Pensiamo al processo di integrazione con i Paesi del Mediterraneo.Ai tentativi di
dialogo istituzionale intrapresi dall’UE e dai suoi stati membri con tali paesi (basta pensare
alla VII conferenza ministeriale Euro-Mediterranea svoltasi a Lussemburgo il 30 e 31
maggio 2005 e alle celebrazioni per il X anniversario della Dichiarazione di Barcellona)
“occorre affiancare opportune forme di comunicazione e dialogo interreligioso e
interculturale tra le diverse sponde” come sostenuto da Mohammed Aziza, direttore
Generale dell’Osservatorio del Mediterraneo in occasione della Conferenza su “il Processo
di Barcellona: genesi, bilancio e prospettive” svoltosi a Roma il 19 maggio 2005 e
promosso dall’Osservatorio in coordinamento con la Direzione generale per il
Mediterraneo e il Medio Oriente del Ministero degli Affari Esteri.
Anche il Presidente Ciampi ha incoraggiato un’azione politico-culturale in questo senso,
esprimendo la propria posizione in un discorso ormai noto come la “Dichiarazione di
Luxor” (16 febbraio 2000) “..Il rapporto tra culture e la loro capacità di coesistere e di
interagire, che è uno dei problemi di fondo di questo nuovo millennio, trova nel
Mediterraneo il suo habitat naturale, perché affonda nella storia.[…]La riscoperta di un
enorme patrimonio artistico, architettonico, archeologico che abbraccia tutte le civiltà
mediterranee è una presa di coscienza che apre la via a una genuina collaborazione
culturale tra i paesi europei, nordafricani e mediorientali.[…]Dobbiamo respingere le
tentazioni di protezionismo culturale: una cultura che si ripiega su se stessa segna il
proprio declino.La globalizzazione ci deve spronare a valorizzare e promuovere tutte le
singole culture nella loro diversità e originalità.”
Ma, come ha ricordato il Ministro degli Esteri Fini nel discorso di apertura della III
Conferenza dei Direttori degli Istituti Italiani di Cultura tenutasi dal 26 al 28 maggio del
2005 presso la Farnesina, “nella società globalizzata ad assicurare la capacità attrattiva
di un modello culturale non è il suo prestigio”: l’Italia deve fare delle sue tradizioni un
punto di partenza e una base per valorizzare il suo straordinario patrimonio e attuare delle
politiche culturali dinamiche e intelligenti per sfruttare le sue potenzialità.
In una strategia di promozione a tutto campo della cultura la lingua occupa un posto
centrale.
Attualmente la nostra lingua è al 19 posto tra le lingue più parlate al mondo e sebbene
non possiamo considerarla una lingua veicolare, essa è al quinto posto per il numero di
stranieri che aspirano ad apprenderla.
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I meccanismi che regolano la diffusione linguistica sono molto articolati e non privi di
conseguenze sul piano socio-politico. Proprio il fatto che siano le componenti statuali a
occuparsi della promozione di una lingua ufficiale dimostra come la essa sia un essenziale
elemento identitario e di coesione statale.
Alla diffusione e alla promozione linguistica sono legate diverse problematiche: una tra
tutte, la difesa dal predonimio dell’inglese, che ha raggiunto il rango di lingua globale;
l’altra, la difesa delle lingue minoritarie e delle minoranze linguistiche, argomento che
tuttavia non verrà trattato in questo lavoro. Come gli Stati affrontino queste problematiche
è rintracciabile negli orientamenti della propria politica linguistica.
Sopravvivere al predonimio dell’inglese e svincolarsi dal ruolo di lingua secondaria e
della memoria è l’obiettivo della lingua italiana.
Il Ministero degli Esteri persegue i propri obiettivi di diplomazia culturale e di
promozione linguistica attraverso gli Istituti Italiani di Cultura.
Scopo di questo lavoro è analizzare i modi in cui gli Istituti assolvono alla propria
funzione e delinearne il ruolo sul piano internazionale, nonché esplicitare il rapporto con il
Ministero degli Esteri da cui direttamente dipendono.Per quanto possibile si cercherà di
valutare l’efficacia del loro operato e di suggerire possibili alternative all’espletamento dei
loro doveri istituzionali. Per quanto riguarda la promozione linguistica si cercherà di
rendere il lavoro il più completo possibile favorendone la lettura e la comprensione con il
supporto delle nozioni teoriche basilari che soggiacciono alle problematiche di diffusione
linguistica.
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CAPITOLO PRIMO
LA NASCITA DEGLI ISTITUTI ITALIANI DI CULTURA
1.1 IIC: una prima definizione
Gli Istituti italiani di cultura sono lo strumento primario per la promozione della cultura
italiana nel mondo.Essi dipendono dal Ministero degli Affari Esteri (secondo quanto
definito nella legge n. 41/90
2
) e più precisamente dalla Direzione Generale per la
Promozione e la Cooperazione Culturale
3
e costituiscono una rete attualmente composta
da 89 sedi distribuite in 57 paesi, con il compito di promuovere la diffusione della lingua
e della cultura italiana nel mondo. Sono presenti nelle principali città, e costituiscono un
punto di riferimento necessario per gli intellettuali, artisti ed operatori culturali che
abbiano, a qualsiasi titolo, un interesse per l’Italia. Organizzano, infatti, conferenze, corsi
di lingua, mostre, convegni e sono dotati di appropriate bibliografie ed emeroteche.
Lo scopo perseguito è quello di fungere da centri efficaci di informazione sul “Sistema
Paese” e da agenti propulsori di iniziative e attività culturali, ponte di interscambio con le
realtà culturali del Paese in cui operano. Nei paesi od aree in cui non sono presenti Istituti
di Cultura, tali compiti sono svolti da Ambasciate e Consolati.
L’attività degli Istituti Italiani di Cultura, che risponde a precise linee programmatiche
stabilite annualmente dal vertice politico del Ministero, è predisposta dai Direttori, tenendo
conto anche delle esigenze locali e della presenza di comunità di origine italiana, con il
possibile apporto di comitati di collaborazione. Trovano spazio prioritario nelle
2
La legge n. 401 del 22 dicembre 1990(“Riforma degli Istituti italiani di cultura e interventi per la
promozione della cultura e della lingua italiana”) è il principale riferimento giuridico per la
disciplina degli istituti italiani di cultura e degli interventi di promozione culturale e linguistica.
Essa inquadra gli IIC nell’ordinamento statale del MAE e definisce le funzioni, la struttura,le
relazioni con il vertice ministeriale e modalità e criteri di selezione del,personale operante
all’estero.
3
La Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale è articolata in sei uffici:
Ufficio I (Promozione della lingua italiana); Ufficio II (Promozione culturale. Istituti italiani di
cultura; Ufficio III (Promozione e cooperazione culturale e scientifica multilaterale. Recupero
opere d’arte); Ufficio VI (Cooperazione interuniversitaria. Borse di studio e scambi giovanili. Titoli
di Studio);Ufficio V (Collaborazione culturale e scientifica bilaterale);Ufficio IV (Istituzioni
scolastiche italiane all’estero).
8
programmazioni anche le tematiche indicate dalla Commissione Nazionale per la
Promozione Culturale all’Estero
4
, espressione delle varie componenti della cultura italiana.
In particolare, la Commissione Nazionale per la Promozione Culturale all’Estero (ai
sensi della Legge 401/90):
ξ elabora proposte di indirizzi generali per la promozione culturale italiana all'estero;
ξ formula pareri sugli obiettivi programmatici predisposti dall'Amministrazione;
ξ collabora, attraverso indicazioni programmatiche, alla preparazione delle
conferenze periodiche degli Istituti Italiani di Cultura;
ξ esprime pareri che completano l'iter amministrativo di alcuni provvedimenti di
competenza della Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale, quali
la nomina dei Direttori degli Istituti Italiani di Cultura e l'assegnazione di incentivi alla
traduzione.
La funzione di vigilanza sull’attività degli IIC è svolta dal Ministero degli Affari Esteri
e, localmente, dalle rappresentanze Diplomatiche o dagli Uffici Consolari competenti.
1.2 Istituzione degli Istituti, d.R. 1926,
1.2.1 La normativa
Gli Istituti Italiani di cultura nascono il 19 dicembre 1926 con regio Decreto n. 2179
5
durante il Regno d’Italia . Gli “Istituti di Cultura italiana all’estero”, questa la prima
definizione, nascono con l’intento ufficiale di “..diffondere la lingua e la cultura italiana
all’estero e sviluppare le relazioni intellettuali con gli altri paesi.” (art. 1). Oltre a questo
compito generale, la legge prescrive che “le sezioni…saranno dirette al duplice fine di
diffondere la cultura italiana e di acquistare e dimostrare la conoscenza della cultura
4
La Commissione Nazionale per la Promozione della Cultura Italiana all'Estero è istituita presso il
Ministero degli Affari Esteri ai sensi della Legge 22 dicembre 1990, n. 401. La composizione della
Commissione è rinnovata ogni tre anni. E' presieduta dall'On. Ministro degli Affari Esteri o da un
Sottosegretario delegato, ed è composta da ventisei membri, di cui 3 sono elettivi - designati dal
Presidente del Consiglio dei Ministri fra eminenti personalità della cultura (Art. 5, della suddetta
Legge 401/90) - e 14 sono nominati da Enti e Istituzioni pubbliche (Accademia Nazionale dei
Lincei; Consiglio Nazionale delle Ricerche; Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione;
Consiglio Universitario Nazionale; Consiglio Nazionale per i Beni e le Attività Culturali; Consiglio
Generale degli Italiani all'Estero; Conferenza Permanente per i Rapporti tra lo Stato, le Regioni e le
Province autonome di Trento e Bolzano).
5
Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 30 dicembre 1926, n.300
9
straniera con: cicli di conferenze, con la pubblicazione di studi riguardanti l’Italia e la
storia, favorendo traduzioni di opere italiane…Gli istituti saranno altresì consultati e
adoperati dalle Regie Rappresentanze all’estero
6
per tutti i problemi relativi alla
diffusione del libro italiano..”(art. 4)
L’art. 3 sancisce la legittimità di due tipologie di Istituti: o esclusivamente italiani (tipo
A) o misti (tipo B), cioè costituiti di una sezione straniera del luogo in cui avranno sede,
che manifestano l’effettiva volontà di realizzare uno scambio culturale con il Paese
ospitante l’Istituto.
L’azione dello Stato sugli Istituti è esercitata dal Ministro per gli affari esteri, il quale
prende accordi con il Ministro per la pubblica istruzione (art 2). Lo stretto legame tra gli
Istituti e Ministero per la pubblica istruzione viene ribadito con l’art. 5, riguardante i
Direttori, i quali dovranno essere”..studiosi di chiara fama preferibilmente di grado
universitario.” , la cui nomina spetta direttamente al Ministro per gli affari esteri di
concerto con il Ministro per la pubblica istruzione. L’art 5 (comma 2) dispone anche che il
Direttore possa essere affiancato “..da almeno un altro studioso possibilmente di grado
universitario o di scuola media..” e, al comma 3, dispone che gli istituti si avvalgano di
laureati e professori italiani come dipendenti.
1.2.2 Finalità
In questa prima fase, la fondazione e la gestione degli Istituti sono affidati alle
Università oppure a“enti privati aventi il fine di stringere rapporti culturali con paesi
stranieri ”-nonostante il tutto fosse promosso e sovvenzionato dal Ministero delle Finanze
e della Pubblica Istruzione. Dalle università provengono, infatti, i Direttori, i collaboratori
e i borsisti. Questo primo esperimento di “politica estera della cultura” è sostanzialmente
demandato alle istituzioni di carattere prettamente culturale,per quanto in accordo con le
direttive ministeriali. La vocazione originale degli istituti era dunque quella dello scambio
culturale oltre che dell’insegnamento della lingua italiana.
6
N.d. :Ambasciate e Consolati (allora denominati “Regie Rappresentanze all’Estero”)
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