2
Il suo caso (letterario) mi affascinava e allo stesso mi paralizzava, e più mi avvicinavo
alle sue opere, più mi sforzavo di capirle e di interpretarle e più queste mi ferivano.
Perché? La ragione è - lo capirete in questo mio lavoro -, che i suoi testi hanno il potere
di risucchiarti, di mangiarti non tanto il corpo quanto l’anima. E quando la Kane ti ingoia
è la fine. Non più c’è scampo. “Love or kill me”, diceva nel terzo dramma, Cleansed,
amarla o ucciderla, un aut aut deciso, una dichiarazione biunivoca direzionata che ho
condiviso, e che mi ha spinto a battere entrambe le strade. Ricordo le parole di
un’attrice che ha recitato recentemente in uno degli ultimi allestimenti di 4.48 Psychosis.
Jo McInnes aveva sostenuto che i drammi di Sarah Kane vanno prima sentiti, e
“sometimes you feel that Sarah Kane’s having a dialogue with you. Sometimes you can’t
analize her but just a feeling”
1
. E il nodo è proprio questo: i suoi lavori comunicano in
modo talmente diretto che spesso le persone s’innamorano dei suoi testi perché li
collegano direttamente con le proprie emozioni. Così, io ho vissuto un tempo - che mi
pareva dilatato -, imprigionata dentro una stanza che mi ha divorato, alla ricerca di una
chiave che aprisse la porta della stanza di Sarah Kane. E nello sforzo incessante di
capire, sia attraverso le sue fonti e influenze letterarie, sia documentandomi sulla sua
biografia, sia leggendo recensioni degli spettacoli, sia ascoltando i pareri di attori e
registi che avevano messo in scena i suoi testi, e in questo bombardamento continuo e
confuso, non mi ero accorta che in realtà io mi trovavo già in quella stanza insieme alla
Kane, specchiandomi in lei io rivedevo me stessa. L’unica soluzione non era uscire ma
riuscire a restare dentro mantenendo lo sguardo all’infuori, dentro ma fuori. La
condizione necessaria era il momento del distacco, la meta da raggiungere solo
attraverso un percorso dentro se stessi: oltrepassando la soglia e acquisendo sicurezza
e consapevolezza per poter dominare le emozioni, mantenendo una distanza e una
neutralità per affrontare criticamente, con una giusta sensibilità, un corpus di opere di
una giovane un’autrice di fine secolo. In questo senso, la dimensione temporale è stata
fondamentale. La capacità di parlarne ora si articola come giusto distacco rispetto non
solo a me stessa ma alle stesse valutazioni e alle osservazioni iniziali degli studiosi; e
allo stesso tempo possiamo procedere finalmente all’elaborazione di un pensiero critico
1
Graham Saunders, About Kane: the playright & the work, Faber and Faber, Londra, 2009, p.
111
3
alla luce di nuove prospettive d’analisi, nuove ricerche, nuove interpretazioni e nuovi
spunti che negli anni si sono accumulati. Solo ora posso spiegare Il rovescio della mia
mente. Viaggio in cinque stanze del male di vivere di Sarah Kane, una giovane di fine
secolo. Il mio studio su Sarah Kane è un viaggio a tappe, cinque per l’esattezza, come
le sue opere. È uno stationem drama, un percorso in cinque stanze che inizia con
Blasted (1995), opera prima dell’autrice che aveva scatenato, ai tempi, una vera e
propria controversia mediatica. Il linciaggio della stampa e della critica inglese si era
scagliato contro una giovane ventitreenne che esordiva con un testo violento e
provocatorio, dagli effetti scenici e verbali scurrili e disgustosi: scene di stupro, di
masturbazione, fellatio, petting, defecazione, orinazione, cannibalismo, che avevano
superato il limite di ciò che era non solo moralmente ma psicologicamente o fisicamente
ritenuto accettabile. La stanza d’albergo dove una donna e un uomo si erano incontrati
era stata intesa come una camera di torture inscenata per scioccare e nulla più.
Un’opera che, secondo molti, apparteneva ai quei nuovi movimenti teatrali formatosi a
partire dagli anni novanta, che fondavano la loro poetica su spettacoli sanguinolenti,
terrificanti, macabri, sconci, spietati e sporchi, che avevano sbigottito i critici e atterrito il
sistema teatrale inglese. Autori poco più che ventenni erano stati gli artefici di una
corrente artistica d’avanguardia che veniva definita con gli epiteti di ‘New Brutalists’,
‘Britpack’ e ‘Theatre of Urban Annui’, o più semplicemente in-yer-face theatre, un teatro
manifestamente aggressivo e provocatorio, votato ad esaltare gli eccessi, che voleva
scuotere e rivitalizzare un malessere generale nel teatro britannico, una crisi di nuove
produzioni e nuovi autori. La Kane, pur negando quelle etichette, aveva provocato un
putiferio, sfidando i precetti del linguaggio teatrale e della scrittura, la logica narrazione
lineare, sovvertendo le forme drammatiche canoniche del naturalismo e del realismo per
sperimentare una nuova via nel teatro. La Kane ricevette un’immediata solidarietà da
Edward Bond e Harold Pinter, - e scopriremo le ragioni -, ma dal resto della critica non
fu capita. Pochi capirono il nesso causa-effetto, la violenza privata, quella di Cate, che
diventava la violenza sulle donne dell’ ex-Jugoslavia.
Gli orrori della guerra e della pulizia etnica entrano in una stanza e poi, quando la
stanza stessa esplode, lo spazio privato, il microcosmo intimo viene contaminato dallo
spazio collettivo, dal macrocosmo della guerra e in senso lato dalla storia. Questa era la
4
chiave di lettura e la grande metafora dell’opera che la critica aveva denigrato. Tuttavia,
l’esplosione della stanza di Blasted, era stato sì un espediente scenico, ma al contempo
un’ esplosione dal forte valore simbolico, che voleva anche demolire le fondamenta
della letteratura teatrale del Novecento del suo paese. In quest’ opera, la Kane lasciava
trasparire i segni di un malessere profondo che l’affliggeva, vivendo fino in fondo una
condizione esistenziale giovanile, generazionale che vedeva la vita come un fardello, un
mondo senza futuro e senza speranza. Un male di vivere che riecheggia la melancolia
d’Amleto (che, come vedremo sarà citato in Crave) l’umor nero, come era detta allora
ogni sindrome di natura depressiva:
AMLETO: Da un po’ di tempo, non so neppure io per quale ragione, ho perduto tutta
la mia allegria, dimenticato i miei svaghi abituali; e sono arrivato a un tale punto di
depressione e di pesantezza che questa grandiosa costruzione che è il mondo mi
sembra uno sterile promontorio, questo splendido baldacchino che è il cielo,
guardate, questo superbo firmamento sospeso, questo maestoso soffitto decorato di
fiammelle d’oro, ecco, mi appare come un immondo e pestilenziale aggregato di
vapori. Che opera d’arte è l’uomo! Com’è nobile nella sua ragione, infinito nelle sue
capacità, agile e bello nella forma e nei movimenti, angelo nell’azione, dio nel
pensiero: la bellezza dell’universo, il paragone degli animali e con questo? Che
cos’è, per me, questa quintessenza di polvere? L’uomo non mi incanta
2
.
Nel 1996 la Kane ritornava sulla scena londinese con Phaedra’s Love, un adattamento
in chiave contemporanea tratto da Fedra di Seneca che la vedeva anche nei panni di
regista. Il protagonista è un giovane principe pigro e depresso, incapace di provare
emozioni, negando il sesso e l’amore trattandolo come cibo precotto. Ippolito, chiuso in
una stanza, subisce analoghe torture fisiche e esistenziali, scandendo il passare il
tempo nell’amara attesa che qualcosa possa dare senso alla sua vita. La sua
melanconia e il suo disgusto per il mondo ci ricordano i soliloqui di Amleto di
Shakespeare, ma allo stesso tempo sembrano sintomi di una malattia ben più
contemporanea, il male di vivere. Se la Kane con Blasted aveva sentito su di sé il peso
2
William Shakespeare, Amleto, Atto II scena II, nella traduzione di Cesare Garboli, trascritto dal
copione dell’allestimento del Teatro dell’Elfo per la regia di Elio De Capitani.
5
del mondo, ora con Phaedra’s Love diventava una patologia? E poi, l’artista come riesce
con giusta consapevolezza a trascendere la sua condizione, o ad usarla, per lo
scrivere? Due anni dopo, la Kane scrive Cleansed, che ambienta in cinque stanze dove
si consumano un quadrato di storie e dove si distrugge e perseguita il legame amoroso.
Nell’opera, la Kane concretizza in una visione da incubo un campus universitario che
sottende l’universo dei campi di sterminio – che da ciò che afferma, sembra risuonare
nella sua coscienza – e allo stesso tempo una struttura ospedaliera fatta di corsie e di
stanze infernali. La questione da sollevare era in che misura la percezione della realtà di
Sarah Kane fosse quella di un’artista ipersensibile o di una persona molto provata
malattia – anche per l’esperienza terribile di plurimi ricoveri in cliniche psichiatriche -
provata al punto di amplificare la dispercezione del reale in un una contorsione
paranoica?
Qualche mese dopo scrive un nuovo dramma che si intitola Crave. L’opera si
distanziava interamente dal precedente teatro di Sarah Kane e venne percepito come
una rottura col passato recente, fatto di sangue, sesso e paura. Crave parlava della
sfiducia nell’amore e della sua perdita, servendosi di un linguaggio sperimentale, basato
sulla musicalità, sul flusso di coscienza come tecnica di scrittura, sul ritmo delle parole.
La struttura sperimentale del dramma mi porterà, in questa tesi, ad un tentativo di
analisi che articolerò in quattro strategie di lettura, che aiuteranno a comprendere la
genesi e il senso nascosto dell’opera. Infine arriverà 4.48 Psychosis, da tutti inteso
come un testamento, non a caso rappresentato postumo nel 2000. È l’opera più
radicalmente sperimentale della Kane – soprattutto nel contesto del teatro inglese - che
costituisce il culmine della sua ricerca. Il contenuto, a prima vista piuttosto ermetico,
risulta alla fine assai più chiaro e decodificabile: include dialoghi tra paziente e terapista,
appunti e battute sul dolore, angoscia mentale e sofferenza psicologica, resoconti
caustici dell’uso terapeutico di farmaci per curare la depressione, autoanalisi e
autoritratti d’artista, giudizi morali, descrizioni di stati di alterazione della mente durante
lunghe insonnie, invettive.
Vedremo anche dagli allestimenti di allora e di oggi, come il dramma rappresenti la
dichiarazione di uno stato di malattia senza via d’uscita, l’ espressione fortissima del
male di vivere che l’autrice si sforza di trascendere nella scrittura.
6
Queste cinque tappe, conducono necessariamente a soste obbligate che permettono di
aprire finestre – involontariamente resto all’interno della metafora della stanza – per
riflettere sulla poetica di Sarah Kane, sul rapporto tra arte e violenza, sulla relazione tra
letteratura e disturbi mentali, sugli influssi letterari e su come abbiano agito o meno
sull’elaborazione delle sue opere. Il viaggio di Sarah Kane è lungo e complesso, ma
ogni passaggio è propedeutico all’altro, aiutandoci a far luce su una voce del teatro della
sua generazione, su una giovane scrittrice di fine o inizio secolo.
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1. Uno sguardo sul mondo
“È un fenomeno strano: sono nato nel 1929,
cresciuto nella Germania prima del 1933 e poi nella DDr.
Alla fine la DDR è semplicemente implosa, sparita in fondo
senza violenza. Da un momento all’altro il passato diventerà
il futuro. Una strana sensazione di vertigine: era di nuovo
nella mia infanzia. Naturalmente in una infanzia molto
americanizzata. Si può descrivere il muro di Berlino come
un muro del tempo, ma era anche una barriera tra due
diverse velocità. All’Est c’era il tentativo di fermare un certo
processo storico, quindi un rallentamento. All’ Ovest si
assisteva invece ad un’accelerazione crescente.
L’eliminazione della barriera ha fatto sì che le due velocità
precipitassero l’una nell’altra formando un vortice che
produce la sensazione che il terreno che non sia fermo, che
nulla sia più stabile”
Heiner Müller, L'invenzione del silenzio, (1996)
1.1 Gli anni novanta
Il 1989, il crollo del Muro di Berlino è la data quasi mitica che segna il confine tra due
epoche storiche. Con il crollo indolore del muro, cade la Cortina di ferro, si scioglie il
Patto di Varsavia l’esercito sovietico lascia incredulo i confini conquistati nel 1945, i
8
confini di un impero, e di lì a poco anche l' Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche si sfalda, crollando insieme a Gorbaciov, l’uomo che aveva sognato una
transizione alla democrazia senza gettare assieme all’acqua sporca del totalitarismo le
ragioni umanitarie del socialismo originario. Gorbaciov fallisce e un colpo di stato di
caritidi del vecchio fa il gioco dell’ala opposta, quella di Eltsin, spazzando via in un
lampo il Partito Comunista e i sogni di una sua possibile riforma. Esplodono i
nazionalismi, che si credevano sradicati con la forza da Stalin, e l’erede di quel che
resta del grande impero, – e non è poco – la Federazione Russa attuale, convertendosi
alla velocità della luce al modello capitalista attraverso l’appropriazione dell’apparato
militar-energetico-industriale da parte di astuti uomini del regime dell' entourage
eltsiniano, che produrrà poi l’avatar perfetto e poi anche ribelle Vladimir Putin, allevato,
come in un film americano di fantascienza, in un orfanotrofio del KGB, temutissima
polizia politica e servizio segreto dell’era sovietica. La nuova Russia di Eltsin – ma Putin
cercherà in tutti i modi di rimontare la china - aveva dovuto subito pietire aiuti
all’occidente, per evitare lo sfascio economico e l’anarchia, e di conseguenza ha dovuto
veder ridimensionato il suo ruolo politico, lasciando campo ad un'unica superpotenza
mondiale: gli Stati Uniti d’America, che per un lungo attimo si credono padroni del
mondo, varando il sogno della destra neo-con del Nuovo secolo americano, rinato in
epoca Reagan/Tatcher, solo un poco sopito nella parentesi clintoniana, e che esploderà
negli anni di Bush. Ma qualcuno avvertiva il rischio che l’illusione, il nuovo secolo
americano riservasse le stesse brutte sorprese che il secolo passato aveva riservato al
grande impero coloniale inglese. Una dottrina troppo semplice per un mondo
complesso. Già nel 1979, con l’imponente rivoluzione in Iran, che scacciò dal trono lo
Scià e instaurò a furor di popolo la repubblica islamica, l’angelo della storia aveva
ricominciato a muovere le sue pesanti ali e segnare con un crollo e una nascita il nuovo
orizzonte che avrebbe messo in pesante crisi la dottrina del nuovo secolo americano e
la sua politica estera contraddittoria. Che del nuovo mondo la superpotenza non capisse
nulla lo dimostra il libro Diplomacy di Herny Kissinger. Scritto nella forma di un
voluminoso dizionario dello scibile diplomatico indispensabile per capire la storia
dell’agire real-politico dal seicento ad oggi, è talmente poco sensibile alle novità da
omettere la voce religione: era il 1994 e chi si è formato sulla cultura che sottintendeva
9
quel libro, mostrava di non capire l’aspetto determinante della politica dal medio oriente
- e anche del mondo intero - non degli anni a venire, ma forse di tutto il Novecento.
Gli Stati Uniti capivano addirittura meglio la Cina comunista – che aveva sparso sangue
senza batter ciglio per liberarsi della rivolta dei giovani di piazza Tein An Men tra aprile e
giugno di quel ribollente 1989. La Cina si avviava verso un ibrido mostro molto efficace,
capitalismo senza democrazia, bruciando ogni tappa dello sviluppo con una scorciatoia
che la porta dal medioevo al futuro di potenza mondiale competitiva su tutti i piani con il
colosso dai piedi d’argilla USA.
Per beffa del destino, crolla anche Margaret Thatcher, in sella dal 1979, paladina
determinatissima assieme a Reagan del nuovo approccio neo-liberista ispirata dai
Chigago boys del vate economico Milton Friedman, radicalissimo nel suo rifiuto verso
qualsiasi intervento dello Stato nell'economia ed il suo sostegno convinto dell’assoluta
autoregolamentazione del libero mercato. La lady di ferro inglese cade nel 1990, per
una vera e propria rivolta popolare con la celebre poll-tax, una tassa uguale per tutti che
puniva i più deboli: cadde assieme al suo nemico odiato, l’URSS e per essersi opposta
in tutti i modi alla nascita di un’Unione Europea e di una moneta unica, ottenendo forti
divisioni anche nel suo partito, oltre che una sempre più fredda accoglienza in Europa.
Sarah Kane è figlia degli anni della Thatcher, anni in cui ognuno doveva imparare a
cavarsela da solo e il mondo degli adulti per le giovani generazioni aveva il volto di
quella donna arcigna e autoritaria, per nulla materna e poco condiscendente con la
sofferenza altrui: gli adulti in Sarah Kane spesso sono così.
Il mondo cambia in fretta in quegli anni e in Sudafrica Nelson Mandela viene liberato
dalla prigionia e le nuove elezioni che lo eleggono presidente decretano la fine della
segregazione razziale dell’apartheid. Ma nuove migrazioni di massa - da est a ovest e
da sud a nord - cominciano a diffondere il virus del razzismo in occidente. Del resto
l'ultimo balzo in avanti nei sondaggi del partito conservatore in Gran Bretagna ci fu in
seguito ad un’intervista della Thatcher che affermò “gli inglesi sono davvero spaventati
che questa nazione possa essere sommersa da persone con una cultura differente”.
Nel frattempo in medioriente il conflitto israeliano-palestinese conosce una nuova fase
con la nascita del movimento radicale islamista Hamas (1987) proprio mentre grande
scalpore e simpatia suscita nel mondo la sollevazione popolare nei territori chiamata
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Intifada, che usa tattiche di disobbedienza civile e strumenti di lotto volutamente
primitivi, come il lancio di pietre, per opporsi ad uno degli eserciti più potenti del mondo.
Il successo dell’Intifada produsse gli accordi di Oslo e la nascita della Autorità Nazionale
Palestinese per un governo ad interim di una parte del territorio palestinese. La pace
sembrava a portata di mano, ma il futuro produsse in una degenerazione imprevista, di
cui segnale simbolo fu l’uccisione di Itzhak Rabin nel 1995, da parte di un ebreo
ultraortodosso. Ancora una volta la religione detta l'agenda alla politica e con il sangue.
Ma il medioriente, già sconvolto da anni di guerra Iran-Iraq (1980-1988) esplose di
nuovo, con uno degli episodi storici che più hanno segnato gli sviluppi successivi: la
prima Guerra del Golfo. Il mondo cambia e la politica estera americana pesca nel
torbido in medioriente: l’ articolo apparso sul "New York Times" il 17 agosto 2002
contiene le dichiarazioni di ex ufficiali dei servizi segreti americani e secondo il loro
racconto, l’ambasciatrice americana April Glasbie incontra Saddam Hussein, e gli lascia
credere che gli Usa non sono intenzionati a reagire in difesa del Kuwait. Invece scatta la
trappola; Saddam Hussein, fautore della distensione e dell’amicizia tra Iraq e Usa,
gendarme e pedina degli interessi americani in medioriente, ora per gli Stati Uniti e i loro
satelliti si avviano a diventare con immemore rapidità "il nuovo Hitler". Gli Stati Uniti, nei
sei mesi successivi, riescono a raccogliere intorno a sé una vasta coalizione
internazionale di circa cinquanta stati e colgono l’occasione per affermare la propria
leadership di unica superpotenza mondiale sull’Europa, sul Giappone e sui resti
dell’impero sovietico. Proprio mentre la massiccia coalizione internazionale attacca l’Iraq
e lo sconfigge in pochi giorni Saddam Hussein nel febbraio 1991 con l’operazione
Desert Storm, un altro fronte si apre in Europa: quello della Jugoslavia e della sua
destabilizzata federazione, che segue il destino del crollo dell’URSS (26 dicembre 1991)
seguite alle dimissioni di Gorbaciev e alla elezione di Boris Eltsin. La crisi in Jugoslavia
esplode progressivamente, prima con la brevissima guerra dei dieci giorni seguita alla
dichiarazione di indipendenza slovena nel 1991, poi con l’esplosione ben più violenta
del conflitto in Croazia (1991-1995) e in Bosnia (1992-1995) e l’appendice altrettanto
drammatica del conflitto in Kosovo (1996-1999) a cui pose fine l’intervento militare della
NATO contro la Serbia. Questa guerra sarà l’avvenimento più violento, sanguinario e
feroce accaduto in territorio europeo dalla fine della Seconda guerra mondiale.
11
Questo era il mondo che appariva a pranzo nelle case di tutto il mondo in quegli anni: un
mondo di violenza inconcepibile che sembrava non aver imparato che lezioni negative
delle esperienze tragiche dei sessanta milioni di morti della guerra e dello sterminio
scatenati da Hitler, che contagiarano il mondo intero. La vicenda della ex-Jugoslavia, le
stragi a scopo di pulizia etnica e gli stupri di massa colpirono a tal punto la giovane
Sarah Kane da segnare una svolta definitiva nella scrittura del suo primo testo, così che
un soldato universale, ma il cui nome nelle prime stesure era Vladek, irruppe nella
stanza di un albergo di Leeds, creando un corto circuito tra violenza privata della stupro
di Cate da parte di Ian e la violenza pubblica della guerra.
Ma abbiamo corso troppo in avanti, altre cose accadono negli anni novanta, la storia
macina ad una velocità impressionante di fatti spesso segnati di sangue. Mentre la
Kane stava per lanciare il suo grido contro la violenza nel mondo (12 gennaio 1995,
prima di Blasted al Royal Court) e stava per subire una pioggia di critiche per la
violenza del suo testo, assieme a importanti consensi per il suo sguardo sulla violenza
del mondo, nel 1994 in Ruanda si stava compiendo il più impressionante genocidio della
seconda metà del secolo: l’eterno scontro tra Hutu e Tutsi esplode per l’ennesima volta
e i capi della comunità maggiorataria Hutu lanciano un piano di sterminio contro i
secolari nemici la piccola minoranza più ricca e privilegiata dei Tutsi, coinvolgendo nello
sterminio anche le coppie miste, gli Hutu moderati o pacifici in una mattanza
generalizzata a colpi di machete, sotto sguardo per molto tempo indifferente del mondo.
In Messico scoppia la rivolta zapatista per la difesa dei diritti dei popoli indigeni. In Gran
Bretagna muore John Smith e Tony Blair diventa il capo di un rinnovato Partito
Laburista. L’IRA annuncia un cessate il fuoco incondizionato al fine di avviare trattative
di pace. In Sudafrica Nelson Mandela vince le elezioni mentre la Russia lancia la sua
prima offensiva in Cecenia. Nel 1995 Austria, Finlandia e Svezia diventano membri
dell’Unione Europea. Nell' ormai Ex-Jugoslavia l’esercito serbo-bosniaco bombarda la
città di Srebrenica massacrando migliaia di civili. La Nato inizia i RAID contro le
postazioni serbe in Bosnia. In novembre a Tel Aviv, come abbiamo detto, viene
assassinato da un estremista il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin. Poi, a Parigi i
presidenti, della Bosnia, Croazia e Jugoslavia firmano l'accordo di pace.
Nel 1996 in Europa scoppia l’emergenza “mucca pazza” dopo le segnalazioni giunte
12
dall’Inghilterra provocando un crollo nelle vendite delle carni bovine. Il conflitto militare
tra la Cecenia e la Russia è ancora in atto ma viene firmato un armistizio prima che
Boris Eltsin venga eletto presidente. Con un colpo di stato in Burundi, si insedia alla
presidenza Pierre Buyoya che successivamente in agosto fonda un Governo d'unità
nazionale allo scopo di pacificare il paese. La violenza etnica si diffonde sino ai confini
dello Zaire scatenando una guerra civile mentre in Afghanistan Kabul viene occupata,
dopo un lungo assedio, dai talebani. Bill Clinton viene rieletto presidente degli Stati Uniti.
Nel 1997 il governo laburista di Tony Blair vince le elezioni con una significativa
maggioranza. In Albania si scatena una rivolta popolare di massa contro il presidente
della repubblica Salì Berisha in seguito al crollo delle piramidi finanziare. Il 30 giugno
Hong Kong torna alla Repubblica Cinese dopo essere stata per 99 anni sotto il controllo
britannico. L'11 dicembre viene firmato da più di 160 paesi il protocollo di Kyoto per
contenere l'effetto serra.
Nel 1998 Giovanni Paolo II si reca a Cuba e viene ricevuto da Fidel Castro. In quest'
occasione il Papa condanna l'embargo americano. Intanto negli USA il presidente
Clinton viene coinvolto nello scandalo definito "Sexgate". Nella ex-Jugoslavia Belgrado
invade la provincia del Kosovo, operando una politica di pulizia etnica contro la
maggioranza albanese. Al fine di fermare il genocidio in atto nel Kosovo e di rovesciare
il governo di Sloban Milosevic, tra il marzo e il giugno del 1999, la Nato con l'appoggio
degli USA e alcuni paesi europei tra cui l'Italia ma senza un mandato dell'ONU attacca
la Serbia attraverso pesanti raid aerei. La Nato riesce nel suo intento a scapito di molte
vittime tra i ci civili. Nello stesso anno, l'Euro entra in vigore nell'Unione Europea,
sebbene non ancora sottoforma di contante. Prodi viene eletto Presidente della
Commissione Europea mentre nasce e si diffonde nel mondo il movimento No Global. Il
1999 si chiude con l'ordine da parte di Vladimir Putin, nuovo presidente dell'URSS, di
effettuare attacchi contro la Cecenia.
Il 20 febbraio di quell’anno era morta suicida Sarah Kane. Aveva compiuto 28 anni il 3
febbraio. In quattro anni aveva scritto cinque testi impressionanti e assai diversi tra loro.
La storia mondiale non entrerà direttamente nel suo lavoro ma lo segnerà
profondamente.
13
1.2 In- yer- face theatre. Ribelli con stile
All’inizio degli anni novanta molti critici s’interrogarono sullo stato di salute della
drammaturgia inglese. Molti di loro accusarono la mancanza di nuovi testi, di nuovi
autori, ma soprattutto accusarono la totale assenza di quell’energia, di quel coraggio
sperimentale e di quella forza innovativa di cui il teatro inglese aveva bisogno. Un’ultima
stagione d’oro sembrava risalire agli anni cinquanta, in particolare a quella corrente di
opposizione e di contestazione giovanile denominata Angry young men, che ebbe come
capofila il commediografo John Osborne (1929 – 1994) con Look Back in Anger (1956).
Il nome del gruppo derivava dal titolo del testo aubiografico dello scrittore Lesley Allen
Paul (1905-1985), Angry young men (1951), che entrò in uso solo dopo la messa in
scena dell’opera di Osborne al Royal Court Theatre inaugurando così “un atteggiamento
di protesta contro l'establishment sociale e culturale”
3
, contro il conformismo e l’ipocrisia
della società inglese diventando il simbolo del “rinascimento” teatrale degli anni
cinquanta e sessanta.
Questo perché quello era il periodo dei fatti d'Ungheria e della crisi di Suez, “due episodi
dai quali l'Inghilterra usciva fortemente ridimensionata nel suo prestigio di grande
potenza internazionale”
4
.
Al gruppo dei “giovanotti arrabbiati" furono associati Kingsley Amis, John Wain, John
Braine, Alan Sillitoe e in seguito anche artisti come Harold Pinter
5
(1930 – 2008), John
Arden (1930), Arnold Wesker (1932) ecc. Il successo di Look Back in Anger spinse
nuovi giovani autori a scrivere le proprie opere, e avviò una collaborazione con attori e
registi più anziani ma affermati, con reciproco beneficio (ad esempio la collaborazione
tra Osborne e Olivier). Il movimento si esaurì nel breve termine: non seppe e non volle
trovare un preciso indirizzo ideologico né una riconoscibile forma espressiva, se si
esclude l'influsso del teatro francese dell'assurdo e l'ironica predilezione per le forme
gergali della più banale quotidianità (che saranno poi più proprie in Pinter). Ebbe una
3
http://www.girodivite.it/antenati/xx3sec/900ceng.htm
4
Ibidem
5
Premio Nobel per la Letteratura 2005.
14
sua funzione nella lotta al conformismo del pubblico teatrale e contribuì a riavvicinarlo
alla realtà del paese
6
.
Alla luce di questo, quando nel dicembre del 1994 Osborne morì, il dibattito sulla crisi
della nuova drammaturgia tornò a galla e si fece sempre più acceso. Quell’atmosfera di
malessere “teatrale” che si era diffusa in Inghilterra era stata determinata in parte da:
contesto storico; dai tagli alle sovvenzioni per le attività artistiche; da una certa carenza
di nuove compagnie di produzioni; da un panorama di proposte piuttosto sterili, di
riadattamenti tediosi e scarsità di autori emergenti.
Il punto di svolta negli anni novanta fu l’avvento di un nuovo stile teatrale che dominò
per tutto il decennio risollevando la drammaturgia britannica: in-yer-face theatre. Giovani
autori sconosciuti diventarono ben presto i protagonisti di un movimento d’avanguardia
caratterizzato da opere dal linguaggio esplicito e scurrile che trattava di argomenti
osceni a sfondo sociale con personaggi violenti e sgradevoli. Erano spettacoli che
scandalizzavano poichè si fondavano su abusi sessuali, su mutilazioni e torture, su
nudità e fellatio, e su atti verbali offensivi.
Erano giovani cresciuti negli anni ottanta, figli della Thatcher, che scrivevano opere
implicitamente politicizzate offrendo da vari punti di vista un quadro della società
contemporanea. Era un teatro della provocazione che tentava di scuotere il pubblico allo
scopo di ottenere da loro delle reazioni impiegando talvolta vere e proprie tattiche d’urto!
Il rapporto tra attori e spettatori veniva messo in discussione perché l’intento era di
trasmettere un forte senso di minaccia territoriale e di vulnerabilità dello spazio del
pubblico; il senso di sicurezza era perciò in bilico durante uno spettacolo in-yer-face in
quanto vi era la possibilità - reale o simulata - che gli attori potessero ferirsi tra loro o
coinvolgere gli spettatori stessi. Era un teatro che turbava e che creava disagio
infrangendo i tabù e le convenzioni perché nella messa in scena ignorava ciò che era
proibito e ciò che non lo era. Infatti, Aleks Sierz
7
indica la definizione del New Oxford
6
http://www.girodivite.it/antenati/xx3sec/900ceng.htm
7
È giornalista, commentatore radiotelevisivo, critico teatrale del Tribune, editorialista del
TheatreVoice.com e docente all’università di Boston.
15
English Dictionary (1998) dell’espressione in your face che si riferisce a qualcosa di
“manifestamente aggressivo o provocatorio, impossibile da evitare o ignorare”
8
.
Il miglior teatro in-yer-face permetteva di attraversare vari stadi emotivi dallo
sbigottimento al terrore, dal disgusto all’indignazione, dall’imbarazzo al turbamento. Era
un tipo teatro esperienziale che conduceva in un viaggio emotivo portando a riflettere su
concetti e sentimenti dai quali si tendeva a rifuggire perché troppo dolorosi e terrificanti.
Questi giovani autori usarono come “espedienti” atti violenti, il sangue e materiali
espliciti per indagare e rivelare sentimenti di disperazione, di rabbia, e stati di
confusione: “il loro modo di vivere e di essere”
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. Infatti, al centro di queste
rappresentazioni vi era l’esplorazione dello spazio privato: l’individuo nel suo rapporto
con sé e con l’altro, con il quotidiano e con la società portato all’eccesso, esasperato.
Questo perché la rappresentazione della vita reale può avere talvolta un impatto più
forte rispetto a situazioni della vita stessa, soprattutto se inserita in una cornice teatrale
non tradizionale; anche se ciò è strettamente legato al grado di sensibilità di ognuno e
alle loro esperienze pregresse.
L’etichetta in-yer-face venne usata per descrivere “una nuova estetica più esplicita,
aggressiva e conflittuale”
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, “attraverso l’esplorazione di nuove aree d’espressione e la
proposta di nuovi e audaci esperimenti”.
Quest’ondata di giovani scrittori riformulò così le regole e le strutture drammatiche
dando vita, a fine secolo, ad un nuovo linguaggio teatrale.
Ma chi faceva parte di questa nuova generazione di autori? E quale spettacolo decretò
la nascita di questo filone drammatico?
Alcuni dei principali teatri inglesi avevano tentato un piano per riavviare e ravvivare la
nuova drammaturgia. Nel 1990 al Bush Theatre fu nominato Dominic Dromgoole
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come
nuovo direttore artistico che si orientò verso una politica teatrale tesa ad incoraggiare
giovani talenti e nuovi linguaggi.
8
Aleks Sierz, In-Yer-Face Theatre. Teatro britannico contemporaneo, Editoria & Spettacolo,
Roma, 2006, p. 17
9
Ivi, p. 49
10
Ivi, p. 13
11
Dal 2006 è direttore artistico del Shakespeare’s Globe di Londra, una ricostruzione del teatro
elisabettiano.