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INTRODUZIONE
La denazionalizzazione del territorio, la dispersione geografica delle unità
produttive ed il decentramento della sovranità dello Stato - le conseguenze più
rilevanti del processo di globalizzazione – hanno contribuito alla nascita e allo
sviluppo del marketing territoriale, una disciplina che mette in atto diverse azioni
finalizzate a rendere attrattiva e, quindi, competitiva una specifica area o territorio.
Le concrete politiche di attrazione degli investimenti promosse sia a livello locale
che a quello nazionale possono incidere in maniera significativa sulle condizioni
sociali, tecnologiche ed economiche dei territori con conseguente aumento di
competitività anche a livello internazionale. È un argomento che non può essere
sottovalutato visto, soprattutto, il pericolo proveniente dai cosiddetti paesi del BRIC
che, nonostante la crisi, non smettono di crescere e di attirare sempre di più i grandi
finanziatori. Considerando l’Italia, questa ha una delle più importanti leve strategiche
per l’attrattività delle risorse finanziarie e umane che è rappresentata dal settore
turistico. L’Italia è da sempre considerata una “meta da sogno” grazie al suo
immenso patrimonio culturale, artistico, paesaggistico, nonché, enogastronomico, ma
non sempre tutto ciò viene valorizzato in modo efficace.
L’organizzazione degli eventi, soprattutto dei cosiddetti mega-eventi, comporta
numerosi vantaggi: oltre all’aspetto dell’attrattività e della promozione
dell’immagine del luogo che li ospita a livello nazionale ed internazionale, si
individuano tutt’una serie di benefici di cui possono godere le comunità locali
sfruttando tale opportunità per accrescere il benessere sociale. La storia è piena di
esempi dai Giochi Olimpici agli Expo che sono riusciti ad incidere, nel corso del
tempo, in modo profondo e radicale sul tessuto sociale ed economico del territorio. Si
spera di poterlo constatare anche l’anno prossimo, quando la città di Milano ospiterà
l’Expo 2015. A tal proposito e riconoscendo il potenziale di tali iniziative, è stata
sviluppata una nuova disciplina, l’event marketing, che, appartenendo al ramo di
marketing strategico, fornisce agli organizzatori gli strumenti necessari per la
pianificazione dell’evento allo scopo di raggiungere degli obiettivi ben precisi.
Il successo di qualsiasi azione di marketing territoriale è strettamente correlato
con il livello effettivo di collaborazione di tutti gli operatori pubblici e privati
presenti sul territorio. Da questo rapporto dipende non solo il risultato di un specifico
intervento in una prospettiva di lungo periodo, ma anche la creazione di un’offerta
qualitativamente alta che tiene in considerazione gli interessi di tutti i stakeholder.
Gli esempi di una collaborazione proficua che intercorre da anni tra il settore
pubblico e quello privato, sono riscontrabili nel caso della Biennale di Venezia e del
Giffoni Film Festival.
Nell’esperienza campana possiamo ritrovare anche un altro esempio, da risonanza
decisamente minore rispetto al GFF, ma con delle ottime prospettive future che è
l’evento “Luci d’Artista”: una manifestazione nata a Salerno nel 2006 sulla scia
dell’omonimo evento torinese che è stata analizzata nel modo dettagliato all’interno
di questo elaborato. Lo studio si è focalizzato sull’analisi del livello di soddisfazione
percepito dai visitatori rispetto all’evento, sulle intenzioni comportamentali degli
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individui rispetto alla manifestazione ed alla produzione locale ed, infine,
sull’influenza che svolgono su questi elementi l’immagine che i turisti hanno della
città che ospita l’evento e i fattori che possono incidere sulla percezione della qualità
del viaggio.
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CAPITOLO PRIMO
Marketing territoriale
SOMMARIO: 1.1. Globalizzazione e il marketing territoriale. – 1.2. Politiche di attrazione degli
investimenti. – 1.3. Turismo: una leva strategica per l’attrattività del sistema Paese. – 1.4. Economie
emergenti: Paesi BRIC come nuovi interlocutori e destinatari delle politiche di marketing.
1.1 Globalizzazione e il marketing territoriale
Uno dei processi che ha caratterizzato l’economia mondiale negli ultimi decenni è
indubbiamente la globalizzazione. Si tratta di una profonda trasformazione culturale,
politica e soprattutto economica che ha portato alla nascita di un unico sistema
globale in cui si spostano liberamente conoscenze, beni e servizi, capitali, si
diffondono le idee e si muovono i loro portatori, stimolando in questo modo lo
sviluppo dei nuovi sistemi di integrazione e coordinamento. Numerosi sono stati i
fattori che hanno favorito queste dinamiche: lo sviluppo scientifico-tecnologico e
delle infrastrutture di trasporto, progressi nelle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione, diffusione dell’economia di mercato, riduzione delle barriere
artificiali agli scambi e agli investimenti internazionali, internazionalizzazione delle
imprese, ubiquità degli stili di vita e di consumo, dinamica dei mercati finanziari
1
.
I processi di globalizzazione dell’economia internazionale rendono i mercati
nazionali trasparenti ed aperti all’ingresso di qualsiasi produttore estero. Lo Stato
nazionale, sempre che non sia totalitario e non si separi dall’esterno con una “cortina
di ferro”, non è in grado di proteggere i propri produttori dalla concorrenza globale.
La politica del protezionismo, come sistema di difesa, non favorisce la competitività
dei produttori nazionali, ma provoca il ritardo nello sviluppo del tessuto
imprenditoriale locale offrendo le condizioni “comode” per la loro sussistenza. Ma
sarebbe anche sbagliato credere che la politica del libero commercio possa favorire la
crescita della competitività dei produttori nazionali nel breve e medio - lungo
periodo.
Gli storici, come, ad esempio, A.G. Hopkins, hanno recentemente sostenuto, che
l’onda della globalizzazione sorta negli anni ’90 è semplicemente il proseguo di un
lungo processo iniziato quando i flussi migratori delle comunità pre-moderne, per la
prima volta, si sono intrecciati. La moderna globalizzazione, inoltre, è più che mai
“individuale”. Il telegrafo era utilizzato per la maggior parte dalle istituzioni, mentre
Internet è sostanzialmente uno strumento personale il quale permette ad un teenager
in Sud Africa di condividere la musica con un altro in Scozia, e ad un’impresa in
America di trovare un fornitore in Germania. Un altro elemento distintivo lo
possiamo ritrovare nella velocità con la quale avviene l’integrazione delle attività
1
Cfr. VALDANI E., BERTOLI G. (2010), “Mercati internazionali e marketing”, EGEA, Milano, p.
23.
7
umane, che spesso sono istantanee e privi di costi. Per di più, i cambiamenti
quantitativi in ciascun ambito coinvolto dalla globalizzazione (economico, culturale,
militare, ecc.) sono talmente imponenti da provocare anche dei cambiamenti
qualitativi. Tutto ciò ha offerto delle possibilità del tutto nuove, oltre agli effetti che
l’umanità non ha mai visto prima
2
.
Possiamo, quindi, individuare tre caratteristiche fondamentali del fenomeno.
Innanzitutto, abbiamo assistito alla denazionalizzazione del territorio (Sassen 1998)
con la nascita dei nuovi regimi giuridici incentrati sulle soluzioni di tipo
prevalentemente privatistico tra diversi operatori economici globali vista
l’impossibilità e l’insostenibilità pratica dell’omogeneizzazione delle normative tra
diversi stati. Il territorio perde i suoi confini originari a favore degli spazi astratti
difficilmente controllabili politicamente e che seguono dei schemi e logiche proprie.
Possiamo fare l’esempio delle agenzie di rating (come Moody’s o Standard and
Poor’s
3
) che sono degli enti privati di sorveglianza e monitoraggio con il potere di
controllo e indirizzo indipendenti dalle strutture statuali.
Il secondo aspetto della globalizzazione fa riferimento alla dimensione
economico-aziendale, in modo particolare alla dispersione geografica della
produzione, delle fabbriche, degli uffici e dei servizi. Sempre più multinazionali
scelgono di dislocare alcune delle fasi della produzione in altri paesi. E’ una scelta
che può essere fatta per diversi motivi come, ad esempio, in virtù del risparmio sui
costi della manodopera o delle materie prime, per essere più vicini al mercato finale
oppure per superare le barriere artificiali all’ingresso o stesso nel paese d’origine.
Ed, infine, il terzo aspetto riguarda il decentramento della sovranità dello Stato a
favore degli altri organismi internazionali come l’Unione Europea, il WTO, l’ONU,
ai quali gli Stati delegano alcune delle proprie funzioni e gli attribuiscono un certo
grado di autonomia. Una delle conseguenze più rilevanti riguarda l’aspetto di
cittadinanza o più precisamente di appartenenza che muta di significato: i cittadini,
oltre a riconoscersi in una bandiera, sono anche parte di una comunità più ampia, di
una regione che non è più circoscritta dai confini nazionali e che, grazie alla sua
eterogeneità, incide sulle attività e percezioni dei singoli. Infatti, alcuni studiosi,
parlando di decentramento della sovranità dello Stato parlano anche di
“regionalizzazione” intesa come il passaggio dalla territorialità tradizionale dello
Stato alla territorialità più agile ed ampia derivata dall’esistenza degli attuali
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Cfr. NAIM M. (2009), “Globalization”, in Foreign Policy, n. 171, p. 29.
3
S&P esprime un giudizio sintetico, che si sostanzia in una categoria di rating e una prospettiva del
rating nei successivi 15-18 mesi. Tale valutazione sintetica è il frutto di un’analisi qualitativa e
quantitativa sia di dati specifici delle società sottoposte a rating, sia di dati settoriali e
macroeconomici. Il rating è sempre assegnato da un comitato di analisi con competenze specialistiche
e serve a fornire agli investitori un’opinione indipendente sul rischio di credito relativo di un emittente
o di un titolo di debito (in inglese creditworthiness) in modo che gli investitori possano gestire i loro
investimenti conoscendo il rischio e valutando i relativi rendimenti attesi dei diversi titoli.
Si tratta di una misura sintetica e comparabile perché universale: è uguale per tutte le categorie di
debitori, per qualsiasi Paese e qualsiasi titolo. Il rating viene assegnato solo se è possibile avere
sufficienti informazioni che soddisfano i nostri clienti. Cfr. “Il ruolo delle agenzie di rating nel
mercato finanziario – Intervista a Maria Pierdicchi, Managing Director di Standard & Poor’s CMSI
Italy e Responsabile S&P per il Sud Europa”, in www.ict4executive.it, download del 22 gennaio
2014.
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organismi sovranazionali
4
. Ted Levitt (1983) e, più recentemente, Tomas Friedman
(2000) hanno sostenuto che la globalizzazione rende tutti i consumatori del mondo
simili nelle loro opinioni, preferenze, aspirazioni e comportamenti anche se spesso
questa affermazione viene considerata come una sopravvalutazione degli effetti della
globalizzazione. L’enorme flusso transnazionale dei capitali, beni e materie prime
che transitano continuamente su quelli che fino a poco fa erano territori sovrani,
segna lo scioglimento del legame tra la cultura ed il territorio.
Appadurai (1996) era uno dei primi ad aver esplorato la dimensione culturale
della globalizzazione. Spiegando in che modo l’attuale globalizzazione si differenzia
da precedenti stadi, egli osserva che la fase attuale ha modificato le dinamiche di
scambio tra i produttori e i consumatori, spezzato molti legami tra la sfera lavorativa
e quella famigliare, modificando l’immagine del legame con la nazione.
La deterritorializzazione si è trasformata in un’enorme frammentazione della
composizione demografica della popolazione, dei loro gusti, preferenze e della
concezione di loro stessi all’interno di una data unità geografica quale può essere una
città, uno stato o la nazione
5
. Firat (1997) ha osservato
“La frammentazione si riflette in una contemporanea presenza di diversi ed
essenzialmente incompatibili modelli e modi di vita rappresentati dalla varietà di
prodotti, stili di vita ed esperienze che non coincidono gli uni con gli altri, ma
rappresentano diverse identità culturali e diverse storie.”
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In questo nuovo scenario un sistema produttivo deve diventare ancor più
competitivo ed imparare ad attrarre attività che possano garantire un elevato valore
aggiunto e un forte tasso di crescita. Quindi assumono il ruolo fondamentale gli studi
legati al territorio racchiusi nella disciplina del marketing territoriale, detto anche
marketing d’area. Kotler (1993) definiva tale studio come “un insieme di azioni
collettive poste in atto per attrarre in una specifica area o territorio nuove attività
economiche e produttive, favorire lo sviluppo delle imprese locali e promuovere
un’immagine positiva”. Con il termine area si intende un territorio con le proprie
caratteristiche socio-economiche e demografiche, la propria cultura, tradizione e
storia, nonché le dotazioni fisiche possedute (infrastrutture, caratteristiche
ambientali, ecc) che possono diventare elementi di attrattività per potenziali
investitori, utilizzatori o acquirenti
7
.
4
Cfr. CICIOTTI E., RIZZI P. (2002), “Lo sviluppo locale e il marketing territoriale”, contributo a
libro “Turismo e territorio. Introduzione alle scienze del turismo”, Vita e Pensiero, Milano, pp. 167-
168.
5
Cfr. KALE’ S. H., DE SANGITA (2013), “The Impact of Globalization on Individual Customers:
Implications for Marketing”, in International Journal of Management, Vol. 30 (4), pp. 287-289.
6
“Fragmentation is reflected in the simultaneous presence of different and essentially incompatible
patterns and modes of life represented by a variety of products, lifestyles, and experiences that do not
fit with each other, instead representing different cultural identities and histories.” Cfr. FIRAT A. F.
(1997), “Globalization of Fragmentation – A Framework for Understanding Contemporary Global
Markets”, in Journal of International Marketing, Vol. 5 (2), pag. 78.
7
Cfr. FERRARI S. (2012), “Event marketing. I grandi eventi e gli eventi speciali come strumento di
marketing”, CEDAM, Padova, pp. 123-124.