Cap. 1: Il Bilancio come Strumento di Comunicazione – Gli Obiettivi dell’Analisi
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rivestono grande rilievo e che l’andamento degli indicatori di
Bilancio, opportunamente selezionati, ne costituisce un
fondamento.
In definitiva, obiettivo fondamentale di quest’Analisi è di tracciare
una panoramica, quanto più ampia possibile, dei principali Metodi,
Tecniche, Strumenti, Modelli, definiti dalla Teoria per misurare,
valutare e monitorare il Rischio insito nell’attività d’impresa e, in
particolare, il Rischio di non far fronte, nei modi e nei tempi
stabiliti, agli Impegni nei confronti dei Finanziatori (Rischio
d’Insolvenza).
Quando si parla di Crisi aziendale, è necessario distinguere i
“sintomi” della Crisi dalle “cause” che l’hanno determinata. I due
Fenomeni risultano, infatti, spesso confusi così che, ad esempio, la
“causa” del dissesto aziendale è individuata in un continuo calo
delle Vendite, quando invece questo è da considerare il “sintomo”
o, meglio ancora, uno dei “sintomi”: la “causa” andrà allora
ricercata in altri Fattori come, ad esempio, un Prodotto superato
rispetto a quelli offerti dalla concorrenza.
A tal proposito, si può rivelare utile la distinzione, riportata qui
sotto nella Figura 1.1
2
, tra Fattori Interni e Fattori Esterni
determinanti la Crisi aziendale:
Fattori Interni Fattori Esterni
1) Cattivo Management 1) Situazione Concorrenziale
2) Struttura dei Costi Rigida 2) Mutamenti della Domanda di Mercato
3) Carente Orientamento al Mercato 3) Perturbazioni del Mercato Valutario
4) Grandi Progetti Falliti 4) Politica Fiscale dello Stato
5) Acquisizioni Sbagliate
6) Politica Finanziaria Errata
7) Controllo Finanziario Insufficiente
Figura 1.1
2
F. Tatò – Le cause del dissesto delle imprese – in “Il Sole - 24 Ore”, 4 novembre 1995.
Cap. 1: Il Bilancio come Strumento di Comunicazione – Gli Obiettivi dell’Analisi
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Alcuni elementi, come il Management e la Situazione
Concorrenziale, sottolineano come l’Equilibrio Economico e
Finanziario sia frutto di un complesso e continuo Processo
d’osmosi dell’impresa con l’Ambiente esterno. Di conseguenza, la
valutazione dell’azienda non si può limitare ai soli dati
Quantitativo-contabili di Bilancio ma deve essere integrata da
un’Analisi Qualitativa della Gestione, con particolare riferimento al
Settore d’Attività, al Segmento di Mercato, ai Prodotti/Servizi
ottenuti, al Processo Produttivo (Politica degli Acquisti, delle
Scorte, delle Vendite), alle Scelte d’Investimento, alle Politiche di
Comunicazione e Marketing, alla Struttura dei Costi.
Normalmente, imprenditori e manager non sono abituati ad
accettare l’idea che il Declino e la Crisi siano Fenomeni possibili
anche per la loro azienda. E invece, anche per effetto dei Fattori
Endogeni ed Esogeni visti sopra, è possibile che un’impresa “Sana”
vada incontro, anche in Tempi relativamente Brevi, a Situazioni di
difficoltà che possono diventare irreversibili, determinandone così
l’uscita dal Mercato.
Non esiste, di fatto, una cultura aziendale della Crisi e perciò solo
raramente l’imprenditore predispone gli Strumenti per segnalare i
“sintomi” del Declino e dello Squilibrio, prima che sfocino in
Situazioni apertamente patologiche
3
.
La Teoria della creazione del valore identifica, a tal riguardo, due
stadi di difficoltà aziendale: Declino e Crisi. Si parla di Declino
quando la Gestione aziendale distrugge il valore del Capitale
Economico, attraverso la formazione di flussi Reddituali Negativi e
l’accrescimento del Rischio. Quando la negatività dei flussi
Reddituali e l’accrescimento del Rischio superano una determinata
soglia, si parla allora di Crisi quale ulteriore stadio degenerativo
della Situazione aziendale, caratterizzato spesso dall’irreversibilità,
a meno di interventi esterni
4
.
3
Luigi Guatri – Patologia aziendale – in “Trattato di economia delle imprese Industriali, a
cura di L. Guatri”, Egea (Milano), 1988.
4
Luigi Guatri, in “Giornale dei Dottori Commercialisti”, gennaio 1996, pag. 27.
Cap. 1: Il Bilancio come Strumento di Comunicazione – Gli Obiettivi dell’Analisi
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La presente ricerca si propone, pertanto di:
A) descrivere i principali Strumenti Operativi definiti dalla Teoria
per:
- riclassificare i dati Quantitativi di Bilancio dell’impresa
- descriverne la Dinamica Economica e Finanziaria
- fornire indicazioni di tipo Prospettico sulle implicazioni di
carattere Finanziario e Patrimoniale connesse ad andamenti
Reddituali sia inferiori alle attese, sia nettamente superiori
B) illustrare alcuni significativi Strumenti Strategici che, partendo
dall’esame delle suddette Dinamiche aziendali si propongono, in
alternativa, una delle seguenti finalità:
a) assegnare una Classe di Rischio (Rating) a un Prenditore, al
fine di agevolarne la raccolta di Capitali (sia Capitali di
Credito, sia Capitali di Rischio) sul Mercato e la fissazione
di un pricing coerente con il rapporto “Rischio /
Remuneratività” del Finanziamento
b) valutare il Rischio di Credito del Finanziatore, in modo da
“graduare” (Grading), “classificare”, “segmentare”, le
aziende in gruppi quanto più possibile omogenei
c) assegnare un “punteggio”, un “voto” (Scoring) alle imprese
in esame, che ne permetta di decifrare in anticipo i segnali
d’Insolvenza
C) analizzare il caso di una Banca, la Cassa di Risparmio di Pistoia
e Pescia Spa che, nel corso degli ultimi anni, ha avuto modo di
sperimentare alcuni di questi Strumenti nella valutazione del
Merito Creditizio della propria clientela riconducibile al
segmento imprese
D) mettere a raffronto i Risultati ottenuti con l’applicazione di
alcuni dei suddetti Metodi, Tecniche e Modelli su di un
campione di aziende operanti nel territorio d’influenza della
Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia Spa, in modo da poter
trarre delle conclusioni Operative sulla Capacità Predittiva di tali
Strumenti e sulla loro valenza a fini informativi e decisionali.
Cap. 1: Il Bilancio come Strumento di Comunicazione – L’Indagine della Dinamica Economico/Fin.
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1.2.- L’Indagine della Dinamica Economico/Finanziaria
L’argomentazione logica da cui trae origine, giustificazione e
validità la presente forma di indagine si può sviluppare in alcuni
punti:
a) l’impresa è un’entità autonoma in cui si svolge un flusso
d’Operazioni di Gestione tramite le quali si trasformano
Condizioni Produttive, aventi un dato valore, in Produzioni
aventi valore differente e, per definizione, possibilmente
maggiore di quello attribuibile ai Fattori impiegati per attuarle:
l’impresa perciò si può in qualche modo considerare un
Trasformatore Economico che genera un Risultato Economico,
il Reddito, per mezzo di una Struttura Operativa
b) il Bilancio riflette sia la Trasformazione Economica sia la
Struttura Operativa; la Trasformazione Economica è evidenziata
principalmente dal Conto Economico, mentre la Struttura
Operativa, in cui la trasformazione si svolge, è evidenziata dallo
Stato Patrimoniale
c) l’Analisi, dunque, si pone nell’ottica di ricercare le elaborazioni
più efficaci nel porre in luce la Struttura della Trasformazione
Economica attuata e la Struttura Operativa in cui essa s’ipotizza
sviluppata.
L’andamento Economico/Finanziario dell’impresa, nel quale
confluisce tutta la Dinamica gestionale, trova la sua massima
espressione nelle informazioni di natura Quantitativa desumibili dal
Bilancio Ufficiale d’esercizio
5
.
A tale proposito, va ricordata la classica impostazione che rileva
l’importanza del riferimento al Bilancio, perché tale documento è
l’unico di sintesi di cui dispongono, al termine dei periodi
amministrativi, tutte le imprese (comunque organizzate dal punto di
vista giuridico). A ciascuna di esse compete, infatti, l’obbligo
almeno fiscale e, pertanto, generalizzato, di redigere una sintesi
5
Sull’importanza dell’informazione come forza motrice dell’azienda e del Bilancio come
vettore di conoscenze si veda: Antonio Bandettini – Il Bilancio di esercizio. Finalità, postulati,
elementi strutturali – Cedam (Padova), 1999, pag. 6 e segg.
Cap. 1: Il Bilancio come Strumento di Comunicazione – L’Indagine della Dinamica Economico/Fin.
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della Gestione di periodo, vale a dire il Bilancio dell’esercizio.
Quindi l’Analisi del Bilancio, poiché rappresenta la sintesi finale
delle Caratteristiche, delle Scelte e delle Politiche dell’azienda,
permette una valutazione, seppur parziale, dello “stato di salute”
dell’impresa evidenziando, in particolare, i seguenti aspetti:
a) capacità e modo di generare Reddito da parte dell’azienda nel
tempo, per effetto della Gestione
b) variazioni della Struttura Finanziaria dell’impresa e relative
implicazioni sul rapporto “Capitale Proprio / Capitale di Terzi”,
sulla Politica degli Utili, sulla tipologia d’Indebitamento
c) idoneità dell’azienda a fronteggiare gli Impegni derivanti dai
Finanziamenti richiesti, giacché questi ultimi sono accordati per
il futuro.
Al fine di un’efficace e compiuta valutazione, è quindi necessario:
• esaminare una serie storica di Bilanci aziendali
• riclassificare gli stessi secondo Modelli in grado di fornire le
indicazioni ritenute utili, usando le informazioni contenute, in
particolare, nella Relazione sulla Gestione e nella Nota
Integrativa
• individuare la presenza di eventuali manovre di “contabilità
creativa”; il termine “contabilità creativa” indica tutte quelle
Operazioni contabili o gestionali aventi quale precipuo obiettivo
l’oscuramento delle reali Condizioni Economiche di un’azienda;
i casi più frequenti di “contabilità creativa”
6
sono:
a) le Plusvalenze da Cessione di Cespiti o di Ramo d’azienda
b) le Plusvalenze imputate alla voce “Altri Proventi” anziché alla
voce “Oneri e Proventi Straordinari”
c) la capitalizzazione di Costi
d) la manipolazione della voce “Rimanenze” o variazione del
relativo Criterio di valutazione
e) le Vendite infragruppo
f) il mismatching valutario (mancata rilevazione di potenziali
Perdite di Cambio su Finanziamenti in Valuta reinvestiti in
Impieghi in Lire
6
Terry Smith – Contabilità creativa – Il Sole-24 Ore Libri (Milano), 1995, pag. 212 e segg.
Cap. 1: Il Bilancio come Strumento di Comunicazione – L’Indagine della Dinamica Economico/Fin.
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g) le Passività potenziali non rilevate (in particolare, Rischio di
Regresso su Portafoglio Anticipato al Salvo Buon Fine e Debiti
per Contratti di Leasing).
Va in ogni caso ricordato che l’Analisi del Bilancio, proprio perché
questo rappresenta una sintesi della Gestione aziendale, ha un
significato forzatamente segnaletico e, pertanto, se da un lato
evidenzia i comportamenti dell’impresa nel tempo di fronte alle
differenti congiunture del Mercato, dall’altro deve costituire il
punto di partenza per individuare e capire le Scelte che hanno
originato quei comportamenti.
All’interno di un Ambiente instabile, sia l’intuito sia
l’immaginazione si rivelano Strumenti preziosi di percezione della
realtà e complementari a un approccio Quantitativo che, per
definizione, si basa solo su fatti osservati. D’altronde, è anche
comprensibile che un Criterio puramente Qualitativo presenti una
serie di Rischi significativi e che, per quanto possibile, ogni tipo di
premonizione o intuizione deve essere analizzata alla luce dei fatti
e delle conoscenze a disposizione. L’importante è quindi
organizzare l’incontro e il confronto tra i due differenti Criteri.
8
Capitolo 2
La Dinamica d’Impresa:
Strumenti d’Analisi Operativa
2.1.- L’Analisi Storica (Statica e Dinamica)
Per via del largo seguito che ha successivamente avuto e per le
specificazioni che permette di fare, è interessante prendere in
considerazione la lettura organizzata dei diversi approcci
all’Analisi Storica dei dati Quantitativi di Bilancio, proposta da
Demattè venticinque anni fa.
7
Detta lettura si basa su due
bipartizioni: la prima è quella tra Rischio di Perdita del
Finanziamento e Puntualità del suo Rimborso; la seconda riguarda i
Criteri d’Analisi dei dati Quantitativi (Statici o Dinamici). L’autore
lega quest’ultima distinzione al “tipo di informazioni prese come
supporto nella valutazione: alcune sono fondate su dati puntuali,
relativi a un preciso momento temporale o al più su valori storici,
cioè su dati di Bilancio; altre su un’Analisi Dinamica e
Prospettica”
8
.
Le due ripartizioni sono successivamente incrociate, consentendo
di individuare quattro possibili approcci (Figura 2.1)
9
:
7
C. Demattè – La valutazione della Capacità di Credito nelle Analisi di fido – Vallardi,
1974, pag. 52 e segg.
8
Ibidem, pag. 52. Almeno questa è la posizione assunta dall’autore inizialmente. La
distinzione ha poi assunto anche caratteri diversi.
9
Ibidem, pag. 53.
Cap. 2: La Dinamica d’Impresa: Strumenti d’Analisi Operativa - L’Analisi Storica Statica e Dinamica
9
Obiettivi Predominanti
Natura delle
Analisi
Tutela Rischio di Perdita
Tutela Puntualità del Rimborso
Analisi
Statiche
Il Prestito è pari a una percentuale di
certi valori di Stato Patrimoniale
Il Prestito è stabilito in relazione a
certi indici di Liquidità
Analisi
Dinamiche
Il Prestito è stabilito in funzione del
livello dei Redditi Futuri
Il Prestito è stabilito in funzione dei
flussi di Cassa Futuri
Figura 2.1
Le Analisi di tipo Statico, volte a valutare, in prevalenza, il Rischio
di Perdita, si basano sull’esame dei seguenti elementi:
a) il Capitale Proprio
b) le Garanzie
c) determinate poste dell’Attivo
d) le caratteristiche dell’Attivo.
Quelle rivolte a valutare soprattutto la Puntualità del Rimborso
considerano, in particolare, due Fattori:
a) il Capitale Circolante
b) la Situazione di Liquidità
10
.
Demattè, dopo avere segnalato che nell’impostazione Teorica
iniziale le Analisi Statiche sono rivolte soprattutto alla tutela del
Rischio di Perdita e assumono come “base di riferimento la
Liquidazione dell’azienda o le possibilità di conversione in
contante di determinate Attività”
11
, rileva che le connotazioni che
esse hanno assunto nella pratica sono state profondamente diverse,
avendo guadagnato, in particolare, un legame più solido con i
valori Patrimoniali di Funzionamento.
10
Ibidem, da pag. 57 a pag. 69.
11
Ibidem, pag. 56 e segg., ove è anche ricordato che nella terminologia anglosassone esse
sono indicate con le espressioni “liquidation approach”(o “gone concern approach”) e “asset
conversion”.