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CAPITOLO 1
NASCITA E SVILUPPO DEL ROMANZO
PICARESCO
1.1 Contesto storico e sociale: la Spagna dei secoli XVI e
XVII
Il romanzo picaresco vede i suoi natali nella Spagna del XVII
secolo, il Siglo de Oro, così denominato poiché, in questo periodo, la
nazione conosce una grande fioritura in ogni tipo di settore artistico, in
particolar modo in quello letterario e teatrale, e una consolidazione dei
generi e delle idee e modi di pensieri innovativi che avevano
cominciato ad insidiarsi nella cultura spagnola già dall‟epoca
precedente. Non si può, però, ben comprenderne la nascita e lo
sviluppo senza prima esser bene a conoscenza dei fattori storici,
politici e sociali che assunsero un carattere decisivo in quella Spagna a
cavallo dei due secoli.
Già dai primi anni del „500 gli effetti della cultura e delle arti
italiane avevano cominciato a diramarsi al di fuori dei suoi confini, in
Europa, raggiungendo in particolar modo la Penisola Iberica, alla
quale era sempre stata attribuita (soprattutto per la posizione
geografica) una sorta di “chiusura” alle influenze esterne. In effetti,
alcuni studiosi affermano che non vi sia stato, al pari dell‟Italia, un
ben definito periodo di Umanesimo e Rinascimento, non perché non si
svolgessero attività umanistiche, ma perché non vi fu realmente una
decisiva spinta innovatrice generata da un impulso di pensiero: «ciò fu
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dovuto al sapere filosofico che difettò, anzi latitò»
1
. Più tardi, al
contrario, il Paese riuscì ad eguagliare le altre culture europee in
quanto a produzioni artistiche, ed anzi generò nuove forme e generi
letterari (proprio come il romanzo picaresco); si pensi anche alle
straordinarie e variegate opere di lirica e/o teatro, o alla commistione
dei generi (lirica nel teatro, o teatro nel romanzo, per esempio). Nei
suddetti secoli, inoltre, si avvicendano una serie di regnanti e di
situazioni storiche, con conseguenze radicali nell‟apparato sociale. Si
parte dal regno di Carlo V, incoronato a Bologna nel 1530 per mano di
Clemente VII, di atteggiamento estremamente conservatore (ancora di
carattere medievale) e cattolico, con ideali dinastici volti a difendere
la cristianità del Paese. Subentra, poi, il regno del figlio Filippo II, che
adotta una politica espansionistica e colonialista, dirigendo lo sguardo,
oltre che sulla conquista dei paesi europei, anche verso le terre
americane (che riforniranno la potenza spagnola attraverso un gran
numero di importazioni). Successivamente, la sovranità passa a
Filippo III, che a causa della «debole personalità, lascia il governo
nelle mani di ministri (privados), che diventano esclusivi arbitri della
politica spagnola […] preoccupati solo del proprio arricchimento
personale»
2
. L‟ultima successione di sovranità del XVII secolo
avviene con Carlo II, con la morte del quale si chiude la casa
d‟Austria a favore dei Borboni.
Si tratta di due età fondamentali per la Penisola Iberica, durante
i quali cambia anche la conformazione delle singole regioni, molte
1
GIUSEPPE E. SANSONE, Introduzione. L’Impero e il Rinascimento, in L’età d’oro
della letteratura spagnola: il Cinquecento, a cura di Maria Grazia Profeti, La Nuova
Italia, Firenze, 1998, p. 13.
2
MARIA GRAZIA PROFETI, Introduzione, in L’età d’oro della letteratura
spagnola: il Seicento, a cura di Maria Grazia Profeti, La Nuova Italia, Firenze, 1998, p. 3.
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delle quali si ribellano (come il Portogallo, che raggiunge
l‟indipendenza nel 1667, la Catalogna, l‟Andalusia, la Navarra,
Valenza) e in cui si alternano vittorie e sconfitte belliche in ambito
europeo e non. Alle vicende politiche si sommano, poi, quelle
storiche, incluse quelle di carattere religioso, che hanno importanti
ripercussioni sull‟intera struttura sociale della Spagna: ancor più
dell‟aumento dei prezzi o della diffusione di epidemie e pestilenze, le
svolte fondamentali sono causate da avvenimenti quali, per passarne
in rassegna solo alcuni, la Riforma e la Controriforma, il Concilio di
Trento (con l‟Indice dei libri proibiti creato nel 1559) e l‟espulsione
dei moriscos, dovuta al fatto che
nella coscienza nazionale si sono radicati profondamente gli
estatutos de limpieza de sangre, secondo i quali a chi avesse
avuto antenati arabi o ebrei erano interdette numerose attività.
[…] Di fronte alla rovina generale di quelli che venivano
chiamati cristianos viejos, sia i moriscos che i discendenti
degli ebrei godevano di un certo benessere economico, per la
loro operosità e per il risparmio, che la classe dominante
disprezzava. Gli statuti della purezza della razza diventavano
così una forma di ritorsione contro questo benessere; e
giungono a riflettersi in molteplici aspetti della vita
nazionale.
3
Ma quest‟ultimo provvedimento, che vuol tendere a risanare il
prestigio interno, riesce solo a causare una rovina nei settori agricoli e
artigianali; tutti elementi che, a loro volta, provocano disordini e
squilibri all‟interno della popolazione, scombinando gli strati sociali ai
cui livelli più bassi si aggiungono altri componenti: banditi, ladri,
furfanti e i cosiddetti “picari”.
3
Ivi, pp. 7-8.
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Tutto questo contesto favorisce un‟analisi approfondita da parte
dei letrados (“letterati”), che paradossalmente sfocia in una fioritura
letteraria, linea comune nella storia spagnola:
Si è soliti sottolineare, meravigliandosene, come la gran
fioritura letteraria dei secoli d‟oro si produca nei momenti di
più grave crisi economica e politica della Spagna; e decada
poi dal 1680, cioè quando inizia la ripresa.
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Ciò avviene per la naturale evoluzione delle mentalità
dell‟uomo, che attraverso l‟Umanesimo ed il Rinascimento giunge
man mano ad assumere la peculiare consapevolezza caratteristica del
periodo Barocco:
la coscienza della crisi è ben presente agli occhi
dell‟intellettuale barocco, il malessere è oggetto di riflessione
forse per la prima volta; secondo Maravall, nasce così la
pensosa consapevolezza dell‟uomo moderno. La stessa crisi,
insomma, diventa stimolo alla meditazione e all‟espressione
letteraria.
5
Naturalmente, non vi sono mai punti d‟inizio e punti d‟arresto
riguardo singoli periodi o correnti; le date sono stabilite solo per
motivi convenzionali.
La premessa serve, quindi, ad indicare come questi elementi
confluiscano nell‟analisi della società contemporanea da parte degli
uomini di pensiero e dei letrados, i quali contribuiscono a determinare
la nascita di una nuova letteratura , tra cui uno dei generi sicuramente
più significativi, tipicamente spagnolo, è il romanzo picaresco.
4
Ivi, p. 7.
5
Ibidem.
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Escena picaresca di autore anonimo andaluso
13
1.2 Il nuovo genere letterario: caratteristiche principali
Il bisogno di procedere attraverso i due secoli analizzando
l‟evoluzione e il rinnovamento della società spagnola, è il primo
imprescindibile passo per comprendere bene il germe da cui è nata la
forma picaresca. Nel paragrafo precedente si è detto che una nuova
“classe” era venuta a formarsi: una categoria composta da individui
relegati al fondo della “scala” dal resto della società. Detti individui
erano dediti ad ogni tipo di “opera” sconveniente, ciascuna delle quali
può essere riunita sotto il termine di picardía.
Innanzitutto, è bene precisare l‟origine del termine. Sebbene
essa non sia ancora ben definita ed accertata, El diccionario del origen
de las palabras di A. Buitrago e A. Torijano propone una serie di
antecedenti da cui sarebbe derivata la parola; per esempio
Algunos autores emparentan esta palabra con pinche, un
derivado de pinchar, verbo surgido de punchar, variante de
punzar, y que limita el manejo de cuchillos a las artes
culinarias. De hecho hay algunos documentos del siglo XVI
en que al ayudante de cocina se le llama pinche y pícaro
indistintamente.
6
Dopo aver accennato alla relazione con una probabile origine
araba e un‟altra olandese, il dizionario propone il termine come una
variante di picardo, legata alla regione francese della Picardia, da cui
penetravano in territorio spagnolo soldati di ventura, ormai privi di
ingaggio, che vivevano di vagabondaggio. Altre plausibili opzioni
7
farebbero risalire la parola al latino picar, “sottrarre”, o al fiammingo
picard, “rubacchiare”, ”elemosinare”.
6
ALBERTO BUITRAGO JIMÉNEZ E AUGUSTÍN TORIJANO PÉREZ, Diccionario del
origen de las palabras (1998), Espasa Calpe, Madrid, 2003, pp. 402-403.
7
Non presenti in questo dizionario.
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Ogni etimo, quindi, sta ad indicare la stessa sfera di significati in
cui sono racchiuse le caratteristiche precipue del modus vivendi di
questo personaggio, che dato il suo forte impatto sulla società viene
presto fatto oggetto di analisi attraverso quel potente mezzo di
diffusione delle idee che è la letteratura. Si profila un decisivo punto
di svolta: il soggetto e le vicende in questione, di lascito medievale e
cortese, cambiano radicalmente; non si hanno più i protagonisti
cavalieri che, tramite varie peripezie (le gesta) trionfano sul male
grazie al loro coraggio, attraversando scenari di terre fantastiche.
L‟“eroe” diventa “antieroe”, le “peripezie” descrivono la fatica nel
guadagnarsi il pane giorno per giorno, il vivere alla giornata tirando
avanti come meglio si può, attraverso vagabondaggi, elemosine,
traffici vari e servizi a padroni temporanei, ma subendo
maltrattamenti, nella migliore delle ipotesi, o anche commettendo
azioni molto più efferate; il coraggio, la forza, la bontà, l‟altruismo,
l‟amor cortese, sono caratteri positivi che nei romanzi cominciano a
lasciare spazio ai più pratici ingegno ed astuzia.
Sono questi i punti fondamentali che caratterizzano la narrativa
picaresca: il pícaro protagonista deve cercare di superare i confini
della sua estrazione sociale per mezzo di trovate, stratagemmi, favori,
la maggior parte delle volte tutt‟altro che onesti. Nemmeno è detto che
riesca a riuscirci, e comunque, alla conclusione delle vicende, anche
se ci fosse una relativa ascesa di posizione, si tratta sempre di una
condizione di “benessere” e “benestare” illusoria, poiché il pícaro non
può certamente auspicare di cambiare la propria condizione di
partenza.
Un afán de medro, uno sforzo per l‟“aspirazione d‟ascesa”,
quindi, che non solo viene reso inutile, ma anzi viene punito: in