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CAPITOLO 1.
IL CRITERIO DEL FAIR VALUE E GLI
STRUMENTI FINANZIARI
A partire dall'agosto del 2007 negli Stati Uniti è iniziata una profonda crisi finanziaria che si è
velocemente propagata nell'anno successivo al mondo intero, coinvolgendo indistintamente
tutti i paesi dall'America, all'Europa, all'Asia e che ancora oggi manifesta i suoi innumerevoli
effetti negativi.
A seguito dello scoppio della crisi è sorto un ampio e acceso dibattito su quali possano essere
state le cause che hanno contribuito alla nascita della stessa e alla sua diffusione di portata
così vasta.
Un elemento che sicuramente è stato al centro di molte critiche e discussioni è il metodo
contabile del fair value (o fair value accounting, FVA), che avrebbe contribuito allo scoppio
della crisi e soprattutto alla sua veloce diffusione attraverso i suoi effetti sulla volatilità dei
bilanci, i suoi effetti pro-ciclici e alla sua difficoltà di applicazione per la valutazione di
strumenti finanziari in condizioni di mercati illiquidi.
Prima di proporre una sintesi del dibattito sorto su questo tema, le argomentazioni dei critici e
le ragioni dei suoi sostenitori, è bene introdurre e presentare il concetto di fair value
all'interno del sistema contabile.
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1.1 IL FAIR VALUE: SIGNIFICATO
Il concetto di fair value riveste un ruolo particolarmente rilevante nel contesto dei principi
contabili internazionali.
Il compito che è chiamato ad assumere nel sistema dell'ordinamento contabile è paragonabile
a quello che rivestiva prima il criterio del "costo storico" con il quale esso compete, per così
dire e questa competizione si è fatta molto piø serrata con gli avvenimenti degli ultimi cinque
anni.
I principi contabili hanno come finalità la produzione di informazioni finanziarie, da parte di
tutti i soggetti che li utilizzano, che rispettino alcune caratteristiche ritenute indispensabili:
comprensibilità, significatività, completezza e trasparenza. Le informazioni economiche e
finanziarie infatti devono poter essere utilizzate dai vari stakeholders, al fine di poter prendere
le migliori decisioni in maniera quanto piø consapevole possibile.
L'interesse alla standardizzazione dei criteri di redazione dei bilanci nasce dall'esigenza di
confrontabilità informativa a livello internazionale, un progetto che fa parte del piø ampio
programma della creazione di un mercato comune, concretizzatasi nell'adozione dei principi
contabili internazionali (IAS/IFRS) da parte delle normative nazionali dei Paesi aderenti. Tale
adozione deve essere fatta necessariamente in modo diretto, senza cioè il filtro rappresentato
dal legislatore nazionale dei singoli paesi, che precedentemente aveva caratterizzato ogni
evoluzione del sistema contabile, altrimenti verrebbe meno l'intento iniziale. L'applicazione
diretta della normativa internazionale degli IAS, è stata attuata in Italia otto anni fa, a seguito
dell'emanazione della Circolare della Banca d'Italia n.262 del 22 dicembre 2005.
Il fair value rappresenta un metodo di valutazione di riferimento di diverse attività e passività.
Tuttavia, dato lo scopo di questo elaborato, ossia capire se il metodo contabile del fair value
abbia avuto un ruolo fondamentale durante la recente crisi finanziaria, di seguito si farà
riferimento al fair value limitatamente per la valutazione degli strumenti finanziari. La
motivazione risiede nel fatto che la crisi finanziaria ha avuto origine proprio da questi, e
soltanto questi sono stati oggetto del dibattito in questione.
La filosofia del fair value trova terreno fertile nei bilanci delle banche, le quali sono imprese
caratterizzate da una costante e assai rilevante operatività in strumenti finanziari. L'adozione
dello IAS 39, in particolare, ha modificato non poco l'approccio contabile delle banche nei
confronti delle operazioni in strumenti finanziari, poichØ prevede specifiche modalità di
7
rappresentazione e valutazione dei portafogli titoli e crediti, aspetti che verranno trattati piø
avanti in questo lavoro.
Il bilancio della banche, così come strutturato dagli IAS, diviene uno strumento estremamente
indicativo dell'attività e delle condizioni di equilibrio degli enti creditizi, della loro situazione
patrimoniale, finanziaria e reddituale. Lo IASB
1
infatti sottolinea che "il bilancio è una
rappresentazione strutturata della situazione patrimoniale e dei risultati economici dell'entità.
La finalità del bilancio redatto per scopi di carattere generale è quella di fornire informazioni
sulla situazione patrimoniale-finanziaria, sul risultato economico e sui flussi finanziari
dell'entità che siano di utilità per una vasta gamma di utilizzatori nell'assumere decisioni di
carattere economico"
2
.
Un primo passo per capire meglio cosa sia il fair value è quello di comprendere il significato
del termine stesso. A questo scopo si riportano alcune delle numerose definizioni di cui il
concetto di fair value è stato oggetto. Occorre comunque precisare che la nozione di fair value
si è sedimentata nei principi contabili per effetto di una lenta evoluzione, per certi versi
costante e spesso incerta (Del Pozzo, 2007).
La prima definizione, forse quella piø conosciuta e accettata, di fair value è fornita dallo
IASB (IAS 32, paragrafo 11): "the amount for which an asset could be exchanged, or a
liability settled, between knowledgeable, willing parties in an arm’s length transaction"
3
.
L'espressione inglese viene tradotta generalmente in italiano come: il fair value è "il
corrispettivo al quale un'attività può essere scambiata, o una passività estinta, in una libera
transazione fra parti consapevoli e disponibili"
4
.
1
Si tratta della International Accounting Standard Board; fino al 2001 era l'International Accounting Standard
Commitee, un organismo di carattere non istituzionale, fondato nel 1973 in seguito ad un accordo tra le
organizzazioni contabili di Australia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Messico, Paesi Bassi, USA e Regno
Unito. Tuttavia l’iniziativa parte da un gruppo di professionisti contabili inglesi che miravano a preservare il
sistema inglese dalle contaminazioni derivanti dalle direttive comunitarie. L’organo ha agito da sempre sotto la
predominante influenza inglese ed americana, al punto che la quasi totalità di principi contabili emanati fino al
1989 era in perfetta sintonia con gli U.S. GAAP e gli U.K. SSAP.
Nel 2001 lo IASC è stato ridenominato IASB ed è confluito all’interno della IASC Foundation,
un’organizzazione indipendente costituita nello Stato del Delaware nel 2001 sotto le vesti di una “non profit
corporation”.
2
IASB, IAS 1 Presentation of financial statements, 7.
3
Nell’ambito del progetto di revisione dello IAS 39 è stata introdotta dall’International Accounting Standard
Board nell’Exposure Draft n.2009/5 (emesso nel maggio 2009), una nuova definizione di fair value che tende a
far coincidere lo stesso con un prezzo d’uscita, direttamente osservabile o stimato usando una tecnica valutativa,
in una transazione ordinaria tra partecipanti al mercato. In particolare l’ED 2009/5 identifica il fair value degli
strumenti finanziari come “il prezzo che verrebbe ricevuto per la vendita di un’attività o pagato per trasferire una
passività nel mercato piø vantaggioso alla data di misurazione”. Questa definizione di fair value è stata poi
ripresa nell'ambito della stesura del testo del nuovo IFRS 13.
4
Questo è quanto recita lo IAS 32 al paragrafo 11, nel testo italiano dell'ottobre del 2008. Lo IAS 39 invece
riporta una definizione leggermente differente: "Il fair value è il corrispettivo al quale una attività potrebbe
essere scambiata, o una passività estinta, fra parti consapevoli e indipendenti". La differenza nel modo verbale
(può - potrebbe) non altera in significato della definizione, anzi, la rende piø chiara dato che il fair value è
8
Il termine "fair value", tuttavia, può essere tradotto in diversi modi, e addirittura interpretato
in maniera diversa, e questa diversità si ripercuote poi sul piano operativo dell'applicazione
del metodo (vedi Pizzo, 2000, e Alexander, 2003). Ulteriori difficoltà di implementazione
emergono poi a seguito dei numerosi criteri di determinazione che variano a seconda della
natura dell'attività o della passività, del suo impiego nella combinazione aziendale,
dell'attendibilità e della significatività delle informazioni disponibili. Lo stesso IASB (2008a)
afferma che "The many ways of measuring financial instruments and the associated rules are
one of the main causes of today’s complexity".
Ad ogni modo, la definizione riportata dallo IASB, di rilievo internazionale, si presta ad
essere la base di partenza per ulteriori specificazioni.
Un'autorevole definizione alternativa a quella data dallo IASB è quella proposta dal FASB
5
,
che afferma negli US-GAAP, i principi contabili statunitensi, che il fair value di una attività o
di una passività è "il prezzo che verrebbe ricevuto per la vendita di una attività o pagato per
trasferire una passività in una regolare transazione tra partecipanti al mercato alla data di
misurazione"
6
. Da ciò si deduce che il fair value è considerato come un prezzo di uscita, o
"exit value", che non tiene conto dei costi di transazione; è un valore ottimale che corrisponde
ai piø alti valori delle attività e ai piø bassi valori delle passività detenute in quel momento
dall'impresa. Il parallelismo del fair value al valore d'uscita è stato apprezzato durante la crisi
poichØ il valore di uscita è collegato al concetto di solvenza, è il valore che in ultima istanza si
può ottenere dalla vendita di uno strumento finanziario al fine di ottemperare alle obbligazioni
contratte; è contrapposto al "valore d'entrata", cioè il prezzo che si dovrebbe pagare per
comprare una attività o ricevuto per emettere una passività, e al "valore d'uso", cioè la
capacità (numericamente determinata) che un dato bene possa essere di utilità al soggetto che
lo detiene. Per uno strumento finanziario il valore d'uso è il valore attuale dei flussi finanziari
che si stima deriveranno dall’uso continuativo dell’attività e dalla dismissione della stessa al
comunque un valore ipotetico, non derivante da una transazione effettiva sul mercato. Anche la seconda
differenza (disponibili - indipendenti) non è rilevante poichØ i termini utilizzati rappresentano le stesse
caratteristiche che devono possedere le controparti ipotetiche dello scambio, ossia devono avere interesse a
portare a termine lo scambio, e per avere un reale interesse devono essere indipendenti le une dalle altre
(escludendo in questo modo gli scambi tra soggetti dipendenti o legati l'uno all'altro, nei quali lo scambio
potrebbe essere fatto a valori distorti per secondi fini, come per esempio tra società controllate).
5
Il FASB è il Financial Accounting Standards Board, l'equivalente americano dello IASB. ¨ una organizzazione
privata che si pone come obiettivo quello di sviluppare i principi contabili generalmente accettati (GAAP) negli
Stati Uniti nell'interesse pubblico.
6
FAS 157, paragrafo 5: "Fair value is the price that would be received to sell an asset or paid to transfer a
liability in an orderly transaction between market participants at the measurement date."
Si veda anche: FASB, Statement 67: [Fair value is] The amount in cash or cash equivalent value of other
consideration that a real estate parcel would yield in a current sale between a willing buyer and a willing seller,
that is, other than in a forced or liquidation sale. The fair value of a parcel is affected by its physical
characteristics, its probable ultimate use, and the time required for the buyer to make such use of the property
considering access, development plans, zoning restrictions, and market absorption factors.
Per un ulteriore confronto tra le definizioni di fair value si veda anche Yong (2008).
9
termine della sua vita utile. Il fatto che la stima dell'ultimo flusso finanziario per la
dismissione di un’attività alla fine della sua vita utile sia rappresentato dall’ammontare che
l’entità si aspetta di ottenere dalla dismissione dell’attività in una libera transazione tra parti
consapevoli e disponibili, ha fatto credere alcuni di poter avvicinare il concetto di fair value a
quello di valore d'uso. Nonostante il suo riconosciuto rigore teorico, le incertezze nel calcolo
dei flussi e del tasso di attualizzazione e le difficoltà nel determinare, e soprattutto isolare, i
cash flows lo rendono privo di sviluppi operativi (Pizzo, 2000, pag. 104).
Alcuni studiosi italiani hanno cercato di fornire una traduzione quanto piø fedele possibile di
fair value. In particolare occorre citare Pizzo
7
, che, nonostante i suoi sforzi giunge ad
affermare l'impossibilità di dare una traduzione esaustiva, ma sostiene che il fair value può
essere interpretato come una sorta di "valore adeguato", capace cioè di esprimere, senza
privilegiare particolari classi di stakeholders e in maniera tendenzialmente oggettiva e
verificabile, il potenziale valore di una componente del patrimonio, tenendo conto sia delle
condizioni di mercato sia delle caratteristiche specifiche del singolo bene nel momento e nelle
condizioni assunti a riferimento per la sua valutazione (Pizzo, 2000, p.10).
Renoldi (1992, p. 54) parla invece di "fair market value", cioè di una grandezza trasparente, in
quanto espressione di un ambiente non inficiato di fattori distorsivi, e ragionevole, dal
momento che rappresenta il punto di convergenza dei giudizi di valore di un ampio ventaglio
di acquirenti e venditori potenziali. In questo senso non saremmo di fronte ad un prezzo
effettivo, ma piuttosto ad un valore ipotetico, diverso da quello effettivamente negoziato tra le
parti.
Anche Rossi (2003, p.4) si è espressa a riguardo, definendo il fair value come il "valore
assegnabile a un elemento del capitale di funzionamento sulla base di uno scambio potenziale,
caratterizzato da condizioni di neutralità, trasparenza e normalità".
Guatri e Bini (2004) sostengono invece che la traduzione migliore di fair value sia quella di
"valore corrente convenzionale", basando la loro intuizione sul fatto che gli IAS mirano ad
esprimere i dati di bilancio a valori correnti anzichØ a valori storici, e che questi valori
correnti sono in larga misura di tipo convenzionale.
Il fair value è tradotto nelle versioni italiane delle direttive comunitarie 65/2001/CEE e
51/2003/CEE con la locuzione "valore equo", ma questa espressione è alquanto generica e
senza pretesa di esaustività (Paolucci e Menicucci, 2008, p.47).
Data l'abbondanza di traduzioni e significati dalle diverse sfumature, risulta quindi alquanto
difficile trovare una corrispondenza italiana esaustiva della locuzione "fair value". Proprio per
7
M. PIZZO, Il "fair value" nel bilancio d'esercizio. Cedam, 2000.
10
questo motivo si giustifica la scelta del legislatore italiano di mantenere il termine inglese
anche nei testi e nella normativa italiani
8
.
Al di là delle differenze circa la sua traduzione, tutte le definizioni concordano su alcuni
aspetti, che rappresentano i tratti fondamentali del metodo di contabilizzazione al fair value.
Il fair value non rappresenta un vero e proprio prezzo, cioè il prezzo effettivamente
concordato sul mercato, ma costituisce un parametro astratto che può essere identificato con il
valore teorico di scambio di una attività o di una passività, al quale possono ragionevolmente
convergere le intenzioni delle controparti di una potenziale transazione di mercato.
Il fair value è un valore ideale che si viene a formare in occasione di una operazione di
scambio di un bene, tra soggetti indipendenti, adeguatamente informati e interessati da un
punto di vista economico. In questo senso la determinazione del valore esclude la presenza di
asimmetrie informative tra i soggetti e di comportamenti opportunistici. ¨ auspicabile che le
parti siano adeguatamente ed egualmente informate sulle caratteristiche del bene e del
mercato in cui operano, in modo che il valore che ne risulta rispecchi le condizioni
economiche in essere al momento dello scambio (Paolucci e Menicucci, 2008, p.48).
Certamente i soggetti non sono tenuti ad avere una conoscenza approfondita su ogni singolo
aspetto della transazione, ma è comunque necessaria una adeguata informazione "media". Le
controparti devono essere disponibili alla conclusione dell'operazione, ossia devono avere la
stessa forza contrattuale e non essere l'una in dipendenza economica dell'altra, affinchØ la
transazione non risulti influenzata dalla posizione soggettiva del venditore o dell'acquirente.
Infine lo scambio deve avvenire perchØ entrambe le parti lo vogliono liberamente e non
perchØ una vi sia costretta (è il caso di una vendita forzata durante una eventuale procedura
concorsuale o fallimentare
9
).
Lo stesso IASB, per dare un aiuto ai soggetti coinvolti dalla portata normativa del nuovo
regolamento contabile, nel 2009 ha pubblicato l'Exposure Draft ED/2009/5 Fair value
8
Art.2427 bis. Informazioni relative al valore equo "fair value" degli strumenti finanziari.
1. Nella nota integrativa sono indicati:
1) per ciascuna categoria di strumenti finanziari derivati:
a) il loro fair value;
b) […]
2) per le immobilizzazioni finanziarie iscritte a un valore superiore al loro fair value,[…]
a) il valore contabile e il fair value delle singole attività, o di appropriati raggruppamenti di tali attività;
b) […]
3. Il fair value è determinato con riferimento:
a) al valore di mercato […]
b) al valore che risulta da modelli e tecniche di valutazione generalmente accettati […]
4. Il fair value non è determinato se l'applicazione dei criteri indicati al comma precedente non dà un risultato
attendibile.
9
Tuttavia, come sottolinea Rocca (2008), "risulta rilevante il ruolo del management aziendale. ¨ l'esperto
interno, infatti, che deve stabilire se una particolare transazione è il frutto di un obbligo o di una costrizione,
ossia non coinvolge operatori disponibili e consenzienti ad assumere posizioni di mercato".
11
Measurement, il quale ha tra i suoi obiettivi quello di chiarire la definizione di fair value, di
stabilire un unico framework di riferimento per la sua misurazione e fornire chiarimenti e
guide operative per la sua determinazione. In tale documento troviamo alcune specificazioni
riguardo alla transazione e ai soggetti partecipanti, specificazioni che sono molto affini alla
definizione di fair value proposta dagli US-GAAP. Per quanto riguarda la transazione,
l'Exposure Draft sottolinea che si deve fare riferimento ad uno scambio ordinario, espressione
con la quale si intende uno scambio che rimane visibile e disponibile sul mercato per un certo
periodo di tempo prima della data di misurazione del valore (prezzo), durante il quale possono
essere effettuate tutte le attività di marketing, quelle che sono solite per lo scambio di quello
strumento finanziario e per dare tempo alle parti di informarsi; inoltre il mercato ordinario
garantisce che non si è in presenza di uno scambio forzato. Il mercato considerato deve essere
il piø vantaggioso possibile in relazione alla natura dello strumento oggetto di valutazione al
fair value, e viene identificato nel mercato che sarebbe normalmente utilizzato per lo scambio
da parte del soggetto che lo deve valutare, oppure il mercato nel quale si scambiano i
maggiori volumi di quella specifica attività o passività. Le controparti invece sono acquirenti
o venditori con determinate caratteristiche: sono indipendenti gli uni dagli altri, ben informati
o sufficientemente informati ai fini dello scambio, devono essere in grado di poter partecipare
alla transazione e devono avere la volontà di parteciparvi (questo esclude che vi siano costretti
o forzati).
Sebbene nelle definizioni del fair value si faccia riferimento al valore o prezzo di mercato, è
bene non confondere le due voci. Si potrebbe erroneamente pensare infatti che il fair value sia
assimilabile al valore che risulterebbe da una transazione effettivamente avvenuta a
condizioni di mercato, ossia all'ammontare ottenuto per la vendita o l'ammontare pagato per
l'acquisto di uno strumento finanziario in un mercato attivo. Nella determinazione del fair
value "puro" infatti, non conta tanto la specificità dello scambio, quanto piuttosto l'insieme di
condizioni astratte e ideali, spesso non replicabili nella realtà e che si riassumono in uno
scambio volontario e non forzato delle controparti, che dispongono di una adeguata
informazione in merito alle caratteristiche della transazione. Si tratta di un valore che esprime
l'esito di una potenziale operazione di scambio su un mercato in condizioni di normalità e di
assenza di asimmetrie informative.
Il fair value così pensato, non si identifica esattamente con il valore di mercato attuale, anche
se spesso vi si avvicina molto, poichØ deve incorporare tutti quei fattori che concorrono per
rendere la transazione da potenziale ad effettiva. Come sottolinea Pizzo (2000), dare per
scontata l'iniziale equivalenza con il costo ipotizza, tra le altre cose, l'assenza di asimmetrie
12
informative imputabili ad errori nella trasmissione delle informazioni o ai costi per la loro
disponibilità, e l'assenza di fattori motivazionali o culturali che allontanino gli operatori da
schemi di pura razionalità.
La necessità di tenere in considerazione delle eventuali modifiche del prezzo di mercato è
giustificata dalle imperfezioni del mercato stesso (scarsa liquidità, costi di transazione,
ulteriori costi correlati, rilevante "dimensione" del bene che può far cambiare la sua
valutazione appena dopo lo scambio, rischi di insolvenza della controparte, e altro); tuttavia,
nella maggior parte dei casi queste modifiche vengono tralasciate a causa di una loro scarsa
rilevanza, di una non chiara percezione della loro presenza e dei loro riflessi oppure perchØ
risulta impossibile quantificare in concreto la loro incidenza.
Ciononostante, come detto poco sopra, spesso il fair value e il valore di mercato coincidono
10
,
in particolare quando si tratta gli strumenti finanziari caratterizzati da un mercato attivo
11
.
I problemi sorgono, e sono sorti durante la crisi, qualora non ci sia un mercato attivo dove
collocare questi strumenti finanziari: per questo motivo i principi contabili vengono in aiuto
proponendo dei metodi di stima diversi, ma che essendo appunto "stimati" possono non
sempre rispecchiare il vero valore dello strumento finanziario.
10
"In realtà, la asserita coincidenza tra costo e fair value all'atto dell'operazione di scambio conferma le diversità
ravvisate tra i due criteri e richiede alcune precisazioni al fine di meglio individuare la frequenza e il significato
del fenomeno. Infatti, è di sicuro lecito presumere che all'inizio i due criteri possano condurre spesso a risultati
analoghi, anche perchØ, in presenza di marcate differenze, è buona norma, nella contabilità al costo storico,
adeguare il costo al fair value, ove quest'ultimo risulti piø basso; nondimeno, sono facilmente individuabili
fattispecie nelle quali la coincidenza non pare ravvisabile. Basti pensare, a titolo esemplificativo, a:
- operazioni commerciali con pagamento a dilazione e interessi impliciti. Il costo, attraverso l'impiego di
metodi di attualizzazione, va depurato dalla componente finanziaria per essere reso equivalente al fair
value;
- finanziamenti, erogati o ricevuti, a tassi diversi da quelli previsti dal mercato per operazioni analoghe
quanto a scadenza e rischi associati. In questo caso, i cash flow futuri, attualizzati in base al tasso
corrente sul mercato, determinano un importo diverso dal valore originario;
- acquisti o vendite effettuate a condizioni difformi da quelle vigenti all'atto della transazione in virtø di
preesistenti obbligazioni. Si pensi, ad esempio, a titoli o valute trasferiti ad un prezzo contrattualmente
prefissato grazie all'esercizio di un contratto di opzione che consentiva di acquistare ad un altro prezzo
inferiore a quello corrente." (Pizzo, 2000, pag.87)
11
Uno strumento finanziario è quotato in un mercato attivo se esistono prezzi prontamente e regolarmente
disponibili in un listino, operatore, intermediario o altro, e tali prezzi rappresentano operazioni di mercato
effettive, avvenute in normali contrattazioni.
Anche gli IAS danno una definizione di "mercato attivo" (IAS 36, paragrafo 6 e IAS 38, paragrafo 8): "Il
mercato arrivo è un mercato in cui esistono tutte le seguenti condizioni:
a) gli elementi commercializzati sul mercato risultano omogenei
b) acquirenti e venditori disponibili possono essere trovati in qualsiasi momento
c) i prezzi sono disponibili al pubblico.