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CAPITOLO I
IL RUOLO DELLA CGIL NEL PASSATO E OGGI
1.1 STORIA DELLA CGIL E DEGLI ALTRI SINDACATI
Il 2006 è stato l’anno del centenario della CGIL, ricordato con moltissime
iniziative storiche, editoriali, artistiche e politiche, fino alla celebrazione ufficiale,
avvenuta il primo ottobre a Milano al teatro degli Arcimboldi e conclusa da
Guglielmo Epifani, segretario generale della CGIL dal 2002, con le seguenti parole:
“Qui, oggi, a Milano, rinnoviamo lo stesso impegno di allora.
Ripartiamo con un nuovo inizio, orgogliosi della nostra storia e dei
valori, che ne hanno segnato il percorso e ne accompagneranno il
futuro, insieme con tanti altri al nostro fianco”.
La prima organizzazione operaia italiana nasceva nel 1891, sotto il nome di
Camera del Lavoro. Da quel momento il ruolo della classe operaia nella storia del
nostro Paese divenne sempre più rilevante, imponendosi come forza sociale
soprattutto nelle grandi città del Nord .
L’estrazione proletaria dei sindacalisti aveva favorito l’affermazione delle idee
socialiste all’interno delle più grandi associazioni operaie. Sulla base appunto degli
ideali socialisti venne creata, a Milano, nel 1906, la Confederazione Generale del
Lavoro, la Cgdl, ispirata al riformismo graduale e legata al Partito socialista italiano.
Epifani pone l’accento su questa data, perché, se è vero che “le prime
federazioni di categoria nascono intorno al 1870 e le Camere del Lavoro nell’ultimo
decennio dell’Ottocento”, il primo ottobre del 1906 “è la prima volta che queste
organizzazioni si federano, anzi si confederano, decidono di formare un
coordinamento,un’istituzione, cui delegare poteri e sovranità .In quel giorno nasce
proprio il sindacato nel senso più pieno, quello solidale, che riguarda tutti i
lavoratori”.
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G.Epifani,V.Foa, Cent’anni dopo, Torino, Einaudi, 2006,p.3
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In effetti la Confederazione generale del Lavoro era nata durante il Congresso
che si era svolto a Milano dal 29 settembre al primo ottobre 1906 , quando le Camere
del Lavoro, che univano le diverse associazioni di mestiere, le Leghe e le Federazioni
decisero di confluire in un’unica organizzazione. Fin dall’inizio la CGdl si configura
come organizzazione basata sulla solidarietà generale tra lavoratori e non solo sulla
rappresentanza di mestiere, davanti a una realtà sociale terribile in cui i salari erano
ridottissimi, gli orari di lavoro massacranti, non era prevista nessuna forma di tutela
per infortuni o malattie.
La costituzione del sindacato nasceva dal bisogno di rimediare con qualche
forma di assistenza reciproca alle terribili condizioni di vita dei lavoratori e con lo
scopo di rivendicare alcuni diritti quali il minimo salariale, la tutela del lavoro, un
orario di lavoro più umano, il diritto di associazione e di sciopero.
Un ruolo molto importante avevano le Camere del Lavoro che svolgevano
funzioni di unificazione della classe operaia, di coordinamento tra i sindacati,
gestivano il collocamento al lavoro e la formazione professionale. Erano anche luoghi
di educazione per i lavoratori dove si insegnava a leggere e a scrivere e si
organizzavano biblioteche popolari.
Durante il governo di Giolitti vennero varate le prime leggi di tutela del lavoro
di donne e fanciulli, venne decretata l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni
sul lavoro, fu regolato il riposo settimanale, fu riformata la Cassa nazionale invalidità
e vecchiaia, primo embrione del futuro INPS. Si firmarono i primi contratti collettivi,
nacquero le prime forme di rappresentanza sui luoghi di lavoro, le Commissioni
Interne.
Il cauto riformismo giolittiano ebbe un’inversione di tendenza con la guerra di
Libia: in una situazione di nazionalismo aggressivo ripresero le repressioni contro il
movimento operaio e le importanti conquiste, come il contratto collettivo dei vetrai e
il riconoscimento delle commissioni interne, vennero rimesse in discussione.
La CGdl, che tentava di opporsi alla conquista libica, fu indebolita da una
pesante scissione: nel 1912 una corrente di stampo anarchico-rivoluzionario
dava vita all’Unione Sindacale Italiana(USI).
Ben presto anche i cattolici compresero l’importanza di agire nel tessuto
economico-sociale del Paese e, grazie alla spinta dell’enciclica Rerum Novarum di
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Leone XIII, cominciarono a strutturare propri organismi sindacali (sindacati bianchi )
che trovarono coordinamento nella Confederazione italiana dei lavoratori (CIL).
Nel 1921 le due confederazioni avevano ormai raggiunto un livello di iscritti
notevoli ( circa tre milioni e mezzo) e importanti risultati, come il conseguimento
della giornata lavorativa di otto ore.
Dal 1922 le confederazioni entrarono in crisi, sia per le difficoltà dei partiti a
cui si ispiravano, sia per la repressione fascista soprattutto contro la Cgdl e le
conquiste dei contadini e degli operai, sia per la nascita delle corporazioni fasciste,
associazioni di categoria che mettevano insieme lavoratori e datori di lavoro. La
distruzione delle libertà e delle conquiste sindacali culminò nel 1926 con la
soppressione del diritto di sciopero: dopo lunghe e importanti azioni di lotta svoltesi
nei primi venti anni del XX secolo, i lavoratori si videro privati dal fascismo delle
loro libertà , faticosamente raggiunte.
Il regime fascista, tuttavia, non riuscì a soffocare completamente le
organizzazioni operaie che trovarono la forza di sopravvivere in clandestinità durante
il ventennio
Il sindacalismo democratico si ricostituì solo con il Patto di Roma del 3 giugno
1944 che stabilì che vi sarebbe stato un solo organismo su tutto il territorio nazionale,
la Confederazione Generale Italiana:CGIL.
Ben presto iniziarono le resistenze e le riserve degli ambienti cattolici, che
accolsero le preoccupazioni della Chiesa che vedeva nell’unità sindacale lo strumento
per la diffusione del comunismo tra le masse dei lavoratori. Sorsero così, nel 1945, le
ACLI (Associazioni cristiane lavoratori italiani) .
Dopo alcuni anni , in cui si definirono le aggregazioni, le confluenze delle
correnti, con conseguente modifica delle sigle, agli inizi del 1951, il movimento
sindacale italiano era rappresentato dalle quattro seguenti Confederazioni a carattere
nazionale:
ξ CGIL (Confederazione generale italiana del lavoro), che comprendeva la
componente socialista , quella comunista e le parti più a sinistra del movimento
cristiano unitario e repubblicano mazziniano, con orientamenti più decisamente di
sinistra.
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ξ CISL ( Confederazione italiana dei sindacati dei lavoratori) che riuniva
le correnti cristiano-democratica, repubblicana e socialdemocratica, orientata
sostanzialmente dai sindacati cristiani.
ξ UIL (Unione italiana del lavoro), originata dalla componente
repubblicana e socialdemocratica, a indirizzo laico-laburista, tipico della
socialdemocrazia.
ξ CISNAL(Confederazione italiana dei sindacati nazionali dei lavoratori),
legata agli ambienti della destra italiana e ispirata ai principi del cosiddetto
sindacalismo nazionale
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(Se a queste quattro grandi centrali si aggiungono il Sindacato autonomo,
formatosi nei settori del pubblico impiego e tendenzialmente indipendente dai
sindacati confederali, e il movimento, nato negli anni Ottanta, dei Comitati di base
(COBAS), soprattutto nel settore dei trasporti e della scuola, si ha la rappresentazione
dell’attuale panorama sindacale italiano.)
Gli anni Cinquanta rappresentarono il periodo della contrapposizione tra i
principali sindacati, che subirono il collateralismo con i partiti politici di riferimento.
La CISL sosteneva i governi centristi della Democrazia Cristiana, la CGIL era
fortemente anticapitalista, legata ai partiti di ispirazione marxista.
All’inizio degli anni Sessanta l’Italia era nel pieno del boom economico e da
Paese prevalentemente agricolo stava rapidamente trasformandosi in una delle
Nazioni più industrializzate del mondo. I bassi salari favorirono l’insediamento di
molti capitali stranieri e la nascita di nuove industrie manifatturiere italiane.
Alla fine del 1964 le correnti interne alla CGIL avevano questa dimensione:
57,2% per i comunisti, 28% per i socialisti, 14,8% per i socialproletari.
Nel 1965 si svolsero i congressi della CGIL e della CISL, entrambi
caratterizzati da un forte dibattito sulla programmazione economica e sull’autonomia
del sindacato, e vennero decise le prime regole per l’incompatibilità tra cariche
politiche e sindacali.
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La CISNAL, in un Congresso del 1996 si è sciolta per rifondersi e allargarsi
anche a nuove componenti, presentandosi con il nuovo nome di UGL, Unione
Generale del Lavoro
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Nel 1966 il congresso delle ACLI ruppe ogni collateralismo con la DC e si
pronunciò per l’unità sindacale e contro ogni discriminazione verso i comunisti.
Alla fine degli anni Sessanta in Italia i conflitti sociali raggiunsero momenti di
particolare tensione: le lotte studentesche del ’68 si intrecciarono con le lotte operaie
che, in moltissime fabbriche, riguardavano l’organizzazione del lavoro, i contratti, gli
orari, le disuguaglianze salariali. Protagonisti di questo nuovo momento storico erano
i comitati di base, che prima affiancarono e poi sostituirono le commissioni interne.
Nel 1968 la CGIL condannò l’invasione sovietica della Cecoslovacchia e ruppe
con la Federazione Sindacale Mondiale, organizzazione internazionale dei sindacati
di ispirazione marxista.
All’inizio del 1969 si concluse positivamente una importante vertenza
sindacale, l’abolizione delle “gabbie salariali” e cioè dei salari differenziati a seconda
dell’area geografica di appartenenza.
Nel cosiddetto “autunno caldo” i lavoratori aprirono una compatta offensiva per
un rinnovo economicamente incisivo dei contratti di lavoro e per un cambiamento
delle loro condizioni nelle fabbriche: venivano richiesti aumenti salariali uguali per
tutti, le 40 ore settimanali, il diritto all’assemblea in fabbrica, il controllo
sull’organizzazione del lavoro, la parità normativa tra operai e impiegati, le “150
ore”per il diritto all’istruzione dei lavoratori.
Nel corso degli anni le manifestazioni, gli scioperi e le proteste andarono
intensificandosi, non solo per rivendicare aumenti salariali, ma anche per chiedere
nuove riforme nel campo sociale per la risoluzione dei problemi più urgenti delle
persone ( occupazione, casa, istruzione, sanità).
Nel 1970 venne varata la legge 300 nota come “Statuto dei lavoratori”. Per
usare le parole di Vittorio Foa “è la Costituzione che varca i recinti delle fabbriche”.
Lo Statuto dà efficacia generale ai diritti di organizzazione e alle libertà
individuali rivendicati dai lavoratori e dai sindacati. Infatti rende attivo il principio
della libertà sindacale, previsto dall’art.39 della Costituzione, e il suo dettato si
articola attorno a due aspetti essenziali: da un lato la tutela della libertà, dignità e
libertà sindacale del lavoratore singolo, dall’altro il sostegno e la promozione del
sindacato e dell’attività sindacale nei posti di lavoro.