CANDIDATA
Margherita
Pongiglione
Facoltà
di Architettura
Università
degli Studi
di Genova
Corso di laurea
Magistrale in Architettura
RELATRICE
Prof.ssa
Chiara
Calderini
CORRELATORI
Prof.
Adriano
Magliocco
Prof.
Andrea
Giachetta
6
1 PREVENZIONE
Misure prese prima che una
sostanza, un materiale o un
prodotto sia diventato un rifiuto
Volume di rifiuto
2 PREPARAZIONE
PER IL RIUTILIZZO
3
RICICLAGGIO
Qualsiasi operazione di recupero
attraverso cui i materiali di rifiuto
sono ritrattati per ottenere
prodotti, materiali o sostanze
da utilizzare per la loro funzione
originaria o per altri fini
4
5
RECUPERO
Recupero di altro tipo,
per esempio il recupero
di energia
SMALTIMENTO
INTRODUZIONE
Dei due miliardi e quattrocento tonnellate di rifiuti
stimati dall’Eurostat in Europa nel 2008, più del 30%
provenivano da attività di costruzione e demolizione.
Si tratta di 850 milioni di tonnellate di rifiuti
(che nel 2010 diventano 970)
1
in continuo aumento
nel tempo. Secondo l’OECD (Organisation for
Economic Co-operation and Development) entro
il 2020 la produzione dei rifiuti prevista è del 45%
superiore a quella del 1995.
Per contrastare questa tendenza la Direttiva Quadro
sui Rifiuti 2008/98/CE ha fissato come obiettivo da
raggiungere entro
il 2020 il riciclo dei rifiuti da costruzione
e demolizione pari al 70%.
Tuttavia il riciclo è solo una delle opzioni possibili
per contenere i rifiuti; la direttiva stessa suggerisce,
secondo il principio della “gerarchia dei rifiuti”,
il seguente ordine di priorità nella gestione dei rifiuti
2
:
Eliminazione del rifiuto
Desiderabilità
Riutilizzo ed uso
energetico del rifiuto
7
Il riuso, inteso nella stessa direttiva come “qualsiasi
operazione il cui principale risultato sia di permette-
re ai rifiuti di svolgere un ruolo utile”
3
, è dunque da
considerarsi come una valida alternativa al riciclo in
quanto costituisce un risparmio di risorse e di energia.
E’ ormai un dato accertato che l’industria
delle costruzioni incida pesantemente sulla produzione
totale di rifiuti nel mondo, costituendo sia un problema
in termini di gestione, in quanto comporta la ricerca
di aree nuove ad essi destinate, sia ambientale,
in quanto il trasporto e il trattamento dei rifiuti
comportano grossi consumi energetici ed emissioni
di gas serra nell’atmosfera.
In certi paesi, come gli Stati Uniti e il Giappone,
in cui la durata media del ciclo di vita degli edifici
è più breve rispetto ai nostri standard, la mentalità
del riuso ha più facilità ad affermarsi.
Tuttavia, anche in paesi come l’Italia in cui l’attività
edilizia è meno intensa rispetto agli Stati Uniti,
i rifiuti da costruzione e demolizione costituiscono
un problema e il riuso costituisce un’opportunità
da non perdere.
Il mio lavoro di Tesi affronta il tema della sostenibilità
delle strutture in acciaio, la cui realizzazione compor-
ta notevoli
consumi energetici ed emissioni di CO2
nell’atmosfera: il processo siderurgico è, tra quelli
industriali, il secondo massimo consumatore di energia
primaria e la principale fonte di emissioni di CO2
4
nell’atmosfera.
Tra tutte le possibili strategie attuabili per ridurre
del 50% le emissioni di gas serra nell’atmosfera,
secondo gli obiettivi presi al G8 di Toyako
a Hokkaido nel 2008, viene in particolare sviluppata
quella del riuso delle componenti strutturali in acciaio,
che per la loro natura seriale e per il tipo
di connessioni che utilizzano, si prestano meglio di
altre ad essere recuperate, testate e reimpiegate in
nuove costruzioni.
Il riuso dell’acciaio richiama varie riflessioni, prime
tra tutte la valutazione della fattibilità progettuale
di tale operazione, che comporta problematiche
sia di tipo compositivo che di calcolo strutturale.
Questa tematica viene sviluppata attraverso
l’elaborazione del progetto della nuova stazione
di Genova Voltri (intervento previsto dal PUC 2012)
in cui si ipotizza di utilizzare il 74% dell’acciaio pro-
veniente dal capannone industriale dell’ex Verrina, sito
a meno di 100 m di distanza dall’area
di progetto.
Il risultato di tale processo è quello di realizzare
una nuova struttura con un suo carattere estetico
e un nuovo funzionamento statico a partire
da elementi predefiniti (travi, colonne e capriate
metalliche) con determinate proprietà meccaniche.
L’effettiva fattibilità dal punto di vista ingegneristico
è dimostrata attraverso una verifica della struttura,
effettuata con il programma di calcolo SAP2000
e in conformità delle Norme tecniche
per le costruzioni del 2008. Per effettuare tale
verifica è stato elaborato un modello agli elementi
finiti della struttura che ne riproduca, con un buon
livello di approssimazione, il comportamento reale.
Il materiale recuperato - che andrebbe, in condizioni
normali, testato e certificato - è stato in questo caso
“declassato” al livello più basso consentito dalla
normativa edilizia (S235).
Il tema della certificazione del materiale e, quindi
della normativa, è dunque il primo degli interrogativi
aperti da questo lavoro: ad oggi non esiste
una normativa per il riuso dell’acciaio,
pur trattandosi di un materiale testabile
e certificabile anche dopo il suo utilizzo.
In secondo luogo rimane da verificare l’effettivo
risparmio energetico e di CO2, ad oggi
difficilmente quantificabile essendo l’attività
di demolizione selettiva (necessaria al recupero
del materiale) molto legata al caso specifico
in cui viene applicata e quindi poco adatta
ad effettuare delle statistiche sul consumo energetico
ad essa collegato.
Lo stesso motivo rende complicata una valutazione
economica del riuso, che rimane un tema
da affrontare in prossimi sviluppi del lavoro al fine di
garantire l’effettiva fattibilità della strategia proposta.
1 Service Contract on management of construction and demolition waste SR1, Final Report
Task 2, European Commission (DG ENV), February 2011.
2 Direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008,
Articolo 4 Gerarchia dei rifiuti.
3 Direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008,
Articolo 4 “Gerarchia dei rifiuti
4 Energy Technology Perspectives 2010 – IEA International Energy Agency.”
8
9
STATO
DELL’ARTE
10
IL RIUSO
DEI RIFIUTI
DA C&D
11
Secondo la Direttiva Quadro 2008/98/CE i rifiuti da costruzione e demolizione, o da C&D, vanno definiti
in base alla loro natura (materiali componenti) e in base alle attività che li hanno generati.
In generale comprendono:
rifiuti da costruzione (provenienti cioè da altri edifici);
rifiuti da demolizione (provenienti cioè dalla demolizione totale o parziale di altri edifici);
rifiuti da manutenzione e costruzione di strade;
terreno e rocce provenienti da movimenti di terra, opere civili e scavi.
Una più precisa classificazione dei rifiuti da C&D, basata sulla natura dei loro materiali componenti, la fornisce
il CER, Catalogo Europeo dei Rifiuti, che li ha individuati nella classe 17, così ulteriormente suddivisa:
17 01 00 cemento, mattoni, mattonelle, ceramiche e materiali in gesso
17 02 00 legno, vetro e plastica
17 03 00 asfalto, catrame e prodotti catramosi
17 04 00 metalli (incluse le loro leghe)
17 05 00 terra e materiali di dragaggio
17 06 00 materiale isolante
17 07 00 rifiuti misti di costruzioni e demolizioni
Attraverso l’elaborazione e la combinazione dei dati raccolti da UBA nel 2009 e da ETC/RWM nel 2009,
si possono analizzare le modalità di gestione dei rifiuti da C&D di alcuni paesi europei
5
.
Dai dati rilevati nei 27 paesi membri dell’UE, il 46% dei 531,38 milioni di tonnellate di rifiuti da C&D il 46%
viene riutilizzato o riciclato. Va precisato che questa stima non tiene conto dei rifiuti provenienti dall’attività
di scavo e considerando lo scenario peggiore (0% di materiale riciclato o recuperato) per quegli stati in cui
mancano dati sufficienti per effettuarne una stima. Tra questi c’è anche l’Italia, che contribuisce per il 9%
sulla produzione totale di rifiuti e ha un tasso di recupero e riciclo relativamente basso.
Il riciclo dei rifiuti da C&D in Europa
Country Arising (million
tonnes)
% Re-used or recycled
Austria 6,60 60%
Belgium 11,02 68%
Bulgaria 7,80 0%
Cyprus 0,73 1%
Czech Republic 14,70 23%
Denmark 5,27 94%
Estonia 1,51 92%
Finland 5,21 26%
France 85,65 45%
20
Germany 72,40 86%
Greece 11,04 5%
Hungary 10,12 16%
Ireland 2,54 80%
Italy 46,31 0%
Latvia 2,32 46%
Lithuania 3,45 60%
Luxembourg 0,67 46%
Malta 0,8 0%
Netherlands 23,9 98%
Poland 38,19 28%
Portugal 11,42 5%
Romania 21,71 0%
Slovak Republic 5,38 0%
Slovenia 2,00 53%
Spain 31,34 14%
Sweden 10,23 0%
UK 99,10 75%21
EU 27 531,38 46%
UBA 2009
No data available: worst case scenario assumed
Reminder: data from ETC/RWM 2009 corrected to
exclude excavated material and fill data gaps
Tabella 1. Calcolo del tasso medio di riciclo di rifiuti da C&D nei paesi EU 27(dati ETC/RWM 2009 e UBA 2008, anno di riferimento
2004, con debite correzioni apportate nel Rapporto della Commissione Europea)
6
Qualche dato in più a proposito del tasso di recupero dei rifiuti da C&D in Italia lo si può
evincere incrociando i dati raccolti dall’Eurostat nel 2008 e quelli relativi alla produzione di
aggregati riciclati nello stesso anno da UEPG (UEPG 2009-2010)
7
:
6
Service Contract on management of construction and demolition waste – SR1, Final Report Task 2, European Commission (DG ENV),
February 2011.
7
L’Italia del riciclo 2011- Fondazione per lo sviluppo sostenibile - FISE UNIRE, Unione Nazionale Imprese Recupero.
Country Arising (million
tonnes)
% Re-used or recycled
Austria 6,60 60%
Belgium 11,02 68%
Bulgaria 7,80 0%
Cyprus 0,73 1%
Czech Republic 14,70 23%
Denmark 5,27 94%
Estonia 1,51 92%
Finland 5,21 26%
France 85,65 45%
20
Germany 72,40 86%
Greece 11,04 5%
Hungary 10,12 16%
Ireland 2,54 80%
Italy 46,31 0%
Latvia 2,32 46%
Lithuania 3,45 60%
Luxembourg 0,67 46%
Malta 0,8 0%
Netherlands 23,9 98%
Poland 38,19 28%
Portugal 11,42 5%
Romania 21,71 0%
Slovak Republic 5,38 0%
Slovenia 2,00 53%
Spain 31,34 14%
Sweden 10,23 0%
UK 99,10 75%21
EU 27 531,38 46%
UBA 2009
No data available: worst case scenario assumed
Reminder: data from ETC/RWM 2009 corrected to
exclude excavated material and fill data gaps
Tabella 1. Calcolo del tasso medio di riciclo di rifiuti da C&D nei paesi EU 27(dati ETC/RWM 2009 e UBA 2008, anno di riferimento
2004, con debite correzioni apportate nel Rapporto della Commissione Europea)
6
Qualche dato in più a proposito del tasso di recupero dei rifiuti da C&D in Italia lo si può
evincere incrociando i dati raccolti dall’Eurostat nel 2008 e quelli relativi alla produzione di
aggregati riciclati nello stesso anno da UEPG (UEPG 2009-2010)
7
:
6
Service Contract on management of construction and demolition waste – SR1, Final Report Task 2, European Commission (DG ENV),
February 2011.
7
L’Italia del riciclo 2011- Fondazione per lo sviluppo sostenibile - FISE UNIRE, Unione Nazionale Imprese Recupero.
Tabella 1 Calcolo del tasso medio di riciclo di rifiuti da C&D nei paesi EU 27
(dati ETC/RWM 2009 e UBA 2008, anno di riferimento 2004, con debite
correzioni apportate nel Rapporto della Commissione Europea)
6
5 Service Contract on management of construction and demolition waste – SR1, Final Report
Task 2, European Commission (DG ENV), February 2011.
6 Service Contract on management of construction and demolition waste – SR1, Final Report
Task 2, European Commission (DG ENV), February 2011
12
Qualche dato in più a proposito del tasso di recupero dei rifiuti da C&D in Italia lo si può evincere incrociando
i dati raccolti dall’Eurostat nel 2008 e quelli relativi alla produzione di aggregati riciclati nello stesso anno
da UEPG (UEPG 2009-2010)
7
:
Tabella 2 Percentuale di rifiuti da C&D riciclati - 2008 – Fonte Eurostat- UEPG
Confrontando le due tabelle relative al tasso di riciclo, i dati combaciano solo in parte (Austria e Francia ave-
vano un tasso di recupero molto più elevato). Tuttavia, l’Italia, con una percentuale di recupero di rifiuti del 9%
rimane, insieme alla Spagna, in una posizione di notevole arretratezza rispetto agli altri paesi europei.
7 L’Italia del riciclo 2011- Fondazione per lo sviluppo sostenibile - FISE UNIRE, Unione Nazionale
Imprese Recupero.
13
La gestione dei rifiuti da C&D in Italia
Uno dei principali problemi riguardante la gestione dei rifiuti da C&D in Italia è costituito dalla mancanza
di un controllo coordinato del loro flusso oltre che di dati costantemente aggiornati nel tempo.
Gli ultimi dati dell’Osservatorio Nazionale dei Rifiuti ONR risalgono al 2008, quelli dell’ Associazione
Nazionale Produttori di Aggregati Riciclati ANPAR al 2007. Proprio nel Rapporto annuale del 2007
8
,
in cui viene analizzato il flusso di rifiuti da C&D in base al loro conferimento negli impianti di riciclo rilevati
su tutto il territorio nazionale sulla base della dichiarazione M.U.D. del 2006.
Alcune delle considerazioni finali del rapporto sono valide anche oggi:
- in Italia non esiste ancora un censimento ufficiale degli impianti di riciclo autorizzati;
- non si conosce l’entità del flusso di rifiuti da costruzione e demolizione né il suo frazionamento nelle diverse
destinazioni finali;
- esiste ancora una notevole quantità di rifiuti che non viene smaltita/riciclata regolarmente;
- esiste un flusso di materiali che, essendo di natura omogenea, possono essere assoggettati ad un trattamento
di semplice riduzione granulometrica direttamente in cantiere ed al successivo reimpiego sul posto (e non viene
quindi mai compresa nelle stime sulla produzione).
Alcune considerazioni possono essere fatte invece sulla gestione italiana dei rifiuti speciali non pericolosi
9
(il 93% del totale dei rifiuti speciali), di cui i rifiuti da C&D rappresentano il 48%.
10
Dal Rapporto dell’ISPRA del 2011, la gestione dei rifiuti speciali non pericolosi risulta in Italia così ripartita:
61%
2%
14%
10%
incenerimento
12%
1%
recupero di materia recupero di energia
messa in riserva smaltmento in discarica
incenerimento altre operazioni di smaltmento
deposito preliminare
61%
2%
14%
10%
incenerimento
12%
1%
recupero di materia recupero di energia
messa in riserva smaltmento in discarica
incenerimento altre operazioni di smaltmento
deposito preliminare
Figura 2 Gestione dei rifiuti speciali non pericolosi in Italia – Fonte ISPRA
8 La produzione degli aggregati riciclati in Italia, ANPAR, Novembre 2007.
9 Rapporto Rifiuti Speciali - Edizione 2011, ISPRA Istituto.
10 Ibidem
14
La situazione dei rifiuti speciali non pericolosi registrata da ISPRA in Liguria nel 2009 è la seguente:
recupero di materia
2%
11%
20%
4%
2%
recupero di materia
recupero di energia
messa in riserva
smaltmento in discarica
altre operazioni di smaltmento
deposito preliminare
recupero di materia
2%
11%
20%
4%
2%
recupero di materia
recupero di energia
messa in riserva
smaltmento in discarica
altre operazioni di smaltmento
deposito preliminare
Tabella 2 Gestione dei rifiuti speciali non pericolosi in Liguria –Fonte ISPRA
Della frazione “recupero di materia”, un’alta percentuale (più del 60%) rappresenta la voce “R5”,
ossia riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche, composta principalmente da rifiuti provenienti
da operazioni di costruzione e demolizione. La voce “R4”, metalli avviati a recupero, è in diminuzione rispetto
al 2008 e rappresenta solo il 3,8% del totale. La frazione di rifiuti speciali non pericolosi conferiti in discarica,
per quanto calata rispetto al 2008, in seguito alla chiusura di ben 5 impianti di discarica per rifiuti inerti,
rappresenta comunque il 20% del totale
11
.
Dopo aver fornito un’idea quantitativa dei rifiuti da C&D, occorre focalizzarsi sul vero e proprio problema
di gestione.
L’attività del settore delle costruzioni si deve relazionare con quella della gestione dei rifiuti, che ha nella Parte IV
del decreto legislativo 152/06 la sua principale fonte normativa.
Gli obblighi cui devono attenersi il produttore come il detentore dei rifiuti sono rappresentati dalla corretta
modalità di deposito, dalla corretta gestione e tenuta del registro di carico e scarico, dal divieto di abbandono
di deposito incontrollato, di immissione nelle acque dei rifiuti di qualsiasi natura, di miscelazione dei rifiuti di
diversa natura e caratteristiche.
12
11 Rapporto Rifiuti Speciali - Edizione 2011, ISPRA Istituto.
12 La Gestione dei Rifiuti nelle Attività di Costruzione e Demolizione, Vademecum Gennaio 2009,
Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Napoli - Associazione Costruttori
Edili della Provincia di Napoli.
15
Le fasi di costruzione e demolizione presentano entrambe la possibilità di gestire i rifiuti in maniera tradizionale
o integrata. Con gestione integrata
13
si intendono il controllo delle diverse fasi di raccolta, trasporto, recupero
e smaltimento dei rifiuti, e delle operazioni effettuate in qualità di commerciante o di intermediario. Ognuna di
queste fasi deve essere autorizzata e coperta da garanzie a favore del Ministero dell’Ambiente. Dal momento
in cui privilegia le fasi di prevenzione della produzione del volume di rifiuti, del recupero e del riciclaggio, è
eco-efficiente.
Lo schema seguente mostra in verde la tradizionale gestione dei rifiuti, mentre in arancione quella integrata
13
.
Schema 1 La gestione dei rifiuti può essere tradizionale (in verde) o integrata (in arancione)
nuova edificazione
gestione dei rifiuti
tradizionale
rifiuti
indifferenziati
impianti
di trattamento
riciclo di bassa
qualità
riutilizzo diretto
gestione dei rifiuti
integrata
separazione rifiuti riciclo di qualità
recupero
di materia
smaltimento
discarica riutilizzo
demolizione
La maggior parte del materiale di scarto, nel contesto dei rifiuti da C&D, deriva dal processo di demolizione,
e la sua gestione risulta tanto più semplice ed economica quanto più questo è omogeneo.
Attraverso una gestione integrata dei rifiuti, la selezione consente da un lato di risparmiare sui costi di smaltimento
e trattamento, dall’altro di garantire al materiale riciclato un livello adeguato a sostituire i materiali naturali.
Inoltre, separando all’origine le diverse categorie di rifiuti (seguendo la suddivisione del CER
14
) è possibile avviare
a trattamento non solo i materiali tipici delle costruzioni (laterizio e calcestruzzo) ma anche legno, plastica, vetro
e metalli, che possono così essere indirizzati verso le corrette filiere del recupero.
A tal fine la demolizione deve essere progettata fino a prevedere uno smantellamento per fasi successive
dell’intero edificio. Tale strategia, detta di demolizione selettiva, permette di ottenere rifiuti di migliore qualità
e riutilizzabili senza un grande dispendio economico.
13 Come definita nell’art. 183 lettera o) del DLgs. 152/2006 e s.m.i.
14 Catalogo Europeo dei Rifiuti
16
Cenni sulla demolizione selettiva
Con demolizione si intende l’abbattimento graduale di edifici (o altre strutture) attraverso la rottura dei vincoli
e dei legami di rigidezza che li contraddistinguono. Le problematiche legate alla demolizione sono dovute al
fatto che quasi mai il progettista incaricato della demolizione è colui che ha realizzato l’edificio.
Per questo gli rimane difficile prevedere tutte le reazioni della struttura e valutarne le modifiche subite nel tempo.
Le demolizioni possono essere classificate secondo le sollecitazioni che vanno a imprimere nel materiale
in demolizione:
- sollecitazione di taglio: cesoie, sega e filo diamantato;
- sollecitazione di trazione: funi in tensione;
- sollecitazione di compressione: pinze;
- sollecitazione d’urto: martello demolitore, palla d’acciaio.
Le sollecitazioni possono essere prodotte con azioni di tipo esplosivo (metodo tradizionale) oppure con azioni
di tipo idraulico, chimico e termico (metodi non tradizionali).
In generale non esiste un solo metodo di demolizione giusto e vantaggioso sotto ogni aspetto ma esistono diversi
metodi applicabili in funzione delle finalità da perseguire.
I parametri che influenzano la scelta sono molteplici, a partire da tempi di esecuzione dell’intervento, costi legati
all’impiego di mezzi, attrezzature e manodopera, la sicurezza degli operatori fino al recupero e lo smaltimento
dei materiali provenienti dalla demolizione.
A seconda del grado di selezione finale del materiale che si vuole ottenere, si può optare per una demolizione
più o meno selettiva. Il grado di selettività è maggiore quando la demolizione prevede di operare su porzioni
di strutture o su smontaggi.
Una delle strategie più proficue, nell’ambito della demolizione selettiva, è quella di lavorare in fasi successive
su quattro frazioni di materiale:
- materiali e componenti pericolosi:
prima di tutto si verifica se nella struttura da demolire sono presenti materiali e componenti pericolosi
(ad esempio materiali contenenti amianto). Una volta identificati e localizzati, si procederà a bonificare
l’edificio.
- componenti riusabili:
15
dopo la bonifica dagli eventuali materiali pericolosi, si passa allo smontaggio di tutti quegli elementi
che possono essere impiegati di nuovo, tali e quali o a seguito di modesti trattamenti (pulitura, revisione
del funzionamento, riparazione, verniciatura) che li adattano al nuovo utilizzo;
- materiali riciclabili:
una volta asportati i materiali pericolosi e i componenti riusabili, si può continuare il lavoro demolendo
le parti di edificio costituite da materiali o aggregati riciclabili.
Riciclabili significa che questi materiali, sottoposti a trattamenti adeguati, possono servire a produrre nuovi
materiali, con funzioni ed utilizzazioni anche diverse da quelle dei residui originari.
- rifiuti non riciclabili:
tutto quello che resta dopo le selezioni è l’insieme di quei materiali che tecnicamente o economicamente
(o per la eventuale presenza di elementi estranei o eterogenei) non è possibile valorizzare.
Materiali che quindi devono necessariamente essere avviati allo smaltimento.
15 ll riutilizzo dei materiali derivanti dalla demolizione è subordinato al rispetto della disciplina
contenuta nel DLgs 152/06 Norme in materia ambientale, Parte quarta (Norme in materia
di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati).
17
In teoria, maggiore è il livello di selezione, più alto è il valore del prodotto recuperato: seguendo,
questo principio, ogni demolizione dovrebbe perseguire il massimo livello di selettività.
In pratica, non sempre sono verificate le condizioni per cui la demolizione selettiva risulta la più conveniente.
In linea generale, seguendo un criterio di scelta puramente economico, i ricavi del materiale residuo
recuperato devono risultare maggiori del costo di separazione, mentre secondo il criterio della sicurezza
operativa lo stato di conservazione del manufatto da demolire deve essere buono e le frazioni omogenee
da rimuovere accessibili.
In realtà la valutazione è molto più complessa e si basa principalmente su parametri legati alla fattibilità
tecnico-economica (strettamente legata alla realtà in cui viene effettuata) della lavorazione:
- costi delle differenti demolizioni possibili;
- costi di trasporto del materiale di risulta;
- costi di conferimento in discarica o in impianto di trattamento, ecotassa;
- costi di trattamento del materiale a piè d’opera;
- ricavi ottenibili tramite il riutilizzo del materiale.
Inoltre esistono dei fattori locali che fanno propendere per una demolizione tradizionale piuttosto che selettiva,
come ad esempio la disponibilità di risorse naturali a breve distanza, l’incidenza del trasporto, il livello
economico e tecnologico del luogo e la densità della popolazione.
Questo è il motivo per cui in molti paesi della Comunità Europea, come ad esempio l’Olanda, è stata registrata
una percentuale più alta di rifiuti da C&D riutilizzati rispetto all’Italia o alla Spagna (100% dell’Olanda contro
9% dell’Italia)
16
: le politiche attuate in paesi come l’Olanda, il Belgio e la Danimarca, in cui vi è scarsità
di risorse naturali, inducono a un riciclo e riuso quasi totale.
Diversamente accade in paesi come la Spagna e l’Italia, in cui queste politiche stentano ad essere attuate,
forse per la mancanza di un adeguato mercato dei materiali riciclati (ad oggi si recuperano quasi solo gli inerti
tra i rifiuti da C&D) e per la disponibilità di materiale naturale a prezzi contenuti, spesso troppo bassi
per il conferimento in discarica.
Un’ultima considerazione va fatta sul fatto che, a prescindere da qualunque discorso economico, la demolizione
selettiva comporta un bilancio ambientale complessivo decisamente positivo
17
.
Per una più approfondita valutazione, i parametri ambientali di cui tener conto sono i seguenti:
- carico dei rifiuti sull’ambiente;
- consumo/salvaguardia delle risorse naturali;
- disponibilità di materie prime secondarie;
- impatti legati al trasporto dei materiali di risulta
(in termini di consumi ed emissioni nocive);
- impatti legati alla produzione di materie riciclate e di nuovi inerti
(in termini di consumi ed emissioni nocive);
- impatti acustici ed inquinamento da polveri,
connessi alle diverse soluzioni di demolizione.
16 Fonte Eurostat 2008.
17 La demolizione selettiva: aspetti tecnici, fattibilità economica ed ambientale,
Arch. Luisa Morfini, ITC CNR - San Giuliano Milanese, (febbraio 2003).