato in misura sempre più crescente
l'interesse degli psicologi.
Di fondamentale importanza per comprendere a f ondo questo fenomeno, è
considerare che, ad oggi, rispetto al passato, la p ercezione della trasgressività tra gli
adolescenti abbia subito un considerevole cambiamen to. Inoltre, i diversi fattori di
rischio, predittivi della devianza giovanile, risul tano maggiormente connessi a uno
stato di disagio psichico evolutivo, meno agganciat o a situazioni di disagio economico
e familiare, seppur presente. Alcuni comportamenti devianti si caratterizzano per un
elevato grado d’impulsività e irresponsabilità, car atteristiche che definiscono la fase
adolescenziale, particolarmente ricca di tratti com portamentali e stati psicologici
incerti e contraddittori, con forti tensioni emotiv e che interessano la personalità del
giovane. La fase adolescenziale è, infatti, caratte rizzata da numerosi percorsi critici:
l’adolescente vive in uno stato tra normalità e dev ianza e un semplice sbandamento
può proiettarlo verso la direzione sbagliata, svilu ppando la tendenza a risolvere i
conflitti non a livello psicologico ma affrontandol i direttamente nella vita reale.
Quindi l’esperienza deviante rappresenta una delle modalità con cui l’adolescente si
confronta continuamente durante la crescita. Il ris chio in cui incorrono i giovani
adolescenti è quello della messa in atto di comport amenti d’isolamento, di
marginalità e di devianza, disagio scolastico, tepp ismo, vandalismo, violenza,
aggressione e uso di sostanze stupefacenti.
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Data la molteplicità di queste manifestazioni comportamentali, per meglio
comprendere la devianza giovanile, è opportuno coll ocarla in una più ampia tendenza
degli adolescenti a mettere in atto comportamenti t rasgressivi e antisociali. La
trasgressività attuale degli adolescenti è caratter izzata dalla ricerca del piacere e del
divertimento che, in alcuni casi, si può evolvere i n una vera e propria carriera
deviante. Le tematiche fin qui esposte e una breve concettualizzazione di devianza
costituiranno il nucleo della prima parte del prese nte lavoro.
Da questa iniziale premessa ne deriva che la c omplessità di questo fenomeno
adolescenziale richiede una chiave di lettura che v ada più a fondo. Per questo motivo
nella seconda parte di questo contributo, si cerche rà di andare a esplorare lo sviluppo
individuale del giovane adolescente, di identificar e e analizzare ogni caratteristica
personale, evento o condizione iniziale che, congiu ntamente con l’effetto di altre
caratteristiche e condizioni aggiuntive, possono co stituire la causa di un possibile
sviluppo psicopatologico. Il fine è quindi quello d i identificare e riflettere sui fattori
biopsicosociali che possono innescare fenomeni devi anti.
Risulta evidente da quanto esposto finora, che le caratteristiche personali
dell’individuo non sono sufficienti per comprendere la complessità e l’evoluzione di
condotte devianti in adolescenza. Un’attenta analis i dei possibili fattori di rischio che
possono contribuire a dar vita a esiti negativi, pe rmette di esplicitare con maggior
chiarezza le dinamiche eziologiche ed evolutive del la devianza, ponendo particolare
attenzione a due fattori che sembrano influire in m aniera significativa sullo sviluppo
di manifestazioni devianti, Sensation Seeking e Adh d.
Dalla revisione di contributi teorici ed empir ici che si sono occupati di questa
tematica, nasce lo studio oggetto del presente lavo ro, il progetto SLAP (Studio
Longitudinale sugli Adolescenti di Parma) dell’Univ ersità degli Studi di Milano-
Bicocca. L’obiettivo generale, alla luce di quanto esposto nell’intero lavoro, è quello di
poter individuare una traiettoria evolutiva creata dall’interazione fra tratti
temperamentali e fattori legati al gruppo dei pari nello sviluppo di condotte devianti.
Nello specifico il presente lavoro si è occupato di analizzare l’influenza che Sensation
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Seeking, Adhd e impulsività esercitano sullo svilup po della devianza, e di valutare i
possibili effetti di moderazione del gruppo dei par i rispetto ai fattori di rischio
indagati.
Pertanto, si è cercato di creare un’esauriente esposizione riguardante le dinamiche
che intercorrono nella formazione del gruppo dei pa ri in adolescenza, e
un’identificazione delle caratteristiche principali di queste aggregazioni amicali che si
costituiscono in adolescenza. In seguito, nell’ulti ma parte di questo contributo,
riservato alla descrizione e alla presentazione dei risultati ottenuti, si è cercato di
comprendere il ruolo che la frequentazione del grup po dei pari esercita sul giovane
adolescente nello sviluppo di condotte devianti.
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Capitolo I
ADOLESCENTI E DEVIANZA
1.1 L’A DOLESCENTE TRA C OMPITI E VOLUTIVI E C OSTRUZIONE DELL ’I DENTITÀ
L’adolescenza è una fase complessa e contraddi ttoria dello sviluppo nel quale
l’individuo acquisisce le competenze e i requisiti necessari per assumere le
responsabilità di adulto. In questa fase l’adolesce nte va incontro a cambiamenti fisici
ai quali si associano esperienze emozionali molto i ntense; e proprio questi
cambiamenti mettono in discussione il sistema di ra ppresentazioni e di schemi che
hanno regolato fino a quel momento le relazioni con il proprio corpo, con gli altri
individui, con attività e istituzioni sociali. Per inserirsi attivamente nella società,
l’adolescente deve misurarsi con eventi, esigenze e impegni del tutto nuovi, che sono
abitualmente definiti “compiti evolutivi” che si ri feriscono appunto ai problemi che
incontra nei vari momenti della sua esperienza in q uesta delicata fase dello sviluppo.
Secondo Havighurst, i compiti di sviluppo della vit a che l’individuo deve affrontare,
sono il presupposto di una crescita sana e soddisfa cente nella nostra società. Un
compito dello sviluppo è un compito che si presenta in un determinato periodo della
vita di un individuo e la cui buona risoluzione con duce alla felicità e al successo
nell’affrontare i problemi successivi, mentre il fa llimento di fronte ad esso conduce
all’infelicità, alla disapprovazione da parte della società, a difficoltà di fronte a compiti
che si presentano in seguito (Palmonari 1993).
Alcuni di questi compiti appaiono determinati biologicamente, mentre altri sono
dettati dalla cultura e dalla società con la quale l’adolescente si trova a confronto.
Havighrst (1953) individua nella ricerca dell’indip endenza l’elemento costante e
specifico. In particolare egli individua dieci comp iti dello sviluppo e fra essi distingue
quelli che si manifestano specificamente nell’adole scenza e quelli presenti
nell’adolescenza ma che devono essere affrontati gi à nel periodo precedente. Questi
compiti sono:
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- Instaurare relazioni nuove più mature e acquisire u n ruolo sociale femminile o
maschile accettando primariamente il proprio corpo;
- Conseguire indipendenza emotiva dai genitori e dagl i altri adulti e raggiungere
la sicurezza d’indipendenza economica;
- Orientarsi verso la professione e prepararsi al mat rimonio e alla vita familiare;
- Sviluppare competenze intellettuali e acquisire un comportamento
socialmente responsabile;
- Acquisire un sistema di valori e una coscienza etic a come guida per il proprio
comportamento.
Da un lavoro più recente, Palmonari (1991) pro pone una classificazione dei compiti
evolutivi considerando i fenomeni universali dell’a dolescenza:
- Compiti di sviluppo in rapporto con l’esperienza de lla pubertà e il risveglio
delle pulsioni sessuali;
- Compiti di sviluppo in rapporto con l’allargamento degli interessi personali e
sociali e con l’acquisizione del pensiero ipotetico -deduttivo;
- Compiti di sviluppo in rapporto con la problematici tà dell’identità, della
riorganizzazione del concetto di sé.
Va inoltre precisato che, al giorno d’oggi, i giovani adolescenti si trovano a
rapportarsi ogni giorno con una società complessa, che ha portato alla
frammentazione crescente delle relazioni sociali e che mette in crisi soprattutto i
processi di socializzazione, rendendo più difficile il raggiungimento dell’integrazione
sociale.
Quanto fino ad ora esplicitato, rende chiara l ’idea di quanto l’adolescente debba
investire di sé per costruire la propria identità t rovando una soluzione ai compiti di
sviluppo che incontra. Infatti, l’adolescenza è il periodo in cui le crisi, le incertezze, i
problemi relativi all’identità sono più acuti. Il t ermine identità esprime una relazione
reciproca, in quanto comprende sia un duraturo sent imento di essere sempre uguali a
se stessi, sia una persistente condivisione di qual cosa di essenziale con gli altri.
L’identità può essere considerata come l’immagine, o l’insieme di immagini, conscie o
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inconscie, che l’individuo ha di sé. La formazione dell’identità non comincia né finisce
con l’adolescenza, ma bensì è un processo che dura tutta la vita, ma che alla fine
dell’adolescenza ha una sua tappa fondamentale, in seguito alla quale l’individuo ha
un’immagine di sé relativamente stabile e duratura. Come precedentemente
specificato, le modificazioni che si accompagnano i n questo delicato periodo della
vita (maturazione puberale, controllo delle pulsion i sessuali, ricerca di nuove
esperienze e ideologie) incidono fortemente sulla f ormazione dell’identità. Secondo
Erikson, una dotazione biologica, l’organizzazione e l’esperienza personale e
l’ambiente culturale contribuiscono a dare signific ato, forma e continuità all’esistenza
unica di ciascuno. La formazione dell’identità, ris ulta però un processo esaltante ma
allo stesso tempo doloroso, infatti, in questo dila tarsi e strutturarsi della percezione
dell’adolescente circa se stesso sono inclusi con c hiarezza maggiore i vissuti del
passato e si apre lentamente la visione di un propr io futuro come uno spazio di
impegno e di progettualità personale. L’immagine di sé cui giunge l’adolescente in
questo periodo, deve fondersi con le speranze e con i riconoscimenti che gli altri
formulano sul suo conto. E’ proprio per questo che l’acquisizione di un’identità
personale dipende anche dall’insieme della struttur a sociale nella quale ci si trova
inseriti e dall’ambiente nel quale si vive. L’acqui sizione dell’identità può dunque
passare attraverso diverse crisi e risoluzioni cost ruttive delle stesse, oppure può
essere ostacolata da difficoltà che possono portare l’adolescente a vere e proprie crisi
d’identità, o investire il giovane adulto di una si tuazione di disagio.
1.2 I L D ISAGIO A DOLESCENZIALE
Come già precisato, l’adolescenza è una fase c ritica, complessa e contraddittoria
dello sviluppo dell’individuo, può essere considera ta l’età della crisi, momento in cui
si ricerca un nuovo equilibrio. In questo periodo l ’adolescente deve riuscire ad
affrontare una molteplicità di sfide che lo portera nno a una totale maturazione nel
momento in cui sarà divenuto adulto. Si trova ad af frontare un cammino
contrassegnato da incertezza ma allo stesso tempo a limentato dall’entusiasmo e
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dall’ebbrezza della scoperta di sé e del mondo che lo circonda e da un irrefrenabile
desiderio di autonomia e indipendenza. Ma lungo que sto insidioso cammino,
l’adolescente può incontrare ostacoli e commettere errori che possono suscitare
sentimenti di delusione, frustrazione, solitudine e abbandono, creando forti disagi
all’integrità del suo essere. Come sottolinea Palmo nari (1993), l’adolescenza è l’età
delle tempeste emozionali, degli odi ciechi, delle prese di posizione estremistiche,
della fiducia smisurata nelle proprie forze, della disperazione per i propri limiti e della
voracità intellettuale e sentimentale. I giovani, i n questa delicata fase dello sviluppo,
sono l’immagine smisurata di sicurezza ma allo stes so tempo di minaccia.
Per questo motivo, il difficile rapporto dell' adolescente con la realtà di oggi, mette
in luce un disagio esistenziale che può assumere co nnotazioni estreme e devianti.
Disagio che può essere espresso in diverse forme: r ibellione, auto-lesionismo, vivere-
al-limite le proprie esperienze. Tutto ciò delinea uno stato d’animo diffuso di
tensione, di rabbia, di insofferenza che si manifes ta in ogni contesto sociale di cui fa
parte l’adolescente (famiglia, società, scuola) att raverso atteggiamenti di rifiuto delle
regole, di indifferenza alla cultura, di resistenza all’impegno. Esistono quindi una
molteplicità di manifestazioni del disagio giovanil e in rapporto alle diverse
caratteristiche della personalità e del contesto so cio-familare di ogni individuo. Va
sottolineato che il disagio giovanile non è una con dizione patologica, ma uno stato
che accompagna la crescita e il processo di transiz ione dell’adolescente verso lo
status di persona adulta. Il disagio è la manifesta zione più lieve delle difficoltà che un
giovane incontra nel cammino di crescita ed è stret tamente connesso alla costruzione
di un’identità personale e sociale.
Il disagio adolescenziale non va semplicemente ricondotto a problematiche
esistenziali, ma deve fare i conti anche con una se rie di fattori, spesso in relazione fra
loro (socio-ambientali, psicologici e relazionali, educatico-affettivi), che spesso
determinano comportamenti a rischio che possono ass umere diverse forme di
devianza giovanile compresa la delinquenza.
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1.3 I L C ONCETTO DI D EVIANZA
Da quanto precisato finora, se ai cambiamenti (sia fisici che psicologici)
caratteristici di questa fase dello sviluppo, si as sociano altri fattori che risultano
disadattivi per il giovane adolescente (marginalità , contesto familiare diseducativo e
disregolato), il disagio può sconfinare nella devia nza e in comportamenti
delinquenziali. Per questo motivo, prima di affront are nello specifico, e andare ad
approfondire questa tematica, è opportuno capire co sa s’intenda per devianza,
fornire quindi una definizione chiara e accettabile .
Molti sono i tentativi, nel corso degli anni, di dare una definizione a tale fenomeno,
tentativi che a volte posso risultare in contrasto tra di loro. La nozione di devianza è
stata introdotta per la prima volta agli inizi degl i anni ’30 negli Stati Uniti e indica
quell’insieme di comportamenti che infrangono il co mplesso regolativo dei valori in
un dato momento storico. Intorno agli anni ’60 il t ermine devianza è inteso nel senso
di variazione, ritenuta generalmente grave e che pr oduce un’ apprezzabile reazione
sociale, rispetto a norme convenzionali, largamente condivise, Cloward e Ohlin
(1960). Col passare degli anni, tale definizione è affinata da Becker, il quale sostiene
che il modo più semplice per definire la devianza è il punto di vista statistico, secondo
il quale è deviante chi si discosta dalla media del la popolazione. L’autore definisce
deviante non tanto un atto commesso da un individuo , quanto la classificazione di
deviante che è attribuita dal gruppo sociale a tale atto, Bandini e Gatti (1987). A
partire dagli anni ’90 si cerca di dare una definiz ione socio-psicologica al concetto di
devianza, De Leo (1999). L’autore con il termine de vianza fa riferimento a tutte le
forme evidenti ed evidenziate di trasgressione alle norme e alle regole rilevanti di uno
specifico contesto di rapporti interpersonali e soc iali. Egli, infatti, afferma che la
devianza si forma entro e attraverso processi psico sociali, dove risultano rilevanti le
interazioni fra tre dimensioni:
- Quella dei soggetti individuali (identità, emozioni , intenzioni);
- Quella delle azioni (comportamenti osservabili, fin alizzati e l’interazione tra
questi comportamenti);